domenica 8 marzo 2020

Corona e disavanzo (Puntata 429 in onda il 10/3/20)

In salita vicino a Linn (Svizzera)
Il denaro ha il grande pregio di rappresentare ogni altro bene e di misurare in modo sintetico la dimensione di un intervento, ma non so quanto sia utile valutare le manovre di protezione e mitigazione dal coronavirus enfatizzando l’ammontare di spesa prevista, come invece stiamo vedendo in questi giorni nella gara tra Governo e (alcune) opposizioni a chi propone più disavanzo per affrontare l’emergenza.
Intanto, un debito insostenibile alto a piacere è la ricetta più certa perché passata la crisi da coronavirus ne riemerga un’altra solo italiana di finanza pubblica, poi naturalmente è importante che le misure straordinarie siano quelle giuste.

Se una parte di esse sono necessariamente emergenziali (controllo dell’epidemia e acquisizione rapida di risorse sanitarie, per esempio) altre possono identificarsi come l’inizio rapido di investimenti che hanno sia funzione di contrasto di breve o medio periodo ai danni secondari del virus, sia funzione anticiclica nell’economia.
Per esempio: quali infrastrutture servono per limitare i danni al capitale umano dalla chiusura di scuole e università? Forse: competenze e risorse che permettano agli insegnanti di fare didattica a distanza e agli allievi di seguirla. E quindi: formazione multimediale, accesso agevolato alla connettività e, come misura necessariamente meno immediata ma di cui i fatti fanno emergere l’importanza, investimenti nel potenziamento delle reti di telecomunicazione.
E come ridurre l’isolamento delle persone? Per esempio: favorendo l’accesso a contenuti culturali e di intrattenimento come e-book, piattaforme di streaming musicale e cinematografico, biblioteche virtuali (quanti sanno che gli e-book si possono non solo acquistare ma anche prendere a prestito e restituire senza uscire di casa?).
Se requisire un hotel per metterci malati può essere necessario, potrebbe esserlo altrettanto la diffusione gratuita o promozionale di contenuti forniti da piattaforme private normalmente a pagamento, con criteri stabiliti dallo Stato e forme di compensazione a chi li fornisce. E questo almeno in parte già avviene con un'ottima iniziativa di Governo e molti fornitori di contenuti e connettività al sito "solidarietà digitale" di cui al link sotto, mentre scrivo riservato a chi abita nelle "zone rosse" (ma immagino che dopo la chiusura delle scuole e il DPCM dell'8 marzo 2020 verrà esteso a tutto il Paese).
La RAI da parte sua potrebbe rinunciare a un po’ di intrattenimento e dedicare uno o più canali a corsi sostitutivi o coadiuvanti l’istruzione di Stato, come ha scritto Aldo Grasso recentemente (questo oggi avviene solo in piccola parte in alcuni canali tematici Rai).

In queste sere di forzata scarsa socialità ho seguito le riunioni in streaming organizzate da una regista di teatro genovese, Elisabetta Carosio, in cui attori e narratori si ritrovano nel gruppo Facebook chiamato “Decameron, storie e antidoti per una buonanotte” (link sotto) in una versione aggiornata del Decamerone. Credo sia solo una di alcune interessanti iniziative simili. (Ma attenzione, il decreto del presidente del consiglio dell’8 marzo 2020 vieta gli “spettacoli” in luogo privato: ci saranno problemi?)

In conclusione: prima di fare a gara su quanti miliardi mettere nel coronavirus, io mi chiederei come usare le risorse, e cercherei almeno stavolta di evitare la solita retorica della spesa in infrastrutture pesanti come soluzione anticiclica alle crisi economiche: abbiamo l’opportunità di sviluppare infrastrutture e competenze più intelligenti e “light” e di puntare su strumenti di sviluppo del capitale umano che, passata la crisi, potrebbero renderci più adatti a quella crescita sostenibile che quasi tutti invocano.



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