domenica 24 giugno 2018

Stato e terremoto (Puntata 361 in onda il 26/6/18)


"La mano magica dell'artista"
all'Art Forum Wurt Capena
Uno degli ultimi atti del governo Gentiloni è un decreto-legge di fine maggio 2018 intitolato “Ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016”. Poi, nel processo di conversione da parte della Commissione parlamentare Speciale sono state approvate modifiche da parte di esponenti della maggioranza che è verosimile saranno integrate nella versione approvata nel testo definitivo.

Facciamo un passo indietro: quali sono gli elementi principali di intervento di soccorso economico e amministrativo previsti nel decreto originale dell’ottobre 2016?
  • Norme sul rimborso dei costi di ricostruzione o riparazione degli immobili
  • Trasferimenti alle imprese danneggiate
  • Rinvio di scadenze fiscali e giudiziarie

A questi si aggiunge la decisione dell’Autorità per l’Energia – come in casi precedenti – di sospendere per 6 mesi il pagamento di bollette di luce e gas (questo è un caso in cui le autorità fanno concessioni a spese di aziende di mercato), mentre successivamente è stata stabilita una riduzione delle componenti parafiscali delle bollette che invece attengono alla loro parte regolata e non di mercato.

Ora, la norma oggi in fase di approvazione parlamentare prolunga l’esonero o il rinvio del pagamento di tasse, o oneri tributari e contributivi già previsto nel testo del Governo Gentiloni, ma introduce anche – con le modifiche in Commissione Speciale cui accennavo sopra - un parziale ma importante esonero dal rispetto delle norme edilizie (da quel che capisco anche quelle antisismiche) introdotto con la seguente frase:
“qualora il progetto di riparazione o ricostruzione dell’edificio danneggiato conduca ad un risultato architettonico e strutturale diverso da quello oggetto della domanda di sanatoria, il progetto deve essere corredato da una relazione asseverata del professionista incaricato attestante che caratteristiche costruttive degli interventi relativi agli abusi sanati non siano state causa esclusiva del danno”
In altri termini, a parte l’orrendo e involuto burocratese: i benefici pubblici per chi ricostruisce valgono anche su abusi non sanati nemmeno in fase di ricostruzione, a meno che questi abusi non siano “causa esclusiva” del danno. Una condizione talmente drastica che difficilmente qualunque tecnico potrebbe asseverarla.
Condonare abusi edilizi dopo un terremoto direi che sta alle politiche antisismiche quanto un condono fiscale a quelle antievasione. In più qui è in ballo anche la mera sicurezza degli inquilini.

In generale, e questo non riguarda solo le modifiche della Commissione Speciale, mi sembra che una parte importante della risposta dello Stato ai terremoti sia di rinuncia alle sue prerogative di imporre il rispetto di regole di convivenza civile. È scontato o preoccupante che sia così?


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lunedì 18 giugno 2018

La beffa dell'imposta sui rimborsi sanitari (Puntata 360, in onda il 19/06/2018)

Presina in lattice zoomorfa
fotografata da Derrick
In una versione diversa questo articolo è apparso su Strade (link sotto)

È periodo di dichiarazione dei redditi e Derrick oggi si occupa di un aspetto di dettaglio ma credo significativo delle regole dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, che ha a che vedere con il rigo D7 del modello 730.
Cioè il modello di dichiarazione che in generale lavoratori dipendenti e pensionati compilano per permettere al fisco di aggiustare l’imposizione sulla base, tra le altre cose, di spese deducibili o detraibili e altri redditi rispetto a quello da lavoro dipendente. Da alcuni anni, per iniziativa del governo Renzi, finalmente l’incredibile monopolio dei CAAF per la presentazione di questo modello è stato superato dalla possibilità di compilarlo online sul sito dell’Agenzia delle Entrate, cosa che per il più complesso modello di calcolo completo delle imposte (chiamato Unico fino a qualche tempo fa) era già possibile da tempo.
L’autocompilazione, inoltre, è assistita dal fatto che l’Agenzia propone un modello precompilato sulla base di dati già in suo possesso, tra cui gli scontrini sanitari associati al codice fiscale al momento dell’emissione. (Del 730 precompilato Derrick ha già parlato nella puntata il cui link è sotto).


Rimborsi di assicurazioni sanitarie ottenuti l'anno successivo a quello della spesa messa in detrazione

Tra i dati considerati dal fisco nel 730 precompilato ci sono i rimborsi di tutte le assicurazioni sanitarie, che le assicurazioni stesse in tempi recenti sono state obbligate a trasmettere all’Agenzia.
E qui si determina quel che secondo me è un abuso: ogni rimborso relativo a spese sanitarie portate in detrazione l’anno precedente è considerato un reddito, e tassato con l’aliquota IRPEF media dei due anni coinvolti. In altri termini: se io ho speso 500 euro per un intervento medico l’anno scorso e ho messo questa cifra in detrazione, e quest’anno la cifra mi è stata rimborsata da un’assicurazione, sul rimborso pagherò nel mio caso il 43% d’imposta, mentre l’anno scorso sulla spesa ho avuto una detrazione del 19% meno la franchigia di 129 €, cioè un rimborso fiscale di 70 miseri euro.
In sintesi, la detrazione per spese sanitarie mi ha tolto nei due anni [sic: tolto], circa 145 euro che avrei invece in tasca se non avessi portato la spesa in detrazione l’anno scorso.

