martedì 11 marzo 2025

Decreto bollette (Puntata 662 in onda l'11/3/25)

Questa puntata si può ascoltare qui.

I prezzi del petrolio e del gas sono scesi rispetto ai valori della prima decade di febbraio [2025]. Riguardo ai prezzi gas a termine, probabilmente una ragione è che sembra sempre meno un tabù la prospettiva di una ripresa delle importazioni europee via tubo dall’Ucraina, che spiazzerebbe il più costoso gas via nave in particolare dagli USA proprio mentre l’amministrazione Trump pianifica di aumentarne la capacità.

I tempi della politica però sono più lenti di quelli dei mercati spot, e questa settimana il Parlamento italiano inizia le audizioni in vista della conversione in legge del decreto di contenimento delle bollette, che abbiamo menzionato solo en passant la scorsa settimana.

Gli elementi principali della misura sono:

Introduzione di un bonus di 200 € per tutti i clienti domestici di elettricità con ISEE inferiore a 25.000 €, che si aggiunge al bonus energia già in vigore per clienti con ISEE più basso.

Si tratta di una soluzione ben disegnata, perché così come il bonus a cui si aggiunge non è indiscriminata né disincentiva all’efficienza nei consumi, visto che i soldi arrivano anche se si consuma meno.

Introduzione per Acquirente Unico della possibilità di approvvigionarsi di energia anche con contratti bilaterali e non solo sulla borsa elettrica.

Acquirente Unico è un broker pubblico di elettricità che la compra all’ingrosso per rifornire oggi i clienti cosiddetti vulnerabili, che continuano ad aver diritto a una tariffa a condizioni standard paradossalmente più soggetta alle fluttuazioni di prezzo rispetto a buona parte delle offerte sul mercato libero. Questa norma appunto mira a rendere possibile la fissazione di prezzi meno volatili anche per i clienti vulnerabili. Se può sembrare una buona idea, in realtà ci sono ottime ragioni per cui il legislatore aveva invece deciso l’opposto anni fa, imponendo ad Acquirente Unico di acquistare solo sulla borsa elettrica, che è un mercato regolato e trasparente per costruzione. Ragioni volte ad evitare comportamenti arbitrari da pare di un’azienda pubblica nel negoziare bilateralmente condizioni che potrebbero rivelarsi sfavorevoli in caso di prezzi di borsa in discesa successivi alla stipula dell’accordo.

Azzeramento per 6 mesi per i consumatori non domestici di dimensioni rilevanti (potenza maggiore di 14,5 kW) della principale componente regolata delle bollette elettriche.

Qui da un lato per una volta si interviene a favore di una categoria (i clienti business non energivori) che è tra le più maltrattate del sistema regolato delle bollette, bene quindi, dall’altro lo si fa senza introdurre alcun incentivo all’efficienza dei consumi, il che è male.

Un sistema – da stabilire con norme successive – di restituzione a “famiglie e microimprese vulnerabili” del maggiore gettito IVA legato all’aumento dei prezzi del gas.

Vedremo come verrà attuata, ma è una buona idea perché non taglia indiscriminatamente l’IVA sull’energia come fu fatto in passato, ma nello stesso tempo ne calmiera l’impatto attraverso una restituzione selettiva.

Infine il decreto prevede che l’Autorità per l’Energia introduca nuove norme per aiutare la trasparenza e confrontabilità delle offerte commerciali ai clienti domestici.

Se per confrontabilità si intende disponibilità di tariffe standard semplificate, esistono già le offerte cosiddette “Placet”, attraverso cui tutti i fornitori devono proporre una formula facile a prezzo fisso o variabile rispetto all’andamento del mercato all’ingrosso. Questo decreto potrebbe essere un’occasione per aggiungere due nuove opzioni:

Una con prezzi dinamici che davvero rispecchino quello dell’ora specifica di consumo, il che darebbe incentivo a consumare quando l’abbondanza di fonti rinnovabili abbassa il prezzo, e non quando la necessità di accendere centrali a gas lo alza (cosa che tipicamente succede nelle prime ore serali).

L’altra che preveda un impegno di lungo termine di acquisto esclusivo da impianti da fonti rinnovabili con emancipazione dal prezzo del gas. Questa renderebbe possibile quel “disaccoppiamento” con il prezzo del gas di cui si parla tanto ultimamente.

