Riprendo oggi sul tema iniziato
l'ultima volta, dedicato
alla velocità nei trasporti. Abbiamo parlato del Concorde e dei treni ad
altissima velocità a levitazione magnetica come esempi di applicazioni
d’avanguardia ma costosissime e, anche nel caso dei treni "maglev", in difficoltà
nel diffondersi anche a causa della scarsa disponibilità dei viaggiatori a
pagare biglietti in grado di sostenerne i costi. E si capisce, visto che per
esempio il supertreno di Shanghai, l’unico iperveloce a levitazione in
esercizio commerciale al mondo, fa risparmiare circa 15 minuti per raggiungere
l’aeroporto rispetto a un servizio diretto tradizionale come l’Heathrow express
applicato alla stessa tratta.
Ma anche immaginando treni magnetici superveloci intercity
come quelli in progetto in Giappone e Cina, la sensatezza economica, e quindi
sociale, dell’investimento non è affatto ovvia. Queste linee devono essere
costruite di norma su viadotto, con costi di costruzione più alti anche di
quelli di un treno ad alta velocità su rotaie, che a sua volta, come abbiamo
visto
qui
a Derrick, sono molto più alti di quelli di un treno che viaggi sotto 200
all’ora. (Va però detto che ci si aspetta per i treni a levitazione costi di
manutenzione più bassi di quelli di una linea ad alta velocità su ruote).
“Volare” sui binari insomma non significa affatto che
l’infrastruttura sia meno invasiva sul terreno o più leggera. Tutt’altro: i binari
dei treni a levitazione magnetica sono più complessi e pesanti di quelli convenzionali.
Per quanto riguarda la velocità, la levitazione permette
incrementi significativi ma non straordinari, se anche su rotaie già oggi le
linee più veloci viaggiano a 350 km/h. E il record assoluto vede il treno
volante vincere sì, ma solo di un soffio, visto che una versione sperimentale
del TGV francese ha raggiunto i 574 km/h contro il record assoluto di 581 del
treno a levitazione MLX01 in sperimentazione in Giappone. Per passare a treni
estremamente più veloci, dicono gli esperti, occorrerebbe eliminare la
resistenza dell’aria, muovendo i convogli dentro tubi sottovuoto, che però
comporterebbero problemi di panoramicità dei finestrini (ah, ah, battutona).
In effetti è l’attrito del veicolo contro l’aria,
proporzionale al quadrato della velocità, che andando veloci diventa la
principale resistenza da vincere, ed è l’elemento che rende anche l’esercizio –
non solo la costruzione - dei mezzi veloci molto più oneroso a parità di
distanza percorsa. Infatti anche nella levitazione magnetica ad alta velocità
gran parte dell’energia si consuma per la motricità e non per il sollevamento
elettromagnetico del veicolo.
Interessante poi che, tranne Shanghai, oggi gli unici treni
a levitazione magnetica in esercizio commerciale siano a bassa velocità.
Per questa puntata ringrazio Massimiliano Cravedi per la consulenza.