martedì 15 luglio 2025

Riciclo batterie al piombo (Puntata 680 in onda il 15/7/25)

Illustrazione di Paolo Ghelfi
Questa puntata si può ascoltare qui.

Le batterie al litio sono diventate molto popolari. Alimentano anche i veicoli elettrici e l’industria del riciclo si prepara a quando i volumi di quelle esauste diventeranno rilevanti. Ma che ne è stato delle classiche batterie al piombo che abbiamo in ogni auto tradizionale? Nulla: sono sempre lì e – sorpresa – sono ancora anche in gran parte delle auto elettriche moderne per alimentarne i circuiti a bassa tensione. (Curiosità: la Panda Elettra del 1990 usava le batterie al piombo anche per la trazione).

Su queste batterie l’industria del riciclo è matura e profittevole, il che ne rende la dispersione nell’ambiente, ma anche il conferimento coi rifiuti urbani, non solo vietati perché dannosi (il piombo e gli acidi usati come elettroliti sono tossici), ma anche insensati economicamente. Tant’è che oltre al consorzio obbligatorio esiste almeno un’azienda (Rebat) che le ritira su appuntamento e le paga anche (attenzione: non ho provato, mi baso su quanto scrive il sito che metto sul blog di Derrick).

Qualche giorno fa ricevo questo vocale da Manuele Aufiero, ingegnere nucleare e imprenditore milanese nel campo dell’energia che conosco per una collaborazione su un altro tema.

[Vocale di Manuele Aufiero e parte successiva della puntata]

Aufiero poi racconta che il punto vendita si è rifiutato di ritirare la sua vecchia batteria e che il responsabile presente in quel momento lo ha motivato sulla base di una direttiva interna. Io ho provato in un altro punto vendita milanese di Brico, quello in via Corsica, dove l’addetto del reparto ha detto che invece sì le batterie le ritirano, ma non ne avevo una per metterlo alla prova. Aufiero ha fatto un’ulteriore verifica nel punto vendita di via Washington a giorni di distanza e un diverso dipendente gli ha ripetuto che no: hanno ricevuto istruzioni di non ritirare batterie esauste.

Ora, la legge, in Europa e in Italia, prevede l’obbligo di chi le vende di ritirare le batterie al piombo usate e di conferirle correttamente per lo smaltimento. Per questo l’episodio raccontato da Aufiero è rilevante e preoccupante.

Derrick sta cercando di mettersi in contatto con Barbara Casartelli e Adriano Carletti [in precedenza avevo scritto erroneamente il nome di un precedente incaricato], rispettivamente capa della sostenibilità e direttore generale di Brico Italia, entrambi invitati alla futura puntata con cui chiuderemo spero positivamente il caso. Nel frattempo, ascoltatori e lettori cui sia stato negato il ritiro di batterie al piombo da negozi che le vendono sono invitati a scrivere a derrick.energia@gmail.com.

Per ora oltre a Manuele Aufiero ringrazio per la consulenza alla puntata Silvia Bodoardo, ordinaria di elettrochimica al Politecnico di Torino e già nota a questi microfoni, e Attilio Piattelli, un altro ingegnere nucleare e imprenditore dell’energia, oggi presidente di Coordinamento FREE. Eventuali errori, naturalmente, sono mia responsabilità ed è importante per Derrick riceverne notizia.

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martedì 8 luglio 2025

Nomine collegio ARERA 2025 (Puntata 679 in onda l'8/7/25)

Illustrazione di Paolo Ghelfi
Questa puntata si può ascoltare qui.

Scade ad agosto [2025] il collegio dell’ARERA, l’Autorità indipendente su energia, rifiuti, servizio idrico. È un organo della Repubblica il cui collegio è nominato su indicazione del Parlamento, e ha il dovere di essere indipendente dal Governo e dai soggetti che regola o vigila.

Perché è importante questa indipendenza, oltre all’efficacia, di ARERA?

Partiamo da un episodio. A inizio luglio [2025] l’ARERA ha pubblicato uno studio sulla competitività del mercato all’ingrosso dell’elettricità che – in modo a mio avviso fin troppo paludato ma con indubbia rilevanza – afferma l’esistenza di indizi di comportamenti anticompetitivi dei produttori elettrici che potrebbero aver determinato nel 2023 e 2024 un prezzo più alto dell’ordine di grandezza della decina di euro medi (e del dieci per cento del totale). Elettricità Futura, principale associazione dei produttori associata a Confindustria, ha immediatamente reagito con un attacco alla stessa Autorità.

Senza commentare lo stile della reazione, è buon segno se i soggetti regolati o vigilati temono gli interventi dell’Autorità e se il Governo non si sente in grado di influenzarli nell’ambito delle prerogative dell’Autorità stessa.

