tag:blogger.com,1999:blog-39133987724305207532024-03-18T22:10:09.014+01:00Derrick EnergiaIl blog di Derrick.
Approfondimenti su energia, ambiente, economia, istruzione.
Di Michele GovernatoriUnknownnoreply@blogger.comBlogger374125tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-52981490158528746592024-03-18T22:01:00.000+01:002024-03-18T22:01:33.971+01:00Prezzo elettrico basso in Spagna (Puntata 615 in onda il 19/3/24) <p class="MsoNormal"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEikM3XstP2vCSQR2Lpf_3CKFfSuTo6wQDYWWi2b97z-bEoQfqsr6Zeqj4Kj-w1f-MHb2ySSBLrF7qKBvy_wwa8uNsCAYZmqcATCAv6gy5DxJUCcgjeYTWr3AYsyNOGllxQ6Li9tiTAoCyFDoc7FdiGg5X1xyKVZZXmAuxC6LR2lUyOBNyLgLduPtf1EY9Al" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img data-original-height="582" data-original-width="680" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEikM3XstP2vCSQR2Lpf_3CKFfSuTo6wQDYWWi2b97z-bEoQfqsr6Zeqj4Kj-w1f-MHb2ySSBLrF7qKBvy_wwa8uNsCAYZmqcATCAv6gy5DxJUCcgjeYTWr3AYsyNOGllxQ6Li9tiTAoCyFDoc7FdiGg5X1xyKVZZXmAuxC6LR2lUyOBNyLgLduPtf1EY9Al=w320-h274" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Da: El Periodico de la Energia</td></tr></tbody></table>Il prezzo all’ingrosso dell’elettricità in Spagna nella
prima decade di marzo [2024] è stato clamorosamente basso, medie di pochi euro e
lunghi intervalli di ore a prezzo nullo.</p><p class="MsoNormal">Come è possibile che un bene sia
scambiato a prezzo nullo?</p><p class="MsoNormal">È il risultato razionale della concorrenza su un prodotto
come l’elettricità, stoccabile solo limitatamente e che quindi ha la caratteristica
di un bene istantaneo: se in un determinato momento la domanda è più bassa della
produzione di quello stesso momento di centrali alimentate a sole o vento, la
concorrenza porterà il prezzo a zero perché zero è quanto pagano impianti
solari ed eolici per il sole e il vento. (Naturalmente hanno altri costi - per
esempio le rate del mutuo per la costruzione, la manutenzione - ma si tratta di
costi fissi indipendenti dall’effettiva quantità prodotta).</p><p class="MsoNormal">In altri termini, se
fermo una pala eolica o non cedo alla rete la produzione di un impianto solare non
risparmio alcunché nel breve periodo. Nessuno di questi impianti quindi si
sottrae a offrire energia sul mercato quando i prezzi sono bassi, con la
conseguenza generale che il prezzo di mercato si annulla.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E cosa succede quando i prezzi sono nulli o molto bassi agli
impianti convenzionali che devono invece pagare combustibile per trasformarlo
in elettricità? Succede che si fermano perché il prezzo di mercato non ripaga almeno
il combustibile. Questo in Spagna a inizio marzo [2024] è valso anche per due
delle centrali nucleari del Paese, che si sono spente per non vendere a un
prezzo più basso dei propri costi variabili.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Lo ha raccontato Ramon Roca in un articolo in El Periodico de
la Energia linkato sul blog Derrick Energia. Come abbiamo visto già qui e come
è descritto in un approfondimento sempre del blog di Derrick, spegnere impianti
nucleari che hanno costi fissi enormi è un disastro economico, perché allunga i
tempi del rientro in un investimento molto elevato e quindi può affossarne l’economicità.
D’altra parte, se le rinnovabili servono l’intera domanda non ha senso usare
combustibile nucleare (che costa) e non usare sole e vento che non costano nulla.
(Che non vuol dire, ovviamente e come ho già detto poco fa, che non costi nulla
un impianto fotovoltaico o eolico).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p>Abbiamo citato più volte la Spagna qui ultimamente perché
sta sperimentando quel che potrebbe succedere da noi:</p><p></p><ul style="text-align: left;"><li>tubi e porti del gas sottoutilizzati
in attesa che tornino utili esportando più gas ad altri paesi di un’Europa che
però ne consuma sempre meno;</li><li>prezzi del mercato a pronti dell’elettricità abbattuti
dalla concorrenza delle rinnovabili;</li><li>problemi di coesistenza tra rinnovabili e
nucleare.</li></ul><div><br /></div><div><b>Link</b></div><div><ul style="text-align: left;"><li>Articolo citato su El Periodico de la energia: <a href="https://elperiodicodelaenergia.com/las-electricas-vuelven-a-parar-sus-centrales-nucleares-ante-el-exceso-de-renovables-y-los-precios-cero-en-el-pool/" rel="nofollow" target="_blank">https://elperiodicodelaenergia.com/las-electricas-vuelven-a-parar-sus-centrales-nucleares-ante-el-exceso-de-renovables-y-los-precios-cero-en-el-pool/</a></li><li>Approfondimento di Derrick sull'energia nucleare:<br /><a href="https://derrickenergia.blogspot.com/p/nucleare-si-o-no-la-dicotomia-che-non-ce.html">https://derrickenergia.blogspot.com/p/nucleare-si-o-no-la-dicotomia-che-non-ce.html</a></li></ul></div><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-12148987630937649812024-03-10T19:00:00.001+01:002024-03-18T22:09:36.271+01:00Progetti complessi (Puntata 614 del 12/3/24)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjDYRPum2K7P5bjlmieXETuS_izGx51Z06c9S1wY1AveFtjzNfTRErY9LeLhDUXQeOnxDlBKADItZZK3JtExkH8hbVVZFrtv0h1wFfzCuFW3HVpPBFNVXeXO7zq5mr7RXDpKpY6w88psCRRq8lZ_LzmbzpIcyYx6TyPY6cqg6TFoQyFdzyMFzJoCtw6mDMw" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" data-original-height="497" data-original-width="317" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjDYRPum2K7P5bjlmieXETuS_izGx51Z06c9S1wY1AveFtjzNfTRErY9LeLhDUXQeOnxDlBKADItZZK3JtExkH8hbVVZFrtv0h1wFfzCuFW3HVpPBFNVXeXO7zq5mr7RXDpKpY6w88psCRRq8lZ_LzmbzpIcyYx6TyPY6cqg6TFoQyFdzyMFzJoCtw6mDMw" width="153" /></a></div><p class="MsoNormal">Andrea Cavalleroni di Cittadini Sostenibili mi ha parlato di
un libro che ho trovato molto interessante, ed è stato così gentile di farlo
anche per Derrick:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"></p><blockquote><p class="MsoNormal">Il libro è “How big things get done” di Bent Flyvbjerg, che
potremmo tradurre liberamente in italiano in “Come portare a termine con
successo un mega-progetto”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Flyvbjerg, professore a Oxford, è stato il primo al mondo a
creare un database di tutti i grandi progetti costati più di un miliardo di
dollari per analizzarne i costi e i tempi di costruzione. Negli anni, Flyvbjerg
e il suo team di ricerca hanno raccolto i dati di oltre 16.000 progetti
costruiti in oltre 136 paesi.<span style="mso-font-kerning: 0pt;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal">Dall’Empire State Building alla Sydney Opera House, passando
per lo studio di registrazione commissionato da Jimi Hendrix e una normale
ristrutturazione di una cucina domestica, il libro racconta vari casi-studio anche
di piccoli progetti per raccontare con storie reali i fattori che portano a un
progetto di successo. Il risultato più sorprendente è che solo un mega-progetto
su 200 (quindi lo 0,5%) rispetta i costi, i tempi e i benefici promessi a
priori.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Dopo decenni di ricerca e consulenze su tali progetti,
l’autore ci porta alcuni messaggi chiave:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>È importante avere chiari tutti i dettagli chiave del
progetto finale prima di partire con i lavori per evitare al minimo gli
imprevisti (quindi pianificare prima per evitare modifiche durante la
costruzione)</li><li>Se possibile bisogna chiamare una squadra che abbia già
esperienza in quel campo</li><li>Bisogna creare il budget sulla base di progetti analoghi e
non solamente sulle stime dei costi di costruzione (perché questi non riescono
a prevedere gli imprevisti più diffusi)</li><li>Modularità</li></ul><o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mi soffermo sull’ultimo punto. I mega-progetti che sforano
di meno il budget previsto sono i progetti modulari (l’autore usa l’analogia
con i mattoncini Lego), che quindi si possono ingrandire e scalare a
piacimento.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Infatti il podio dei progetti che sforano meno il budget per
via della loro modularità e scalabilità è composto da:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Impianti per produzione di energia solare (1% di sforamento
medio)</li><li>Infrastrutture per la trasmissione dell'energia (8%)</li><li>Impianti di produzione di energia eolica (13% di sforamento
medio del budget)</li></ul><o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Invece le tre categorie che più sforano i budget perché non
modulari, ma grandi progetti unici nel loro genere sono:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Stoccaggio di scorie nucleari (238% di sforamento medio)</li><li>Infrastrutture per le olimpiadi (157% di sforamento medio)</li><li>Centrali nucleari (120% di sforamento medio del budget)</li></ul><o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Questi i dati più interessanti del libro “How big
things get done” di Bent Flyvbjerg, per il momento disponibile solo in inglese,
un libro che consiglio a tutte le persone interessate al project management e a
quali sono i fattori chiave per un progetto di successo.</p></blockquote><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Grazie Andrea Cavalleroni. Molto energetici i progetti che
ci ha portato ad esempio, e non resisto ad alcuni commenti: se è vero che la posa
di impianti fotovoltaici o eolici è relativamente senza sorprese, almeno in
Italia non lo è la loro autorizzazione, perlomeno quando parliamo di impianti
di grosse dimensioni come è quasi sempre per l’eolico. E lo stesso vale per
opere di trasmissione d’energia, se è vero che Terna chiede di farsi approvare
cavi sottomarini fuori costa molto più costosi di elettrodotti aerei anche per
interconnettere diversi punti del continente, proprio per evitare le lungaggini
autorizzative.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sul nucleare, il libro alza una palla ai cosiddetti SMR, i
reattori modulari, che come abbiamo visto in altre puntate (e magari vedremo di
nuovo) promettono di risolvere molte delle grane legate alla costruzione <i>in
situ</i> dell’impianto. Non, però, altre forse ancora più rilevanti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Infine, ho deciso di rinnovare la cucina. Vi
farò sapere, anzi scriverò a Flyvbjerg, quali imprevisti falcidieranno il
progetto.</p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p><p class="MsoNormal">Questa puntata si può ascoltare anche qui: <a href="https://youtu.be/YHtzgfUJAlQ">https://youtu.be/YHtzgfUJAlQ</a></p><p class="MsoNormal"><b><br /></b></p><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-75258276780896579212024-03-04T23:34:00.003+01:002024-03-04T23:34:50.488+01:00Il prezzo della sicurezza (Puntata 613 in onda il 5/3/24)<p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwXrmylIKpBbMlw65oJtoXM_TMr4cwsYkibew8kSuueL60kRE8VpcZxf2QSG6_OszpgwQ2hEVFHcwR84qmztqnkU6Y3DX4gOWoQqy1e9kF-NXTRRKTAWzBU0rweQoASbHE5wj0qRiCYt3CNMSulfX7Sd8G86nT_TML3IMnRGrCpZNjR7eDWa3cuRZ7UBKV/s3456/20230509_084746.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="3456" data-original-width="3456" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwXrmylIKpBbMlw65oJtoXM_TMr4cwsYkibew8kSuueL60kRE8VpcZxf2QSG6_OszpgwQ2hEVFHcwR84qmztqnkU6Y3DX4gOWoQqy1e9kF-NXTRRKTAWzBU0rweQoASbHE5wj0qRiCYt3CNMSulfX7Sd8G86nT_TML3IMnRGrCpZNjR7eDWa3cuRZ7UBKV/w200-h200/20230509_084746.jpg" width="200" /></a></div>La volta scorsa abbiamo
visto come la contemporanea costruzione in Europa di nuovi porti e tubi per il
gas per emanciparci dalla Russia condurrà molto verosimilmente a un sistema
ridondante e i cui costi renderanno artificiosamente più alti quelli
dell’energia stessa per i clienti finali, oppure le tasse.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal">Il caso del gas in Europa non è l’unico in cui a un mondo
più frammentato, insicuro e meno globalizzato si risponde con nuove
infrastrutture locali. Se qui le infrastrutture aprono comunque a nuovi mercati
internazionali o ne ampliano di esistenti, in altri esempi l’approccio è
apertamente protezionista. Si pensi alla creazione in occidente di capacità di
produzione o raffinazione di terre rare o di batterie per emanciparsi dalla
Cina: se fino a un certo punto si tratta di capacità produttiva che comunque servirà
a fronte di un settor<br />e destinato ad esplodere (l’elettrificazione di trasporti
e altro), è probabile che la logica di affrancamento dalla Cina possa condurre
a un eccesso di capacità mondiale nei settori interessati, come è già avvenuto
molto repentinamente nel caso del litio, il cui prezzo nel 2023 è sceso
violentemente a fronte degli investimenti per renderlo disponibile in varie
parti del mondo. Sceso fino a livelli non in grado di remunerare alcuni dei
nuovi impianti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Aiutare la capacità produttiva interna a un paese
importatore per emanciparsi dalla dipendenza dall’estero costa al consumatore
locale se fatta con tariffe protezionistiche, o al contribuente, sempre locale,
se fatta con sussidi. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Cosa succede se poi il mondo, per fortuna, torna a essere un
luogo aperto ai commerci liberi ed efficienti? Un mondo in cui, per esempio, le
sanzioni verso paesi ostili vengano eliminate grazie alla fine delle ostilità.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Cosa succederebbe ai mercati del gas se il regime di Mosca
venisse superato da un’evoluzione democratica e la Russia si riavvicinasse
all’occidente? Verosimilmente i flussi di gas dalla Siberia verso l’Europa
riprenderebbero, almeno se parliamo di un futuro abbastanza prossimo da vedere
ancora l’uso del gas in Europa, ed essendo il gas via tubo generalmente più
competitivo di quello via nave sarebbero guai per la remunerazione degl’investimenti
in capacità di trasporto marittima, e perfino probabilmente per quelli in campi
di coltivazione di gas remoti (come quelli nel mar dei Caraibi o nell’Africa
subsahariana) connessi solo via nave e di colpo non più necessari a rifornire
l’Eurasia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p>Cosa succederà se si normalizzeranno i rapporti tra Cina e
Stati Uniti riguardo all’import ed export di terre rare o di prodotti
tecnologici? Anche su questi la capacità produttiva negli USA ora sussidiata
dall’Inflation Reduction Act potrebbe di colpo rivelarsi sovrabbondante, con
gioia almeno temporanea dei clienti che vedrebbero crollare i prezzi e dolori
di chi ha investito in capacità produttiva autarchica, compresi i contribuenti. </p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-5159596091097051852024-02-27T01:34:00.003+01:002024-03-02T19:34:37.635+01:00Quanti "hub del gas" in Europa? (Puntata 612 in onda il 27/2/24)<p class="MsoNormal"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQKBvlyl2UEycfBg9uu15MAmmsNdmoDEEUp8RslzoycpYdSyc2nsLUcfph3dN4wGwviRQBXLZlYXRgzOCDJTeqfKt3NatQqn4fsmUXRbMDuXZbLg42claB2kZC8ExRTiVOVg3UlcWU33W-_0ie-fLkPssF4DJn640m4sckEtwEogEapoeG7ZN2A8Ql-gez/s4000/20230818_162948.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="3000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQKBvlyl2UEycfBg9uu15MAmmsNdmoDEEUp8RslzoycpYdSyc2nsLUcfph3dN4wGwviRQBXLZlYXRgzOCDJTeqfKt3NatQqn4fsmUXRbMDuXZbLg42claB2kZC8ExRTiVOVg3UlcWU33W-_0ie-fLkPssF4DJn640m4sckEtwEogEapoeG7ZN2A8Ql-gez/s320/20230818_162948.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Casa a Carpinone</td></tr></tbody></table>I lettori assidui sanno che cito spesso l’Economist,
ma stavolta l’articolo che mi ispira è da El Economista e parla dell’aspirazione
di un paese a diventare “hub” del gas, cioè luogo di transito del gas in arrivo
via nave nei suoi porti e poi esportato nell’Europa centrale.<p></p><p class="MsoNormal">Alvaro Moreno di
El Economista ne parla anche a partire da uno studio di IEEFA (istituto di economia
e analisi finanziaria dell’energia) che nota come a fronte di consumi europei
di gas in calo è inverosimile che le nuove infrastrutture possano essere usate
in futuro più di quanto si faccia adesso. E il livello di loro utilizzo è oggi nel paese solo di un terzo della capacità.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Quando il gas è arrivato a oltre 300 €/MWh nella prima
estate dopo l’invasione dell’Ucraina, a molti sembrava che pagare qualunque
cifra per poterlo importare da luoghi alternativi alla Russia fosse l’unica strada
possibile. In parte era giustificato, ma alcuni paesi europei si sono un po’ fatti
prendere la mano con la costruzione contemporanea di nuovi porti del gas proprio
mentre i clienti reagivano ai prezzi alti consumando meno, e attrezzandosi a
farlo in parte strutturalmente grazie a investimenti in efficienza e fonti rinnovabili.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E così, il paese di cui parla El Economista non può che aspirare a
ripagare le infrastrutture del gas esportandolo ad altri.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Di che paese parliamo? Come suggerisce la lingua della testata,
della Spagna. Ma la situazione è del tutto simile a quella italiana. Anche
l’Italia sta approntando due nuovi punti di approdo per navi gasiere e si
accinge a costruire una rete sud-nord di metanodotti capiente come mai in
passato. E lo fa mentre il suo fabbisogno di gas è il più basso da quando ne
esiste un mercato moderno. Per trovare consumi ridotti come nel 2023 occorre
risalire al 1997, mentre il massimo dei volumi è stato toccato nel 2005.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p>Naturalmente l’infrastruttura non si dimensiona sui flussi
annuali, bensì sulle esigenze di punta, così come un’autostada non può andare
sistematicamente in crisi con i flussi dei weekend. Ma anche tenendo in conto questo la contraddizione è
evidente: oggi abbiamo più stoccaggi nazionali di gas che servono proprio a fornire capacità di punta, due nuovi porti al nord ben posizionati per sopperire alla fine (definitiva?) del flusso russo, eppure stiamo
anche per rafforzare la dorsale sud-nord dei gasdotti.</p><p>Uno studio curato da Francesca Andreolli e Gabriele Cassetti di ECCO,
organizzazione con cui collaboro, evidenzia come <b>gli investimenti in nuove
infrastrutture gas siano sensati solo nell’ipotesi di consumi che tornino a
salire e di sostanziale indifferenza agli obiettivi climatici. Per quanto sia uno scenario improbabile e non augurabile, è quello su cui si stanno scommettendo soldi sostanzialmente pubblici, cioè da ripagare con gli oneri obbligatori delle bollette o con le tasse</b>.</p><p><b>Link</b></p><p></p><ul style="text-align: left;"><li>Il report IEEFA (che include la scheda sulla Spagna): <a href="https://www.lngindustry.com/special-reports/21022024/ieefa-europes-gas-consumption-falls-to-10-year-low-as-peak-lng-demand-nears/" rel="nofollow" target="_blank">https://www.lngindustry.com/special-reports/21022024/ieefa-europes-gas-consumption-falls-to-10-year-low-as-peak-lng-demand-nears/</a></li><li>L'analisi di ECCO: <a href="https://eccoclimate.org/it/lo-stato-del-gas-scenari-2030-2040-e-2050/" rel="nofollow" target="_blank">https://eccoclimate.org/it/lo-stato-del-gas-scenari-2030-2040-e-2050/</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-45434052020078761712024-02-18T21:49:00.002+01:002024-02-28T19:20:30.595+01:00Il punto sull'energia nucleare (Puntata 611 in onda il 20/2/24)<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfqvT2S8skkHR0O87CtSnPiafed86wC9ZMTe0JVFD4y9iwEXDWxkq34_oes8qJ2QPcXsCvRkFj0BLuVgssS0rdLxSXXfXohTrBCLWMB0z9-opIwEM3qUKRceUUygPn9r5A86JOkzp5IkOQDGA4L5SSkFHpDJ1rwClZKTXXV1L21qrYtRLefG0I7u-3wpKp/s4624/20231002_214603.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2604" data-original-width="4624" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfqvT2S8skkHR0O87CtSnPiafed86wC9ZMTe0JVFD4y9iwEXDWxkq34_oes8qJ2QPcXsCvRkFj0BLuVgssS0rdLxSXXfXohTrBCLWMB0z9-opIwEM3qUKRceUUygPn9r5A86JOkzp5IkOQDGA4L5SSkFHpDJ1rwClZKTXXV1L21qrYtRLefG0I7u-3wpKp/s320/20231002_214603.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La piazza di Fidenza</td></tr></tbody></table>È molto ingenuo pensare che il nucleare termoelettrico in
Italia non sia stato più preso in considerazione solo a causa dei referendum
dell’87 e del 2011.<p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Da un lato, purtroppo il sistema normativo italiano è
costellato di referendum abrogativi poi superati da leggi successive,
dall’altro le leggi sono – ed è naturale che siano – una risposta ai contesti
culturali, economici, tecnologici. E infatti, quando gli investitori lo
vogliono, le condizioni sembrano esserci e i lobbisti si mettono legittimamente
al lavoro, le leggi per accompagnare le opportunità industriali si fanno
eccome.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In effetti prima dell’incidente di Fukushima un <i>revival</i>
del nucleare in Italia si stava preparando. Una legge predisponeva la
costituzione di un’agenzia apposita e l’Autorità per l’Energia arrivò a mettere
in consultazione un meccanismo di fissazione del prezzo di lungo periodo non
molto diverso da quello che con polemiche è stato discusso recentemente in
Europa su spinta della Francia. Enel entrò anche nel capitale di uno dei
disastri finanziari del nucleare recente europeo: un nuovo reattore (in
costruzione dal 2007) a Flamanville, nella Francia del nord, ma la quota di
Enel (per nostra fortuna di suoi azionisti tramite la partecipazione pubblica) fu
liquidata dopo il secondo referendum in Italia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">I costi e tempi insostenibili di progetti come Flamanville e
gli altri 2 allora in costruzione in Europa sono probabilmente la ragione
principale del calo di investimenti in nucleare in Europa e in altre regioni.
