martedì 14 maggio 2013

D160 - La guerra dei sussidi

Nei giorni scorsi uno scoop del Wall Street Journal ha annunciato la presunta intenzione della Commissione Europea di introdurre fortissimi dazi sull'import di pannelli fotovoltaici extracomunitari, perlopiù quelli cinesi per i quali l'Europa rappresenta la maggioranza assoluta del fatturato.
Se confermati, i dazi aumenterebbero il prezzo di equilibrio dei pannelli in Europa, bruscamente interrompendo un trend di diminuzione che fa (o faceva) presagire una futura non troppo lontana capacità economica dei produttori di energia fotovoltaica europei di competere sui mercati elettrici senza più bisogno di aiuti.

L'Europa, alcuni Paesi in particolare, hanno fatto una scelta industriale enorme di sviluppo di questo settore, portando la Germania a diventare di gran lunga il più grande produttore al mondo di elettricità fotovoltaica (con una capacità installata pari a circa 30 centrali convenzionali di grande dimensione e una produzione di energia pari grosso modo a 5). L'Italia dal canto suo è il numero due, con circa la metà dei megawatt rispetto alla Germania. Una scelta per la quale, almeno in questa dimensione, era impossibile non ricorrere a sussidi pagati in bolletta. 

Sussidi che però si stanno nel frattempo rivelando insostenibili, e, come abbiamo visto la volta scorsa qui, hanno portato sia in Germania sia in Italia a pressioni, di successo, per esentarne gli oneri alle aziende energivore, violando in senso lato il principio europeo del "chi inquina paga", e con la spada di Damocle della stessa UE che dovrà decidere se queste esenzioni siano aiuti di Stato.

Provo a ricapitolare: la generazione elettrica fotovoltaica europea costa ancora molto in termini di sussidi. E ha prodotto un boom dell'import di materiale cinese. Questo sta producendo per reazione un'ondata protezionistica il cui effetto aumenterebbe i costi fissi del megawattora fotovoltaico e ancora più necessari gli incentivi, che già adesso sono insostenibili.
Nel frattempo, le centrali convenzionali chiedono anche loro sussidi perché hanno visto la quota di mercato abbattuta proprio dall'effetto degli aiuti alle centrali rinnovabili.

Una conclusione che mi sento di fare allora è questa:
-         Se metti un sussidio crei anche distorsioni inattese che portano alla richiesta di contro-sussidi.
-         Se basi un'industria sui sussidi, cioè soldi dei contribuenti quand'anche sotto forma di pagatori di bollette, inevitabilmente sorge il problema politico di accettare che quei soldi finiscano all'estero.

Stessa conclusione in versione stringatissima: sussidi chiamano sussidi, sussidi chiamano protezionismo.

2 commenti:

  1. Il costo energetico per produrre i pannelli fotovoltaici (che sono molto energivori) è molto più basso in Cina che nei paesi occidentali. Pertanto, se non si vogliono introdurre i dazi, occorre armonizzare le politiche energetiche , e magari anche quelle ambientali e sociali. Non so se l'occidente ha la volontà e la forza per portare avanti questa politica di maggiore equità - o se preferisce gli attuali escamotage.

    Occorre anche capire qual è effettivamente l'EROEI del fotovoltaico, che non è semplice da valutare. In Aspo c'è stato un vivace scontro su questo. In effetti un EROEI di poche unità non sarebbe sufficiente a garantire un'efficace transizione.

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    1. Grazie. Per favore aggiornaci su dati Eroei (rendimento in termini energetici dell'investimento) fotovoltaico man mano che hai elementi.

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