I salvataggi sollevano sempre problemi di equità
Io non se sia vero che conviene non far fallire le quattro banche insolventi.
Di certo evitare un fallimento socializzandone i costi ha sempre effetti distributivi iniqui, perché estende il danno di una cattiva gestione ai contribuenti, che non hanno scelto di partecipare né con capitale di rischio (azioni o obbligazioni con partecipazione al rischio d’impresa) né finanziario (obbligazioni) alle attività fallite.
Ammettendo però che sia complessivamente conveniente salvare le quattro banche in dissesto, è giusto che chi vi ha conferito capitale tramite azioni e obbligazioni subordinate lo perda?
In prima istanza sì, è giusto, il che non impedisce che in casi di truffa o mancato rispetto sostanziale degli obblighi informativi delle banche emettitrici dei titoli i finanziatori abbiano diritto di rivalersi con gli amministratori.
Perché lo penso:
Di nuovo la complicazione nasce da un fallimento evitato: se non si fosse evitato le leggi esistenti avrebbero regolato la soddisfazione parziale dei creditori, in questo modo è il Governo, per ora con un decreto, a decidere chi non perde e chi sì.
Le truffe
E se ci sono truffe che hanno impedito al risparmiatore di discernere? Il Governo con il decreto avrebbe dovuto secondo me introdurre meccanismi per facilitare in questi casi azioni di responsabilità di azionisti e obbligazionisti contro gli amministratori. Potrebbe farlo il Parlamento nella legge di conversione.
Anche verso le autorità di vigilanza credo sarebbero ragionevoli azioni di responsabilità.
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Il decreto "salvabanche" del 22/11/15
Io non se sia vero che conviene non far fallire le quattro banche insolventi.
Di certo evitare un fallimento socializzandone i costi ha sempre effetti distributivi iniqui, perché estende il danno di una cattiva gestione ai contribuenti, che non hanno scelto di partecipare né con capitale di rischio (azioni o obbligazioni con partecipazione al rischio d’impresa) né finanziario (obbligazioni) alle attività fallite.
Ammettendo però che sia complessivamente conveniente salvare le quattro banche in dissesto, è giusto che chi vi ha conferito capitale tramite azioni e obbligazioni subordinate lo perda?
In prima istanza sì, è giusto, il che non impedisce che in casi di truffa o mancato rispetto sostanziale degli obblighi informativi delle banche emettitrici dei titoli i finanziatori abbiano diritto di rivalersi con gli amministratori.
Perché lo penso:
- Se relativizziamo il valore di un contratto (il che peraltro nel nostro ordinamento in alcuni casi avviene) indeboliamo l’affidamento che le parti possono farvi per il futuro, e rendiamo in generale meno sicuro il sistema economico.
- Se deresponsabilizziamo i risparmiatori li rendiamo meno vigili riguardo a chi decidono di finanziare. (Se io so che un’obbligazione mi viene rimborsata anche in caso di fallimento non ho alcun interesse a informarmi e evitare i bond pericolosi, e di conseguenza le loro remunerazioni non sono costrette a salire e così a segnalare un’attività più rischiosa e costringerla a remunerare di più chi la finanzia).
Di nuovo la complicazione nasce da un fallimento evitato: se non si fosse evitato le leggi esistenti avrebbero regolato la soddisfazione parziale dei creditori, in questo modo è il Governo, per ora con un decreto, a decidere chi non perde e chi sì.
Le truffe
E se ci sono truffe che hanno impedito al risparmiatore di discernere? Il Governo con il decreto avrebbe dovuto secondo me introdurre meccanismi per facilitare in questi casi azioni di responsabilità di azionisti e obbligazionisti contro gli amministratori. Potrebbe farlo il Parlamento nella legge di conversione.
Anche verso le autorità di vigilanza credo sarebbero ragionevoli azioni di responsabilità.
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Il decreto "salvabanche" del 22/11/15
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