Globalmente dagli anni Novanta si sono chiusi più impianti di quelli aperti, ma negli ultimi anni una ripresa dei progetti e della costruzione c’è,
soprattutto in Cina dove la grande capacità di produzione a carbone giustifica
un aumento del nucleare ai fini della politica climatica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Invece il nucleare è inadatto a convivere con sistemi che
abbiano già sviluppato molto le fonti rinnovabili, perché per motivi tecnici ed
economici produce in modo costante e non modulabile. Non può, se non con
batterie esterne, aumentare o ridurre la potenza sulla base del bisogno
momentaneo. E quindi quando ci sono sole e vento la compresenza di nucleare e
molta produzione da rinnovabili implica buttare l’energia in più, o stoccarla
(aggiungendo i relativi costi), o spedirla altrove, di nuovo aggiungendo costi
a quelli già proibitivi della produzione nucleare in sé, e senza nemmeno
contare quelli di smaltimento delle scorie e degli impianti a fine vita, questioni
mai risolte in modo definitivo in nessun luogo del mondo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Questo cambierà a breve con nuove tecnologie?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Se per nuove tecnologie intendiamo gli <i>small modular
reactor</i> (SMR), cioè versioni miniaturizzate e modulari di reattori
convenzionali a fissione, non c’è per ora evidenza né di minori costi
complessivi né di alcuna innovazione tecnologica drastica rispetto ai principi
di funzionamento delle macchine attualmente disponibili. In ogni caso dovremo
aspettare perché al mondo non ci sono ancora SMR commerciali in funzione e,
delle tre principali aziende che li hanno annunciati, una, l’americana NuScale,
ha recentemente ridimensionato i suoi programmi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Se per nuove tecnologie intendiamo invece fusione nucleare,
allora la questione-chiave è il tempo. Una vecchia battuta dice che la fusione
è quella cosa che da cinquant’anni arriva tra trent’anni. Se anche siamo
ottimisti (ed è giusto e ragionevole esserlo), i reattori a fusione potrebbero
sostituire la generazione successiva di rinnovabili rispetto a quella che installiamo
oggi. Non proprio un’opzione per domattina.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p>
<p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Una pagina dettagliata in questo blog sulla produzione elettrica da
nucleare con decine di fonti aggiornate è qui: <a href="https://derrickenergia.blogspot.com/p/nucleare-si-o-no-la-dicotomia-che-non-ce.html">https://derrickenergia.blogspot.com/p/nucleare-si-o-no-la-dicotomia-che-non-ce.html</a></li></ul><o:p></o:p><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-75159224019268597102024-02-13T20:28:00.013+01:002024-02-15T18:43:10.916+01:00Il monopolio delle reti dati (Puntata 610 in onda il 13/2/24)<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFiLwVDrJD19lntLBkLff0JP7g3fwXkenhqmOQZoKN2PcT35GCJXb7UNl9pgRHhIDZxtRQMsUKw0pLc_EN-nui5YpPYy39c4AFlJA85W_vTSScvKLOmwgvaV_UaPdUI7qNdXF41-x_lIFJ80_fKcYPHbW1VjswQ_vTI17HAboJICkhYL-YyCPz8aRbpIKC/s4624/M%C3%BAsico%20-%20Fernando%20Botero%20-%20Museo%20Botero%20Bogot%C3%A1%20.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4624" data-original-width="3361" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFiLwVDrJD19lntLBkLff0JP7g3fwXkenhqmOQZoKN2PcT35GCJXb7UNl9pgRHhIDZxtRQMsUKw0pLc_EN-nui5YpPYy39c4AFlJA85W_vTSScvKLOmwgvaV_UaPdUI7qNdXF41-x_lIFJ80_fKcYPHbW1VjswQ_vTI17HAboJICkhYL-YyCPz8aRbpIKC/s320/M%C3%BAsico%20-%20Fernando%20Botero%20-%20Museo%20Botero%20Bogot%C3%A1%20.jpg" width="233" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">"Musico" di F. Botero</td></tr></tbody></table>Quanta energia consumano i sistemi di trasmissione,
elaborazione e stoccaggio dei dati?<p></p><p>Quando partì la stagione delle criptovalute
e degli elaboratori in azione per decrittarne le transazioni, molti osservatori
notarono quanto l’apparato fosse costoso in termini economici ed ecologici per
l’energia consumata.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In realtà la macchina mondiale dei dati e delle
telecomunicazioni consuma non più dell’1,5% dell’elettricità secondo la IEA di
Parigi ed emette circa l’1% dei gas-serra. Se paragoniamo quest’ultimo numero
al circa 15% dei trasporti, ci rendiamo conto di quanto spostare i bit anziché
le persone o le cose sia probabilmente un buon affare in termini di efficienza
e uso delle risorse.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Questioni energetiche a parte, è in termini di governance
probabilmente che il settore dei media legati a internet ci dà più grattacapi.
È diventato per esempio comune lamentarsi del modo in cui noi stessi, se le
usiamo, siamo costretti a regalare a piattaforme come Google o Facebook il
diritto di sfruttamento economico di un sacco di opere del nostro ingegno oltre
che informazioni dettagliate sulla nostra vita. Per usare termini più vicini al
linguaggio dell’antitrust, ci rendiamo conto che il grande successo di queste
piattaforme le ha anche rese monopoliste di fatto e che questo legame è
autoalimentante, visto che i servizi che offrono funzionano bene proprio in
quanto aggregano molti utilizzatori e informazioni.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Forse più raramente pensiamo a un’altra forma di monopolio
di fatto che pure è più tradizionalmente basata sulle infrastrutture fisiche, e
riguarda le reti internet anche satellitari.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Torniamo all’energia: le prime reti elettriche cittadine
furono realizzate privatamente dalle stesse aziende che intendevano poi vendere
l’energia che ci sarebbe passata. Solo più tardi molti Governi decisero di
nazionalizzare quelle aziende e quindi evitare che la concorrenza dovesse
passare per la costruzione inefficiente di reti parallele e, nello stesso
tempo, evitare che le reti esistenti potessero discriminare l’accesso ai loro
servizi per motivi arbitrari. Ancora più tardi, nelle economie di mercato le
aziende già nazionalizzate sono state rivendute e riorganizzate in
modo che solo le reti dovessero operare con concessioni pubbliche come
monopolisti regolati, mentre altre attività del settore potevano essere
affidate alla concorrenza.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Bene, mi sembra che oggi nelle dorsali e nei satelliti per
internet (in questi il più grande operatore privato è Starlink di
Elon Musk), siamo nella fase che l’energia attraversò prima della
nazionalizzazione, e cioè la fase della costruzione di infrastrutture con
logica privata spontanea. Che se da un lato mostra quanto spesso gli
imprenditori sappiano guardare più lontano dei governi (o siano maggiormente
nelle condizioni di fare scelte lungimiranti), dall’altro rende i governi responsabili
di intervenire a un certo punto se il comportamento monopolistico e
discriminatorio delle nuove entità (anche solo in potenza) diventa
socialmente dannoso.<br />Interventi questi complicati dal fatto che si tratta di
servizi e infrastrutture di rilevanza globale. Il che rende ineludibile la cooperazione globale.<o:p></o:p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-68231702073547539692024-02-06T11:39:00.003+01:002024-02-10T15:19:42.219+01:00Il dumping ambientale (Puntata 609 in onda il 6/2/24)<p class="MsoNormal"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkqZkv5r2Z4XtMOGwKIw9djI2DFkJaQc84KzKJ7o-QXGFSp55sbyUS_TNbUJX_lf2NY6huHhcthwzyFx3gp13BRCUGBBG5zSHS9MdGqqQhi7TY-NmyF1pIcuWRoqQdq3fb1bl0FjOPdhRX2gJ2WfhiKpmMpc2kiO_fBdqx_UXUcm8iZvpjvIlzXwO-12Aq/s4000/20231008_122937.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3000" data-original-width="4000" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkqZkv5r2Z4XtMOGwKIw9djI2DFkJaQc84KzKJ7o-QXGFSp55sbyUS_TNbUJX_lf2NY6huHhcthwzyFx3gp13BRCUGBBG5zSHS9MdGqqQhi7TY-NmyF1pIcuWRoqQdq3fb1bl0FjOPdhRX2gJ2WfhiKpmMpc2kiO_fBdqx_UXUcm8iZvpjvIlzXwO-12Aq/s320/20231008_122937.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">In kayak sul lago di Idro</td></tr></tbody></table>Un luogo comune sbagliato è che la Cina sia un inquinatore
indifferente alle politiche globali del clima, mentre è il Paese dei grandi numeri
anche sulle nuove fonti rinnovabili e sul nucleare per generare elettricità
senza danno al clima, ma anche sull’elettrificazione dei consumi energetici.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal">Di recente infatti il produttore cinese di veicoli elettrici
BYD ha superato Tesla per numero di veicoli prodotti in un anno, e da tempo, mi
dice chi frequenta la Cina, nelle grandi metropoli del dragone gli scooter sono
elettrici mentre da noi sospetto che si possano ancora immatricolare i motorini
a combustione a due tempi, quelli che bruciano olio insieme al carburante
lasciando scie bluastre di idrocarburi incombusti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La Cina è diventata economicamente più simile all’occidente
anche da altri punti di vista: più ricca, con crescita ormai ridotta, pochi figli e debito
in aumento, e con un costo del lavoro non più basso come un tempo. Nel
frattempo, i problemi geopolitici con Taiwan e gli Stati Uniti rendono incerte
le prospettive.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ne sta beneficiando il vicino Vietnam, che secondo un
articolo dell’Economist (link sotto) si
avvantaggia proprio della sua equidistanza nei rapporti tra Cina e USA oltre
che di costo del lavoro più basso e di un sistema di servizi e infrastrutture
accettabile.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">C’è un settore però in cui il Vietnam è arretrato: quello
della produzione di elettricità, con centrali vecchie e una penetrazione minima
di fonti rinnovabili dovuta anche – sempre secondo l’Economist – alla pressoché
nulla possibilità di competere con l’operatore ex (o forse tuttora) monopolista
di Stato. Questo implica che tra i vantaggi di costo nello spostare produzioni
energivore in Vietnam c’è quello dei mancati costi di investimento in energie
pulite, un classico caso di dumping ambientale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Come se ne proteggono i mercati che invece hanno introdotto
al loro interno meccanismi di disincentivo al danno climatico o
all’inquinamento, come l’Europa con il suo meccanismo di permessi limitati e in
molti casi onerosi alle emissioni-serra?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Nel caso dell’Europa un sistema ora in fase di pre-rodaggio
è il cosiddetto “CBAM”, che sta in inglese per sistema di aggiustamento di
frontiera in base al danno climatico. Questo prevederà a regime che i beni,
almeno quelli più rilevanti in termini di danno, importati in Europa da paesi
senza simili sistemi di disincentivo dovranno pagare alla frontiera la
differenza rispetto alla carbon tax europea (uso questo termine impropriamente
a vantaggio della comprensibilità).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Un meccanismo complicato, quello del CBAM, se non altro
perché richiede collaborazione o intelligence proprio coi Paesi che lo
subiscono, ma virtuoso e interessante, perché da un lato riduce gli spazi di dumping ambientale, dall’altro introduce l’interesse degli esportatori ad
attivarsi localmente per una carbon tax o meccanismi simili anziché pagarla
all’Europa. Dovrebbe così favorirsi un’emulazione e di fatto un’estensione
del sistema di carbon tax europea, che in effetti ha già ispirato aree come la California e la stessa Cina.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p>È evidente che mercati globali correttamente competitivi
devono prevedere anche omogeneità nelle regole ambientali. Serve quindi un
processo politico che va nella direzione opposta a quella del
disimpegno di reazione a un presunto autolesionismo europeo nelle politiche del
clima.</p><p><b><br />Link</b></p><p></p><ul style="text-align: left;"><li>Few countries are better placed than Vietnam to get rich, da The Economist: <a href="https://www.economist.com/asia/2024/01/23/few-countries-are-better-placed-than-vietnam-to-get-rich" rel="nofollow" target="_blank">https://www.economist.com/asia/2024/01/23/few-countries-are-better-placed-than-vietnam-to-get-rich</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-52412033598976296802024-01-28T21:35:00.006+01:002024-02-01T11:49:56.599+01:00Occhio ai prezzi (Puntata 608 in onda il 30/1/24)<p class="MsoNormal"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9NdmGEF3fY0uFU0PB2ApAyrrbxyA2qZoZ3DRPbXbrqKTa-Cy5oTZ2Lk74ZROoBmN8yOWxYuAGDOngG0-twCr8aDK9mnGEi-t53bW_uE7g2_UNYiCmSyGV1jJGZtgFHi8lrMk7M8d0l38lBzGG54uqloko87DdLDK54QHPLc1zzy7Cfn-2oS-VBaWLtHnM/s3456/20231216_144730.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3456" data-original-width="3456" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9NdmGEF3fY0uFU0PB2ApAyrrbxyA2qZoZ3DRPbXbrqKTa-Cy5oTZ2Lk74ZROoBmN8yOWxYuAGDOngG0-twCr8aDK9mnGEi-t53bW_uE7g2_UNYiCmSyGV1jJGZtgFHi8lrMk7M8d0l38lBzGG54uqloko87DdLDK54QHPLc1zzy7Cfn-2oS-VBaWLtHnM/w320-h320/20231216_144730.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una nave attraversa il canale di Panama<br />(Foto Derrick)</td></tr></tbody></table>Un’occhiata recente ai prezzi di alcuni prodotti o semilavorati importanti rispetto agli interessi di questa
rubrica ci aiuta a fare il punto sulla congiuntura energetica e ambientale.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal">Partiamo da una delle cosiddette “terre rare”: il litio.
Elemento che viene spesso associato alle nuove tecnologie dell’elettrificazione
per via del suo utilizzo nel tipo oggi più comune di batterie per veicoli o
piccoli apparecchi elettrici. Se chiedete a chi non si occupa di energia
probabilmente vi dirà che il litio è scarso e che il suo approvvigionamento è
un problema. In realtà le sue quotazioni sono scese notevolmente nel corso del
2023 e sono oggi a livelli abbastanza bassi da aver fatto fermare progetti per
nuovi impianti di estrazione e trattamento.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E il gas? Che dopo l’invasione dell’Ucraina sfiorò i 350
€/MWh nell’estate del 2022, un valore quasi 20 volte più alto dei prezzi a cui
ci eravamo abituati? E sulle cui infrastrutture stiamo mettendo miliardi di
euro di soldi sostanzialmente pubblici per diversificarne gli acquisti? Bene, il
gas veleggia mentre scrivo questa puntata sotto i 30 €/MWh malgrado la crisi
nel mar Rosso dove passano le metaniere in arrivo dal Golfo. Potrebbe risalire
un po’ per il perdurare di tale crisi o se dovesse esserci una coda d’inverno
rigida, ma è più che evidente che l’insieme di diversificazione, investimenti
in fonti rinnovabili e efficienza ci ha brillantemente affrancato dal paventato
rischio di razionamento succeduto all’inizio della guerra.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Interessante a questo proposito la recentissima decisione del
presidente USA Biden di sospendere l’autorizzazione a nuovi impianti di
liquefazione di gas necessari ad aumentare la capacità di export americana.
Decisione legata all’interesse a non far aumentare il prezzo interno in vista delle
elezioni, ma sempre poi modificabile se il prezzo europeo o asiatico del gas
dovesse tornare abbastanza alto da rendere l’export americano particolarmente
remunerativo. In altri termini: un’eventuale nuova scarsità di gas nel nostro
continente verrebbe risolta anche con più import dagli USA, che sempre più
stanno scippando all’OPEC il ruolo di fissatore internazionale del prezzo di
petrolio e gas.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma più gas in arrivo non sarebbe una buona notizia per il
clima. Ciò che sta davvero diventando scarso, e rischia di restarlo, sono
prodotti agricoli come il succo d’arancia e lo zucchero danneggiati da siccità
e cambiamenti climatici in molte regioni del mondo, come scrive l’Economist in
un articolo di fine gennaio 2024 (link sotto). Siccità che tra
le altre cose, come ho accennato nel mio recente reportage (link sotto) da Panama, è
responsabile della minore capacità del canale tra golfo del Messico e Pacifico,
a proposito di problemi di commercio internazionale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p>La morale è che ci sono scarsità che possiamo contrastare
con investimenti in nuova capacità produttiva, altre che riguardano beni primari e richiedono politiche del clima rapide ed efficaci.</p><p><b><br /></b></p><p><b>Link</b></p><p></p><ul style="text-align: left;"><li>Why sweet treats are increasingly expensive (The Economist, gennaio 2024): <a href="https://www.economist.com/finance-and-economics/2024/01/25/why-sweet-treats-are-increasingly-expensive" rel="nofollow" target="_blank">https://www.economist.com/finance-and-economics/2024/01/25/why-sweet-treats-are-increasingly-expensive</a></li><li>Il reportage da Panama (e Colombia) di Derrick:<br /><a href="https://derrickenergia.blogspot.com/2023/12/viaggio-panama-city-puntata-602-in-onda.html">https://derrickenergia.blogspot.com/2023/12/viaggio-panama-city-puntata-602-in-onda.html</a></li><li>L'audio di questa puntata è qui: <a href="https://youtu.be/tn6pKMDEWxk" target="_blank">https://youtu.be/tn6pKMDEWxk</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-35326936854540109442024-01-16T16:49:00.003+01:002024-02-01T11:49:24.155+01:00Viaggio a Panama e Colombia (Puntate 602-6 in onda dal 19/12/23 al 16/1/24)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjY2OZsllOiHrSk8eKbfWzoJBLSt5yKDW1jes165yyApbnWtkr-kN75sODI4DrAT7du9kEsA0uPrXt2F-6qnSkIVw-4CedYxX5C0XDu-c5PmJtrGPMIyVo653lQk8jvGdVF7Rcdfj6ssK6dMOcXupGL5ltYFEj6BoOeH716rFRpP6rQf2MwpvaPeLvxCJZG/s9440/20240104_091818.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2768" data-original-width="9440" height="189" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjY2OZsllOiHrSk8eKbfWzoJBLSt5yKDW1jes165yyApbnWtkr-kN75sODI4DrAT7du9kEsA0uPrXt2F-6qnSkIVw-4CedYxX5C0XDu-c5PmJtrGPMIyVo653lQk8jvGdVF7Rcdfj6ssK6dMOcXupGL5ltYFEj6BoOeH716rFRpP6rQf2MwpvaPeLvxCJZG/w640-h189/20240104_091818.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'immensa <span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 11pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Bogotá</span> vista dal cerro del Monserrate</td></tr></tbody></table><p></p>Inizia con questa puntata un ciclo di podcast di un viaggio che mi porterà a <b>Panama</b>, nell'isola colombiana di San Andres nei Caraibi e in lunghe esplorazioni della <b>Colombia </b>continentale.<p></p><p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQ4NvlurFbwl65zjS9Vd4YNxMHKRbGL2eVbeUBlkVOFods_xgEexB4vB8FgtkyNSKh4dlnqOkx4-dAT_SwXAw3hbqS47KxCug9aRcMKyfP6p0V_cVGTSw7z7cmYcuuF9JBKtqlEYb-jOP2tTEmL2TQWzkwiJbhSBBXgx5uCz3ZKF10taqktkI-UHtiOQa2/s4000/20231214_152152.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1800" data-original-width="4000" height="144" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQ4NvlurFbwl65zjS9Vd4YNxMHKRbGL2eVbeUBlkVOFods_xgEexB4vB8FgtkyNSKh4dlnqOkx4-dAT_SwXAw3hbqS47KxCug9aRcMKyfP6p0V_cVGTSw7z7cmYcuuF9JBKtqlEYb-jOP2tTEmL2TQWzkwiJbhSBBXgx5uCz3ZKF10taqktkI-UHtiOQa2/s320/20231214_152152.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Panama city moderna<br />vista dal quartiere coloniale di Casco Viejo</td></tr></tbody></table>La puntata di <b>Panama</b> è ascoltabile qui: <a href="https://www.radioradicale.it/scheda/716485" target="_blank">https://www.radioradicale.it/scheda/716485</a><br /><p></p><p>Quella sull'isola di <b>San Andres </b>(Colombia)<b> </b>qui: <a href="https://www.radioradicale.it/scheda/716962/" target="_blank">https://www.radioradicale.it/scheda/716962/</a></p><p>Su <b>Medellin e Cali:</b> <a href="https://www.radioradicale.it/scheda/717234/" target="_blank">https://www.radioradicale.it/scheda/717234/derrick</a></p><p>La <b>valle del Cocora</b> vicino a Salento e non lontana dal grande vulcano Nevado del Ruiz, famoso anche per la tragedia di Armero, <b>Popayan</b>, <b>San Augustin: <br /></b><a href="https://www.radioradicale.it/scheda/717680/derrick" target="_blank">https://www.radioradicale.it/scheda/717680/derrick</a></p><p>Il deserto del <b>Tatacoa</b>, <b>Bogot</b><span face="Calibri, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; text-align: center;"><b>á</b></span>, <b>la Guajira</b>: <a href="https://www.radioradicale.it/scheda/718163/derrick" target="_blank">https://www.radioradicale.it/scheda/718163/derrick</a></p><p><b><u>Video </u></b>dei miei viaggi (ordinandoli a partire dai più recenti si trovano quelli relativi a questo) sono qui: <a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg">https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg<br /></a></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiysPO3xi4FQ8-b85qKFeEzCOJvvGsrdNMWB9DR55W2JqW2wHhQfyTBI9GebmhDIjD2kkhfrszRTWM6aOk2kRWxPmEgx7r20yLJaG38Ltecx4csI7H0BTKA7tEJtcG1YHamMv7DK62S58SPHNKTd1JyrxKh8fb57VdB2mBjMx9JEvLMUyNY-acaOQ0yI22z/s4624/20231214_140655.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2604" data-original-width="4624" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiysPO3xi4FQ8-b85qKFeEzCOJvvGsrdNMWB9DR55W2JqW2wHhQfyTBI9GebmhDIjD2kkhfrszRTWM6aOk2kRWxPmEgx7r20yLJaG38Ltecx4csI7H0BTKA7tEJtcG1YHamMv7DK62S58SPHNKTd1JyrxKh8fb57VdB2mBjMx9JEvLMUyNY-acaOQ0yI22z/s320/20231214_140655.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Selfie a Casco Viejo (Panama)<br /></td></tr></tbody></table><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcMXPk8W0cAQ3258LEiYKamsctPJncYT6wJUH_7Z3BdRENBNMX7nDUeQ_f1JGJUsIhHmisSoCjoey8l8598Zp7gStO9aW0D759PhWLNuOE4nsvfnJvquvfv9RgNg8MSSjUUg3qvd1KfCikFXz-vH-y4FNfEEUNbf597RXjtzIAmCxyi-9SFR0oQAE9ldxN/s4624/20231218_182642.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3037" data-original-width="4624" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcMXPk8W0cAQ3258LEiYKamsctPJncYT6wJUH_7Z3BdRENBNMX7nDUeQ_f1JGJUsIhHmisSoCjoey8l8598Zp7gStO9aW0D759PhWLNuOE4nsvfnJvquvfv9RgNg8MSSjUUg3qvd1KfCikFXz-vH-y4FNfEEUNbf597RXjtzIAmCxyi-9SFR0oQAE9ldxN/s320/20231218_182642.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Costa ovest di San Andres al crepuscolo<br />spazzata dal vento<br /></td></tr></tbody></table><br /><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a><p></p><div><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><div><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><div><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><div><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><div><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><div><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><div><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><div><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><div><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_-g7jqiUEpw4QEf0kGFs-sqlcE7SySAMvz-gdAlMw9zEFYXi2hIV_oX2UrLrMulf-6Ivdb_1HdmOZbYqhDXjdoeUSut8pW5DNQmhTZ5TesZSFFQRtr3jEiZQogaLx4DZ9Iygg93T5ilOsG76eBpiqf2ZqSJ50_rGSwTYSUkbsJIaoTCIH29hGOQbmn0JT/s4624/20231223_150050.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2084" data-original-width="4624" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_-g7jqiUEpw4QEf0kGFs-sqlcE7SySAMvz-gdAlMw9zEFYXi2hIV_oX2UrLrMulf-6Ivdb_1HdmOZbYqhDXjdoeUSut8pW5DNQmhTZ5TesZSFFQRtr3jEiZQogaLx4DZ9Iygg93T5ilOsG76eBpiqf2ZqSJ50_rGSwTYSUkbsJIaoTCIH29hGOQbmn0JT/w400-h180/20231223_150050.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il quartiere di Santo Domingo a Medellin</td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg"><br /></a></div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-GxZNzUff6h7s2nt_DvNK2XlQ1I3qtHZEihyQ1_rdA2QlMWtpKdgCwGMhnBL1TOc3CqUawIpY6qeevA3jHd5tMz2ExkIQKf9ilcdBk6LrWR5PL6Vehwd9JSluJAtyR7F4nYpFlccbI1UMwcfYqg1h4CUX6mOpQza7ovEe1BIKSCtXjsZxjipRPigNxsn3/s4624/20231230_103548.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2084" data-original-width="4624" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-GxZNzUff6h7s2nt_DvNK2XlQ1I3qtHZEihyQ1_rdA2QlMWtpKdgCwGMhnBL1TOc3CqUawIpY6qeevA3jHd5tMz2ExkIQKf9ilcdBk6LrWR5PL6Vehwd9JSluJAtyR7F4nYpFlccbI1UMwcfYqg1h4CUX6mOpQza7ovEe1BIKSCtXjsZxjipRPigNxsn3/w400-h180/20231230_103548.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il decrepito minibus Mercedes si surriscalda<br />in salita verso San Augustin</td></tr></tbody></table><br /><br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-16849817745482061982023-12-10T16:56:00.003+01:002023-12-20T16:50:05.942+01:00COP28 (Puntate 600 e 601 in onda il 5 e 12/12/23)<p><b>Puntata 600</b></p><p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj8HsRprGi8DaIpDwGmpRws7_ihPK22NinCBYDeEI1SZuIue2pyMBl6JsnH3bzWExV_gHfLrIEy7kx9L9-hxjcC0XJTKNO6-pa9_OjHguEB5nIQDkzzAiRos3YKWtAouRFoi45qgoOQIOFkd2stJeVtE0AS98mnTlqVLyq6l_hTSwOJvNM1iji0npBCjeRO" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="575" data-original-width="521" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj8HsRprGi8DaIpDwGmpRws7_ihPK22NinCBYDeEI1SZuIue2pyMBl6JsnH3bzWExV_gHfLrIEy7kx9L9-hxjcC0XJTKNO6-pa9_OjHguEB5nIQDkzzAiRos3YKWtAouRFoi45qgoOQIOFkd2stJeVtE0AS98mnTlqVLyq6l_hTSwOJvNM1iji0npBCjeRO=w181-h200" width="181" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sultan Al Jaber<br />il presidente della COP28</td></tr></tbody></table>È in corso mentre scrivo questa puntata la ventottesima conferenza delle parti ONU sul