Riassumendo: per qualunque fascia di reddito superiore alla no-tax area (visto che la più bassa aliquota IRPEF è comunque nettamente più alta della quota di detrazione netta sulle spese mediche), se si possiede un’assicurazione sanitaria aziendale o personale, mettere in detrazione sul 730 spese coperte dall’assicurazione è una notevolissima perdita di soldi, perché lo Stato considera il rimborso dell’assicurazione l’anno successivo un reddito netto, mentre la detraibilità della spesa precedente è stata minima.
Per me, questo trattamento fiscale è abusivo delle norme generali sulla tassazione delle persone fisiche.
Indipendentemente da questo, il consiglio di Derrick a chi ha un’assicurazione sanitaria è: conviene non mettere le relative spese in detrazione.
Questo salva i rimborsi dal fisco, ma comporta comunque il danno della mancata (per quanto piccola) detrazione, e rende molto meno sensato pagare un’assicurazione sanitaria.


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domenica 10 giugno 2018

Una giusta transizione alle nuove fonti di energia (Puntata 359 in onda il 12/6/18)


Si è svolto a Roma presso il CNEL l’8 giugno 2018 il convegno "Una giusta transizione alle nuove fonti di energia: tecnologie, costi, geopolitica" organizzato dalla Fondazione Pietro Nenni, presieduta da Giorgio Benvenuto, e dalla Foundation for European Progressive Studies. Alla tavola rotonda pomeridiana su questioni di geopolitica dell’energia ho partecipato anch'io.
L’intero convegno è rivedibile e riascoltabile su Radio Radicale al link sotto.

Vediamo alcuni dei punti emersi nella tavola rotonda del pomeriggio.
Il direttore generale del ministero dell’ambiente svedese, Robert Andren, ha raccontato come la Svezia si sia trasformata, a partire dall’inizio degli anni Settanta, da un paese con forte dipendenza nelle importazioni di combustibili a uno più autonomo e m
Particolare del faro di Fisterra fotografato da Derrick
olto defossilizzato. Fu una reazione alla crisi petrolifera, reazione poi consolidata con un sistema di tassazione disincentivante nell’utilizzo dei combustibili fossili in particolare per la produzione elettrica, tanto che oggi la Svezia si basa solo su rinnovabili e nucleare, e di quest’ultimo Andrén prevede nel giro di alcuni decenni il progressivo abbandono per motivi di costi.
Nel ’91, ha raccontato Andrén, la tassazione di disincentivo alle fonti fossili è stata sistematizzata con una carbon tax sui prodotti energetici. Incuriosito, sono andato a vedermi una pagina informativa dello stesso governo svedese (link sotto): inizialmente fissata a circa 26 €/T di emissioni convenzionalmente attribuite a ogni prodotto tassato, la carbon tax nordica è stata progressivamente aumentata fino a raggiungere recentemente il valore notevolissimo di 120 €/T, pur con esenzione dei settori già coperti dal meccanismo europeo dell’emission trading system che già disincentiva le emissioni dannose al clima, e con aliquote ridotte per l’industria.

Ora, è sostenibile che l’Unione Europea abbia un mercato unico dell’energia (o che almeno dovrebbe essere tale per molti aspetti) ma poi abbia politiche energetiche, di cui la tassazione è sicuramente un aspetto, così diverse?
Perfino il sistema di emission trading europeo nel suo complesso, che sulla base di un limite alle emissioni impone un prezzo stabilito dal mercato per disincentivarle, è stato finora di fatto indebolito dalle pressioni delle aziende europee che ne hanno vista ridotta la propria competitività rispetto a concorrenti fuori dal sistema. Ancora più problemi causano politiche parafiscali sulla bolletta elettrica diverse tra singoli stati membri, che hanno condotto e conducono a escalation di aiuti di stato in particolare tra i paesi manifatturieri. Dove i mercati sono unici, se non sono anche uniche le politiche almeno fiscali – e energetiche nel discorso che stiamo facendo – s’ingenerano fenomeni come questi, che sinteticamente Valeria Termini, membro del collegio dell’autorità per l’energia (Arera) e anche lei partecipante al convegno, ha definito di “free riding” di regolamentazione. (Per “free riding” in questo caso s’intende il comportamento di un paese che approfitta dei vantaggi di eludere una norma che i suoi concorrenti adottano. Comportamento che tipicamente induce emulazione).
Anche nell’energia è facile accorgersi che o l’integrazione diventa più forte – coinvolgendo le politiche – o genera troppi effetti indesiderati e non tutti i vantaggi che ci si potrebbe ragionevolmente attendere.

Tra un’Europa politicamente unita da un lato, o tanti paesi che s’impoveriscono in guerre commerciali e barriere dall'altro, personalmente non vedo terze vie fattibili.


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