Il più alto influenza tutti (Foto di Perla Lisset Medina) |
investire aspetti anche esistenziali dei mercati stessi. La tentazione, forse un po’ inevitabilmente, è sempre la stessa: pensare che addomesticare un prezzo con una sospensione del mercato renda più economico l’approvvigionamento di una risorsa scarsa.
Una domanda che più volte è arrivata a Derrick è: perché sulla
borsa elettrica tutta l’energia acquisisce il prezzo della sola ultima unità
scambiata, cioè quello che gli economisti chiamano prezzo marginale?
Il ragionamento che spinge alla domanda è che non ha senso
remunerare tutto al prezzo più alto tra quelli richiesti dai fornitori, perché
questo dà una remunerazione non richiesta a quelli che avevano offerto di
vendere a meno. Stessa cosa che avviene anche nelle aste del debito pubblico:
il rendimento che viene stabilito è quello del prestatore più esoso necessario
a piazzare tutti i titoli.
Come mai?
Una prima risposta è leggermente impropria ma credo comunque
utile: immaginiamo non un’asta – com’è quella della borsa elettrica o quella
dei titoli di Stato – bensì un banale mercato rionale, per esempio delle uova.
Ipotizziamo che le uova siano tutte uguali e che ci siano vari fornitori potenzialmente
disposti a venderle a prezzi diversi che corrispondono ai loro costi. È
credibile che effettivamente il prezzo a cui vendono sia diverso all’interno
dello stesso mercato?
No. Perché se così fosse i venditori a prezzo più basso che
vedono un concorrente riuscire a vendere a più proporrebbero essi stessi un
prezzo modificato in modo da essere solo leggermente più basso del concorrente
esoso. E così via. Inevitabilmente il prezzo finisce per essere pari al valore
da cui il venditore più esoso – ma necessario a soddisfare la domanda – non può
scendere, magari perché corrisponde ai suoi costi di produzione relativamente
alti.
Uno potrebbe ribattere che però un’asta come quella della
borsa elettrica o dei titoli di Stato è diversa dal mercato rionale, perché i
vari fornitori nell’asta non si vedono l’un l’altro e non possono fare
arbitraggio. È vero. Ma mettiamoci di nuovo nei loro panni: Offrirebbero sempre
il loro miglior prezzo – basato sui propri costi – se sapessero che poi gli
viene pagato quello, e non il prezzo più alto offerto del fornitore meno
efficiente? No: con le nuove regole farebbero offerte più elevate, attraverso
un processo di tentativi e osservazioni in modo da apprendere qual è il massimo
che possono ragionevolmente ottenere, che di nuovo tenderà a essere legato al
prezzo del competitore meno efficiente ma necessario a servire la domanda.
Provo a prevenire anche la prossima obiezione:
Quand’anche il mercato a pronti, quello che
nel caso della borsa elettrica si svolge per ogni ora con un'asta il giorno prima, debba
funzionare in modo che tutti paghino lo stesso prezzo del fornitore necessario
meno efficiente, chi impedisce che chi ha costi più bassi si accordi per
periodi più lunghi a un prezzo svincolato da quello marginale? Nessuno. E
infatti una buona parte dell’energia viene scambiata con accordi bilaterali che
non necessariamente considerano il prezzo a pronti. Ma il mercato a pronti
influenzerà il prezzo degli accordi, perché le parti hanno l’alternativa di
usare quel mercato rispetto a siglare un contratto fuori dal mercato.
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