clima a Dubai, presieduta dall’amministratore delegato dell’azienda petrolifera
emiratina che ha dichiaratamente progetti di aumento degli investimenti in
idrocarburi mentre la IEA, tra gli altri, ci dice che quelli incorso sono già
troppi rispetto agli obiettivi di transizione. (Lo stesso Al Jaber peraltro è
anche a capo di un’altra azienda che sta investendo in rinnovabili).<p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Tra i risultati che ci si attende dall’assise, che
verosimilmente saranno espressi con i soliti verbi enfatici e volitivi, ma non
prescrittivi, tipo “auspichiamo”, “aspiriamo”, “dichiariamo la necessità di”,
c’è:<o:p></o:p></p>
<ul style="text-align: left;"><li>L’obiettivo di triplicare le fonti rinnovabili di energia da qui al 2030, già proposto dal capo del Governo indiano in un recente G20 da lui presieduto (per l’India del resto è relativamente facile perché è all’inizio del processo e di rinnovabili ne ha ancora poche rispetto alla dimensione dell’economia).</li><li>La messa in funzione del fondo “loss and damage” già battezzato alla COP precedente ma non ancora finanziato, che mira a compensare i costi di adattamento dei paesi che più subiscono i danni del cambiamento climatico.</li><li>Un obiettivo di riduzione dell’uso di fonti fossili non compensate da tecnologie di neutralizzazione delle emissioni climalteranti attraverso loro separazione e confinamento.</li></ul><p class="MsoNormal">Il 2 dicembre a Dubai c’è stata Meloni che si è impegnata a
mettere 100 milioni di € nel fondo e che, secondo un logoro procedimento retorico,
ha invitato a una transizione che sia non “ideologica”, per evitare effetti
recessivi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ora, mi chiedo se sia più recessivo tentare di ritardare un
processo d’innovazione proteggendo gli interessi del settore delle fossili oppure cercare di primeggiare nelle tecnologie pulite destinate a
prendere sempre più la scena.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il non essere “ideologici” naturalmente corrisponde nella
nuova retorica alla prima scelta, cioè frenare, e quindi verosimilmente perdere
l’opportunità di essere leader nelle tecnologie che garantiranno la transizione
a emissioni climalteranti nulle o quasi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">È anche vero che gl’investitori e i consumatori sono spesso
più avanti della politica. Nei primi 10 mesi del 2023 l’Italia ha installato 4
GW di soli nuovi impianti fotovoltaici, oltre il doppio dello stesso periodo di
un anno prima, un risultato notevole ma ancora contenuto dalla difficoltà
autorizzativa sugli impianti più grandi e sull’eolico. Il tutto mentre un
decreto energia introduce varie deregulation in nome della sicurezza energetica
ma che si applicano, curiosamente, solo ad attività inerenti a quelle fossili.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><b>Puntata 601</b></p><p class="MsoNormal">Cifra tonda a Derrick con la puntata 600, questa, ma non c’è
molto da festeggiare stando alle notizie che arrivano da Dubai dove si svolge la
conferenza annuale sul clima dei quasi 200 paesi che partecipano alla
convenzione-quadro ONU per coordinarne le politiche.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Lo scenario di partenza già non è positivo, visto che i dati
provvisori di Carbon Project vedono per il 2023 un nuovo aumento delle
emissioni-serra globali a quasi 37 miliardi di tonnellate, oltre 1% in più dell’anno
prima, che non è certo il trend necessario per contenere a un grado e mezzo il
riscaldamento rispetto all’era preindustriale come i paesi della convezione si
sono impegnati a fare nelle precedenti assise.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Emissioni che arrivano soprattutto dalla combustione di
idrocarburi fossili, cioè carbone gas naturale e derivati del petrolio, ma
anche, ragguardevolmente, dalle emissioni di metano da agricoltura e da
attività minerarie ed energetiche. Quest’ultimo punto, in forma di impegno a
disperdere meno metano da parte delle aziende di petrolio e gas, rischia di
essere l’unico risultato rilevante di questa COP se non si riuscirà a trovare
un accordo per la riduzione dell’uso delle energie fossili.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Riduzione che non sembra considerata nel dimensionare gli
investimenti del settore, inclusi quelli dell’italiana Eni in violazione di
impegni presi dal nostro Paese alla COP26 di Glasgow. Investimenti ridondanti
rispetto a uno scenario di contenimento di queste fonti, come evidentemente
teme la stessa OPEC, che già in difficoltà per i prezzi del petrolio in calo e
per il non rispetto delle quote produttive di alcuni suoi membri si è rivolta
alla COP28 con una diffida all’introduzione di impegni di abbandono delle
energie fossili.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Il senso comune suggerisce che la mancata emancipazione dai
combustibili fossili sia motivata dalla loro economicità rispetto ad altre
energie. Ma si sbaglia, perché ignora i sussidi che vengono dati a queste fonti
con spesa pubblica, oltre il 7% del pil mondiale come calcola il Fondo Monetario
Internazionale, mentre per l’Italia il Ministero dell’Ambiente e della
Sicurezza Energetica stima gli aiuti pubblici alle fossili in oltre 20 miliardi
di € all’anno, quasi tutti in forma di facilitazioni fiscali, una cifra ben maggiore
di tutti i sussidi favorevoli all’ambiente.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Dati che per quanto ripetuti da studiosi e analisti (recentemente
per esempio su Lavoce.info da Alessia Fiorini ed Eleonora Trentini) sembrano
ignorati anche dai politici che abbracciano la retorica di una presunta
onerosità della transizione ecologica. E invece cosa c’è di più esoso e
inefficiente che dare più sussidi pubblici alle fonti fossili che a quelle
pulite?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal">Se alla COP28 si faranno passi avanti dipenderà come ogni
anno dalla capacità dei quasi 200 di trovare un accordo unanime. In un articolo
su Formiche, Corrado Clini auspica l’introduzione di decisioni a maggioranza
nelle COP. Terrebbe la convenzione se diventasse così impegnativa per i paesi più
scettici? Secondo un’intervista sul Sole 24 ore a Luca Bergamaschi,
condirettore del think tank ECCO con cui io stesso collaboro, non c’è alternativa
al pur faticoso multilateralismo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Corrado Clini su Formiche:<b> </b><span face="Arial, sans-serif" style="font-size: 12pt;"><a href="https://formiche.net/2023/12/cop28-multilateralismo-innovativo-clini/" rel="nofollow" target="_blank">https://formiche.net/2023/12/cop28-multilateralismo-innovativo-clini/</a></span></li><li>Sito della COP28: <a href="https://www.cop28.com/" rel="nofollow" target="_blank">https://www.cop28.com/</a></li><li>La puntata 601 è disponibile anche su YouTube qui: <a href="https://youtu.be/I4eAhwteyFE">https://youtu.be/I4eAhwteyFE</a></li></ul><p></p><p class="MsoNormal"><span face=""Trebuchet MS",sans-serif" style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-23318188350264515822023-11-19T22:09:00.003+01:002023-11-21T10:26:11.186+01:00Banalità artificiale? (Puntata 598 in onda il 21/11/23)<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxnEPghaMl1fE5_pJ6tZIPpO424H60KMPP2RGesaTC5ltI4Q-YeoCOTaf2k-JeV0o25z44yV0MQ9fzj0-W2T49LWoDFta5sWc2oBDeGbu5EE8RxDkQ5GDWBdKYRcezRJWZARcAAlXaCAYaGNu2k5XANvuELbXACzwktonKQybCnNjNO45-KWJNKJxI9BE0/s2312/20230908_093847.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2312" data-original-width="1302" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxnEPghaMl1fE5_pJ6tZIPpO424H60KMPP2RGesaTC5ltI4Q-YeoCOTaf2k-JeV0o25z44yV0MQ9fzj0-W2T49LWoDFta5sWc2oBDeGbu5EE8RxDkQ5GDWBdKYRcezRJWZARcAAlXaCAYaGNu2k5XANvuELbXACzwktonKQybCnNjNO45-KWJNKJxI9BE0/s320/20230908_093847.jpg" width="180" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Edificio incompiuto<br />in un'isola delle Maldive</td></tr></tbody></table>“Serve una cabina
di regia!”, “Ce la possiamo fare con la collaborazione costruttiva di tutte le
istituzioni e della società civile”, “Dobbiamo portare l’alta velocità a
Moncalvo!” (Dove al posto di Moncalvo mettete qualunque area d’Italia che
secondo il politico di turno ha bisogno di diventare un hub di alta velocità
oltre che naturalmente di avere il suo aeroporto internazionale e la sua
autostrada e la sua università).<p></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Quante volte
sentiamo banalità del genere (o cretinate, scegliete voi) dai politici?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">E nel mondo del
lavoro non va meglio. In quanti convegni vediamo relatori mettere insieme
sequenze di frasi fatte che sembrano concepite solo con il fine di non
rischiare alcun errore, ossia di non dire niente che possa essere inatteso e
non condiviso da qualcuno in platea e quindi creare potenzialmente grane.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Produrre questi
contenuti d’arredamento è un lavoro di interpolazione di parole o narrazioni già
sentite, che si considerano adatte al contesto. Un lavoro simile a quello che
fanno le applicazioni che oggi chiamiamo di intelligenza artificiale:
masticazione di espressioni (verbali, acustiche, visive) già viste e loro
riproposizione in nuove sequenze con qualche adattamento al nuovo contesto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Leggo in un articolo
sull’Economist (link sotto) della terza settimana di novembre 2023 che la piattaforma di
ebook di Amazon ha recentemente limitato a tre al giorno (sic) il numero di
libri autoprodotti pubblicabili da un singolo autore. Anche sulle piattaforme
di streaming musicale il materiale in arrivo si è moltiplicato grazie agli
strumenti di intelligenza artificiale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Si tratta di una
minaccia per gli artisti in carne e ossa?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Non, scrive
l’Economist, per quelli molto noti, che nel mare di prodotti rimasticati e
scarsamente innovativi o distinguibili costituiscono una sorta di porto sicuro
per chi acquista opere d'ingegno. Se mai, il problema delle star è quello
di non riuscire a controllare i prodotti di contraffazione di sé, che sempre
grazie all’intelligenza artificiale è possibile generare creando performance
nuove, per esempio far dire o cantare a un certo volto o a una certa voce nuove
cose, attraverso sorte di avatar. I quali possono moltiplicare le opportunità
commerciali degli artisti famosi sempre che loro riescano a regolamentare le
proprie moltiplicazioni e farsene pagare i diritti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Quando mi sono
laureato nel 1996 in economia industriale ho fatto una tesi sul mercato
nascente delle televisioni commerciali in Italia che analizzava i trend del
settore anche in altri paesi dove il fenomeno era partito prima. Curiosamente,
emergeva che malgrado la tecnologia allora permettesse una moltiplicazione dei
canali commerciali, quelli generalisti vedevano suddividere lo share tra pochi
canali che erano quelli in grado di assoldare i volti più noti. In altri
termini, a fronte della disponibilità di una scelta enorme e spesso di qualità
bassa gli ascoltatori finivano per concentrarsi nei porti sicuri delle firme
già note.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Parlando di
televisione, non è certo detto che i volti noti siano quelli che hanno qualcosa
da dire di innovativo o intelligente, anzi. Però è significativo come per il
pubblico l’investimento di cercare cose di qualità nel mare dell’offerta tenda
a diventare poco sostenibile, fino a ridurre l’investimento nello scouting, con
notevole rischio per l’evoluzione culturale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Un altro trend
che mi sembra emerga dal successo delle nuove applicazioni di A.I. è qualcosa
che mi rallegra molto. Questo: i produttori di contenuti ovvi sono destinati a
essere sostituiti da un software. Chessò: la pubblicazione di un post buonista
su linkedin per raccontare quanto l’azienda X investa sui giovani,
sull’innovazione o sulla sostenibilità è qualcosa che mi aspetto faranno sempre
più spesso degli algoritmi. Così come sospetto che saranno solo altri algoritmi,
quelli dei profili fake, a leggerle. </span></p><p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Produttori di banalità: preparatevi ad
essere costretti a trovarvi un altro lavoro!<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;"><br /></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;"><b>Link</b></span></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>L'articolo citato dell'Economist: <a href="https://www.economist.com/briefing/2023/11/09/now-ai-can-write-sing-and-act-is-it-still-possible-to-be-a-star" rel="nofollow" target="_blank">https://www.economist.com/briefing/2023/11/09/now-ai-can-write-sing-and-act-is-it-still-possible-to-be-a-star</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-17115789121983051952023-11-15T20:27:00.000+01:002023-11-15T20:27:23.873+01:00In bici per la val di Serra (Puntata 597 in onda il 14/11/23)<p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihVLxfsbNYQZLt3tadlw7CnYj-1svB-nGcE3h9O8e2B3rJSLJNrof9WnSiTggHBjwLJQv0ZEuTdbF3kOwqEuRZxP5Jbde_Wu_dZz4RjvN3mkFoyjpj9AuYBYeJa9caB-Y0HUJRHUP6M6yWRwl7n3yUhvptHpnb9pNQp_qaNlwe5ER8R4EHDh7mRsMPqwPO/s4032/Discesa%20da%20val%20Serra%20verso%20Spoleto%20130620%20(5).HEIC" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="4032" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihVLxfsbNYQZLt3tadlw7CnYj-1svB-nGcE3h9O8e2B3rJSLJNrof9WnSiTggHBjwLJQv0ZEuTdbF3kOwqEuRZxP5Jbde_Wu_dZz4RjvN3mkFoyjpj9AuYBYeJa9caB-Y0HUJRHUP6M6yWRwl7n3yUhvptHpnb9pNQp_qaNlwe5ER8R4EHDh7mRsMPqwPO/s320/Discesa%20da%20val%20Serra%20verso%20Spoleto%20130620%20(5).HEIC" width="320" /></a></div>Lo scorso sabato 4 novembre viaggiavo in treno con bici al
seguito sulla tratta ferroviaria Ancona-Roma. Una linea che merita il viaggio
anche solo per guardare fuori dal finestrino.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal">Concepita a metà ‘800 dallo Stato della chiesa per collegare
l’allora suo porto principale, è stata poi completata quando in buona parte ormai
si trovava nel regno d’Italia e addirittura nel 1870 minata dalle truppe del Papa
per ritardare la presa di Roma. La linea è ancora a binario unico nelle sue
parti più difficili e belle, in particolare i due valichi di Fossato tra Marche
e Umbria e della val Serra a nord di Terni.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Del primo ho già parlato nelle puntate che linko in basso in questo articolo: poco sopra alla ferrovia passa l’antico
valico automobilistico oggi sostanzialmente abbandonato e di fatto meraviglioso
percorso ciclabile, e sotto, in nuove gallerie, la superstrada Ancona-Perugia
recentemente potenziata. Ci sono progetti già approvati di modernizzare questa
parte della linea ferroviaria con un tunnel più basso che ospiti due binari. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Anche il valico della val di Serra è destinato a un
raddoppio con un nuovo tracciato per almeno un nuovo binario, ed è di questa parte
del percorso che voglio parlare oggi, e la consiglio a tutti i vagabondi in
bici.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sono sceso dal treno a Spoleto e ho fatto la strada verso
Acquasparta fino a Boiano, da dove ho deviato a Sud verso il piccolo abitato di
Crocemaroggia dopo il quale fino a ben oltre il valico avrei incrociato solo un
motociclista che procedeva tranquillo e si godeva come me il profumo e l’aria
chiara dopo giornate di pioggia. Proseguendo verso sud la strada ormai
strettissima sale severamente in mezzo ai boschi con qualche tornante angusto,
raggiunge una piccola pieve e continua l’ascensione fino al punto più alto che
precede di poco un bivio dove si prende una sterrata che precipita giù fino ai
pressi di Giuncano, nella val di Serra, dove il treno emerge da un tunnel.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La sterrata ha ancora segnali stradali che fanno pensare a
un passato con un po’ di traffico automobilistico. Ora è adatta solo ai
fuoristrada, mentre auto e camion tra Terni e Spoleto percorre un valico una
ventina di chilometri più a est, quello della via Flaminia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">A Giuncano c’è una stazione ferroviaria attrezzata anche per
l’incrocio dei treni, e vi staziona un mezzo di manutenzione della linea, ma i convogli
non vi fanno più servizio da anni dopo il lento inesorabile calo del traffico
in partenza e arrivo da qui. Il mezzo di manutenzione potrebbe essere
intervenuto un paio d’anni fa, quando una frana sorprese un treno che la
investì, deragliò e dovette poi essere sollevato per riposizionarlo sui binari.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Annunciano Giuncano scalo per chi arriva dal valico due
misteriosi edifici residenziali gemelli forse anni Sessanta dall’aria popolare
che potrebbero aver ospitato ferrovieri o cantonieri, o minatori, chi lo sa.
(Se tra gli ascoltatori qualcuno conosce la storia dello scalo di Giuncano,
sappia che sarei felice di saperne di più anche io).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p>Dopo l’omaggio alla stazione deserta (era chiusa anche la
vicina farmacia che però ha un defibrillatore self-service a disposizione dei
passanti, che per fortuna non mi è ancora servito) mi sono messo una giacca in
più e ho proseguito verso Terni. La strada a questo punto torna a essere ampia
e tra i curvoni della valle che più in basso diventa acuta mi sono lasciato
scivolare fino alla città in tempo per una sosta in trattoria prima di
riprendere un treno per Roma. Dopo la val di Serra, Terni sembra una metropoli,
e nel ristorante pieno di famiglie per il pranzo del sabato la mia mise era piuttosto
inadeguata.</p><p><b><br /></b></p><p><b>Link</b></p><p></p><ul style="text-align: left;"><li>La puntata sul vecchio valico di Fossato (e altro): <a href="https://derrickenergia.blogspot.com/2019/09/le-infrastrutture-inutili-che-piacciono.html">https://derrickenergia.blogspot.com/2019/09/le-infrastrutture-inutili-che-piacciono.html</a></li><li>Tutte le "camminate (im)possibili" di Derrick:<br /><a href="https://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Camminate%20%28im%29possibili">https://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Camminate%20%28im%29possibili</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-8956373760576625092023-11-07T10:01:00.002+01:002023-11-07T13:16:16.831+01:00In bici da Falconara Marittima a Fano (Puntata 596 in onda il 7/11/23)<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="text-align: right;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxzOZLvNND7_v0RG2n17xwmM5DDIcnuo4qK2-jjlQx9rhAPNVDpjWXDHDW8gB1ykoRRM8j1D4SLZB8jZsuCuI8wcXXnSqcbnQlmrlA34IjegcuxIpX25nNbrE2zg5spSsNSOjzjlsc_ENvVXDAgCZWteiPw77CJI3Sn2rbqOMRwyt_q06UlcXzUqaxypDb/s1107/Screenshot%202023-11-07%20094504.png" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="736" data-original-width="1107" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxzOZLvNND7_v0RG2n17xwmM5DDIcnuo4qK2-jjlQx9rhAPNVDpjWXDHDW8gB1ykoRRM8j1D4SLZB8jZsuCuI8wcXXnSqcbnQlmrlA34IjegcuxIpX25nNbrE2zg5spSsNSOjzjlsc_ENvVXDAgCZWteiPw77CJI3Sn2rbqOMRwyt_q06UlcXzUqaxypDb/w400-h266/Screenshot%202023-11-07%20094504.png" width="400" /></a></div><div style="text-align: left;"><i>Questa puntata è disponibile anche su Youtube: <br /><a href="https://youtu.be/x5oQua5Cgp8?si=tcTijCR0R3YD1ueE" target="_blank">https://youtu.be/x5oQua5Cgp8?si=tcTijCR0R3YD1ueE</a></i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Per il ciclo le camminate impossibili, racconterò in due puntate
i miei vagabondaggi ciclistici dello scorso finesettimana per indagare, come ogni
tanto capita qui, la fattibilità di muoversi in bici o a piedi fuori
dalle principali arterie stradali automobilistiche.</div></div><p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Avendo un impegno a Fano, sono partito con bici al seguito in
tre<br />no da Roma con destinazione Falconara Marittima (del bellissimo percorso
ferroviario di questa tratta parleremo nella prossima puntata). A Falconara,
anziché proseguire per la linea Adriatica verso nord, sono salito in sella alla
bici per percorrere lungo la costa i poco più di 40 chilometri fino a Fano.<o:p></o:p></p><p></p><p></p>
<p class="MsoNormal"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvTM1QpNlgT96EOfRmh32N_DAdCq0aLDPoPai28ym15jlrwRKrq_X4NcOPCkKf8Vg1vOSeLM4gibmHyKz1uXo8CtYgADGXu37iERIBGuLMyngr_wwv5F7qnZKCnV-5O6hORgy33ALkvmDhMiRSNqyT-6ISiSriwNhjRgDe6ljiFeGd-F4GVu82KnS7YvGo/s4624/20231103_115408.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2604" data-original-width="4624" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvTM1QpNlgT96EOfRmh32N_DAdCq0aLDPoPai28ym15jlrwRKrq_X4NcOPCkKf8Vg1vOSeLM4gibmHyKz1uXo8CtYgADGXu37iERIBGuLMyngr_wwv5F7qnZKCnV-5O6hORgy33ALkvmDhMiRSNqyT-6ISiSriwNhjRgDe6ljiFeGd-F4GVu82KnS7YvGo/s320/20231103_115408.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Passaggio (chiuso) sopra Falconara</td></tr></tbody></table>Un violento vento contrario mi farà faticare malgrado la
distanza non lunga, ma anche uscire da Falconara sulla costa non è comodo,
mentre nel cielo tuona un aereo appena decollato dal vicinissimo aeroporto. La
grande raffineria API, che occupa una vasta area fronte mare<br />, non è valicabile
se non dalla ferrovia che ne taglia la parte più a monte. Ma nemmeno subito a
Nord c’è un lungomare, e la strada più a ridosso della costa, tra la ferrovia e
gli edifici in un dimesso quartiere residenzial-balneare chiamato Rocca Mare, termina
verso un prato costiero post-industriale il cui accesso è chiuso da una catena
a fianco a un cartello con scritto “area ex Montedison”. Potrebbe essere una
zona in attesa di bonifica. Siccome non voglio tornare indietro per poi fare un
tratto di statale Adriatica, vìolo la catena e percorro una specie di greto
sassoso a fianco alla ferrovia, incoraggiato da altre tracce di bici e dalle
indicazioni del navigatore per escursionisti. Tra parentesi: quando cammino o
vado in bici sono frequentissimi i casi in cui attraversare aree private mi
sembra la cosa più razionale.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal">Giunto a Marina di Montemarciano la situazione migliora
grazie alla presenza di strade lungo il mare fino a Senigallia, dove inizia una
vera e propria pista ciclabile urbana divisa della spiaggia solo dagli
stabilimenti balneari e che finisce prima del fiume Cesano, superabile solo sul
ponte della statale.<o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfLxZl-YXcxCGx_L7VZFb9fPDeKkhWjpC6B7DEOiHTxeSmwO2SB__tl89pipBTZiQMqvWcMb3oSE-Vuo3nKT90cqs61JZ_FiqksvO4RLgsewoWzE0IS0SYNe8mmuxfehBP3zISS7eXu02RxoHtvNsBZ3GAdH28CC0t-cp5JFeM-Y5jo1Sjs2DnH_8JTcsj/s4000/20231103_143557.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2250" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfLxZl-YXcxCGx_L7VZFb9fPDeKkhWjpC6B7DEOiHTxeSmwO2SB__tl89pipBTZiQMqvWcMb3oSE-Vuo3nKT90cqs61JZ_FiqksvO4RLgsewoWzE0IS0SYNe8mmuxfehBP3zISS7eXu02RxoHtvNsBZ3GAdH28CC0t-cp5JFeM-Y5jo1Sjs2DnH_8JTcsj/s320/20231103_143557.jpg" width="180" /></a></div><p></p>
<p class="MsoNormal">A nord del fiume ben presto si arriva a Marotta che è tutta
ciclabile grazie a uno spazio riservato sulla sede stradale del lungomare,
mentre Torrette di Fano, subito più a Nord, ha un fronte di edifici di seconde
case costruiti a ridosso della spiaggia negli anni degli scempi edilizi, e
quindi in bici (o a piedi) o si passa in spiaggia costeggiando accessi ostentatamente
sbarrati, oppure lungo un’unica strada tra edifici e ferrovia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Tra dune artificiali di sabbia per proteggere dalle mareggiate
e tratti forse di pertinenza dei condomìni fronte mare di Torrette di Fano, l’unica
persona che ho trovato sulla sabbia scura di umidità mentre cercavo zone in cui
le ruote non mi affondassero è stata una ragazza che con aria ispirata raccoglieva
e osservava conchiglie.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Poco a nord di Torrette le cose peggiorano ulteriormente,
perché arrivati a un ultimo edificio sul mare, moderno stavolta, non c’è altra
scelta che sottopassare la ferrovia con un angusto pertugio pedonale e
proseguire per circa tre chilometri sulla statale 16, costeggiando tra le altre
cose un campeggio che forse non permette ciclabili, fino a varcare il ponte sul
Metauro con le sue due torri littorie e finalmente tornare a pedalare vicino al
mare ormai in prossimità del centro di Fano.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Insomma, tra Ancona e Fano, la viabilità per le bici non è
all’altezza di altri percorsi adriatici più a sud nelle Marche o in Abruzzo
(invito a riascoltare il reportage qui su Derrick dalla ciclabile dei trabocchi).