Per molti motivi. Provo a enunciare solo i primi che mi vengono in mente:

1) Il Governo è azionista di maggioranza di Eni ed Enel, due colossi dell’energia. Questo lo pone in conflitto di interessi tra massimizzazione del dividendo economico e promozione della concorrenza, e quindi dell’economicità dell’energia. È un problema in una democrazia liberale che Eni e il Governo, per esempio, si muovano tipicamente insieme in politica estera, a meno di ipotizzare che quel che è bene per l’Eni lo sua per l’Italia, cosa che si può probabilmente escludere riguardo a qualunque singola azienda e ancor più a una che si occupa di energie fossili mentre il Paese deve raggiungere gli obiettivi di transizione stabiliti nel piano energia-clima.

2) Bollette: sono un oggetto complicato. Un po’ esito di mercati competitivi, un po’ di redistribuzione di partite regolate sui cui s’incanala una quota rilevante di welfare e di politica industriale (due esempi: il bonus energia e gli aiuti ai consumatori energivori). Mentre sulla parte di mercato abbiamo come consumatori l’interesse all’effettiva concorrenza, sulla parte regolata, di natura pubblicistica ma al difuori della legge di Bilancio, serve un organo indipendente che controlli queste partite per evitare che diventino una specie di bilancio-ombra (economicamente rilevantissimo peraltro) gestito dal Governo senza trasparenza.

3) Le infrastrutture. Le reti dell’energia sono un elemento critico di sicurezza e competitività e un settore economicamente sempre più rilevante. Se ne occupano monopolisti regolati locali e nazionali, questi ultimi malgrado il controllo pubblico posseduti prevalentemente da fondi internazionali il cui interesse non è che le reti siano efficienti, ma che vi si investa il più possibile ribaltando in bolletta il più possibile. È compito dell’ARERA trovare il giusto equilibrio tra incentivo agli investimenti necessari ed efficienza, e vigilare affinché gli operatori di sistema non sfruttino le proprie prerogative di concessionari per avere vantaggi in settori attigui ma in concorrenza. Su questo non direi che ARERA abbia sempre brillato fino a ora, ma a maggior ragione non possiamo permetterci niente di meno che collegi forti per limitare investimenti inutili (per esempio sulle nuove infrastrutture gas), rendere efficienti e selettivi quelli sull’elettrificazione e arginare le ambizioni di Snam e Terna di determinare la politica energetica che spetta a Parlamento e Governo.

4) Clima. Se un politico ha il diritto di sparare boiate in materia, e vediamo quanto per alcuni di loro questo sia tristemente il fulcro del marketing elettorale, un’Autorità della Repubblica che si occupa di settori per il clima così rilevanti può e deve vigilare sulla coerenza della politica di questi settori rispetto agli accordi internazionali e agli obiettivi nazionali di transizione e in generale alla tutela dell’ambiente prevista in Costituzione.

Per il nuovo collegio di ARERA servono persone sia competenti sia autorevoli, capaci da un lato di usare con impatto il potere regolatorio in settori così tecnici, dall’altro di resistere quando serve alle lusinghe di operatori e Governi. A maggior ragione per le forze parlamentari di opposizione, in un contesto ormai annoso di ridotta agibilità parlamentare a fronte di Governi-legislatori per decreto, si tratta di una partita fondamentale.

Successivamente alla pubblicazione di questo testo è arrivato il commento di Luca Lo Schiavo, già dirigente ARERA, che ringrazio. Lo riporto anche qui di seguito:

C'è anche un altro motivo importante per assicurare che i componenti del nuovo Collegio abbiano le elevate competenze di settore previste dalla legge 481/95: [...] il confronto con le altre autorità europee in sede Acer [l'autorità di coordinamento UE delle autorità energia] [...]. Il rappresentante di Arera nel BoR di Acer non può balbettare. Ne abbiamo scritto, con Diego Gavagnin (ex dirigente Arera come me) qui: ARERA: a Che Serve l’Indipendenza | l'Astrolabio https://share.google/V7FbL4JpTeIcg1Nd1

martedì 17 giugno 2025

Viaggio in Armenia e Georgia (Puntate 676-8 in onda il 17 e 24/6/2025 e 1/7/2025)

Disegno di Paolo Ghelfi
Paolo Ghelfi e Michele Governatori hanno viaggiato in Armenia e Georgia dal 7 al 16 giugno 2025, anche con uno sguardo alle infrastrutture dell'energia incontrate lungo la strada.

La puntata su Yerevan, Armenia, è ascoltabile qui.

Qui la prima delle due in Georgia (9-11 giugno 2025), tra la capitale Tiblisi e l'estremo Nord dei monti caucasici al confine con la Russia.

Qui la puntata successiva, tra Mzkheta, Ureki sul mar Nero e Kutaisi, con registrazioni fino al 15 giugno 2025.

I minivideo di questo e altri viaggi di Derrick sono qui.