Ciclabile a Fossacesia |
Recentemente ascoltavo su Radio Radicale un consesso di
sindacati e politici dell’opposizione parlare del settore automobilistico. Uno
ha detto che un’economia industriale non può esistere senza il settore
automobilistico, e un politico, sedicente liberale, gli ha anche dato ragione.
Io tenderei a pensare che un’economia è forte se produce ciò
che serve e servirà in modo crescente. Ed è improbabile che, almeno in Europa,
il consumo di automobili private possa tornare a essere quello per cui è oggi dimensionata
la capacità produttiva.
La ragione principale a mio avviso è tecnologica, e riguarda
la guida autonoma. Malgrado la lentezza e la difficoltà con cui si sta
diffondendo, la guida autonoma, quando funzionerà anche senza alcun umano a
bordo, aumenterà il coefficiente di utilizzazione delle auto, rendendone
conveniente la condivisione. Oggi se vado in auto in un posto in cui mi fermerò
tutto il giorno l’auto resta lì ad aspettarmi. Tra un po’ se ne andrà a fare
altre faccende, magari all’interno della famiglia – a cui quindi basterà un
veicolo – o nell’ambito di un programma di car sharing. Più tardi quell’auto, o
un altro esemplare, tornerà a prendermi.
Ne serviranno di meno, facciamocene una ragione. E non sarà
male riconquistare l’uso di quella parte delle città oggi dedicata alle auto in
sosta.
Intanto però nelle città italiane le auto sono ancora
cresciute. Un recente rapporto di Legambiente sulle 10 più popolose mostra che tutte
hanno aumentato il numero di auto rispetto a dieci anni fa, con Catania che
addirittura sfiora le 8 auto per 10 abitanti, Torino quasi 7 e Roma 6,6. E
siamo il paese più motorizzato dell’Unione Europea.
Riempire la gente di sussidi per continuare a comprarle mi sembra insensato. Per me ha fatto bene il Governo a prevederne un taglio nella proposta di legge di bilancio 2025.