Le cose migliorano da Fano verso Pesaro, a Nord, dove la ciclabile c’è senza
interruzioni da un decennio (anche se nel lato fanese addossata alla statale) e
conduce nel capoluogo che con il sindaco Ricci ha fatto della rete di ciclabili
un vanto della città (battezzandola “bicipolitana” per le sue varie linee colorate
e numerate come in una metropolitana).</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-26262107561366626052023-10-30T23:53:00.001+01:002023-11-07T09:36:17.424+01:00Il buco del gas (Puntata 595 in onda il 31/10/23)<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoMWdkJExbaL4RkV0eH6D70garPbx_TtMF28k2MJck0umiXj1tm_5TQH1pTM9jfqCOLuQub0ir3ij4i3GvvjXtifO8Y_Itq3eHc5lbzrY_PukobEHcmKiIeaqWc7Jg4HY4NQm8yL4F5NNQwQptGq602W0FulyWm9fvQpffqcjV_g2vYdZ6yBQBZPM4plCP/s3456/20230509_084746.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Cuscinetti a rullo" border="0" data-original-height="3456" data-original-width="3456" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoMWdkJExbaL4RkV0eH6D70garPbx_TtMF28k2MJck0umiXj1tm_5TQH1pTM9jfqCOLuQub0ir3ij4i3GvvjXtifO8Y_Itq3eHc5lbzrY_PukobEHcmKiIeaqWc7Jg4HY4NQm8yL4F5NNQwQptGq602W0FulyWm9fvQpffqcjV_g2vYdZ6yBQBZPM4plCP/w200-h200/20230509_084746.jpg" title="Cuscinetti a rullo" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cuscinetti a rullo</td></tr></tbody></table>Mentre nel 2022 i consumatori italiani residenziali e
professionali reagivano ai prezzi eccezionali del gas consumandone molto meno
che in passato, il sistema istituzionale dell’energia faceva il contrario. <p></p><p>Comprava cioè gas a qualunque prezzo per metterlo negli stoccaggi e scongiurare
un qualche razionamento. Razionamento che appunto stavano già esercitando
volontariamente i consumatori per proteggersi dalla bolletta fuori controllo. O, se preferite, era la mano invisibile del mercato che stava occupandosi di
ridurre i consumi, il che è la stessa cosa.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In seguito a decisioni d’urgenza del Governo, il gestore dei
Servizi Energetici (GSE), l’agenzia che si occupa di amministrazione di molte
delle attività economiche dell’energia interessate da forme di intervento
pubblico, di concerto con Snam e con la Cassa conguagli del settore energetico ha
comprato gas al prezzo medio di oltre 220 €/MWh (oggi vale sui 40 e prima della
crisi anche la metà). Acquisti finanziati da un prestito dello Stato che visto
il calo del prezzo si è trasformato in gran parte in una perdita che oggi pesa
sulle bollette (o sulla fiscalità generale) future. Il GSE ha già realizzato
circa 900 milioni di perdite rivendendo quel gas, ma se includiamo quelle non
ancora realizzate (perché su gas ancora di proprietà pubblica) si arriva a
circa 4 miliardi di buco ai prezzi attuali.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Difficile non pensare che quegli acquisti a qualunque prezzo
non abbiano contribuito a tenere alti i prezzi in una fase in cui i venditori
avevano in mano il mercato grazie alle paure di razionamento. Se è così, la
tattica dell’accaparramento si è in parte creata il buco da sola.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">L’unica prospettiva che ridurrebbe il debito sarebbero
prezzi di nuovo alti per permettere a quel gas di essere rivenduto con meno
perdita. Ma in tal caso pagheremmo di più la bolletta dei prossimi consumi.
Come dire: ci siamo assicurati un costo alto qualunque cosa succederà. Anche
chi coscienziosamente ha ridotto i propri prelievi per proteggersi dai prezzi
della fase acuta della crisi rischia di ritrovarsi presto a pagare il conto di
un gas che non ha mai né acquistato né consumato.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">A ben vedere non c’è un unico modo possibile di riversare sui
cittadini il danno. Potrebbero essere i consumatori futuri di gas a pagare in
bolletta i quattro miliardi sul prezzo del gas. Si tratterebbe forse della
soluzione meno irragionevole, che permetterebbe a chi è diventato più
efficiente nei consumi di subire un danno inferiore. Oppure potrebbero essere
anche i consumatori elettrici a pagare, cosa non insensata visto che la metà
circa dell’elettricità prodotta in Italia viene ancora dal gas e che quindi era
anche la sicurezza di fornitura elettrica che il Governo Draghi pensava di
tutelare indebitando la comunità.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La soluzione più iniqua infine potrebbe essere quella di
socializzare le perdite attraverso la fiscalità generale. Come dire: anche se
tu consumatore di energia hai fatto la cosa giusta risparmiando durante la
crisi, e magari hai investito in apparecchi che ti hanno reso strutturalmente
più efficiente, anche se hai installato impianti di produzione da fonti
rinnovabili investendo - tu sì - in resilienza energetica e quindi contribuendo
ad abbassare i prezzi per tutti, non importa: pagherai comunque con le tasse il
conto di una presunta sicurezza che tu in realtà ti sei procurato da solo e in
modo ben più lungimirante rispetto ad accaparrare gas nel momento peggiore
della storia.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Un articolo sullo stesso tema di Marco Dell'Aguzzo per Start Magazine:<br /><a href="https://www.startmag.it/energia/gas-snam-gse/" rel="nofollow" target="_blank">https://www.startmag.it/energia/gas-snam-gse/</a></li><li>Questa puntata si può ascoltare anche su YouTube: <a href="https://youtu.be/WzfR2FEmIMQ" target="_blank">https://youtu.be/WzfR2FEmIMQ</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-40036573228315061322023-10-24T00:40:00.001+02:002023-10-24T00:40:38.803+02:00I consumi energetici dopo la crisi (con Leonardo Santi) (Puntata 594 in onda il 24/10/23)<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhSWKseRO2JGn1m5to1bYFaN9ZYlqC_adB3rUhZcnKODmhrQX_b08oGXbropRq716heQNLTuTrg-WDHB0FAJY2AJsLtYZmLsWJKOhrvZ_rW6PdsEiX1B1CT7LiBqFAbO_qqkMP8lSrgCQ0CJnW1zRfgMvtuyL9aJlZjJDhox62So0FF2bSQkKs2BzfBegwL" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="3468" data-original-width="4624" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhSWKseRO2JGn1m5to1bYFaN9ZYlqC_adB3rUhZcnKODmhrQX_b08oGXbropRq716heQNLTuTrg-WDHB0FAJY2AJsLtYZmLsWJKOhrvZ_rW6PdsEiX1B1CT7LiBqFAbO_qqkMP8lSrgCQ0CJnW1zRfgMvtuyL9aJlZjJDhox62So0FF2bSQkKs2BzfBegwL" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Chiesa di Spormaggiore (TN)</td></tr></tbody></table>Ai microfoni di Derrick Leonardo Santi presidente di AIGET, associazione dei grossisti e trader di energia italiani, che ci dice come sono cambiati i consumatori di energia dopo lo shock della crisi e dei superprezzi. [Spoiler: sono diventati più attenti al prezzo e pronti al risparmio energetico]:</p><p> <a href="https://youtu.be/e3503PHVfS8?si=zm9h1_IlHDq6LnPH" target="_blank">https://youtu.be/e3503PHVfS8?si=zm9h1_IlHDq6LnPH</a></p><p></p><p class="MsoNormal">Se Leonardo Santi di AIGET auspica incentivi per le pompe di
calore, immagino tra gli ascoltatori di Derrick serpeggiare l’obiezione che è
insostenibile diffondere le innovazioni con debito pubblico. E in effetti io
inizierei, come lo stesso ministro Pichetto Fratin ha auspicato, con il
tagliare gli incentivi alle fonti fossili di energia, più alti di quelli alle
fonti sostenibili a detta dello stesso Governo, incentivi alle fonti fossili
che oltre a caricare bollette e conti pubblici riducono la competitività delle
altre fonti rendendo necessario incentivarle di più, in un circolo vizioso. Un
esempio recente per tutti: l’IVA ridotta e l’annullamento degli oneri in
bolletta sul gas, entrambi prorogati indipendentemente dalla povertà energetica
di chi ne fruisce, costano e remano contro efficienza e pompe di calore.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Il sito di AIGET: <a href="https://www.aiget.it/it/index.html" rel="nofollow" target="_blank">https://www.aiget.it/it/index.html</a></li><li>Tutte le puntate di Derrick sulla fiammata dei prezzi dell'energia 2022: <a href="https://derrickenergia.blogspot.com/2021/09/impennata-dei-prezzi-elettrici-fine.html">https://derrickenergia.blogspot.com/2021/09/impennata-dei-prezzi-elettrici-fine.html</a></li></ul><p></p><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-76449080103941173992023-10-15T17:11:00.010+02:002023-10-17T17:22:24.306+02:00La sbornia degli aeroporti di vicinato: il caso Parma (Puntata 593 in onda il 17/10/23)<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiQYRVh3Sn6g06_qkSsY9sSl0AFW6QWeRSIN5D5fxWwm2wNPP7BJNV0s7YNeTy-dVZtS0CgiA9WMLEuuNMp3tGtzLk-UUwAyd0nzpkbNXhxgti1ZSXDz3wnL27iBERt1PHL1pMkWDDZVnn7ItY4NOfHpvfmitI7Ae_g7T-qnMxRLEUIrWiYXEqwaerxTM6m" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Piano di sviluppo dell'aeroporto di Parma" data-original-height="606" data-original-width="950" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiQYRVh3Sn6g06_qkSsY9sSl0AFW6QWeRSIN5D5fxWwm2wNPP7BJNV0s7YNeTy-dVZtS0CgiA9WMLEuuNMp3tGtzLk-UUwAyd0nzpkbNXhxgti1ZSXDz3wnL27iBERt1PHL1pMkWDDZVnn7ItY4NOfHpvfmitI7Ae_g7T-qnMxRLEUIrWiYXEqwaerxTM6m=w400-h255" title="Pista dell'aeroporto di Parma prima e dopo allungamento" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dalla relazione tecnico-descrittiva<br />del piano di sviluppo dell'aeroporto di Parma</td></tr></tbody></table>Un marziano che si facesse un’idea dell’Italia solo
osservando la numerosità e vicinanza tra loro dei nostri aeroporti probabilmente
immaginerebbe un territorio tormentato da foreste inestricabili o assenza di
infrastrutture stradali e ferroviarie alternative ai viaggi in aereo.<p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">La storia dei bilanci regionali è piena di sussidi ad
aeroporti di vicinato in perdita cronica, sussidi dati implicitamente o
esplicitamente anche alle compagnie aeree che li frequentano, come la Ryanair
tanto invisa al Governo in carica. Ma anziché gettare la spugna, finché si
tratta di soldi pubblici tipicamente le amministrazioni rilanciano, come nel caso
dell’aeroporto di Parma per cui il comune ha recentemente deliberato, e la conferenza
dei servizi ne ha iniziato l’analisi, una proposta di sviluppo del valore di oltre 20 milioni (12 sarebbero a
carico della regione) per l’allungamento di mezzo chilometro della pista e
l’estensione delle aree logistiche.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Diamo un’occhiata al contesto del settore. Come sta
evolvendo la domanda di viaggi aerei?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">È molto forte dalla fine del covid soprattutto per i viaggi turistici.
La domanda di aeromobili oggi è talmente elevata da aver permesso a
Boeing di superare relativamente indenne uno degli errori di progettazione più
scandalosi della storia aeronautica costato due incidenti catastrofici e
all’europea Airbus di avere il problema di soddisfare gli ordini. Il mercato sta anche cambiando qualitativamente, con maggior domanda di collegamenti
punto a punto anziché tra grandi hub alimentati da voli regionali, da cui la perdita di interesse delle compagnie verso gli aerei
giganteschi come l’Airbus A380.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Giusto quindi investire in aeroporti di vicinato
rendendoli adatti ad aerei a fusoliera larga di medie dimensioni come punta a
fare Parma? Beh, dipende.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Oggi si producono anche aerei a fusoliera stretta (quelli con un solo
corridoio, per intenderci) in grado di attraversare l’Atlantico grazie all'aumentata efficienza, cosa fino a poco fa
inimmaginabile. Si può andare in Australia da Roma volando con compagnie
low cost su questi aerei con solo due scali. A maggior ragione non
è più vero che i voli intercontinentali da aeroporti a ridotto bacino d’utenza
richiedano necessariamente infrastrutture per aerei a fusoliera larga.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ma soprattutto non si capisce come lo stesso Paese possa
investire contemporaneamente nell’alta velocità ferroviaria, nelle autostrade
(dove gli investimenti recenti e previsti gridano vendetta per l’incoerenza
rispetto ai trend e alle tecnologie di trasporto attese, punto che riprenderemo
in una prossima puntata spero) e negli aeroporti di vicinato.</p><p class="MsoNormal">Lo stesso
marziano di prima, messo al corrente di questo, potrebbe pensare che l’Italia nuoti
nell’abbondanza di soldi pubblici e territorio da cementificare.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">È la solita sbornia di infrastrutture a spese di
contribuente e ambiente. Nella relazione tecnico-descrittiva del nuovo
aeroporto di Parma si legge che ha senso introdurvi il traffico
cargo anche grazie alle sinergie con la progettata autostrada Cispadana, che
aspira a collegare il modenese con Ferrara. Come dire: un progetto
infrastrutturale ridondante ne giustifica un altro.<o:p></o:p></p><p>
</p><p class="MsoNormal">Ringrazio Marco
Maria Freddi, già consigliere comunale a Parma, per avermi informato sulla
questione, e come sempre sono felice di ricevere altre informazioni o
controdeduzioni o critiche da soggetti interessati ed esperti.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Documentazione al vaglio della commissione VIA per l'approvazione dell'estensione dell'aeroporto di Parma: <a href="https://www.mit.gov.it/nfsmitgov/files/media/conferenza-servizio/2022-01/Allegato%201%20-%20Elenco%20elaborati.pdf" rel="nofollow" target="_blank">https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/6878/9619?pagina=7</a></li><li>Questa puntata, in una versione leggermente meno diplomatica, si può ascoltare anche su YouTube: <a href="https://www.youtube.com/watch?v=ngxmL-SmNeI">https://www.youtube.com/watch?v=ngxmL-SmNeI</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-19803386982852738662023-10-10T09:22:00.000+02:002023-10-10T09:22:02.292+02:00Permanenza dei sussidi alle bollette (Puntata 592 in onda il 10/10/23)<p class="MsoNormal"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0HNFcGBWG1ghZW3_LqPLLpVQJaxHaBjk6l9uUV6c6NL-1-6qhtUtXqIkc5WdhoHzyZiHQBJ9bp-G4CwcJKc4DzJjsQH_5RQnNk_5mukYV46CTdzrJofuJ_cr3Rk3yvZUsuDvRa0waudrqCiGR1tDHK_kfqGWi3vhaXHsrcoPlpW_WH0w8qxFcE8qD8-Xp/s4624/20230829_191040.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4624" data-original-width="3468" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0HNFcGBWG1ghZW3_LqPLLpVQJaxHaBjk6l9uUV6c6NL-1-6qhtUtXqIkc5WdhoHzyZiHQBJ9bp-G4CwcJKc4DzJjsQH_5RQnNk_5mukYV46CTdzrJofuJ_cr3Rk3yvZUsuDvRa0waudrqCiGR1tDHK_kfqGWi3vhaXHsrcoPlpW_WH0w8qxFcE8qD8-Xp/w240-h320/20230829_191040.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dispenser-caricatore di batterie<br />per veicoli elettrici leggeri<br />fotografato da Derrick a Taiwan </td></tr></tbody></table>Non abbiamo ancora commentato
qui la quinta edizione del Catalogo dei sussidi dannosi e favorevoli
all’ambiente (link sotto) che il Governo ha diffuso qualche tempo fa sulla base dei dati
fino al 2021. Non lo abbiamo fatto anche perché i numeri che emergono (oltre 21
miliardi/a di sussidi dannosi contro oltre 18 di favorevoli) non sono molto
diversi da quelli degli anni subito precedenti e soprattutto perché saranno i
numeri 2022 a essere ancora più significativi, perché ci diranno quanto gli
aiuti alle bollette di famiglie e aziende avranno peggiorato la situazione (prevedere
il peggioramento è facile visto che per ora la maggior parte dell’energia che
consumiamo è o deriva da fonti fossili e che gli aiuti alle fossili sono
generalmente considerabili dannosi all’ambiente).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In questo contesto, e in quello delle tensioni sullo spread
che rendono certo critica la necessità di non sperperare soldi pubblici, si
inserisce la valutazione in parlamento della conversione del decreto-legge (link sotto) che
a fine settembre, proprio giusto in tempo per la scadenza di alcune delle
misure, ha proseguito una serie di strumenti economici di supporto ai clienti
di energia in termini di sconti in tariffa, sconti fiscali e sussidi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Alcune delle estensioni sono a mio avviso imperdonabili,
come l’IVA al solo 5% sul gas e la fiscalizzazione della componente di oneri
generali delle bollette. Imperdonabili perché non legate a un effettivo stato
di bisogno e nemmeno a prezzi di mercato eccezionalmente alti com’erano nelle
fasi più acute della crisi, e disincentivanti rispetto al risparmio d’energia.
