sabato 9 settembre 2017

Cherso, l'isola salvata (Puntata 326, in onda il 12/9/2017)

Pendici del bosco nei pressi di Lubenice a Cherso (Lubenizze in Italiano)
La grande isola dalmata di Cherso, nel nord dell’Adriatico, romana nell’antichità insieme alla vicinissima Istria, poi parte della repubblica di Venezia, degli Asburgo, poi insieme all’Istria passata alla Jugoslavia nel ’47, oggi è in territorio croato.


Gli esuli italiani

Anche da Cherso dopo la seconda guerra mondiale molti italiani hanno iniziato a scappare, ancor prima del trattato di Parigi del ’47 che assegnò l’Istria e Cherso alla Jugoslavia, la quale si avvalse del suo diritto di chiedere l’uscita da questi territori di chi scegliesse di mantenere la nazionalità italiana, completando così una diaspora di massa di cui è facile trovare anche sul web immagini drammatiche, come quella della nave Toscana che si appresta a salpare da Pola carica di profughi italiani che attendono l’imbarco con carretti stracarichi e cappotti sotto la neve.

Tra gli esuli italiani da Cherso, lo scrittore e storico Luigi Tomaz, morto nel 2016, che sulla storia dell’isola ha scritto vari libri. Stabilitosi a Chioggia, è stato eletto sindaco della città per due mandati.

Ma anche a Cherso si fanno abusi,
come questo incredibile ampliamento
in cemento di una casa di pietra
a Lubenice, che addirittura copre un lato
dell'arco in pietra retrostante.

La conservazione di Cherso

Oggi Cherso è una delle più incontaminate isole croate, coperta per buona parte di foreste, con uno sviluppo edilizio moderno quasi esclusivamente limitato a un paio di quartieri del comunque piccolo capoluogo omonimo, che ospita circa 3000 residenti.

Più o meno al suo centro, l’isola ha un grande lago artificiale d’acqua dolce gran parte della cui profondità è sotto il livello del mare, e che rifornisce gli acquedotti dell’isola e di quella più a sud, Lussino, separata da Cherso solo da un piccolo canale navigabile realizzato in epoca romana.
I borghi a Cherso, arroccati o pescherecci, sono piccoli e hanno in generale conservato la struttura originaria con case in pietra dalle finestre piccole, separate da viottoli molto stretti. Le proprietà di boschi e pascoli sono delimitate da muretti a secco scavalcati da cervi che è facilissimo incontrare anche all’interno del villaggio di Punta Kriza.

Cosa ha determinato una conservazione così meravigliosa di quest’isola?
Se l’Italia non l’avesse persa con la seconda guerra mondiale, l'isola avrebbe avuto uno sviluppo diverso, sarebbe stata disboscata come quasi tutto il territorio italiano sfruttabile per agricoltura o insediamenti?

Non lo so. Le vicine Veglia (Krk) e Rab, molto più urbanizzate e rovinate, suggeriscono una risposta negativa.
Resta dunque il felice mistero.


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