Scade ad agosto [2025] il collegio dell’ARERA, l’Autorità
indipendente su energia, rifiuti, servizio idrico. È un organo della Repubblica
nominato su indicazione del Parlamento, con il dovere di essere indipendente
dal Governo e dai soggetti che regola o vigila.
Perché è importante questa indipendenza, oltre all’efficacia, di ARERA?
Partiamo da un episodio. A inizio luglio [2025] l’ARERA ha
pubblicato uno studio sulla competitività del mercato all’ingrosso
dell’elettricità che – in modo a mio avviso fin troppo paludato ma con indubbia
rilevanza – afferma l’esistenza di indizi di comportamenti anticompetitivi dei
produttori elettrici che potrebbero aver determinato nel 2023 e 2024 un prezzo
più alto dell’ordine di grandezza della decina di euro medi (e del dieci per
cento del totale). Elettricità Futura, principale associazione dei produttori associata
a Confindustria, ha immediatamente reagito con un attacco alla stessa Autorità.
Senza commentare lo stile della reazione, è buon segno se i
soggetti regolati o vigilati temono gli interventi dell’Autorità e se il
Governo non si sente in grado di influenzarli nell’ambito delle prerogative
dell’Autorità stessa.
Per molti motivi. Provo a enunciare solo i primi che mi
vengono in mente:
1) Il Governo è azionista di maggioranza di Eni ed Enel, due
colossi dell’energia. Questo lo pone in conflitto di interessi tra
massimizzazione del dividendo economico e promozione della concorrenza, e
quindi dell’economicità dell’energia. È un problema in una democrazia liberale
che Eni e il Governo, per esempio, si muovano tipicamente insieme in politica
estera, a meno di ipotizzare che quel che è bene per l’Eni lo è per l’Italia,
cosa che si può probabilmente escludere riguardo a qualunque singola azienda e
ancor più a una che si occupa di energie fossili mentre il Paese deve
raggiungere gli obiettivi di transizione stabiliti nel piano energia-clima.
2) Bollette: sono un oggetto complicato. Un po’ esito di
mercati competitivi, un po’ di redistribuzione di partite regolate sui cui
s’incanala una quota rilevante di welfare e di politica industriale (due
esempi: il bonus energia e gli aiuti ai consumatori energivori). Mentre sulla
parte di mercato abbiamo come consumatori l’interesse all’effettiva concorrenza,
sulla parte regolata, di natura pubblicistica ma al difuori della legge di
Bilancio, serve un organo indipendente che controlli queste partite.
3) Le infrastrutture. Le reti dell’energia sono un elemento
critico di sicurezza e competitività e un settore economicamente sempre più
rilevante. Se ne occupano monopolisti regolati locali e nazionali, questi
ultimi malgrado il controllo pubblico posseduti prevalentemente da fondi
internazionali il cui interesse non è che le reti siano efficienti, ma che vi si
investa il più possibile ribaltando in bolletta il più possibile. È compito
dell’ARERA trovare il giusto equilibrio tra incentivo agli investimenti necessari
ed efficienza, e vigilare affinché gli operatori di sistema non sfruttino le
proprie prerogative di concessionari per avere vantaggi in settori attigui ma
in concorrenza. Su questo non direi che ARERA abbia sempre brillato fino a ora,
ma a maggior ragione non possiamo permetterci niente di meno che collegi forti
per limitare investimenti inutili (per esempio sulle nuove infrastrutture gas),
rendere efficienti e selettivi quelli sull’elettrificazione e arginare le
ambizioni di Snam e Terna di determinare la politica energetica che spetta a
Parlamento e Governo.
4) Clima. Se un politico ha il diritto di sparare boiate in
materia, e vediamo quanto per alcuni di loro questo sia tristemente il fulcro
del marketing elettorale, un’Autorità della Repubblica che si occupa di settori
per il clima così rilevanti può e deve vigilare sulla coerenza della politica
di questi settori rispetto agli accordi internazionali e agli obiettivi nazionali
di transizione e in generale alla tutela dell’ambiente prevista in Costituzione.
Per il nuovo collegio di ARERA servono persone sia competenti
sia autorevoli, capaci da un lato di usare con impatto il potere regolatorio in
settori così tecnici, dall’altro di resistere quando serve alle lusinghe di
operatori e Governi. A maggior ragione per le forze parlamentari di
opposizione, in un contesto ormai annoso di ridotta agibilità parlamentare a
fronte di Governi-legislatori per decreto, si tratta di una partita fondamentale.
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