Un esempio che faccio spesso è questo: perché mai i contribuenti dovrebbero
rinunciare alla mia IVA sul gas se io non sono indigente, pagando tanto più in
termini di mancato gettito IVA quanto più gas io consumo?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Altre estensioni del decreto le trovo invece ragionevoli,
come quella del bonus bollette che va alle famiglie con una situazione di
patrimonio e reddito critica anche in misura della loro numerosità e, per il
gas, del clima in cui vivono. Benissimo. Ma a maggior ragione che senso hanno
gli sconti di cui sopra su IVA e oneri?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p>Apprezzabile poi che i sussidi alle aziende energivore siano
corretti per non essere più a pioggia ma legati ad azioni delle aziende
beneficiarie in termini di efficientamento energetico e transizione verso l’uso
di fonti energetiche senza danno al clima. Quella della vittimizzazione
generalizzata delle aziende energivore in un contesto di prezzi alti
dell’energia è un errore in cui tende a cadere la politica, laddove in molti
casi le stesse aziende possono traslare (sebbene con possibili ritardi) il
maggior costo sui prodotti finali.</p><p><br /></p><p><b>Link</b></p><p></p><ul style="text-align: left;"><li>Quinta edizione del Catalogo del sussidi dannosi del Governo:<br /><a href="https://www.mase.gov.it/pagina/catalogo-dei-sussidi-ambientalmente-dannosi-e-dei-sussidi-ambientalmente-favorevoli" target="_blank">https://www.mase.gov.it/pagina/catalogo-dei-sussidi-ambientalmente-dannosi-e-dei-sussidi-ambientalmente-favorevoli</a></li><li>DECRETO-LEGGE 29 settembre 2023, n. 131: <a href="https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-09-29&atto.codiceRedazionale=23G00141&elenco30giorni=false" target="_blank">https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-09-29&atto.codiceRedazionale=23G00141&elenco30giorni=false</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-46107739513677534742023-10-02T00:25:00.001+02:002023-10-02T00:25:10.281+02:00A 20 anni dal blackout (Puntata 591 in onda il 3/10/23)<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgDvbCRg2fUP5mbAVQO02x7ElmL3pJDkw5ET6hFn-cRACmqgIHoDRxjn1D52PvRRW7Q_lPiXz9s1GP5tKmH5vVEssRe3-WSeNYAFnQCgP9eW8Mk01WPPSeAUXw02zgSbBcIJjTlmq2S65dyBpjI2JLb7_z7DXZbCVL30rsbNHFra-lo2EA4yX0clMGAxK-t" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" data-original-height="213" data-original-width="236" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgDvbCRg2fUP5mbAVQO02x7ElmL3pJDkw5ET6hFn-cRACmqgIHoDRxjn1D52PvRRW7Q_lPiXz9s1GP5tKmH5vVEssRe3-WSeNYAFnQCgP9eW8Mk01WPPSeAUXw02zgSbBcIJjTlmq2S65dyBpjI2JLb7_z7DXZbCVL30rsbNHFra-lo2EA4yX0clMGAxK-t" width="266" /></a></div>Nelle ore piccole del 28 settembre 2003 a Roma si celebrava
la prima edizione della notte bianca. I tram avrebbero dovuto funzionare tutta
la notte ed erano previsti eventi di ogni tipo fino all’alba. Ma alle 3:27 i
tram e tutti gli apparecchi elettrici non collegati a generatori di emergenza
si fermarono. Tutta l’Italia tranne la Sardegna e le isole non interconnesse
alla rete era in blackout. Un esito disastroso giunto a circa mezz’ora dal
primo incidente che aveva innescato una catena di eventi che i soggetti
coinvolti non seppero contrastare con successo.<p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Un articolo di Luca Tabasso su Quotidiano Energia del 28
settembre 2023 (link sotto), ricostruisce in modo sia
chiaro sia dettagliato gli eventi e le inchieste successive.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Una linea elettrica tra Svizzera e Italia gestita
dall’operatore svizzero stava funzionando a piena capacità e il suo
riscaldamento provocò un aumento della lunghezza dei cavi tale da farne venire
in contatto uno con un albero. La dispersione conseguente mise fuori servizio
la linea, costringendo quell’energia a passare in altre, che a loro volta si
sovraccaricarono e andarono fuori servizio. Dopo poco l’Italia era isolata
dall’Europa centrale da cui stava importando quasi un terzo del fabbisogno.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Secondo la ricostruzione italiana e dell’allora associazione
europea dei gestori delle reti elettriche, l’operatore svizzero non comunicò in
modo appropriato l’incidente e il gestore italiano per questo non reagì
abbastanza in fretta. Nel frattempo, alcune centrali elettriche in Italia,
anziché incrementare la potenza com’erano tenute a fare per contrastare il calo
di frequenza, si staccarono dalla rete per evitare danni. A quel punto non
c’era più niente da fare: i carichi di consumo erano troppo alti rispetto alla
produzione, e l’intera macchina si fermò.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Com’è cambiato il nostro sistema elettrico da allora?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Molto. Oggi la capacità di produzione elettrica italiana è
decisamente ridondante rispetto alla domanda, e la magliatura delle reti
italiana ed Europea più fitta, tantoché non molto tempo fa un incidente nella
rete dei Balcani simile a quello che innescò il disastro del 2003 è stato
contrastato con successo da maggiore produzione elettrica nell’Europa
occidentale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La crescente integrazione internazionale delle reti stride
con gli afflati autarchici che ogni tanto si sentono anche sull’energia. Se è
vero che le fonti rinnovabili ci stanno emancipando da quelle fossili, è anche
vero che i sistemi elettrici sicuri sono quelli che possono contare su tante
risorse possibilmente complementari, e non dipendere solo dall’equilibrio tra disponibilità
di energia e consumi in un’area limitata. I grandi serbatoi idroelettrici delle
Alpi, il solare nel sud dell’Italia e l’eolico nel mare del nord, per esempio,
possono fornire sicurezza energetica purché siano interconnessi e quindi in
grado di supportarsi a vicenda.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Quando l'Italia rimase al buio, di Luca Tabasso:<br /><a href="https://www.quotidianoenergia.it/module/news/page/entry/id/496251" target="_blank">https://www.quotidianoenergia.it/module/news/page/entry/id/496251</a></li><li>Le puntate di Derrick in cui si parla di blackout in ordine anticronologico:<br /><a href="http://derrickenergia.blogspot.com/search?q=blackout">http://derrickenergia.blogspot.com/search?q=blackout</a></li></ul><p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-30557369378998470102023-09-21T19:13:00.007+02:002023-09-21T23:26:06.587+02:00Reportage di viaggio da Taiwan, Maldive, Australia (puntate da 586 a 589 trasmesse dal 30/8 al 19/9/23)<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN8aQq0T2BVVGBAJkipqy-Aw_JeMf3MKuyQ2TihqMt1IL8-rQQ5ASSKlvarqQpQ4Tuosk_GbiU8lqCs0aCrw2iMwMhQE2FvD2nE16veHqheTAF_mKW-_jFaxrezptBdx0Hduh-Lt5T-ihrlX8oWVbSQybOomA1vk_rE0Mz3cDRp7gDJSTL5T6MUx6ufZqw/s4624/20230824_124244.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4624" data-original-width="3468" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN8aQq0T2BVVGBAJkipqy-Aw_JeMf3MKuyQ2TihqMt1IL8-rQQ5ASSKlvarqQpQ4Tuosk_GbiU8lqCs0aCrw2iMwMhQE2FvD2nE16veHqheTAF_mKW-_jFaxrezptBdx0Hduh-Lt5T-ihrlX8oWVbSQybOomA1vk_rE0Mz3cDRp7gDJSTL5T6MUx6ufZqw/w150-h200/20230824_124244.jpg" width="150" /></a></div>Taipei, in <b>Taiwan</b>, sarà anche la capitale mondiale dei microchip, ma sia la città sia il paese per quel che ho visto hanno l'aspetto di altri luoghi tropicali del sudest asiatico come la Malesia, con il cibo da strada, gli odori, il traffico, il caldo, la foresta pluviale con suoni di uccelli e animali improbabili. Ma per differenziarsi hanno anche una efficientissima rete ferroviaria sia a bassa sia ad alta velocità. Ma non, purtroppo, la bellezza di Bangkok.<p></p><p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgK7Z_NsjVnY7ZiQ74TZlkb0nuqQA29fkB7M3Ta7wr6jynnfH0aIrL2NBpmyBIAOx1Z9TR1o-e9RiCZKgvs_Y186OM1w7e1U6tJaSOy6hIWSx00mUd8PrBOX2C4Vwvm_zLtqXQz45nH9Fqt4vKFZlz7ODRWeQHzeU3HpTQOAJWKMyS54yBMeNIEE4A9qQKZ/s4624/20230903_124035.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2604" data-original-width="4624" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgK7Z_NsjVnY7ZiQ74TZlkb0nuqQA29fkB7M3Ta7wr6jynnfH0aIrL2NBpmyBIAOx1Z9TR1o-e9RiCZKgvs_Y186OM1w7e1U6tJaSOy6hIWSx00mUd8PrBOX2C4Vwvm_zLtqXQz45nH9Fqt4vKFZlz7ODRWeQHzeU3HpTQOAJWKMyS54yBMeNIEE4A9qQKZ/s320/20230903_124035.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Perth vista dal ponte sullo Swan verso South Perth<br />(Foto Derrick)</td></tr></tbody></table>Per rinfrescarmi ho volato da Taiwan a <b>Perth, in Australia Occidentale</b>, dov'era inverno. Un inverno mite, pieno di luce e brezza in una città rilassata moderna e con bellissime infrastrutture per pedoni e bici. Peccato che l'aereo sia stato inizialmente deviato all'aeroporto alternativo, il più vicino. Ma vicino in Australia può voler dire quasi 3 ore di volo di distanza, Port Hedland, nella remota costa nord, dove l'ufficio immigrazione non era pronto a un grande aereo pieno di stranieri, cosicché ci hanno fatto rimanere ore a bordo in attesa di poter ripartire per Perth.<p></p><p style="text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEMn-Snbw9v1-6mT6nXCoCR_HfsJP9DguJ_rOHnK1f515x2-QATtNq-jgTSuaBqj67w1dOlzru64J-cANsHw7hbTA_l9avruG3-bNrHsc84TR-zYBf-cFAZWWnFd2-zFKX8zH0dPjPMHMBghNjQRGcBtooTv9BpHlCGuZ0BTf1LAiPgjr09iQi15tkSmpe/s4624/20230909_203219.jpg" style="clear: left; display: inline; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="2604" data-original-width="4624" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEMn-Snbw9v1-6mT6nXCoCR_HfsJP9DguJ_rOHnK1f515x2-QATtNq-jgTSuaBqj67w1dOlzru64J-cANsHw7hbTA_l9avruG3-bNrHsc84TR-zYBf-cFAZWWnFd2-zFKX8zH0dPjPMHMBghNjQRGcBtooTv9BpHlCGuZ0BTf1LAiPgjr09iQi15tkSmpe/s320/20230909_203219.jpg" width="320" /></a>Le <b>Maldive </b>non sono solo i resort. C'è la capitale Malè, una specie di Hong Kong in versione indiana coloratissima e piena di scooter che (come a Delhi) cercano di investirti, con case e vie strette nei confini angusti dell'isola e un pesante ponte di cemento finanziato dalla Cina che collega l'isola dell'aeroporto. Ci sono le isole abitate dai locali negli atolli, quasi tutte disboscate e - quelle che ho visto io - tristi a causa dei rifiuti malgestiti (e bruciati in spiaggia di notte) e un'edilizia banale e irruenta tra terrapieni per rubare spazio al mare. Mentre ragazze calciatrici si allenano di notte interamente coperte di abiti.</p><p>Ho raccontato tutto questo in quattro brevi podcast andati in onda in altrettante puntate su Radio Radicale trasmesse dal 30 agosto al 19 settembre '23, riascoltabili qui: <a href="https://www.radioradicale.it/rubriche/815/derrick">https://www.radioradicale.it/rubriche/815/derrick<br /></a></p><p>o per chi preferisce il formato podcast qui: <a href="https://podcastaddict.com/podcast/radio-radicale-derrick/2039679">https://podcastaddict.com/podcast/radio-radicale-derrick/2039679</a></p><p>I miei video di viaggio, che includono questo viaggio, sono invece qui: <a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg">https://www.youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqWm3UVno9OSzQkKF2rZhRSg</a></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-79201322952601301062023-08-21T11:47:00.004+02:002023-09-29T12:33:05.340+02:00Impennata dei prezzi energia 2021-2023<p></p><b><i>Testi delle puntate sul caro-energia 2021-23</i></b><b><i> </i></b><b><i>in ordine anticronologico </i></b><div><b><i><br /></i></b></div><div><b><i><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhY8wL3W-H-CzizCSUtpnHThm6kkwChsKQo-97zuuzJ7v4abZLSJsq4hTxyjV7nYA6EK3VHx9iZYRYGT4KLgw1zBAzxGDtczW5X0tQXDGD9xHonwHu6aXVXKNLUve_JKYZyhld-bGxOljmPRZZIFTxEt3VBloLEHQJk5zfCyBEqBp-1NauBs33aKRVUdr38" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="751" data-original-width="1671" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhY8wL3W-H-CzizCSUtpnHThm6kkwChsKQo-97zuuzJ7v4abZLSJsq4hTxyjV7nYA6EK3VHx9iZYRYGT4KLgw1zBAzxGDtczW5X0tQXDGD9xHonwHu6aXVXKNLUve_JKYZyhld-bGxOljmPRZZIFTxEt3VBloLEHQJk5zfCyBEqBp-1NauBs33aKRVUdr38=w400-h180" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Prezzo del contratto future con scadenza dic23<br />sulla borsa gas TTF</td></tr></tbody></table><br /><br /></i></b><div><b><i><br /></i></b><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /><br /></div></div></b><p class="MsoNormal"><span lang="it"><b></b></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjKyaY9RzBpRI7_KOmnfSRWC47HMQ70kCfp5MbSvFvq2wMItF55YBRAYyaCAKN5LaOLtVUyphwHC1kVCNL-X564P_tXnEed-usi7VVUYg0DN5BwADKoZU60zrHhVlSq_MNpckN7BvueXI8ojy_ls0RBH4fEyuXiTnRofT2EHuLnuR8UdKIWbkhACLaNsQ" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="576" data-original-width="1225" height="188" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjKyaY9RzBpRI7_KOmnfSRWC47HMQ70kCfp5MbSvFvq2wMItF55YBRAYyaCAKN5LaOLtVUyphwHC1kVCNL-X564P_tXnEed-usi7VVUYg0DN5BwADKoZU60zrHhVlSq_MNpckN7BvueXI8ojy_ls0RBH4fEyuXiTnRofT2EHuLnuR8UdKIWbkhACLaNsQ=w400-h188" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Prezzi di vari beni energetici/zone durante la crisi (IEA, WEO2022)<br /></td></tr></tbody></table><span lang="it"><b><br /><br /></b></span><p></p><p class="MsoNormal"><b><br /></b></p><p class="MsoNormal"><b><br /></b></p><p class="MsoNormal"><b><br /></b></p><p class="MsoNormal"><b><br /></b></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><b>Puntata 585 (in onda il 22/8/23) </b></p><p class="MsoNormal">Un anno fa il gas nel principale mercato finanziario europeo
raggiungeva livelli incredibili di oltre dieci volte il prezzo a cui eravamo
stati abituati. Il regime russo modulava beffardamente riduzioni della
fornitura per creare il panico tra gli acquirenti e otteneva di aumentare i propri
ricavi malgrado la riduzione delle quantità esportate. L’Unione Europea
accelerava le sue politiche di diversificazione delle fonti di gas e di efficienza
energetica e transizione verso le rinnovabili e introduceva sistemi di
mitigazione dell’aumento delle bollette per i consumatori di energia.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Derrick ha seguito con costanza le vicende e in questa pagina tutte
le puntate sull’impennata dei prezzi sono raccolte insieme e leggibili
facilmente. In questa puntata facciamo un aggiornamento a un anno dal picco di prezzo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">A quanto sta il gas oggi in Europa? A un prezzo che è meno
di un quinto del massimo della crisi, ma ancora nettamente superiore a quello
cui ci eravamo abituati negli ultimi anni precedenti l‘invasione dell’Ucraina.
L’energia elettrica, che ancora in Italia produciamo con un importante ricorso
al gas, veleggia anche lei su prezzi all’ingrosso decisamente più normali,
anche se elevati rispetto ai periodi pre-crisi più favorevoli.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Se i prezzi si sono ridotti con una velocità paragonabile a
quella con cui erano saliti, non sono scomparsi alcuni degli aiuti in bolletta
a carico del sistema fiscale. Infatti restano (a norme attuali solo fino a
settembre [2023]) l’IVA al 5% sul gas e la fiscalizzazione degli oneri di
sistema che normalmente caricano le bollette per finanziare alcuni dei costi della
macchina dell’energia.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">La discesa dei prezzi però non fa venir meno effetti strutturali
molto rilevanti dello shock. L’Europa ha clamorosamente vinto la sfida di ridurre
la sua dipendenza dal gas russo. Nelle prime 32 settimane del 2023 l’import russo
è valso solo l’8% del totale contro il 24% dello stesso periodo nel 2022, e quindi
con prezzi pressoché normalizzati il regime di Putin può contare solo su una
frazione degli introiti precedenti. In altri termini, la Russia ha spuntato l’arma
commerciale più forte che aveva verso l’Occidente e la principale fonte di finanziamento
della guerra. Lo ha fatto verosimilmente senza possibilità di ritorno finché ci
sarà l’attuale regime.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal">Le fonti rinnovabili, dal canto loro, in Europa e in gran
parte del mondo sono decollate. 41 GW di nuovo fotovoltaico nell’UE nel 2022
(il 40% in più rispetto all’anno prima), in Italia si sono fatte 3 volte le nuove
installazioni di rinnovabili rispetto al 2021. Anche le scelte dei consumatori si
sono dirette verso tecnologie nuove, in particolare le pompe di calore
domestiche non solo per il raffrescamento ma anche per il riscaldamento, incluso
quello dell’acqua sanitaria, un boom che accomuna, tra l’altro, Italia e Regno
Unito, malgrado da noi le resistenze degli installatori rendano il processo più
lento di quel che è destinato a essere. Se vi appassiona quest’ultimo aspetto,
trovate un video specifico sulla playlist energia del canale youtube di Michele
Governatori, <a href="https://www.youtube.com/shorts/A--MV65Qeys" target="_blank">qui</a>.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><b>Puntata 576 (in onda il 30/5/23) - Massimizzazione delle centrali a carbone</b></p><p class="MsoNormal">Uno dei luoghi comuni (in parte corretti) della crisi dell’energia
è stato che essa abbia portato all’aumento della produzione delle centrali a
carbone. Addirittura un discorso da autobus (questo del tutto falso) che ho
sentito spesso - non solo in autobus - è che in Italia si siano riaperte
centrali a carbone chiuse.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Facciamo un passo indietro. Cos’è successo nel mercato della
produzione elettrica quando i prezzi del gas sono schizzati? È successo che i
combustibili alternativi al gas – carbone in primis – sono diventati più
competitivi, e questo ha fatto sì che naturalmente le centrali che li usano
abbiano aumentato la produzione. Il che è una piccola parte di quella reazione
virtuosa che il mercato dell’energia ha avuto all’aumento dei prezzi del gas,
reazione che, come abbiamo visto in altre puntate, ha permesso che non ci fosse
nessun razionamento forzoso dei consumi, bensì solo quello volontario in risposta a prezzi più alti.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Negli anni precedenti alla crisi le centrali a carbone
ancora attive in Italia producevano in modo molto parziale rispetto alla
loro capacità. Perché? Perché il differenziale tra prezzo del gas e del carbone
e quello per acquistare i permessi alle emissioni-serra le rendevano non
convenienti. Se è vero infatti che il gas è più pregiato e costa più del
carbone, è anche vero che emette circa tre volte meno CO2 e quindi in tempi
normali diventa competitivo grazie al sistema europeo di responsabilizzazione
economica alle emissioni.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ora il quadro cambia, e lo fa in un modo che mi porta ad
affermare che non la crisi, ma le politiche sbagliate in risposta alla crisi
stanno sì massimizzando l’uso del carbone. In Italia infatti è stata
recentemente riproposta ed estesa la norma che richiede ad alcuni tipi di
centrali elettriche che usano combustibili alternativi a gas di produrre
indipendentemente dalla convenienza che ne abbiano. Questo rende le centrali a
carbone e quelle a prodotti petroliferi indifferenti a quel meccanismo
economico che ho descritto poco fa. Con questa norma dirigista e pro energie
fossili, ritengo lo si possa dire senza timore di inesattezza, per quanto alti
siano il prezzo da pagare per le emissioni-serra, le centrali a carbone e a olio
combustibile sono comunque tenute e produrre. Dopodiché vendono l’energia sulla
borsa elettrica anche se il prezzo non remunera i costi e ricevono un rimborso
dei costi nella stessa logica dei cosiddetti “impianti essenziali”.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Dunque sì: stiamo massimizzando il carbone e altre fossili
per decreto. E lo stiamo facendo, attenzione, in una fase in cui gli stoccaggi di
gas sono comunque eccezionalmente pieni tenendo conto del fatto che siamo all’inizio
della stagione di riempimento.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal">Quella della politica verso il gas come reazione alla crisi
del gas io l’ho in passato chiamata sindrome di Stoccolma. Una spiegazione
psicologica che forse potrebbe adattarsi a una persona, ma che applicata alla
politica energetica e climatica di un paese mi sembra impossibile da
giustificare.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><b>Puntata 575 (in onda il 23/5/23)</b></p><p class="MsoNormal">Per la puntata 575 di Derrick, la pillola settimanale su
energia, ambiente, talvolta economia, istruzione e altro torniamo a osservare
alcuni indicatori di come sta procedendo la cosiddetta crisi dell’energia cominciata
con la ripresa post-COVID e poi diventata parossistica con l’attacco russo all’Ucraina.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Proprio la scorsa settimana notavamo come tutto sia stato
fatto nell’Unione Europea e Italia tranne che rinunciare a importare gas russo
via tubo. Tale rinuncia era auspicata da me e si era tramutata anche in un’interrogazione
parlamentare da parte dei deputati PD Andrea Casu e Chiara Braga.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ora il documento di apertura del G7 in Giappone propone un
accordo per estendere le sanzioni anche alle importazioni di gas via tubo. Quando
questa puntata andrà in onda si saprà se la cosa ha effettivamente avuto esito,
e se sì si tratterà in effetti di una svolta significativa, che dovrà contemperarsi
con la necessità di approvvigionamento di gas dell’Ucraina, che avviene proprio
spillando una parte dell’idrocarburo che oggi viaggia verso le aree interne
dell’Europa. Non solo, l’Ucraina viene remunerata come paese di passaggio del
gas russo, e non mi risulta che ciò si sia interrotto con la guerra. Immagino
quindi che se davvero chiuderemo noi del tutto i rubinetti ci sarà necessità di
proteggere l’Ucraina dall’azzeramento di questi introiti.</p><p class="MsoNormal">È in ogni caso
la Russia che sta perdendo e ha ancora più da perdere dalla congiuntura
energetica recente. I consumi italiani di gas nel primo trimestre 2023 sono
calati del 20% rispetto a quello precedente e perfino Snam, il gestore dei
gasdotti italiani ad alta pressione che ha tutto l’interesse a fare stime
elevate, prevede una domanda gas Italia 2023 a 68 miliardi di m3, come nel 2022
in cui i consumi sono scesi per reazione a prezzi eccezionalmente alti. Prezzi
che però nel frattempo sono scesi quasi con costanza (perfino sotto i 30 €/MWh negli
ultimi giorni nel famigerato mercato futures olandese TTF), il che insieme ai
minori flussi da Russia a UE via tubo sta distruggendo questa fonte di introiti
per Mosca, solo parzialmente compensata dalle maggiori vendite di gas
liquefatto russo via nave.</p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">Il New York
Times ha parlato di “strutturale disintegrazione dell’industria dell’export del
gas così vitale per Mosca”. Complessivamente un articolo su Rivista Energia
stima un calo di 17 miliardi di m3 di export russo al netto del gas liquido nel
2023 rispetto al 2022, e un dimezzamento circa dei ricavi russi che si aggiunge
a quello dall’export di petrolio.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><b>Puntata 574 (in onda il 16/5/23)</b></p><p class="MsoNormal">È da un po’ che non
facciamo il punto sulla cosiddetta crisi del gas.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Dopo la fiammata iniziata a inizio 2022 ed esplosa nell’estate
dello stesso anno, i prezzi sono scesi e oggi veleggiano a poco più di 30
€/MWh, livelli simili a quelli di fine 2021.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Dall’invasione dell’Ucraina a oggi non c’è stato alcun
razionamento, malgrado alle minori disponibilità di gas russo si sia aggiunta la
siccità con le sue conseguenze devastanti anche sulla produzione idroelettrica.
E il razionamento non c’è stato soprattutto perché i prezzi alti hanno ridotto
la domanda di un 15% circa nel 2022. Ma ancora più impressionanti, perché a
parità di prezzo circa rispetto allo stesso trimestre 2022, è il quasi 20% in
meno di consumi da gennaio a marzo di quest’anno in Italia, Italia che ha
finito l’inverno con gli stoccaggi più pieni di sempre, in una situazione di
sovrabbondanza di gas clamorosa, malgrado la produzione nazionale sia ancora in
calo in barba ai decreti che avrebbero dovuto stimolarla.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Il tutto mentre ancora procede la retorica sul rischio di
rimanere a secco e mentre soldi pubblici nostri o europei vengono indirizzati
verso infrastrutture del gas che nessun privato si sogna ormai di finanziare da
anni, comprese le centrali elettriche a gas che si costruiscono ormai solo
grazie a un meccanismo denominato capacity market che le ripaga interamente con
soldi presi dalle bollette future, indipendentemente dal fatto che queste
centrali si accenderanno o meno.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">A volte si legge che la corsa al gas è giustificata dalla
necessità di emanciparsi dalla Russia. Ma che io sappia non esiste alcuna evidenza
che gli importatori nazionali di gas russo abbiano rinunciato a comprare ciò
che Gazprom rende disponibile, peraltro circa i ¾ in meno nel primo trimestre
2023 rispetto a quello 2022. (Invito esperti a smentirmi eventualmente, concedendo
o meno interviste a questa rubrica).<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Se è vero che almeno alcuni dei contratti a lungo termine dalla
Russia sono tra i più economici del mercato, si può affermare che nemmeno con
tutte le infrastrutture di importazione del mondo, a meno che non lo decida la
politica, noi ci emanciperemo completamente dal gas russo. Semplicemente perché
quel che la Russia manda, a chi ha i contratti conviene prenderlo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal">In tutto questo, salutiamo l’autorizzazione integrata
ambientale arrivata al rigassificatore di Piombino non so quanti mesi dopo che
l’unità galleggiante è stata comprata con garanzie pubbliche e quando è già in
arrivo il primo carico di gas per iniziare i test di funzionamento dell’impianto.
Come dire che sia il gestore della rete del gas sia gli operatori commerciali
che hanno contrattualizzato in anticipo gran parte della capacità dell’impianto
possono permettersi di considerare l’autorizzazione del Governo, con le sue
prescrizioni, un atto dovuto o, a seconda dei punti di vista, irrilevante.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><b>Puntata 561 (in onda il 31/1/23)</b></p><p class="MsoNormal">Dopo tanti travagli e tira e molla tra Consiglio e
Commissione l’UE ha partorito il limite al prezzo della piattaforma del gas TTF
che entrerà in vigore a metà febbraio e con un limite (180 €/MWh) tre volte il
prezzo del gas del momento in cui scrivo, ma che secondo alcuni, tra cui
l’europarlamentare Patrizia Toia intervenuta a una conversazione pubblica
organizzata da Alternativa Europea il 24 gennaio in cui c’ero anch’io, sta già
contribuendo a tenere bassi i prezzi del gas grazie all’effetto-annuncio. Non è
invece entusiasta del price cap l’ACER, l’ente di coordinamento delle autorità
indipendenti europee dell’energia, che con gli strumenti ortodossi
dell’economia nota come addomesticare i prezzi rischi di far venir meno proprio
il meccanismo che ha permesso fin qui ai consumi di autolimitarsi in base alle
convenienze e possibilità di ogni soggetto. Che l’Italia abbia consumato il 10%
in meno di gas nel 2022 rispetto al 2021 senza andare incontro a disastri
industriali (e nel resto d’Europa è andata in modo simile) dimostra in effetti
l’utilità dei prezzi alti, perché In loro assenza sarebbe stato probabilmente
necessario tagliare le forniture d’imperio e con criteri in qualsiasi caso
discutibili.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">E mi fa piacere che il ministro Giorgetti proprio sulla base
di ragionamenti simili abbia preannunciato (non per la prima volta, e ne
abbiamo già parlato qui) da aprile una modifica degli aiuti alle bollette che
compensi in parte i costi eccezionali ma non annulli l’incentivo a reagire ai
prezzi. Cosa che si può fare semplicemente sussidiando il costo solo di una
parte dei consumi storici e facendo pagare il resto a prezzo di mercato.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Qualche dubbio personalmente ce l’ho anche sull’effetto del
limite europeo ai ricavi dei produttori elettrici (180 euro al MWh anche questo), che
rischia di funzionare anche in Italia come un segnale pro-collusivo sul prezzo
dell’energia all’ingrosso, che infatti continua a veleggiare tra i 150 e i 200
euro al MWh anche con un gas attorno ai 60.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">La variabilità dei prezzi, che cambiano nei mercati tecnici
di bilanciamento delle reti elettriche anche ogni quarto d’ora, sarebbe utile
anche per innescare reazioni di spostamento temporale dei consumi da parte dei
clienti finali attraverso apparecchiature in grado di mettersi in stand-by quando
il prezzo è alto e riaccendersi quando è più basso. In Italia molti di noi hanno
già in casa contatori in grado sia di ricevere efficacemente segnali da remoto
sia di interagire con apparecchiature di domotica (su Derrick ne parlammo
diffusamente, alcune puntate sono <a href="http://derrickenergia.blogspot.com/2016/03/come-sono-cambiati-estanno-cambiando-i.html" target="_blank">qui</a>).