In entrambi i casi il consumatore avrebbe più strumenti per favorire transizione ed economicità.

Se la norma invece prelude a limitazioni alla creatività dei fornitori nell’assecondare le esigenze dei clienti, allora potrebbe essere controproducente.

Ringrazio per questa puntata Marco Ballicu. Ogni eventuale errore è però mio, come sempre.I prezzi del petrolio e del gas sono scesi rispetto ai valori della prima decade di febbraio [2025]. Riguardo ai prezzi gas a termine, probabilmente una ragione è che sembra sempre meno un tabù la prospettiva di una ripresa delle importazioni europee via tubo dall’Ucraina, che spiazzerebbe il più costoso gas via nave in particolare dagli USA proprio mentre l’amministrazione Trump pianifica di aumentarne la capacità.

I tempi della politica però sono più lenti di quelli dei mercati spot, e questa settimana il Parlamento italiano inizia le audizioni in vista della conversione in legge del decreto di contenimento delle bollette, che abbiamo menzionato solo en passant la scorsa settimana.

Gli elementi principali della misura sono:

1) Introduzione di un bonus di 200 € per tutti i clienti domestici di elettricità con ISEE inferiore a 25.000 €, che si aggiunge al bonus energia già in vigore per clienti con ISEE più basso.

Si tratta di una soluzione ben disegnata, perché così come il bonus a cui si aggiunge non è indiscriminata né disincentiva all’efficienza nei consumi, visto che i soldi arrivano anche se si consuma meno.

2) Introduzione per Acquirente Unico della possibilità di approvvigionarsi di energia anche con contratti bilaterali e non solo sulla borsa elettrica.

Acquirente Unico è un broker pubblico di elettricità che la compra all’ingrosso per rifornire oggi i clienti cosiddetti vulnerabili, che continuano ad aver diritto a una tariffa a condizioni standard paradossalmente più soggetta alle fluttuazioni di prezzo rispetto a buona parte delle offerte sul mercato libero. Questa norma appunto mira a rendere possibile la fissazione di prezzi meno volatili anche per i clienti vulnerabili. Se può sembrare una buona idea, in realtà ci sono ottime ragioni per cui il legislatore aveva invece deciso l’opposto anni fa, imponendo ad Acquirente Unico di acquistare solo sulla borsa elettrica, che è un mercato regolato e trasparente per costruzione. Ragioni volte ad evitare comportamenti arbitrari da pare di un’azienda pubblica nel negoziare bilateralmente condizioni che potrebbero rivelarsi sfavorevoli in caso di prezzi di borsa in discesa successivi alla stipula dell’accordo.

3) Azzeramento per 6 mesi per i consumatori non domestici di dimensioni rilevanti (potenza maggiore di 14,5 kW) della principale componente regolata delle bollette elettriche.

Qui da un lato per una volta si interviene a favore di una categoria (i clienti business non energivori) che è tra le più maltrattate del sistema regolato delle bollette, bene quindi, dall’altro lo si fa senza introdurre alcun incentivo all’efficienza dei consumi, il che è male.

4) Un sistema – da stabilire con norme successive – di restituzione a “famiglie e microimprese vulnerabili” del maggiore gettito IVA legato all’aumento dei prezzi del gas.

Vedremo come verrà attuata, ma è una buona idea perché non taglia indiscriminatamente l’IVA sull’energia come fu fatto in passato, ma nello stesso tempo ne calmiera l’impatto attraverso una restituzione selettiva.

5) Infine il decreto prevede che l’Autorità per l’Energia introduca nuove norme per aiutare la trasparenza e confrontabilità delle offerte commerciali ai clienti domestici.

Se per confrontabilità si intende disponibilità di tariffe standard semplificate, esistono già le offerte cosiddette “Placet”, attraverso cui tutti i fornitori devono proporre una formula facile a prezzo fisso o variabile rispetto all’andamento del mercato all’ingrosso. Questo decreto potrebbe essere un’occasione per aggiungere due nuove opzioni:

Una con prezzi dinamici che davvero rispecchino quello dell’ora specifica di consumo, il che darebbe incentivo a consumare quando l’abbondanza di fonti rinnovabili abbassa il prezzo, e non quando la necessità di accendere centrali a gas lo alza (cosa che tipicamente succede nelle prime ore serali).

