Mare mosso a Salerno |
Quando si dice che le
grandi aziende sono miopi e non sanno guardare oltre la remunerazione di breve termine
degli azionisti non si tiene conto di un fenomeno opposto, che nel settore di
cui parliamo sta avvenendo: aziende che sviluppano tecnologie per la guida
autonoma sono state acquistate a caro prezzo o hanno comunque visto la
capitalizzazione andare alle stelle ben prima di intravvedere qualunque utile
da questo business. Tra i giganti del settore c’è Waymo, l’azienda
specializzata di Google.
Secondo molti analisti l’intelligenza artificiale
della guida autonoma, insieme a tutta la filiera che la renderà possibile (tra
cui la digitalizzazione e compressione efficiente delle mappe di super
dettaglio o, in alternativa, le capacità di comunicazione veloce tra auto e
database remoti) tenderà a essere fornita da poche aziende, meno di quante oggi
occupino un settore peraltro già concentrato come quello della produzione
automobilistica. Tant’è che già si prefigurano alleanze tra produttori in
passato acerrimi concorrenti, come Mercedes e BMW. BMW che, insieme a Fiat Chrysler,
sta contribuendo anche a una piattaforma di guida autonoma sviluppata da
Mobileye, azienda israeliana comprata da Intel nel 2017 per oltre 15 miliardi
di dollari, scrive il FT.
Probabilmente, azzardo
io, è proprio la necessità di interoperabilità a rendere intrinsecamente
concentrato il settore dell’intelligenza veicolare, un po’ come avvenne con i
sistemi operativi per personal computer, dove il mondo si divise tra sole due
piattaforme. In più ora c’è la necessità di tutti gli operatori di usare dati
relativi alle stesse strade.
L’altra citazione che
avevo promesso all’inizio era dall’Economist, che fa il punto della disfatta in
Cina (e non solo) di aziende di bike sharing urbano, che hanno investito
enormemente, con grande ottimismo (e con quella visione tutt’altro che
ragionieristica cui accennavo prima) ma facendosi una concorrenza insostenibile
l’una con l’altra, fino a non essere minimamente in grado di ripagare il costo
del capitale. Mi chiedo se questo sia un segnale che perfino nel meno complesso
mondo delle bici condivise saranno inevitabili forme di cartelli o di qualche
barriera all’entrata al mercato per garantire la sostenibilità economica.
Un tema
che mi appassiona, spero di avere presto elementi per riprenderlo.
Link utili:
- “Robotaxis” sul Financial Times: https://www.ft.com/content/dc111194-2313-11e9-b329-c7e6ceb5ffdf
- “Kicking the wheels” sull’Economist: https://www.economist.com/business/2019/01/26/lessons-from-the-fall-of-chinas-bike-sharing-pioneer
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