Ma perlopiù non stiamo usando queste caratteristiche dei contatori, visto che i
fornitori che io sappia non offrono tariffe orarie – se mai le offrono basate
su aggregati di ore meno rilevanti - e quindi l’interesse dei clienti ad
attivare forme flessibili di consumo rimane sopito.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Stride il contrasto con il Regno Unito, dove il gestore
della rete elettrica ha già iniziato a remunerare i clienti residenziali disposti
a limitare i consumi nelle ore vespertine, che sono le ore in cui la produzione
fotovoltaica si spegne ma i consumi sono ancora alti, e quindi una quota più
alta di essi dev’essere fornita dalle centrali elettriche alimentate a fonti
fossili come gas e carbone.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal">In altri termini: spostare i consumi di un’ora o talvolta
meno non è affatto un gioco a somma zero: può fare la differenza tra usare gas
e carbone o non usarli, a parità di consumi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><b>Puntata 554 (in onda il 13/12/22)</b></p><p class="MsoNormal">La Francia, lo sappiamo, ha meno problemi con il gas del
resto d’Europa. Li ha, in compenso, con il nucleare, visto che ormai il suo
parco di centrali, fondamentale per l’approvvigionamento del paese, è sempre
più vetusto e necessita di interventi che spesso riducono la capacità
disponibile. Un’altra caratteristica precipua della Francia – che in realtà è
una conseguenza o causa della precedente - è la grande diffusione del
riscaldamento elettrico. Per questo oltralpe è ai consumi elettrici che si
guarda con preoccupazione quest’inverno, perché eventuali ulteriori défaillance
del parco nucleare da un lato potrebbero creare problemi all’intero sistema
centroeuropeo, dall’altro dovrebbero essere sopperite con produzione a gas
dentro o soprattutto fuori dalla Francia, e quindi con l’esposizione a costi
potenzialmente molto alti per le questioni di precarietà di approvvigionamento
che conosciamo bene.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">La buona notizia è che, così come i grandi consumatori di
gas come Italia e Germania stanno risparmiando più di quanto ci si aspettasse,
anche la Francia lo sta facendo, in questo caso in termini di elettricità,
malgrado il freddo sia arrivato. Il gestore della rete elettrica ad alta
tensione, RTE, ha riportato consumi nell’ultima settimana di novembre [2022]
più bassi dell’8,3% rispetto alla media della stessa settimana nel periodo
2014-2019, scrive Les Echos. Una riduzione che riguarda tutti i settori, nota
RTE. Numeri che suscitano l’approvazione del primo ministro Borne che dice (traduco
dal quotidiano francese) che tutti evidentemente si stanno impegnando sul piano
della “sobrietà”, come la chiamano i francesi. Un termine forse troppo ingombrante
per i governi italiani che non mi pare l’abbiano mai adottato, ma se mi sbaglio
ringrazio in anticipo chi mi segue di farmelo notare.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Sul piano della produzione, la Francia compensa i problemi
del nucleare con nuova generazione elettrica da rinnovabili, con i suoi 1,7 GW
aggiuntivi di solo fotovoltaico tra gennaio e settembre, che preludono a un
anno in cui potrebbe far meglio dell’Italia che pure avrà un risultato estremamente
buono rispetto agli anni precedenti. Interessante, su questo, una legge
francese che obbliga i grandi parcheggi automobilistici a dotarsi di coperture
fotovoltaiche. Mi viene da dire che ogni tanto un po’ di command & control
non fa poi male.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal">Sul piano della nuova potenza installata i numeri
impressionanti sono però come al solito quelli della Cina, che in dieci mesi –
leggo da un articolo di Leonardo Berlen su QualEnergia, ha installato oltre 58
GW di fotovoltaico superando i 360 complessivi e così sopravanzando – nota
Berlen – la potenza nucleare del paese. Numeri che fanno impallidire i
progressi europei, e che danno l’ennesimo segnale di quanto sia sempre più
ridicola la vecchia osservazione degli scettici delle politiche del clima
secondo cui noi europei ci porteremmo tutto il fardello della transizione come
idealisti ingenui e un po’ scemi. E numeri analoghi vengono dalle tecnologie
dell’elettrificazione dei consumi, dove la Cina potrebbe vedere il passaggio globale
all’auto elettrica come l’occasione per entrare come grande player mondiale del
settore, cosa che non le è riuscita fino a oggi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><div><b>Puntata 549 (in onda il 8/11/22)</b></div><div><br /></div><div>I dati di ottobre [2022] dei consumi di gas in Italia sono impressionanti. Quelli domestici si sono quasi dimezzati rispetto allo stesso mese di un anno prima, quelli industriali sono scesi del 23%. Le temperature assurdamente alte hanno certamente avuto un ruolo, ma è altrettanto verosimile che anche i prezzi l’abbiano avuto. Molte famiglie hanno realizzato la dimensione degli aumenti di primavera ed estate dei mercati all’ingrosso con un certo ritardo dovuto all’aggiornamento non immediato delle bollette al dettaglio, molte delle quali stanno lentamente uscendo dai prezzi fissi che arrivano gradualmente a scadenza.</div><div><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ma una parte di questi cali può anche essere definita strutturale? Secondo Andrea Ripa di Meana, l’amministratore delegato del Gestore dei Servizi Energetici, sì. Durante la presentazione di un nuovo rapporto dell’agenzia, Ripa Di Meana si è detto convinto che una parte di questi cali nell’uso di gas saranno strutturali.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Io sono d’accordo con lui, visto che stiamo anche assistendo a un boom di installazioni di impianti di produzione d’energia da fonti rinnovabili che in parte sostituiscono i consumi da combustibili fossili e che con questi prezzi anche gli investimenti in efficienza energetica aumentano.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Uno studio del Leibniz Information Centre for Economics, un centro di ricerche tedesco che si occupa di energia, indaga come invece le politiche di riduzione delle bollette con sussidi pubblici riducano l’effetto-risparmio, cosa del resto piuttosto intuitiva.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Mentre il nuovo Governo si sta apprestando a preparare la legge di bilancio 2023, io sono preoccupato di sentire Meloni promettere continuità riguardo agli aiuti alle bollette (perfino quelli sulle accise di benzina e gasolio che sono sì aumentati ma non più di quanto già in passato era già successo senza che si decidesse di socializzare una parte del prezzo). Sono preoccupato perché – a meno che i prezzi non continuino a scendere fino a normalizzarsi senza nuove fiammate – cosa per ora improbabile – da un lato continuare a mettere decine di miliardi nelle bollette è un modo molto discutibile di spendere i soldi pubblici, dall’altro non è affatto necessario disincentivare dal risparmio per aiutare aziende e famiglie in difficoltà per le bollette. Un modo semplice per non dare un incentivo perverso a sprecare l’energia sarebbe fornire solo sussidi basati sui consumi storici, magari ridotti ai livelli effettivamente necessari, anziché riduzioni di prezzo per consumi a piacere.<o:p></o:p></p><div><b><br /></b></div><div><b>Puntata 547 (in onda il 25/10/22)</b></div></div><p class="MsoNormal">Un report recente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio
quantifica in oltre 60 miliardi di Euro gli aiuti contro il caro-vita spesi dal
fisco italiano per il biennio 2021-2022, la stragrande maggioranza in
fiscalizzazione di parte delle bollette di famiglie e imprese.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Benché ci siano senza alcun dubbio casi di aziende e
famiglie che senza protezione potrebbero con prezzi alti (ma si stanno molto
abbassando) andare in crisi, che vanno quindi aiutate, il fatto che gli aiuti
siano illimitati rispetto al volume dei consumi evidentemente non incentiva a
ulteriori risparmi e quindi contribuisce a mantenere alti i prezzi (perché
maggiore domanda porta a prezzi di equilibrio più alti).<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Un articolo sul Guardian del 20 ottobre [2022] racconta di
un’iniziativa per molti versi naturale, ma purtroppo per ora lungi da essere
applicata da noi, da parte del gestore della rete elettrica inglese, che sta
iniziando un programma che remunererà i consumatori di elettricità per limitare
i consumi nelle ore in cui la produzione elettrica è più scarsa e si fa con il
gas naturale, per spostarli nelle ore in cui la produzione di centrali più
efficienti e pulite è disponibile, per esempio l’eolico, anche in mare, che di
notte non si ferma anche se molti dei consumi invece si riducono.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Perché ho definito questa iniziativa naturale? Perché sempre
più, con l’avvento delle fonti rinnovabili nella produzione elettrica, il
quando consumiamo sarà decisivo nello stabilirne i costi. Le fonti rinnovabili
non hanno costi di combustibile, solo costi fissi di costruzione, capitale,
mantenimento, e quindi usarle quando sono disponibili e sufficienti non
comporta oneri aggiuntivi rispetto a quelli che comunque sono già stati
sostenuti.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">In altri termini: consumare quando serve accendere una
centrale termoelettrica ha conseguenze molto diverse rispetto a consumare
quando bastano le rinnovabili o il nucleare che, per motivi diversi, sono
scarsamente programmabili.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Questo significa che dobbiamo rinunciare a usare i servizi
quando li vogliamo? No. Significa piuttosto che ci conviene attrezzarci per
spostare nel tempo i consumi per quei servizi il cui momento esatto di attivazione
ci è indifferente. Come la lavatrice, la lavastoviglie, e, entro certi
intervalli, il riscaldamento dell’acqua sanitaria e dell’ambiente. Questi
ultimi due possono essere anticipati un po’ senza perdite rilevanti di
efficienza e con profitto se in cambio paghiamo meno l’energia o addirittura
veniamo pagati per il disturbo. Come ora avverrà nel Regno Unito.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">
</span></p><p class="MsoNormal">Dovremo passare la giornata a programmare elettrodomestici?
Certo che no: sono già stra-mature le tecnologie per controllare
automaticamente gli apparecchi che ho citato, e altri. Serve solo un segnale economico
e di regolamentazione per attivare questi meccanismi. Un segnale come quello
del gestore di rete britannico.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><span lang="it"><b>Puntata 544 (in onda il 4/10/22)</b></span></p><p class="MsoNormal">Centrale nella settimana è stato il consiglio energia a
Bruxelles con un tentativo di accordo su un tetto al prezzo continentale del
gas, con una proposta di ingresso della Commissione che rilanciava l’ipotesi di
limitare solo il prezzo al gas importato dalla Russia ma che invece lascerà
posto a un sistema di redistribuzione dei margini economici dei produttori di
energia che non usano il gas per abbassare le bollette. (Da notare però che lo
stesso studio di Goldman Sachs che citavo nella scorsa puntata ritiene che
dalle norme sui cosiddetti extraprofitti non ci sia modo di estrarre abbastanza
soldi per tenere rilevantemente basse le bollette).<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">È anche vero che l’Europa invita ad aggiungere a una nuova
forma di prelievo specifica sulle aziende che sfruttano energie fossili. Non mi
sembra un’idea peregrina visto che secondo i dati dell’osservatorio Terna di
agosto le nostre centrali a carbone fanno un margine di oltre 300 €/MWh su una
produzione che ne vale in questa fase 400-500. Un margine a dir poco stellare.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Se è vero che le carbon tax sono in generale difficili da
proporre quando l’energia costa tanto, mi sembrerebbe molto sensato proporla in
modo intensivo ma selettivo (cioè esentando il gas in questa fase) nell’ambito delle
norme sui cosiddetti extraprofitti.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">L’Autorità per l’energia ha da un lato annunciato il nuovo
aggiornamento delle tariffe di “tutela” dicendo di aver deciso di evitare aumenti
peggiori, dall’altro con il suo direttore mercati ha condiviso alcune delle
misure del regolamento sui risparmi in lavorazione a Bruxelles. Qui mi permetto
di ricordare che non è un mancato aggiornamento delle tariffe della tutela (che
oltretutto si applica a sempre meno clienti) a evitare gli aumenti. Semplicemente,
li rimanda. Piuttosto aiuterebbe adottare politiche appropriate come quelle che
la stessa Autorità auspica, tra cui la sensibilizzazione al risparmio, e per le
quali non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo aspettare questo o altri
regolamenti UE.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">A volte l’effetto dell’Europa per le nostre istituzioni mi
sembra come quello di capi o genitori troppo pressanti: alla fine le cose finisci
per farle solo quando te lo dicono loro, e ciò che dovrebbe essere uno sprone
diventa paradossalmente la scusa per non usare la propria iniziativa.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">
</span></p><br /><p class="MsoNormal"><span lang="it"><b>Puntata 540 (in onda il 23/8/22)</b></span></p><p class="MsoNormal">Il prossimo possibile governo sovranista non avrà vita facile
riguardo alle bollette dell’energia, perché difficilmente potrà introdurre misure
di sostegno più estese di quelle del Governo Draghi, che non ha badato né a
spese né si è molto preoccupato della sostenibilità anche giuridica delle
misure.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Le varie decine di miliardi pubblici buttate un po’ a
pioggia sulle bollette non ne hanno peraltro impedito l’aumento, e nello stesso
tempo aver rifuggito fino all’ultimo ogni ipotesi di politica di moderazione
dei consumi ci condanna a una botta di aumenti violentissimi proprio quando le
cartucce per limitarli, almeno a livello nazionale, sono in esaurimento.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">L’ultima mossa del Governo è di quelle che ci si
aspetterebbe da un’amministrazione populista. Ne abbiamo accennato due settimane
fa: un decreto impedisce ai venditori di energia che non lo abbiano già fatto
di rinegoziare i prezzi. In pratica, come ha notato Alessandro Codegoni su
QualEnergia, proprio i fornitori che hanno mantenuto più a lungo i prezzi al
dettaglio pre-crisi ora si troveranno costretti a continuare a vendere anche
pesantemente sottocosto. Se è vero che ci sono aziende integrate nella filiera che
in effetti hanno profitti aumentati dai prezzi (in primis le partecipate
pubbliche, che come nota lo stesso Draghi non li stanno restituendo malgrado le
norme ad hoc), i semplici intermediari commerciali, che comprano energia sul
mercato all’ingrosso per rivenderla al dettaglio, difficilmente possono sopravvivere
al decreto in questione. Tanto che forse l’Antitrust dovrebbe occuparsi della
materia.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ma secondo me c’è una malizia ulteriore in questa mossa di
Draghi. Una norma del genere, palesemente insostenibile e nello stesso tempo
populista per eccellenza (perché blocca i prezzi intervenendo su decisioni
commerciali di soggetti di mercato) non metterà in una bella situazione il prossimo
premier, che dovrà gestirne il superamento (e l’illegittimità che mi aspetto
qualche corte accerterà) facendosi quindi battere, in populismo, proprio da
Draghi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Non è un po’ paradossale se ci ritroviamo Meloni che deve
sistemare i buffi di Draghi sulle bollette? (“Buffi” almeno in molte aree dell’Italia
centrale vuol dire debiti).<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Nello stesso tempo, l’Autorità per l’energia ha reso ora più
tempestivo l’aggiornamento dei prezzi delle tariffe di tutela ai mercati all’ingrosso,
il che renderà ancora più esplosiva la detonazione della bomba-bollette insieme
ai primi consigli dei ministri del nuovo governo subito alle prese con la
finanziaria.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Con questa congiuntura, non mi stupirei se spianare la
strada ai sovranisti al governo, per poi attenderne a breve le spoglie, fosse
la tattica inconfessata di buona parte della compagine politica…<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">
</span></p><p class="MsoNormal"><b>Puntata 539 (in onda il 9/8/22)</b></p><p class="MsoNormal">L’effetto dei prezzi all’ingrosso dell’energia altissimi sulle
bollette domestiche non è ancora arrivato del tutto. Una serie di elementi mitiganti
sta infatti esaurendosi. Uno sono i prezzi fissi pre-crisi dei fornitori d’energia,
molti prossimi alla loro fine contrattuale, altri da quel che leggo terminati
anzitempo con modifiche unilaterali dei contratti. Contro le quali un decreto
in preparazione mentre scrivo questa puntata (il cosiddetto “Aiuti-bis”) potrebbe
imporre una sorta di moratoria su cui le associazioni dei venditori stanno mettendo
in guardia, perché è difficile e iniquo immaginare che siano gli intermediari commerciali
a farsi carico di calmierare i prezzi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Se è vero, come ha tuonato Draghi in una conferenza-stampa
il 5 agosto 2022, che le norme sui cosiddetti extraprofitti delle aziende di
produzione d’energia non stanno portando le risorse sperate, forse sarebbe il
caso di disegnare meglio quelle, anziché cercare i soldi dove non sono. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ma tornando al rischio di aumenti ulteriori delle bollette, non
c’è solo il problema delle rinegoziazioni dei venditori. L’ARERA, l’Autorità
dell’energia, verosimilmente in accordo con il Governo, all’inizio della crisi ha
ritardato artificialmente l’aggiornamento ai prezzi all’ingrosso che viene
usato per calcolare le tariffe di maggior tutela dell’elettricità (e quindi
anche di eventuali altre tariffe del mercato libero che ne siano indicizzate).<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Operazioni di questo tipo sono già avvenute in passato: in
pratica lo Stato altera il meccanismo di rispecchiamento del prezzo di acquisto
dell’energia di Acquirente Unico per la tutela sfruttando la liquidità delle casse
di compensazione pubbliche delle bollette per rimandare l’aggiornamento. Ma è
evidente che è un trucco che può durare poco, perché i costi di acquisto di
Acquirente Unico – il broker pubblico di energia per la tariffa di tutela –
devono essere ripagati. E se i prezzi di mercato resteranno alti l’aumento necessario
a recuperare questo debito vi si aggiungerà, con il risultato di portare a incrementi
rispetto a prezzi già altissimi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Claudio Zocca, consulente del settore e autore del blog “Altrabolletta”,
in un articolo il cui link riporto sotto nella sezione "link", mette
dettagliatamente in guardia rispetto al fatto che la tariffa di tutela
elettrica dovrà recuperare lo squilibrio di cui ho appena detto con incrementi
nel prossimo trimestre tali da più che raddoppiare la bolletta, a meno che interventi
di nuova fiscalizzazione vengano messi in campo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Difficile immaginare quali, visto che già il Governo ha
fiscalizzato tutta la parte di oneri generali elettrici che prima della crisi
valeva circa un terzo di una bolletta domestica-tipo, e che sul gas ha
abbassato per tutti al 5% l’IVA. Se è già un problema proseguire – come si sta
facendo – queste misure molto onerose, figuriamoci ampliarle.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">In tutto questo, perlomeno finalmente è arrivata (almeno
alla radio io l’ho sentita) una prima campagna pubblica per il risparmio
energetico. Stiamo forse passando – era ora - dalla retorica dell’andrà tutto
bene a quella sul fatto che è indispensabile tirare per un po’ la cinghia sui
consumi evitabili di gas e elettricità, se non vogliamo tirarla drammaticamente
in termini di bollette o tasse.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ringrazio per questa puntata Claudio Zocca.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">
</span></p><p class="MsoNormal"><b><br /></b></p><p class="MsoNormal"><b>Puntata 537 (in onda il 26/7/22)</b></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Il giorno in
cui questa puntata di Derrick andrà in onda, il Consiglio Europeo potrebbe
approvare una proposta di regolamento della Commissione con cui l’UE impegna
gli stati membri a iniziative di vario tipo per risparmiare gas. Iniziative che
potrebbero diventare obbligatorie in caso di effettiva interruzione dell’export
russo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Si tratta di una
politica che condivido, anche perché il risparmio è l’unica risorsa subito
disponibile e quindi in grado di dare i suoi frutti entro il prossimo temuto
inverno.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">La questione
però si complica quando c’è da decidere chi razionare in caso di imposizione di
minori consumi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">In tempi
normali, avremmo dato per scontato che questa funzione di selezione sia svolta
dal prezzo, che è appunto l’esito di una procedura competitiva (il mercato) che
fa sì che i beni vadano a chi è disposto a pagarli di più. Invece, in questi
tempi eccezionali (ma davvero resterà un’eccezione?) in cui i prezzi
dell’energia sono mantenuti artificiosamente più bassi per varie o tutte le
categorie di consumatori rispetto a quanto sarebbero in assenza di interventi
pubblici, serve un secondo artificio per annullare il primo artificio dei
sussidi e reintrodurre un segnale economico di incentivo al risparmio. (E c’è
il rischio che i due artifici contrapposti diventino un doppio sussidio,
scommettiamo?).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Malgrado
tutto, però, i prezzi comunque alti stanno funzionando nell’indurre al
risparmio. Basta guardare i dati dei consumi gas in Italia a giugno 2022, che
si presentano per residenziale e industriale in discesa di circa il 10%
rispetto a un anno prima. La conseguenza – e ci tornerò sotto citando una fonte
ben più autorevole di Derrick – è che una politica di sostituzione a qualunque
costo dell’intera fornitura russa è un errore, perché non di tutti quei volumi
avremo ancora bisogno finché questi sono i prezzi, nel senso che non tutti i
consumatori reputano razionale pagare l’energia cinque o anche dieci volte più
del suo prezzo pre-crisi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">E anche quando
i prezzi si saranno normalizzati, parte delle riduzioni dei consumi di gas si rivelerà
permanente (perché dovuta a fonti rinnovabili, efficienza, cambio di
abitudini).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Si è però purtroppo
mosso in senso contrario a giugno l’uso del gas termoelettrico (in forte
aumento a causa della drammaticamente minore disponibilità dell’idroelettrico quest’anno).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Anche CEER e
ACER, due organizzazioni partecipate dalle Autorità dell’energia degli stati
membri dell’UE, in un recente rapporto sul mercato all’ingrosso del gas (link
sotto) notano come sia errato non tener conto, nelle politiche nazionali
di gestione dell’emergenza – in particolare, aggiungo io, in quelle
infrastrutturali - che una parte dell’import di gas russo non necessita di
essere sostituita, semplicemente perché ai nuovi prezzi non verrebbe (verrà)
comunque consumata.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Occhio quindi
a gioire per rigassificatori pagati a qualunque prezzo con tasse o tariffe.<o:p></o:p></span></p><div><b><br /></b></div><div><b>Puntata 535 (in onda il 5/7/22)</b><div><b><br /></b><div>Mi
perdoneranno i lettori, spero, se mi autocito
riportando stralci di un articolo di Lorenzo Vallecchi su QualeEnergia che
ospita tra le altre cose una mia intervista. Ne metto il link sotto così come di un altro articolo di Michele Polo su Lavoce.info che
anch’esso consiglio.</div><div>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Entrambi
parlano del tema del momento (o meglio: della fine di giugno 2022) nell’ambito del
macrotema della crisi energetica: quello dell’eventuale tetto al prezzo
dell’energia. Se ne parla da un po’ a livello europeo, e il G7 di Madrid lo ha discusso col risultato però solo di un impegno a una
valutazione successiva.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Di come
funzionino i prezzi politici ha scritto molto efficacemente Manzoni
nell’episodio della guerra dei forni nei Promessi Sposi: se tu in un mercato
imponi un prezzo massimo, il risultato è che la domanda e l’offerta non si
incontrano più, perché al prezzo imposto la domanda è maggiore dell’offerta. Ci
si ritrova quindi a dover razionare la domanda e decidere a chi ridurre (in
questo caso il gas) e a chi no, cosa che invece in un mercato lasciato
funzionare fanno i prezzi stessi selezionando i consumatori.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Per evitare il
razionamento, si può pagare con soldi pubblici la differenza ai produttori tra
il prezzo di mercato e quello imposto. In tal caso i problemi sono le distorsioni,
tra cui quella degli scambi tra dentro e fuori l’area dove si applica il cap.