L’altra che preveda un impegno di lungo termine di acquisto esclusivo da impianti da fonti rinnovabili con emancipazione dal prezzo del gas. Questa renderebbe possibile quel “disaccoppiamento” con il prezzo del gas di cui si parla tanto ultimamente.

In entrambi i casi il consumatore avrebbe più strumenti per favorire transizione ed economicità.

Se la norma invece prelude a limitazioni alla creatività dei fornitori nell’assecondare le esigenze dei clienti, allora potrebbe essere controproducente.

Ringrazio per questa puntata Marco Ballicu. Ogni eventuale errore è però mio, come sempre.

domenica 2 marzo 2025

DDL delega nucleare (Puntata 661 in onda il 4/3/25)

Il 28 febbraio [2025], insieme al decreto per abbassare le bollette dell’energia, il consiglio dei ministri ha licenziato una proposta di legge delega con la quale il Parlamento dovrebbe dare il via alla nuova stagione di energia nucleare in Italia. Vediamo cosa sa c’è nel testo nella versione circolata immediatamente dopo il Consiglio (passibile di modifiche prima di approdare alle Camere).

Si parla di “nucleare sostenibile” non solo in termini di generazione di energia, ma anche di produzione di idrogeno, smantellamento delle vecchie centrali – da tempo presidiato da Sogin – gestione delle scorie, ricerca. Per capire cosa voglia dire “nucleare sostenibile” torna utile l’articolo 3 1 b), che parla di perseguimento di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Quest’ultima resta al momento velleitaria, visto che sia sulla base delle stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia sia soprattutto dell’esperienza con gli impianti recentemente costruiti il nucleare è lontano dall’economicità di solare ed eolico, a meno che non si consideri il prolungamento della vita di impianti con costi già perlopiù ammortizzati. Il ministro Pichetto Fratin alcuni mesi fa (sotto c’è il link alla puntata in cui ne parlammo) in Parlamento fece una stima di costi molto promettenti ma senza alcuna spiegazione di come fossero calcolati, e il Governo non ha più fornito che io sappia dati sulle ipotesi e sulle fonti.

Anche il processo autorizzativo degli impianti naturalmente dovrà essere regolato dalle norme che il Parlamento delegherà il Governo a predisporre sulla base di questa proposta di legge delega. L’articolo 3 1 alle lettere f) e g) prevede un titolo abilitativo unico che sostituisce qualunque altro permesso tranne la valutazione di impatto ambientale. Sembrerebbe un approccio molto centralizzato, ma la successiva lettera u) concede che le norme dovranno individuare i casi in cui le Regioni abbiano il diritto di dire la loro attraverso la Conferenza Unificata, nel rispetto, dice il testo, del “principio di leale collaborazione”. Detto in un Paese in cui è capitato più di una volta che Regioni si ammutinassero con blocchi totali dei processi autorizzativi per ben più innocui impianti da fonti rinnovabili, qui si nota molto ottimismo o, a seconda dell’interpretazione, velleitario dirigismo. Viene in soccorso però un altro passaggio che prevede campagne di informazione sull’energia nucleare e, alla lettera z), procedure di consultazione dei territori interessati. Peccato che le stesse campagne non si vedano mi pare dai tempi dello shock del 2022 su cose molto più a portata di mano, come il fotovoltaico plug-in, le comunità energetiche, l’efficienza. Ma non ho la tivù e potrei sbagliarmi, grazie in anticipo di correzioni su questo e altro.

Pochi giorni fa il Corriere della Sera ha divertito molti con l’intervista a Salvatore Majorana, direttore del “Kilometro rosso”, un centro di innovazione vicino a Bergamo, che prevede microreattori dolci (parole sue, almeno secondo Federico Fubini che firma il pezzo) privi di qualunque scoria, da mettere anche in auto o in casa. Chissà se con simili reattori sarà ancora necessaria qualunque autorizzazione. A pensarci bene non so se mi preoccupa di più un impianto industriale presidiato, o la prospettiva che il mio vicino di pianerottolo s’imbottisca di reattori portatili dentro casa.

