lunedì 22 luglio 2024

UE autolesionista negli sforzi per il clima? (Puntata 632 in onda il 23/7/24)

Un abitante del parco archeologico di San Augustin (Colombia)
Un abitante del
parco archeologico di
San Augustin (Colombia)
Un brutto fenomeno che io patisco, e magari non sono il solo, è la fatica nel trovarmi di fronte a conversazioni già sentite, con interlocutori che usano sempre le stesse uscite argomentative convinti che siano brillanti o definitive ma senza in realtà averle mai approfondite o testate con un minimo di accuratezza.
Bisogna a tutti i costi reprimere l’insofferenza che ne deriva se uno ha la velleità di fare piccola divulgazione nel campo di cui si occupa. Altrimenti il fallimento è palese.

Allora tento oggi un piccolo esercizio: prendo una di queste argomentazioni da talk show e provo a dire perché è completamente controvertibile.

L’affermazione, o meglio: la famiglia di affermazioni, è questa:

“L’impegno europeo sulle politiche del clima è autolesionista e inutile, perché l’Europa conta per una minima parte delle emissioni dannose globali”.

Allora: guardiamo intanto i numeri. Il mondo emette circa 35 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente all’anno, di cui il continente europeo poco più di 5 di cui poco più della metà nell’Unione Europea. È poco? Dipende da a cosa lo relazioniamo. Relazionarlo alla popolazione, calcolando le emissioni procapite, mi sembra ovvio. E cosa ne esce? Che in Europa emettiamo più della media del mondo, anche se meno dei Paesi peggiori da questo punto di vista, che sono Nord America, Australia, paesi ricchi del Golfo e Russia.

Quindi è vero che tra i paesi ricchi noi europei siamo più virtuosi, ma stiamo comunque danneggiando il clima in misura maggiore dell’abitante mondiale medio.

Un fatto evidente è che per ora chi è più ricco ancora inquina di più anche se il trend è in miglioramento (la Russia è un esempio particolarmente negativo con meno ricchezza ma altissime emissioni procapite). L’Europa da tempo riduce le proprie emissioni in termini assoluti, mentre il nord America lo fa da pochi anni (ma a rendere meno significativo questo risultato c’è da osservare che la nostra economia è stagnante).

Ma ora chiediamoci: ha senso attribuire responsabilità climatiche solo in base alle emissioni attuali? Ma certamente no! Perché? Perché l’effetto-serra è il risultato delle emissioni dannose accumulate dall’inizio dell’era industriale, in Europa a fine Settecento, nel Sudest Asiatico mediamente pochi decenni fa e in Africa in molti casi non ancora. Chi si è sviluppato compromettendo risorse ambientali ha o non ha la responsabilità di mitigare l’effetto di ciò nei confronti del resto della comunità umana?

Infine, e questa è forse la controargomentazione che mi sembra più rilevante. Se è vero (e abbiamo visto che lo è solo parzialmente) che negli sforzi per il clima l’Europa si comporta meglio di altri e che è stata pioniera di questa e tante altre forme di sviluppo, dovrebbe questo portarci a smettere di innovare e di segnare la rotta rispetto al pianeta? Di rinunciare a quel che resta della nostra capacità di influenza virtuosa?


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2 commenti:

  1. Un solo giorno di emissione del vulcano Etna a quante Fiat Panda corrisponde? Grazie.

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    1. Infatti! Tanto vale inquinare di più, tanto ci sono già i vulcani. Grazie di questo splendido esempio di pseudosillogismo

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