L’aliquota dell’addizionale all’Irpef pagata in Lazio era
del 1,73% nel 2013,
per salire nel 2014
al 2,33% per i redditi sopra 15.000 euro/anno (tranne quelli dei contribuenti
con redditi sotto 28000 o sotto i 55000 o più se con tre figli o più). Nel 2015
l’aliquota di 2,33% passa alla cifra record in Italia di 3,33% per tutti i soggetti
con un reddito superiore a 35.000 (o a 55.000 euro o più se con tre figli o più).
Stando alla lettera della norma quindi basta guadagnare
35.001 euro nel 2015, avendo meno di 3 figli a carico, per pagare il 3,33% su
tutti i redditi superiori ai 15.000. Per esempio, la famiglia di un impiegato o
un’impiegata monoreddito di 35.001 euro con 2 figli a carico – che non
definirei ricca – in tutto quest’anno pagherà 320 euro in più di addizionale Lazio all’IRPEF
rispetto al 2013.
Perché? Per onorare i debiti contratti con il sistema
clientelare dagli amministratori laziali (qualificabili come volete voi, di
sicuro non parchi con il denaro pubblico) che si sono recentemente susseguiti.
Zingaretti dice che non li ha fatti lui questi debiti, vero. Ma la responsabilità politica di onorarli, anziché di fare bancarotta, e di onorarli a spese della classe media dei non evasori colpevoli solo di vivere nel Lazio è certamente di Zingaretti, e non riesco a trovarne implicazioni redistributive “di sinistra” o anche solo eque. Ma su questo chiedo aiuto ai sempre attenti ascoltatori.
Zingaretti dice che non li ha fatti lui questi debiti, vero. Ma la responsabilità politica di onorarli, anziché di fare bancarotta, e di onorarli a spese della classe media dei non evasori colpevoli solo di vivere nel Lazio è certamente di Zingaretti, e non riesco a trovarne implicazioni redistributive “di sinistra” o anche solo eque. Ma su questo chiedo aiuto ai sempre attenti ascoltatori.
Se la politica fiscale di Zingaretti fa pagare il conto dei
debiti anche alle famiglie monoreddito con tenore di vita modesto, ma
almeno tutela i redditi molto bassi, la recente uscita di Renzi sull’eliminazione
dell’imposta sulla prima casa invece introduce una clamorosa fregatura per le
classi in difficoltà economica prive della proprietà della casa di residenza,
che non vedranno un euro dei 4 miliardi restituiti ai proprietari di prima
casa, per giunta restituiti proporzionalmente al valore della casa: più vale la
casa, più ci si guadagna con la cancellazione dell’imposta. In più, è assai probabile che saranno anche
i contribuenti con redditi bassi e senza casa a dover pagare il conto dei 4
miliardi necessari in termini di minori servizi.
Ricorda
Claudio Paudice sull’Huffington Post che il consigliere economico di Renzi
Gutgeld definì l’abolizione dell’imposta sulla prima casa "un'operazione
da Robin Hood alla rovescia, [in cui] si prende ai poveri per dare ai ricchi,
un cedimento alla destra populista".
Ora evidentemente Gutgeld ha cambiato idea per contratto. Ma se il
contratto di un consigliere prevede di dare consigli sulla base della propria
competenza a chi lo paga, forse quel contratto lo stanno interpretando male sia
il pagatore che il pagato.
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