Con la legge concorrenza
sono state approvate anche norme sul mercato al dettaglio dell’energia che
potrebbero, ma come vedremo sotto non è detto, aumentarne la competitività.
Il punto principale è la
fine delle tariffe cosiddette di “maggior tutela”, regolate dall’Autorità di settore e con
una componente di costo all’ingrosso che dipende dai mercati, prevista per il
lontano luglio 2019. Certamente un passo avanti per la concorrenza del mercato
in particolare elettrico. La tariffa di tutela infatti è distorsiva,
soprattutto perché nell’elettricità può essere fornita dai soli monopolisti
storici (Enel e utility locali), i quali non hanno dovuto sostenere costi di
acquisizione dei clienti – costi che sono la barriera principale al cambio di
fornitore - e possono operare politiche aggressive sul mercato anche grazie
alla lauta remunerazione delle loro attività regolate nella gestione delle reti,
attraverso tariffe che si configurano come una sorta di tassa di fatto a favore (anche) di Stato e enti locali azionisti.
Un'installazione alla Triennale di Milano del 2015 |
A fronte della buona
notizia della fine della tutela, il testo della legge Concorrenza non scioglie
però nodi che saranno decisivi per capire fino a che punto l’innovazione sarà
davvero pro concorrenza. In particolare, il testo finale non esclude che possa
operarsi un trasferimento dei clienti oggi in tutela alle società collegate ai
medesimi fornitori attuali. Giuridicamente sarebbe abominevole: un decreto
dovrebbe attribuire vantaggi specifici a imprese dello stesso gruppo di quelle
che oggi forniscono il servizio di tutela, in violazione di norme fondamentali
che ne prevedono invece la separazione proprio per evitare simili vantaggi
sleali.
Se questo è il timore espresso
del senatore Mucchetti, presidente della commissione Industria al Senato, mi
sento di condividerlo. Lo stesso Mucchetti del resto nella precedente lettura
al Senato aveva proposto un meccanismo per cui i clienti passivi, cioè quelli
serviti nel mercato di tutela e che non operino alcuna scelta prima della
scadenza, sarebbero dovuti confluire in una sorta di servizio di transizione
fornito da operatori scelti attraverso aste e con limiti antitrust.
Ed è proprio su questo
punto fondamentale che la versione finale della legge Concorrenza diventa
invece elusiva: perché prevede sì un servizio di “salvaguardia” che garantisca
la fornitura a chiunque, ma non che su di esso confluiscano i clienti passivi.
Un vuoto per riempire il
quale c’è appunto il rischio di decreti che favoriscano l’Enel e le utility
locali monopoliste della distribuzione e dell’attuale fornitura elettrica in
tutela.
Una volta ancora – in un
settore liberalizzato ma solo parzialmente privatizzato - il Governo dovrà
decidere se far prevalere i suoi interessi di azionista dell’Enel o di
promotore di concorrenza.
Link utili
Il testo della legge concorrenza come approvato al Senato il 2/8/17 (commi in tema energia a partire dal 59):
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