Ma torniamo alla bozza di legge delega. Un punto che ho trovato inquietante è quello dell’art, 2 comma 1 lettera o) quando ci si riferisce all’eventualità  - non all’obbligo - di istituire un’Autorità per la sicurezza nucleare. In Francia, Paese di solito chiamato a modello nel settore e che ha una flotta di centrali perlopiù anziane di cui è difficile dire come verrà finanziato il rinnovamento o la dismissione, garantisce la sicurezza appunto grazie a un’Autorità indipendente che ha il potere di fermare una centrale al minimo dubbio sulla sicurezza, a costo di causare ingenti danni economici all’azienda energetica partecipata dallo stesso Governo che quegli impianti li costruisce e gestisce.

Speriamo che nel nostro Parlamento la maggioranza se lo ricordi quando metterà mano a questo testo.

Questo articolo si può ascoltare qui.


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sabato 22 febbraio 2025

Non bastano le nuove tecnologie (Puntata 659 in onda il 18/2/25)

Meno di due mesi fa guidavo uno scooter nella fiumana del traffico lento e impressionante di Ho Chi Min city, Vietnam meridionale, e passavo dalla sensazione d’insicurezza in mezzo a tutto quel casino al fatalismo sul fatto che seguire il flusso non fosse poi così difficile malgrado l’orda di clacson provenienti da ogni direzione.

Mi godevo l’aria calda e relativamente secca del dicembre vietnamita ma purtroppo respiravo anche chissà quanto inquinamento. Già, perché quei milioni di scooter strombazzanti e occupati perlopiù da giovani in maglietta erano pressoché tutti a combustione, manco fossimo a Roma. Non troppi giorni prima invece ero in Cina, dove i motorini con motore tradizionale sono ormai una rarità e credo proprio del tutto banditi dalle principali metropoli.

Ma torniamo a oggi. È sabato (mi riduco sempre al weekend per fare Derrick, mannaggia a me) e ho letto poco fa sull’ultimo Economist un articolo su come i produttori di auto cinesi si preparino in risposta ai dazi statunitensi a esportare ancora di più tra l’altro in Russia, Europa (altri dazi permettendo) e resto del SudEst asiatico. Ma quante delle auto cinesi complessivamente esportate sono elettriche? Circa un quarto, scrive l’Economist.

Insomma, quel che avevo notato con gli scooter, vale anche con le auto: il leader mondiale dell’auto elettrica (che intende rimanerlo e ha massicciamente investito per questo) esporta per ora soprattutto auto a combustione anche poco fuori dai propri confini. Così com’è vero che la Cina, che installa recentemente ogni anno sul suo territorio la maggioranza assoluta della capacità di produrre elettricità verde del mondo intero, mantiene la stessa leadership con le centrali a carbone.

La disponibilità di tecnologie avanzate – in questo caso rispetto alla sostenibilità ambientale – come si vede non comporta automaticamente la dismissione accelerata di quelle arretrate. Troviamo esempi anche da noi: anche a causa di folli sussidi di retroguardia, oggi in Italia gli stessi produttori di pompe di calore elettriche, più efficienti e pulite, vendono e promuovono ancora le caldaie a gas.

Un paper dell’economista Hans Verner Sinn una quindicina d’anni fa mostrò come la consapevolezza di norme future più stringenti in termini di tassazione delle emissioni di CO2 renda razionale per le imprese petrolifere accelerare, anticipandola, l’estrazione di idrocarburi.

Comportamenti economicamente sensati: fare soldi finché si può con prodotti già sviluppati, in attesa che quelli nuovi coprano tutto il mercato.

Le strategie intertemporali (razionali) dei soggetti economici dunque possono portare a risultati indesiderabili rispetto alle politiche, se queste ultime non sono abbastanza furbe da anticiparle. Restando sulla tassazione delle emissioni dannose, economisti come la star dell’MIT Daron Acemouglu sostengono che essa non basti a innescare una transizione rapida ed efficiente senza la compresenza di altre norme più impositive, per esempio standard tecnologici ambientali.

Il messaggio al legislatore è: se stai incentivando tecnologie future perché ne ritieni urgente l’adozione, forse dovresti anche pianificare l’uscita da quelle vecchie. Il perseverare anche in Italia di incentivi alle fonti fossili di energia, stabilmente più alti che a quelle verdi, non va in questa direzione.

Questa puntata si può ascoltare qui.