Pendici del bosco nei pressi di Lubenice a Cherso (Lubenizze in Italiano) |
La grande isola dalmata
di Cherso, nel nord dell’Adriatico, romana nell’antichità insieme alla
vicinissima Istria, poi parte della repubblica di Venezia, degli Asburgo, poi insieme
all’Istria passata alla Jugoslavia nel ’47, oggi è in territorio croato.
Gli esuli italiani
Anche da Cherso dopo la seconda guerra mondiale molti italiani hanno iniziato a scappare, ancor prima del trattato di Parigi del ’47 che assegnò l’Istria e Cherso alla Jugoslavia, la quale si avvalse del suo diritto di chiedere l’uscita da questi territori di chi scegliesse di mantenere la nazionalità italiana, completando così una diaspora di massa di cui è facile trovare anche sul web immagini drammatiche, come quella della nave Toscana che si appresta a salpare da Pola carica di profughi italiani che attendono l’imbarco con carretti stracarichi e cappotti sotto la neve.
Tra gli esuli italiani da
Cherso, lo scrittore e storico Luigi Tomaz, morto nel 2016, che sulla storia
dell’isola ha scritto vari libri. Stabilitosi a Chioggia, è stato eletto sindaco
della città per due mandati.
Ma anche a Cherso si fanno abusi,
come questo incredibile ampliamento
in cemento di una casa di pietra
a Lubenice, che addirittura copre un lato
dell'arco in pietra retrostante.
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La conservazione di Cherso
Oggi Cherso è una delle più incontaminate isole croate, coperta per buona parte di foreste, con uno sviluppo edilizio moderno quasi esclusivamente limitato a un paio di quartieri del comunque piccolo capoluogo omonimo, che ospita circa 3000 residenti.
Più o meno al suo centro,
l’isola ha un grande lago artificiale d’acqua dolce gran parte della cui profondità
è sotto il livello del mare, e che rifornisce gli acquedotti dell’isola e di
quella più a sud, Lussino, separata da Cherso solo da un piccolo canale navigabile
realizzato in epoca romana.
I borghi a Cherso,
arroccati o pescherecci, sono piccoli e hanno in generale conservato la
struttura originaria con case in pietra dalle finestre piccole, separate da
viottoli molto stretti. Le proprietà di boschi e pascoli sono delimitate da
muretti a secco scavalcati da cervi che è facilissimo incontrare anche all’interno
del villaggio di Punta Kriza.
Cosa ha determinato una
conservazione così meravigliosa di quest’isola?
Se l’Italia non l’avesse
persa con la seconda guerra mondiale, l'isola avrebbe avuto uno sviluppo diverso,
sarebbe stata disboscata come quasi tutto il territorio italiano sfruttabile
per agricoltura o insediamenti?
Non lo so. Le vicine Veglia (Krk) e Rab, molto più urbanizzate e rovinate, suggeriscono una risposta negativa.
Resta dunque il felice mistero.
Link utili:
- Sezione "esuli" de La voce del popolo, quotidiano italiano dell'Istria e del Quarnero: http://www.editfiume.info/lavoce/esuli
- La Nuova di Venezia e Mestre sulla morte di Luigi Tomaz nel giugno 2016: http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2016/06/29/news/e-morto-l-ex-sindaco-luigi-tomaz-1.13741571
- Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia: http://www.anvgd.it/home.html
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