Lo vediamo in Spagna, Paese che ha messo un tetto al prezzo del gas per cui l’energia
elettrica (il cui prezzo di mercato è influenzato da quello del gas) lì costa
meno che in Francia, con la conseguenza che la Francia sta importando più
energia elettrica della Spagna di quanto farebbe normalmente e quindi le tasse
degli spagnoli stanno sussidiando una riduzione dei prezzi anche in Francia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">In generale, se
si finanzia con le tasse un prezzo politico di cui tutti possono beneficiare,
si avvantaggiano anche soggetti che non ne avrebbero bisogno. Meglio aiutare
selettivamente le categorie di clienti più in difficoltà, però non fissando un
prezzo massimo bensì dando loro soldi per mitigare gli effetti negativi degli
alti prezzi dell’energia senza alterare il segnale di prezzo. Così funziona tra
l’altro il bonus energia in Italia per gli utenti domestici in povertà
energetica. Questo lascia intatto il loro interesse a ridurre i consumi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">In modo diverso
da un tetto ai prezzi di mercato pagato con le tasse, si potrebbe decidere unilateralmente
una riduzione del prezzo pagato per l’import di gas russo. Visto il ruolo della
Russia nel determinare il prezzo europeo dell’energia, vista la dipendenza
dell’economia russa da queste esportazioni e visto che la Russia ha ormai rotto
il tabù del rispetto dei contratti, avrebbe senso un cap selettivo rispetto
agli acquisti europei da Gazprom, eventualmente attraverso l’imposizione di un
dazio ad hoc come teorizzato da Ricardo Hausman dell’Università di Harvard.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">È evidente che
questo potrebbe portare a ritorsioni, ma è anche da notare che fino a oggi le
scelte di export di gas della Russia sembrano aver mirato alla conservazione
del fatturato – con riduzioni parziali a sostegno del prezzo – e mai alla
rinuncia al business. Se questo continuasse a valere, i flussi di gas dalla
Russia in caso di autoriduzione del prezzo potrebbero addirittura aumentare.
Del resto anche i teorici del tetto al prezzo dell’intero mercato europeo si
aspettano lo stesso: che Mosca continui a fornire ma con meno margini economici
unitari.<o:p></o:p></span></p><div><b><br /></b></div><div><b>Puntata 533 (in onda il 21/6/22)</b><div><br /></div><div>Inevitabile
tornare a parlare qui a Derrick di approvvigionamenti energetici. Dopo una fase
in cui le azioni di massimizzazione europee e inglesi del gas importato via
nave avevano iniziato a dare risultati, con un prezzo europeo del gas che nel
contratto future di agosto 2022 si era riportato sotto i 90 €/MWh contro i
picchi di oltre 200 di contratti di simile durata nel periodo di inizio dell’invasione
dell’Ucraina, ora c’è un fatto nuovo.</div><div>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Dopo che i
principali importatori d’Europa come Germania e Italia non solo non hanno
spinto per sanzioni contro il gas russo ma anzi hanno accettato il ricatto del
pagamento in rubli, è proprio la Russia che per la prima volta, nel corso della
terza settimana di giugno 2022 ha ridotto le vendite a Germania e Italia, non
rispettando le “nomination”, cioè le richieste di volume giornaliero dei
clienti nell’ambito dei contratti in vigore, come per la prima volta Eni ha
comunicato.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Se quindi le
riduzioni di maggio 2022 del gas russo in Italia erano dovute a concorrenza
di altre fonti, stavolta sembra che Mosca sia passata a un nuovo livello di
esercizio di potere di mercato, che ha subito funzionato impennando di nuovo i
prezzi del gas fin sopra i 120 €/MWh con conseguenze notevoli anche per quelli
elettrici in Italia, che sono tornati a punte sopra 300 €/MWh.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Questa clamorosa
novità coincide con alcuni preoccupanti blackout elettrici a Milano, che se da
un lato non c’entrano nulla col gas e dipendono dal caldo eccezionale e da un uso
di condizionatori che la rete locale evidentemente non riesce a gestire, dall’altro
danno un’idea di cosa possano essere i razionamenti incontrollati d’energia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Il rischio di
blackout per carenza di gas in realtà non c’è ora e non ci sarà nemmeno il
prossimo inverno (che sarà il più critico dall’inizio della crisi), e questo
vale anche se non potremo più contare sul gas russo da oggi, purché il Governo
passi da un atteggiamento in cui considera tabù la sola idea di intervenire almeno
con campagne informative di sensibilizzazione a uno in cui si assume la
responsabilità di gestire la scarsità, meglio se con meccanismi di razionalità
economica e assecondando le disponibilità dei clienti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Seppure con
una modalità solo dirigistica, sembra finalmente che qualcosa stia per succedere
in questo senso. Il presidente dell’Enea Gilberto Dialuce, già direttore dell’area
gas del Ministero dello Sviluppo Economico (dove il suo nome dalla porta dell’ufficio
non è mai stato tolto, come Derrick è in grado di testimoniare) ha anticipato a
organi di stampa la predisposizione di un piano di risparmio che limiterebbe
tempi e intensità di uso del gas per riscaldamento il prossimo inverno.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Comprenderete
che Derrick non può che rinverdire ora una sua opinione vecchia di mesi: con
questi prezzi non ha senso sussidiare l’energia a chi non ne ha davvero
bisogno. Ci stiamo svenando senz’alcuna lungimiranza (basta guardare l’esperienza
sulla benzina, di cui sono stati socializzati 20 centesimi ma che è tornata a
costare quasi come prima).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Se ci
chiedessero 50 euro per una pizza (cioè 5 volte il normale) continueremmo a
mangiare pizze come prima? Io credo di no. Con l’energia, faremmo bene a
ragionare nello stesso modo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it">Io dico che se
mettiamo un maglione in più a casa il prossimo inverno sopravviviamo meglio
rispetto a fare debito e investimenti folli in infrastrutture e sussidi pur di non
modificare i consumi. Se è giusto tassare i cosiddetti extraprofitti delle
aziende energetiche (fossili in primis), è folle usarne i proventi per
nascondere il vero prezzo dell’energia alle categorie di clienti che da un lato
non ne hanno bisogno, dall’altro è meglio che prendano atto interamente del segnale
economico che questa crisi delle energie fossili ci sta dando.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it"><br /></span></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3M8aYBd5Bqwq3p8liETSDWoD-g9JX9oB-7mhYsAoz88RdNkFz3eDrfh9jv0PHFO7z88ub2inMTfBssU_5izCvFyNNlTBgr9zErYBmv_RQ5QUL91kAgZmCqU9MJAPeICH13JqxlrLpAM5-/s2048/Batteria+nei+boschi+di+Chacala+270721.HEIC" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Batteria nei pressi di Playa Divisidero" border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3M8aYBd5Bqwq3p8liETSDWoD-g9JX9oB-7mhYsAoz88RdNkFz3eDrfh9jv0PHFO7z88ub2inMTfBssU_5izCvFyNNlTBgr9zErYBmv_RQ5QUL91kAgZmCqU9MJAPeICH13JqxlrLpAM5-/w240-h320/Batteria+nei+boschi+di+Chacala+270721.HEIC" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una batteria nel bosco<br />nei pressi di Chacala<br />(Stato di Nayarit - Messico)<br />(Foto Derrick, 2021)</td></tr></tbody></table><p></p><div><p class="MsoNormal"><span lang="it"><b>Puntata 513 (online il 29/1/22, in onda il 1/2/22)</b></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">La novità di questi giorni sul caro-energia è una certa stabilizzazione dei
prezzi dei contratti a termine del gas nella piattaforma europea di
riferimento. Prezzi oggi circa la metà rispetto al picco prenatalizio, ma con
la tendenza alla discesa per la prossima primavera ora quasi annullata, forse a
significare che da un lato i timori che gli stoccaggi di gas non bastino per l’inverno
si stanno affievolendo (non si sta rivelando un inverno particolarmente rigido),
dall’altro che altre incertezze non vedono prospettive di miglioramento (la
minaccia russa all’Ucraina).<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Osservatori
internazionali si sono esercitati a calcolare cosa succederebbe se all’attacco
all’Ucraina conseguisse uno stop ai flussi del gas russo: la capacità di
ricezione di navi metaniere in Europa potrebbe sopperire per una buona parte dell’ammanco,
ma razionamenti sarebbero necessari. È chiaro, comunque, che una volta passato
l’inverno il problema sarà rimandato di un anno. Ma non risolto se le voci di
chi ritiene che per liberarci dalla dipendenza dal gas occorra aumentarla avranno
la meglio in termini di politiche dell’energia.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">A proposito di
politici: ovunque temono enormemente le conseguenze di prezzi alti dell’energia
sulla loro popolarità, ed è da poco legge (e lo sarà almeno per due mesi) un
nuovo decreto che da un lato prolunga e ridefinisce misure di fiscalizzazione
dei costi delle bollette soprattutto per aziende energivore (pagate coi proventi
della carbon tax europea che in realtà dovrebbe scoraggiare consumi di energie
fossili), dall’altro si occupa di dove trovare il resto delle risorse
necessarie.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Vediamo quest’ultimo
punto. Il governo introduce l’obbligo di molti produttori di elettricità da
fonti rinnovabili, anche quelli che non godono di alcun sussidio, di girare all’agenzia
che fa i conguagli delle bollette, fino a fine 2022, la quota di ricavo unitario
sull’elettricità prodotta che supera la media precedente alla crisi. Simmetricamente,
la norma prevede che se i prezzi scendessero sotto questa media sarebbe la
cassa conguaglio a rifondere la differenza, ma che ciò si verifichi nel 2022 è estremamente
improbabile.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Si tratta di
un intervento a dir poco invasivo, perché si applica a ricavi e non a utili, e
lo fa anche su impianti fatti a proprio rischio e senza sussidi. E un
intervento di dubbia equità perché tocca solo le fonti rinnovabili e non altre che
stanno comunque guadagnando di più grazie ai prezzi alti. Per esempio le
centrali termoelettriche, come mostra un accurato articolo di Stefano Clò
apparso su Staffetta Quotidiana il 21 gennaio [2022], o la filiera di fornitura
del gas. Gli investimenti in rinnovabili, poi, l’abbiamo visto varie volte, sono
proprio quelli che servono a emanciparci dai picchi di prezzo delle fonti
fossili come il gas.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Prendere di
mira ora le fonti rinnovabili per certi versi è come se in California per
pagare i costi degli incendi si mettesse una tassa aggiuntiva sui pompieri
perché fanno gli straordinari.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Ci sono precedenti
di imposte tipo “Robin Hood tax” come questa? Sì. Uno si applicò qualche anno
fa all’imposta sui redditi di aziende di alcuni settori considerati ricchi, tra
cui se ricordo bene energia e finanza. Una soluzione però meno eversiva di
quella attuale in termini di economia di mercato, perché almeno si applicava
agli utili e non ai ricavi. Fu comunque cassata dalla corte Costituzionale nel
giro di qualche anno, ma con una sentenza non retroattiva che quindi non
previde alcuna restituzione.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Probabilmente
il Governo da un lato sa benissimo che la trovata di oggi è giuridicamente
irricevibile, dall’altro forse conta, a ragione, sul fatto che quando sarà
stata smontata dalle Corti l’emergenza potrebbe essere già finita.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">
</span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Non finiranno
però i danni in termini di incertezza degli investimenti e di contraddizione alle
politiche di decarbonizzazione.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><b>Puntata 506 (in onda il 7/12/2021)</b></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Mentre preparo questa
puntata il 4 dicembre 2021, i prezzi europei del gas naturale sono ancora elevati
(anche se il contratto a termine di gennaio 2022 sulla piazza olandese, il
riferimento principale in Europa, non ha più raggiunto i picchi di inizio ottobre 2021).<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Si è perfino
parlato di rischio blackout da parte del ministro Giorgetti, rischio però
smentito dall’associazione dei gestori europei delle reti elettriche, che vede
invece la situazione migliore rispetto a un anno fa. Alcuni Governi europei tra
cui quello italiano hanno già adottato misure di riduzione delle bollette a
spese del fisco e si preparano a farlo nuovamente. In un consiglio energia i
principali paesi UE si sono spaccati tra chi (tra cui l’Italia) ritiene
necessarie modifiche alle regole dei mercati energia e chi (tra cui Germania)
ritiene invece utile proseguire la transizione energetica senza cambiare il
mercato. Mercato che, del resto, ha portato prezzi a lungo bassi nel passato
recente, verosimilmente più bassi di quanto sarebbero stati in un perdurante
regime di monopolio pubblico. Oggi qui ci chiediamo: è giusto aiutare in caso
di prezzi eccezionalmente alti oltre ai clienti domestici anche le imprese, in
particolare quelle energivore?<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Iniziamo chiedendoci
quale effetto hanno i prezzi dell’energia sul conto economico di un’azienda
manifatturiera energivora.</span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Anzitutto un aumento del costo operativo della
produzione. E in termini di prezzo e quindi valore del prodotto finale? Se
ipotizziamo che la tecnologia produttiva usata dalla nostra azienda sia simile
in tutto il suo mercato di riferimento e che il prezzo dell’energia sia
aumentato anche per i concorrenti, i maggiori costi tenderanno a rispecchiarsi
nel valore della produzione. Il che implica che la riduzione dei margini in
realtà dipende da quanto i clienti possano o meno sostituire il prodotto della nostra azienda con un altro o farne semplicemente a meno. Se questa sostituzione o rinuncia non
è possibile, sarà il consumatore a pagare di fatto i maggiori costi di
produzione dovuti all’energia, non l’azienda manifatturiera.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Se poi l’azienda
in questione è più efficiente nell’uso dell’energia rispetto ad almeno uno dei suoi
concorrenti attivi, un aumento dei prezzi dell’energia conduce tendenzialmente a un aumento
dei margini e delle quote di mercato, con un effetto di cosiddetto windfall
profit, lo stesso meccanismo per cui le aziende di produzione elettrica che non
usano le fossili guadagnano di più grazie agli alti prezzi delle fossili e dei
permessi a emettere CO2.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">A livello
europeo, e in buona parte anche eurasiatico, l’aumento dei prezzi energetici non ha colpito solo l’Italia, che anzi
ha visto di recente un miglioramento relativo rispetto alla Francia con un prezzo
italiano dell’elettricità in media più basso di quello transalpino, quindi si
può (in termini grossolani) escludere che un’azienda manifatturiera italiana il cui mercato di riferimento
sia l’Europa rischi di perdere competitività rispetto ai concorrenti a parità
di politiche italiane e degli altri stati europei.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Ma nel breve
periodo anche per un’azienda energicamente efficiente un aumento violento dei
prezzi energetici può causare problemi finanziari, per esempio se l’azienda non
è in grado di aggiornare i prezzi di una commessa ancora da produrre ma già
negoziata prima degli aumenti. In questo caso il problema è serio, ed è dovuto
a una mancata copertura del rischio di fluttuazione dei prezzi energetici.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">In conclusione:
in teoria è sbagliato almeno nel medio periodo socializzare il caro energia per
le aziende energivore il cui mercato di riferimento sia esposto agli stessi
prezzi. Peccato che, con politiche energetiche diverse tra i vari paesi
europei, è sufficiente che uno introduca aiuti per rendere inevitabile la
loro generalizzazione. Perché in presenza di aiuti locali in un paese, per le imprese
di altri paesi ci sarebbe un effetto di perdita di competitività a meno che anche
quegli altri paesi adottino misure simili.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">
</span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">La conseguenza,
mi sembra, è che probabilmente una politica europea sensata per il caro-energia
sarebbe anzitutto la creazione di un ministero europeo dell’energia, che
omogeneizzi queste politiche.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><b><br /></b></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><b>Puntata 500 (in onda il 17/10/21)</b></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Siamo arrivati, stento io stesso a crederci, alla puntata 500. Che purtroppo non posso dedicare ad alcun tema speciale, visto che l’attualità mi costringe a tornare sulla questione del caro-energia, se non altro per un compendio delle riflessioni uscite sugli organi di informazione nell’ultima decina di giorni, per esempio l’articolo su lavoce.info a firma di Polo, Pontoni e Sileo, quest’ultimo una vecchia conoscenza e spesso collaboratore di questo blog.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">I politici sembrano molto in ansia, e alcuni Governi europei, tra cui quello spagnolo italiano e greco, hanno sollecitato la Commissione UE a misure di contrasto al caro-gas. Un recente documento UE risponde con moderata freddezza, dopo che il vicepresidente Timmermans e la capa dell’energia Simson avevano già difeso l’impianto dell’organizzazione europea dei mercati energia e di quello che dà un prezzo alle emissioni di CO2 (che peraltro ha contribuito come sappiamo molto limitatamente al recente aumento delle bollette). I Governi possono usare la leva fiscale per calmierare temporaneamente i prezzi, dice l’UE, purché lo facciano con chi ne ha effettivamente bisogno e senza alterare la concorrenza nell’energia.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Trovo anch’io che sarebbe un controsenso soffocare il segnale di prezzo e impedire che esso faccia scattare sane reazioni dei consumatori. Infatti questo caro-energia ci ricorda che le fonti fossili hanno un prezzo volatile, e probabilmente lo avranno anche di più nella loro fase di ridimensionamento e infine pensionamento, perché la capacità produttiva potrebbe ridursi in anticipo rispetto alla domanda. Un segnale di scarsità è sicuramente coerente col fatto che dobbiamo affrancarci in fretta da petrolio e gas. Non a caso è stato proprio il ministro dell’energia del Qatar – uno dei principali esportatori di gas via nave – a dirsi scontento dei prezzi troppo alti, consapevole che essi portano i clienti e ridurre la propria dipendenza non appena possibile.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Infatti i consumatori, domestici e industriali che siano, si attrezzano rispetto ai rischi di scarsità, investendo per esempio in efficienza energetica e uso di fonti alternative. Una volta che le famiglie in difficoltà siano messe al sicuro, come la stessa UE chiede, non si capisce perché gli altri soggetti non dovrebbero prendersi la responsabilità delle proprie scelte di approvvigionamento energetico.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Del resto, chi ha energia comprata a prezzo fisso non vedrà l’incremento se non al rinnovo del contratto – sempre che i prezzi a termine saranno allora ancora alti – e chi si è dotato direttamente o contrattualmente di propria capacità di generazione da fonte rinnovabile è già meno soggetto alle fluttuazioni del gas.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"></span></p><p class="MsoNormal">La situazione di scarsità del gas stoccato in Europa, che preoccupa in vista di un eventuale inverno rigido, non è però la stessa in tutti i paesi. Quelli che oltre a essere dotati di capacità di stoccaggio adeguata l’hanno anche riempita di più nella scorsa primavera-estate avranno ora la giusta remunerazione grazie alla possibilità di esportare gas a buon prezzo. Cosa che dall’Italia sta già avvenendo con una certa frequenza attraverso entrambi i metanodotti transalpini. Una situazione che ci vede ormai esordire nel ruolo di paese di passaggio – e non solo di arrivo - del gas, viste le ben tre interconnessioni extraeuropee a sud, e ora anche potenzialmente nel ruolo di polmone rispetto ai picchi di domanda europea.<o:p></o:p></p><div><br /></div><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><b>Puntata 498 (in onda il 28/9/21)</b></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Nella puntata 497 abbiamo cercato di fare chiarezza sulla causa degli aumenti recenti dell’elettricità, dovuti in gran parte a una carenza momentanea di gas a livello mondiale non dissimile da altri settori che coinvolgono per esempio materie prime alimentari, della manifattura pesante, dell’elettronica.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Scorte ridotte e investimenti rimandati in molti settori durante il Covid per limitare il capitale immobilizzato dalle aziende in difficoltà, uniti alla ripartenza dei consumi, stanno causando un’insufficienza temporanea di capacità produttive che era stata ampiamente anticipata da osservatori come l’Economist. Conseguenza di questo è l’inflazione, che infatti si sta risvegliando rapidamente e di cui, certo, l’energia è una componente importante. (Solo io sto notando che da noi un primo piatto in trattoria ora non costa meno di 12 euro mentre la norma fino a poco fa era 10 o meno?).<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Il Governo sta predisponendo mentre scrivo questa trasmissione un decreto per contenere gli aumenti del prezzo dell’energia con l’utilizzo di risorse fiscali per alcuni miliardi nell’ultimo trimestre del 2021. Con tutele più forti per i clienti a basso reddito, ma con effetti su tutti, anche su chi ha un contratto a prezzo fisso e non sta subendo alcun aumento di bolletta. Ha scritto sul tema Carlo Cottarelli su Repubblica il 24 settembre [2021]:<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it"></span></p><blockquote>Per anni le istituzioni internazionali e tutti coloro che hanno a cuore il futuro del pianeta hanno sottolineato le conseguenze negative di sussidi generalizzati (all’energia e non). Qui, per giunta, si sussidia l’energia “sporca”. L’incoerenza con le politiche di transizione ecologica è evidente. Questo vale soprattutto per la parte dell’aumento dovuta al maggiore costo dei permessi di emissione, il cui scopo è quello di scoraggiare i consumi. Ma l’incoerenza è presente qualunque sia la causa dell’aumento dei prezzi.</blockquote><p></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Aggiungerei che fenomeni simili, come accennavo, li stiamo vedendo in altre materie prime. Fiscalizzeremo l’aumento delle farine, dei minerali ferrosi e no, dei chip, magari riducendone l’IVA?<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it">Per un paese con livelli di spesa fiscale e di imposte sui redditi molto alti, aumentare ancora la spesa fiscale e quindi le future nuove imposte a me sembra folle. Nel caso dell’energia, poi, la capacità dei consumatori di reagire a segnali di prezzo è fondamentale perché le politiche ecologiche del “chi inquina paga” siano efficaci. Se gli aumenti di prezzo vengono contrastati con le tasse anche a spese di chi non consuma, e indipendentemente dal mix di fonti energetiche scelte da un cliente, buona parte delle politiche di responsabilizzazione dei consumatori va a ramengo.</span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><b><br /></b></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><b>Puntata 497 (in onda il 21/9/21)</b><br /></span></p><div>Il prezzo dell’elettricità, i lettori di Derrick lo sanno ma temo siano tra i pochi vista la qualità del dibattito in corso, è determinato da fattori sia regolati sia di mercato. I primi sono un insieme di oneri che coprono soprattutto i costi delle politiche ambientali – in particolare i sussidi alle fonti rinnovabili - e i costi delle reti, i secondi sono soprattutto i costi di combustibile della produzione termoelettrica che determinano, quando le centrali termoelettriche sono necessarie a soddisfare la domanda, il prezzo all’ingrosso momentaneo dell’energia.</div><div><p></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">Anche se ormai la maggior parte dell’energia al dettaglio è venduta a condizioni liberamente proposte (e scelte) sul mercato, ha ancora molto seguito mediatico l’aggiornamento periodico che l’Autorità dell’energia fa delle tariffe regolate dedicate ai clienti soprattutto domestici che non hanno mai scelto un fornitore sul mercato.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">L’imminente aggiornamento molto al rialzo di questa tariffa ha scatenato un dibattito pubblico in cui, come spesso capita, alcune delle posizioni che hanno fatto più rumore sono quelle più infondate.