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domenica 27 settembre 2020

L'inverno elettrico francese (Puntate 454 e 469 in onda il 29/9/20 e 19/1/21)

Abbiamo parlato più volte a Derrick di un tema che di solito appassiona anche chi non si occupa di energia: gli scambi elettrici tra Italia e Francia, quest’ultima nota per essere l’unico grande Paese Europeo con una forte dipendenza dalla produzione elettrica termonucleare che copre ancora oggi oltre metà del picco di domanda locale (a sua volta circa il 10% più alto di quello italiano). Abbiamo visto che è iniziato un processo di dismissione di questi impianti a partire dai più vecchi o vulnerabili a possibili eventi naturali estremi, tra cui quello di Fassenheim lungo il Reno, in Alsazia.

Tradizionalmente la Francia compensa la rigidità della produzione nucleare esportando nelle ore di basso consumo e importando in quelle di alto, ma ora la vetustà e minore disponibilità degli impianti aumenta la dipendenza francese, almeno potenziale, dall’estero. Quanto effettivamente sarà necessario il soccorso italiano in termini di esportazioni, con conseguente aumento del prezzo per i consumatori italiani, dipenderà dal freddo in Francia il prossimo inverno. Una buona notizia per il gestore della rete elettrica francese è la ritrovata disponibilità dell’impianto di Flamanville, sulla Manica, sito in cui è anche in costruzione uno dei pochi nuovi impianti nucleari in Europa, tutti accomunati dalla dilatazione per ora senza fine di tempi e costi.

A proposito di costi è molto interessante la notizia dello scorso 10 settembre [2020] apparsa su un sito di informazione specializzata, Contexte Energie, ripreso anche dal nostro Quotidiano Energia, che ha avuto accesso a un dossier dell’Autorità francese per l’energia la quale stima in 48 €/MWh il costo dell’energia nucleare che EDF, l’azienda transalpina di fatto ancora monopolista nella gestione di queste centrali, deve cedere in parte agli altri operatori a un prezzo politico per favorire la concorrenza. Prezzo che però stando a questa notizia è di qualche Euro più alto del costo effettivo. La cosa che però trovo più interessante è il fatto che anche centrali stra-ammortizzate (cioè già pagate tanto tempo fa con le tasse dei francesi oltre che con il prezzo successivo dell’energia) abbiano ancora oggi un costo industriale medio dell’energia non lontano dai prezzi italiani all’ingrosso dell’elettricità.

Invece, quella del nucleare disponibile a breve come panacea a basso prezzo delle forniture di energia decarbonizzata è una suggestione frequente tra chi non si occupa di energia in termini di fattibilità industriale. Ho avuto il piacere di parlarne in una bella discussione online con esperti e con l’economista Michele Boldrin organizzata da Figli Costituenti la scorsa estate (qui sotto il video).


Aggiornamento 18/1/2021

L’8 gennaio [2021] le autorità d’oltralpe, temendo una situazione molto critica, hanno diffuso tra la cittadinanza la richiesta di fare l’”éco-geste” letteralmente il gesto ecologico – anche se qui l’ecologia non c’entra, di contenere il più possibile i consumi. I francesi hanno risposto e per fortuna il sistema, anche grazie alle importazioni, è rimasto bilanciato, e ha espresso prezzi attorno a 70 €/MWh, spingendo al rialzo anche quelli dell’Italia.

Ma in realtà la giornata elettrica europea dell’8 gennaio aveva altro da offrire. Nelle prime ore del pomeriggio l’intera rete sincrona continentale di trasmissione elettrica è andata in un forte stress e si è sezionata in due, con una notevolissima riduzione della frequenza nell'Europa centrale e occidentale e un'aumento in quella orientale.

Il sistema elettrico è come un tandem con non due ma tanti ciclisti in sella, e dove a pedalare in sincronia sono le centrali elettriche. Forti consumi sono come salite che i pedalatori devono affrontare spingendo con più forza. Se faticano a farcela, le pedalate rallentano, e se rallentano troppo l’intero tandem perde ritmo, equilibrio fino nel caso peggiore a fermarsi in blackout. E appunto la frequenza, cioè la velocità della pedalata, della rete elettrica europea centro-occidentale è scesa l’8 gennaio fino quasi al limite della gestione d’emergenza, tanto che per ristabilire l’equilibrio migliaia di megawatt di clienti interrompibili sono stati tagliati dalla fornitura. Lo riporta Quotidiano Energia dell’11 gennaio, che a sua volta cita come fonte ENTSO-E, l’organo europeo di coordinamento dei gestori delle reti di trasmissione elettrica.

La partecipazione dei consumatori al bilanciamento delle reti elettriche sarà sempre più normalità in un sistema con meno grandi centrali convenzionali flessibili, grazie alla diffusione di forme di accumulo di energia presso i clienti, talvolta in grado di essere attivate dai gestori di rete sulla base delle necessità.




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