Terza puntata sulla Strategia Energetica Nazionale, per semplicità SEN, emanata per decreto del Governo quasi un mese fa
dopo una consultazione pubblica, e sulle modifiche rispetto alla sua bozza
iniziale.
Con la SEN, per ottenere
sostenibilità ambientale, sicurezza degli approvvigionamenti, riduzione della
bolletta energetica e crescita economica, i ministeri dello Svilupo Economico e
dell'Ambiente propongono una serie di linee guida integrate dell'energia, di
cui una settimana fa all'apertura del master SAFE a Roma il sottosegretario
Claudio De Vincenti ha rivendicato con passione il valore e l'importanza. È in
effetti uno sforzo storico, assente in questa forma da parte dei governi
precedenti che pure l'avevano continuamente promesso. Sforzo che però non ha
avuto sanzione parlamentare e che quindi resta un atto di indirizzo non
cogente, per quanto utile.
Oggi della SEN vediamo il
capitolo sull'industria degli idrocarburi.
Il documento descrive la
situazione di grande eccesso di capacità produttiva di raffinazione che riguarda
l'Italia e altri paesi OCSE, che stanno sperimentando un calo di uso di
carburanti per il trasporto su gomma, che si aggiunge in Europa all'impegno a
sviluppare combustibili di origine non petrolifera. In Italia, aggiunge
Derrick, stiamo vedendo cali nei consumi di combustibili petroliferi
dell'ordine dell'8% rispetto a un anno fa, mentre il 2012 si era chiuso con un
calo dello stesso ordine di grandezza rispetto all'anno prima.
In questo contesto il
Governo auspica da un lato una ristrutturazione del settore raffinazione – con
investimenti che temo possano ipotizzarsi pubblici – per una transizione a
tecnologie più competitive per le stesse produzioni, dall'altro l'istituzione
di un marchio di qualità ambientale per i prodotti raffinati italiani. Soluzioni
di contenimento, a cui manca mi pare il coraggio di parlare di necessità di
massicce riconversioni, in un settore che è abbastanza impensabile (e nemmeno
auspicabile) che possa avere un revival futuro in Italia.
E andando indietro nella
filiera del petrolio veniamo a uno dei punti più controversi della SEN: lo
sviluppo della produzione di idrocarburi nazionali. Il Governo propone di più o
meno raddoppiare la produzione italiana di gas e pertrolio, e dice che è
fattibile farlo riducendo il numero di pozzi e quindi di suolo occupato.
Nello stesso tempo, ma qui
senza dare spiegazioni, la SEN chiude la porta allo shale gas, cioè alle riserve di gas naturale non convenzionali che
hanno rivoluzionato il mercato americano e il cui possibile sfruttamento in
Europa è invece molto discusso soprattutto per ragioni ambientali.
La maggiore estrazione di
gas e petrolio convenzionali italiani (i cui giacimenti si è invece smesso
anche di cercare, scrive il Governo) potrebbe "mobilitare investimenti per
circa 15 miliardi di euro coinvolgendo circa 25.000 posti di lavoro, e
consentire un risparmio sulla fattura energetica di circa 5 miliardi di euro
l’anno per la riduzione di importazioni di combustibili fossili".
Vi soddisfa un'analisi
economica del genere? A me no. Perché dà per scontato che ridurre l'import sia
di per sé positivo. Il che dal punto di vista del welfare economico è invece
un'affermazione apodittica. Infatti, se è del consumatore che ci preoccupiamo,
allora importare meno conviene se i costi di approvvigionamento interno alternativi
sono più bassi rispetto a quelli dell'import, cosa di cui non si dà evidenza nell'analisi,
e che anzi è piuttosto improbabile.
Oppure il discorso è
diverso. È un discorso di autarchia energetica e protezione delle
imprese nazionali. E la confusione tra i due piani (interessi dei consumatori da
un lato e sviluppo, quando non protezione, delle imprese nazionali dall'altro)
è purtroppo diffusa in questa strategia come lo è quasi sempre in ciò che bolle
sotto a quel coperchio di cui Derrick ha imparato a diffidare. Quello che viene
chiamato "politica industriale".
Tornando all'energia,
sono molte le critiche di natura più ecologica delle associazioni ambientaliste
e di Aspo Italia al rilancio dell'upstream petrolifero italiano previsto nella
SEN, e di cui già Derrick dava conto mesi fa in fase di consultazione della
bozza di Strategia, e di sul blog troverete i riferimenti.
Meno interessante, a mio
parere, l'attacco alla legittimità di questo atto di indirizzo del Governo (per esempio questo),
visto che, come dicevo all'inizio, lo stesso Governo non mi sembra attribuisca
alla SEN alcuna cogenza se non il valore di analisi che il documento apporta in
eredità ai futuri esecutivi.
Martedì prossimo continua
su Derrick l'analisi della Strategia Energetica Nazionale.
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