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">Sperando di contribuire in modo utile, ecco qui alcune affermazioni facili da verificare:</span></p><p class="MsoNormal"></p><ul><li><span lang="it">L’<b>aumento repentino del prezzo all’ingrosso dell’elettricità </b>(che a settembre [2021] si è mosso ampiamente oltre i 100 €/MWh e negli ultimi giorni attorno ai 150 € - mentre un anno fa nello stesso periodo era sui 50) <b>è determinato perlopiù da un aumento violento del prezzo del gas </b>che nel nostro paese è ancora determinante per coprire la punta di domanda elettrica. Infatti, le centrali a gas offrono energia nella borsa elettrica a un prezzo non inferiore a quello necessario a coprire i costi di combustibile (e i permessi a emettere CO2, si veda poco sotto), e non potrebbero fare altrimenti. L’aumento del prezzo del gas a sua volta è causato dalla ripresa globale dei consumi che ha colto gli stoccaggi meno pieni di quanto normalmente siano in questa stagione, anche a causa della scorsa primavera più rigida del previsto.<br />Il prezzo all'ingrosso dell'elettricità dipende però non solo dal gas, ma anche dai <b>permessi a emettere CO2</b> che le centrali termoelettriche devono acquistare. Il prezzo di questi permessi è aumentato a inizio settembre [2021] rispetto a metà agosto di una decina di €/t (con un impatto sui costi di un Megawattora a gas di meno della metà), ma è comunque rimasto in un'area tra 50 e poco più di 60 €/t da maggio [2021] alla data di questo post (link sotto), e quindi ha un impatto minimo rispetto agli aumenti recenti del prezzo all'ingrosso dell'elettricità.<br /><br /></span></li><li><span lang="it"><b>Anche le politiche ambientali costano</b>, certo, al momento una decina di miliardi all’anno nelle bollette, cioè una trentina di € per ogni MWh che consumiamo, ma questo conto non solo non si muove in modo repentino, ma è in fase di calo strutturale da anni, perché da anni le convenzioni inizialmente troppo generose per sostenere gli impianti rinnovabili sono state sostituite da altre che lo sono molto meno (tanto che gli obiettivi di nuova capacità rinnovabile che il Governo si propone non vengono al momento raggiunti).<br /><br /></span></li><li><span lang="it">Più rinnovabili non programmabili comportano anche più <b>costi di bilanciamento</b> della rete, ma si tratta di una voce per ora relativamente modesta rispetto al prezzo complessivo (una decina di € a MWh) e le cui fluttuazioni quindi non hanno al momento un effetto paragonabile a quelle determinate dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili.</span></li></ul><p></p><p class="MsoNormal"><span lang="it"></span></p><p class="MsoNormal">Conclusione: <b>l’impennata di prezzo elettrico di questo periodo non c’entra quasi per nulla con le politiche ambientali</b>.</p><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">Nello stesso tempo, <b>politiche incoerenti con la decarbonizzazione</b> (per esempio nuovi investimenti sulle stesse fossili che dovranno essere abbandonate, si pensi alla metanizzazione della Sardegna) molto verosimilmente<b> aumenteranno il costo della decarbonizzazione stessa</b>, perché dovranno essere ripagate anche se si riveleranno presto – o addirittura subito – inutili.<o:p></o:p></span></p></div><div><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><br /></span></div><p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><b>Link:</b></span></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">Il sito del Leibniz Information Centre for Economics:<br /><a href="https://www.zbw.eu/en/search/spotlight/the-economic-impact-of-russians-war-in-ukraine" target="_blank">https://www.zbw.eu/en/search/spotlight/the-economic-impact-of-russians-war-in-ukraine</a></span></li><li><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">Articolo di Claudio Zocca su "Altrabolletta" sul "debito" nelle tariffe di tutela che rischia di impennare ulteriormente le bollette in autunno: <a href="https://www.altrabolletta.it/blog/prezzi-e-tariffe_2/aumento-tariffe-luce-q422_129" target="_blank">https://www.altrabolletta.it/blog/prezzi-e-tariffe_2/aumento-tariffe-luce-q422_129</a></span></li><li><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">Report ACER/CEER su mercato UE all'ingrosso del gas (luglio 2022):<br /><a href="https://www.acer.europa.eu/events-and-engagement/news/gas-wholesale-market-monitoring-report-shows-market-expectations-high" target="_blank">https://www.acer.europa.eu/events-and-engagement/news/gas-wholesale-market-monitoring-report-shows-market-expectations-high</a></span></li><li>Un Q&A di ECCO sul gas in Europa e Italia (a cui ho collaborato):<br /><a href="https://eccoclimate.org/it/le-risposte-a-molte-delle-domande-sul-gas-fossile/" target="_blank">https://eccoclimate.org/it/le-risposte-a-molte-delle-domande-sul-gas-fossile/</a></li><li><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">Lorenzo Vallecchi su QualEnergia a proposito dei price cap energetici:<br /><a href="https://www.qualenergia.it/articoli/price-cap-greggio-gas-russi-piu-facile-dirsi-farsi/" target="_blank">https://www.qualenergia.it/articoli/price-cap-greggio-gas-russi-piu-facile-dirsi-farsi/</a></span></li><li>Michele Polo sui price cap nell'energia su lavoce.info:<br /><a href="https://www.lavoce.info/archives/95924/il-rompicapo-del-price-cap-gas/" target="_blank">https://www.lavoce.info/archives/95924/il-rompicapo-del-price-cap-gas/</a></li><li><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">Articolo di Stefano Clò per Staffetta Quotidiana sull'andamento dei margini nella generazione elettrica in Italia: <a href="https://www.staffettaonline.com/articolo.aspx?id=361681" target="_blank">https://www.staffettaonline.com/articolo.aspx?id=361681</a></span></li><li><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;">Grafico del prezzo dei permessi ETS a emettere CO2 (da Ember): <a href="https://ember-climate.org/data/carbon-price-viewer/" target="_blank">https://ember-climate.org/data/carbon-price-viewer/</a></span></li><li>Il prezzo spot all'ingrosso dell'elettricità sulla borsa elettrica italiana: <a href="https://www.mercatoelettrico.org/it/" target="_blank">https://www.mercatoelettrico.org/it/</a></li><li>Articolo di Michele Polo, Federico Pontoni, Antonio Sileo su Lavoce.info: <a href="https://www.lavoce.info/archives/90184/cara-energia/" target="_blank">https://www.lavoce.info/archives/90184/cara-energia/</a></li><li>Un articolo di qualche tempo fa ma sempre attuale di Edoardo Croci: <a href="http://www.cartalibera.it/2014/04/23/la-necessita-di-un-europa-dellenergia/" target="_blank">http://www.cartalibera.it/2014/04/23/la-necessita-di-un-europa-dellenergia/</a></li><li>Tutte le puntate di Derrick sul prezzo dell'energia (in ordine anticronologico): <a href="http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Prezzo%20dell%27energia">http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Prezzo%20dell%27energia</a></li></ul><p></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010;"><o:p> </o:p></span></p></div></div></div></div></div></div></div></div>Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-4625089545376744892023-08-07T11:39:00.000+02:002023-08-07T11:39:37.103+02:00Le bestie (Puntata 584 in onda l'8/8/23)<p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiNRGoDmDBusohtZiYNwf6p6FnKF7f53jXWewSslPyEk6jfKEX138x6CirmyO6nhTihIb9HepN7SJPatNmF8eX6ZBb8pHA-A7nTIzRA01Ko6_zjteLKY52SiFnX2vEUslVQc9NIb9lluE-DDfkptwlEIEGWFtVNy74K7LbCdRRl_GLF2HHoNkU0BGT1fsyI" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" data-original-height="268" data-original-width="188" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiNRGoDmDBusohtZiYNwf6p6FnKF7f53jXWewSslPyEk6jfKEX138x6CirmyO6nhTihIb9HepN7SJPatNmF8eX6ZBb8pHA-A7nTIzRA01Ko6_zjteLKY52SiFnX2vEUslVQc9NIb9lluE-DDfkptwlEIEGWFtVNy74K7LbCdRRl_GLF2HHoNkU0BGT1fsyI" width="168" /></a></div>Vi mancava Derrick in versione critico cinematografico? Sono
sicuro di no, ma è quel che la puntata di oggi riserva.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal">Chiedo accoratamente all’eventuale pubblico in ascolto di
non avvisare di questa mia incursione Gianfranco Cercone, titolare del settore
per Radio Radicale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il fatto è che mi sono imbattuto in un film che s’interseca
con gl’interessi di Derrick. S’intitola “As bestas”, che sia in portoghese sia,
suppongo, nel gallego della Galizia dove la storia è ambientata significa “Le
bestie”. È un lavoro di Rodrigo Sorogoyen, da quel che leggo piuttosto premiato
dalla critica e si basa su una storia reale di cronaca nera.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La prima parte del film è un fin troppo lungo climax verso una
morte annunciata, quella di un pingue francese (olandese nella vicenda reale) che
insieme alla moglie si trasferisce in un freddo e remoto villaggio galiziano per
occuparsi di agricoltura sostenibile, e che a differenza dei pochi abitanti
indigeni rimasti decide di non accettare la sua parte di compensazioni offerte dell’azienda
promotrice di un parco per energia eolica, impedendone così di fatto l’installazione.
Due fratelli indigeni suoi vicini – le bestie appunto (per usare il termine del
film) – lo minacciano fin dalle prime scene e fino a tendergli un agguato forse
esiziale (chi vedrà saprà) nel bosco.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Naturalmente sono stato incuriosito dalle poche - ma molto
assertive – scene che riguardano le pale eoliche. In una, il protagonista, che oltre
a essere vittima è indubbiamente insieme alla moglie il buono del film, si
avvicina con finalità si direbbe contemplative a una pala già in funzione da
qualche altra parte. Gli aerogeneratori moderni raggiungono altezze vertiginose
anche di 100 metri, con rotori di oltre 50. Chi ha provato sa che avvicinarsi allo
stelo e guardare in su può far perdere l’equilibrio, ma di certo non si sentono
i rombi assordanti che nel film sono associati alla scena.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In un’altra, ambientata nel diroccatissimo bar del paese vicino,
dove l’incontrastato mattatore è proprio una delle bestie, il protagonista
buono tenta uno dei suoi dialoghi di pace asserendo che i norvegesi che
vogliono installare le pale eoliche lo fanno in Spagna solo perché a casa loro
non le vogliono. Cosa che smentirei, visto che oltre alla predominante energia
idroelettrica il paese scandinavo si affida a circa il 10% di eolico, non poco anche
se in effetti molto meno dell’oltre 20% della Spagna di oggi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Curioso che, stando a un dettagliato articolo del Pais che
ho trovato sulla storia vera e linkato nel blog Derrick Energia, i coniugi
buoni si fossero trasferiti dall’Olanda nel luogo delle bestie alla ricerca di
zone “senza energia nucleare”, qualunque cosa ciò voglia dire visto che la
Spagna ha (e a maggior ragione aveva ai tempi della vicenda quando erano più
diffuse) centrali nucleari attive.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sembrerebbe quindi che la purezza energetica inseguita dai
buoni del film sia piuttosto confusa e ad ampio raggio, una forma di luddismo coniugata
ad amore per le cose di una volta, inclusa la sana bombola della stufa a gas che
coadiuva quella a legna nella spartana casa dei protagonisti. Un amore per le
tradizioni che non è bastato però ai poveri coniugi forestieri per farsi accettare
dalla comunità locale, che ora quelle stesse tradizioni le vorrebbe tradire a
vantaggio delle pale eoliche per mera censurabile sete di denaro.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">A parte le letture energetiche, l’econofobia e il luddismo,
consiglierei il film?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p>Solo a chi ha oltre due ore senza altre cose interessanti da
fare. Potessi scegliere, lo vedrei in lingua originale per evitare i soliti
doppiaggi troppo attoriali in italiano, che anche in questo caso trasformano a
mio avviso alcuni personaggi in macchiette e suonano così innaturali, tanto che
il capo-bestia, malgrado il curriculum a dir poco bucolico e l’aspetto
selvatico, nel suo ruolo di persecutore sembra molto più facondo del pur colto
protagonista buono.</p><p><br /></p><p><b>Link</b></p><p></p><ul style="text-align: left;"><li>Un articolo nella versione internazionale del Pais con dettagli sulla storia cui il film è ispirato:<b> </b><a href="https://english.elpais.com/elpais/2014/12/03/inenglish/1417605600_444838.html#?rel=mas" target="_blank">https://english.elpais.com/elpais/2014/12/03/inenglish/1417605600_444838.html#?rel=mas</a></li><li>Le puntate recenti di Derrick sono anche in questo canale Youtube: <a href="https://youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqXhipbeNxt2UPQII4PwtLWA">https://youtube.com/playlist?list=PL8sgPLBStHqXhipbeNxt2UPQII4PwtLWA</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-3376255127258177832023-07-23T15:09:00.000+02:002023-07-23T15:09:05.663+02:00Sistema energetico italiano completamente decarbonizzato (Puntata 583 in onda il 25/7/23)<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhycOKM6WkAghtnX4FwfDSsMF0btRh3FrIMdvVAZYE-lAVMZe4tZZQGGYZXwINxQSasZMgTYKAgiCO4tqNv2PzEkDU7qYuBHR4tJPG_p9fU8ukgdMIzCtfOeqQpI9VU7n-ODVby36iF4cpCHdXaydvD3QW8zsqMeW21CRyFSgkUL7Cz1NO6jhJxCEWgl6pd" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="796" data-original-width="1252" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhycOKM6WkAghtnX4FwfDSsMF0btRh3FrIMdvVAZYE-lAVMZe4tZZQGGYZXwINxQSasZMgTYKAgiCO4tqNv2PzEkDU7qYuBHR4tJPG_p9fU8ukgdMIzCtfOeqQpI9VU7n-ODVby36iF4cpCHdXaydvD3QW8zsqMeW21CRyFSgkUL7Cz1NO6jhJxCEWgl6pd" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Salvatore Fergola - Tempesta nel golfo di Napoli</td></tr></tbody></table>Secondo la IEA nel 2024 1/3 dell’elettricità del mondo sarà
da fonti rinnovabili, in Italia a giugno [2023] è stata circa 44%. Uno studio
ECCO-Artelys il cui link è sul blog Derrick Energia mostra la fattibilità di un
sistema elettrico senza emissioni-serra in Italia nel 2035, secondo gl’impegni già
presi in seno al G7.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoPlainText">Ma lo studio ASPO pubblicato dal CNR di cui parliamo oggi
(anch’esso linkato sul blog) si spinge più avanti: simula un sistema energetico
del tutto elettrificato (quindi senza consumi energetici che non siano in forma
elettrica) e completamente alimentato da fonti rinnovabili. Ce ne parla il chimico-fisico
ricercatore CNR Luca Pardi, coautore insieme a Tiribuzi, Cambi, Celi, Giusti, Liverani
e Rossi, membro di ASPO-Italia (la sezione italiana dell'associazione per lo
studio del picco del petrolio).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoPlainText">Luca Pardi usa alcuni termini che dovrebbero ormai essere
familiari agli ascoltatori di Derrick, ma visto il taglio divulgativo di questa
rubrica meglio specificarli: Terna è il gestore della rete di trasmissione elettrica
nazionale italiana (gestisce quindi tra le altre cose gli elettrodotti interurbani
e a lunga distanza) e per generazione s’intende la produzione di energia
elettrica, ciò di cui si occupano le cosiddette centrali elettriche. Sentiamo
Pardi:</p><p class="MsoPlainText"><o:p></o:p></p><p><a href="https://youtu.be/rieL2GMbsts?t=89" target="_blank">https://youtu.be/rieL2GMbsts?t=89</a></p><p></p><p class="MsoPlainText">Grazie a Luca Pardi, a risentirci per approfondimenti.<o:p></o:p></p><p class="MsoPlainText"><br /></p><p class="MsoPlainText"><b>Link</b></p><p class="MsoPlainText"></p><ul style="text-align: left;"><li>Lo studio ASPO/CNR oggetto della puntata:<br /><a href="https://www.cnr.it/sites/default/files/public/media/attivita/editoria/Scetur-ASPO-Italia.pdf">https://www.cnr.it/sites/default/files/public/media/attivita/editoria/Scetur-ASPO-Italia.pdf</a></li><li>Lo studio ECCO/Artelys su un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2025: https://eccoclimate.org/scenario-of-a-decarbonised-italian-power-system-by-2035/</li></ul><p></p><p class="MsoPlainText"><o:p></o:p></p><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-14230545769568895822023-07-09T22:48:00.003+02:002023-07-09T22:48:42.793+02:00Le sessioni del risparmio (Puntata 582 in onda l'11/7/23)<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEimm0XluPsZSsgdOLvew9bfSv7jzI7tlA9ZyPLudpBOwbgLZcouS59S82p_N1DPaIwaBcSV9XjW22dRSTsm7bmTgihNBwW_Z1GCxLie8YZpn_HQTyqof1VfhPtwJBZhtG8XmV8c-xsQqH0Mju2gr6tgeCRhedZYdUxpq7gtof8tBFUOzcyswddiV9tYNg8d" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="945" data-original-width="705" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEimm0XluPsZSsgdOLvew9bfSv7jzI7tlA9ZyPLudpBOwbgLZcouS59S82p_N1DPaIwaBcSV9XjW22dRSTsm7bmTgihNBwW_Z1GCxLie8YZpn_HQTyqof1VfhPtwJBZhtG8XmV8c-xsQqH0Mju2gr6tgeCRhedZYdUxpq7gtof8tBFUOzcyswddiV9tYNg8d" width="179" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La forza del consumatore<br />(Foto Derrick)</td></tr></tbody></table>Nella scorsa puntata, e in altre
recentemente, mi sono occupato del ruolo dei consumatori di energia elettrica
nel rendere più facile, attraverso la modulazione dei loro consumi, far
funzionare un sistema elettrico senza attivare centrali che hanno bisogno di
combustibili fossili dannosi per il clima. Mentre da noi la retorica ufficiale
è quella dell’importanza del gas, altrove in Europa e nel mondo si lavora per
ridurre il ricorso alle centrali a gas anche rispetto al loro ruolo di scorta
per quando vento e sole sono temporaneamente insufficienti a servire tutti i
consumatori.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sono ormai diversi nel mondo gli esperimenti riusciti di
sistemi elettrici funzionanti con sole rinnovabili. Derrick personalmente ha
visitato un anno fa l’isola Graciosa nelle Azzorre, dove questo è avvenuto.
Oltre agli accumuli di energia, per riuscirci serve la collaborazione di
consumatori disposti a spostare nel tempo i consumi per cui ciò sia possibile
senza disagi. Per esempio quelli di elettrodomestici come lavatrici,
lavastoviglie, scaldaacqua ad accumulo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il gestore della rete elettrica inglese attraverso le
“saving sessions” (sessioni di risparmio)<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>paga centinaia di migliaia di consumatori che sono disponibili a
limitare i propri consumi nei momenti in cui c’è meno disponibilità di fonti
rinnovabili. I consumatori partecipano attraverso i propri fornitori, come
Octopus Energy che è stato in prima linea in questo. Derrick ne ha parlato con
l’amministratore delegato per l’Italia, Giorgio Tomassetti. Sentiamolo:<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><a href="https://youtu.be/I7lTzf9K0w8?t=80" target="_blank">https://youtu.be/I7lTzf9K0w8?t=80</a></p><p class="MsoNormal">Grazie a Giorgio Tomassetti di Octopus Energy</p><p class="MsoNormal"><b><br /></b></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: georgia;"><span style="background-color: white; white-space-collapse: preserve;"><span data-offset-key="252ks-1-0">Articolo sul Guardian sulle "saving sessions" del gestore di rete inglese: <a href="https://www.theguardian.com/money/2023/jan/24/british-households-businesses-cut-power-use-national-grid?CMP=share_btn_tw">https://www.theguardian.com/money/2023/jan/24/british-households-businesses-cut-power-use-national-grid?CMP=share_btn_tw</a></span></span><span data-offset-key="252ks-2-0" style="background-color: white; white-space-collapse: preserve;"><span data-text="true"><a href="https://www.theguardian.com/money/2023/jan/24/british-households-businesses-cut-power-use-national-grid?CMP=share_btn_tw " target="_blank"> </a></span></span></span></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-55576646675775497142023-07-03T22:19:00.001+02:002023-07-09T22:49:23.737+02:00Comunità energetiche a Recanati (Puntata 581 in onda il 4/7/23)<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEil30dtwPjoKYrU4SqnnB938191x-z4Cd3K9wzMkYBw6N0BPkwopLUOBdtzuW6on_jhpJlTz0edEs1qlLfK58WnS6-fmCdnCSgyN7Bps9-hPWu9kJ6uU65HWozB7pEg9ZAxazWnF4y556VAquMTCBxl46GpnHgz7BoDlK4s0c-7bhyQFU7LQhFkPaXWdG6S" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="407" data-original-width="539" height="242" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEil30dtwPjoKYrU4SqnnB938191x-z4Cd3K9wzMkYBw6N0BPkwopLUOBdtzuW6on_jhpJlTz0edEs1qlLfK58WnS6-fmCdnCSgyN7Bps9-hPWu9kJ6uU65HWozB7pEg9ZAxazWnF4y556VAquMTCBxl46GpnHgz7BoDlK4s0c-7bhyQFU7LQhFkPaXWdG6S=w320-h242" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Recanati</td></tr></tbody></table>Il 17 giugno 2023 l’autore di Derrick è stato a Recanati
relatore per il think tank ECCO al convegno “La transizione energetica, una
questione di comunità”.<p></p><p>Si parlava anche di un tema che mi sta molto a cuore: il
ruolo dei consumatori nel rendere possibile presto e in modo economico un
sistema che usi solo elettricità non dannosa per il clima. Perché i consumatori
sono importanti? Perché dotandosi della capacità di accumulare energia o di
consumarla nelle ore di maggior disponibilità di sole rendono possibile il
mancato ricorso a centrali elettriche a gas dannose per il clima.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">A Recanati ho anche parlato con Leonardo Cavalieri di MAC,
un’azienda locale che sviluppa tecnologia per farlo e che contribuirà sempre a
Recanati a un nuovo evento l’11 e 12 luglio prossimi intitolato “Comunità
Energetiche Rinnovabili e laboratorio e-Mobility per una transizione energetica
inclusiva e sostenibile”, organizzato con Energia Media.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sentiamo Leonardo Cavalieri:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><a href="https://youtu.be/g5eWN5rvgLA?t=57" target="_blank">https://youtu.be/g5eWN5rvgLA?t=57</a><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Grazie a Leonardo Cavalieri di MAC.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Programma del convegno Comunità energetiche ed E-Mobility del 11-12/7/2023 a Recanati:<br /><a href="https://energiamedia.it/appuntamenti/recanati-smart-land-comunita-energetiche-ed-e-mobility-driver-di-sviluppo-per-il-territorio/" target="_blank">https://energiamedia.it/appuntamenti/recanati-smart-land-comunita-energetiche-ed-e-mobility-driver-di-sviluppo-per-il-territorio/</a></li><li>Il sito web di MAC Italia a Recanati: <a href="https://www.mac-italia.com/" target="_blank">https://www.mac-italia.com/</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3913398772430520753.post-46460455595458049352023-06-19T18:13:00.000+02:002023-06-19T18:13:15.585+02:00Il liceo del made in Italy (Puntata 579 in onda il 20/6/23)<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgEfrSohzpdjdu3az87pgoB9CSrFmwkBZVExFgylFWd8ClkTzLvIbYCYJQ2HPaWSGRYkTuAqqwSSLlY-OtO6tZ7CVZTN7JVnN5xmaA30AkWOFpDQ_gso7JgJYnntw_ycE1s9EHlheIfkBhswv4Efv0Pk72KBq1Mj9TWGMUT-JkQLGXSKQo6aPcVVUZYxhKO" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" data-original-height="945" data-original-width="566" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgEfrSohzpdjdu3az87pgoB9CSrFmwkBZVExFgylFWd8ClkTzLvIbYCYJQ2HPaWSGRYkTuAqqwSSLlY-OtO6tZ7CVZTN7JVnN5xmaA30AkWOFpDQ_gso7JgJYnntw_ycE1s9EHlheIfkBhswv4Efv0Pk72KBq1Mj9TWGMUT-JkQLGXSKQo6aPcVVUZYxhKO" width="144" /></a></div>Qui a Derrick ci occupiamo ogni tanto anche di istruzione,
non perché chi vi parla ne sia un esperto, ma perché crede che sia di gran
lunga l’investimento più critico per il nostro futuro democratico, economico,
sociale.<p></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ogni tanto scatta la polemica sull’utilità degli istituti
tecnici rispetto ai licei. Da professionista nel mondo di imprese e altre
organizzazioni, mi sono convinto che le competenze più importanti in chi inizia
a lavorare siano quelle trasversali. In primis padroneggiare l’italiano (cosa che
spesso non si riscontra nemmeno nei laureati) ed essere in grado di affrontare
un quesito in termini analitici. A mia figlia ho consigliato di imparare a
leggere un’equazione e una poesia prima di chiedersi cosa si farà di queste
competenze.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Molto più delle mie opinioni sono utili però testimonianze
di chi nella scuola ci lavora.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Come in passato abbiamo oggi a Derrick un insegnante di
scuola secondaria, Emanuele Pinelli, che ci parla del nuovo “liceo del made in
Italy” e della dicotomia licei-istituti tecnici non solo dal punto di vista
sostanziale, ma anche della loro percezione:<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><a href="https://youtu.be/K2Ik3pfXsIU?t=58" target="_blank">Audio di Emanuele Pinelli</a></p>
<p class="MsoNormal">Grazie Emanuele Pinelli<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><b>Link</b></p><p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li>Tutte le puntate di Derrick sulla scuola in ordine anticronologico:<br /><a href="http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Scuola">http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Scuola</a></li></ul><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0