domenica 12 dicembre 2021

Camminate (im)possibili: via Bologna a Roma (Puntata 507 in onda il 14/12/21)

Le due torri di Bologna
Tornano con questa puntata le camminate impossibili di Derrick. Con un episodio che potrebbe urtare la suscettibilità dei bolognesi, che prego per questo di astenersi dalla lettura.

Bene. Cari non bolognesi, provate a cercare su google maps via Bologna a Roma (da non confondere con la nota piazza omonima, da tutt’altra parte). La identificherete come strana antenna che si stacca in direzione sud dalla rotonda di accesso all’ospedale San Filippo Neri, su via Trionfale, in corrispondenza della fine dell’ultimo tratto della splendida ciclabile di Monte Mario che arriva dai pressi del Vaticano.

Provate a guardare via Bologna con la funzione “street view” di Google Maps che permette una vista soggettiva dell’intera strada: non ci riuscirete. Perché via Bologna non è mappata su street view. È difficilmente transitabile, e avrebbe dovuto essere molto coraggiosa la troupe di Google ad avventurarcisi con tanto di sofisticate videocamere grandangolari sul tetto del veicolo.

Via Bologna, malgrado l’importanza della città da cui prende il nome, e sempre che il toponimo su Google sia corretto, è un viottolo fangoso che segue un valloncello verde stretto a ovest tra l’istituto penale minorile di casal del Marmo e il grande parco agricolo omonimo, con le sue fattorie, luogo affascinante ma purtroppo di difficile perlustrazione e che meriterà una puntata a sé, e a est il complesso dell’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà, che oggi è un bel parco con alcuni servizi sanitari e sociali in quelli, tra i padiglioni, che sono stati ristrutturati.

Ma torniamo a via Bologna. Inizia con una discesa sassosa, sconnessa. Dopo poche centinaia di metri si apre in una specie di slargo adiacente a un impianto che sembra un piccolo depuratore con idrovore rumorose e vasche di decantazione. Infatti l’unica infrastruttura urbanistica che noterò proseguendo nel fango sono a, distanza regolare, pozzi di ispezionamento fognario, sopraelevati rispetto al terreno, come se l’area fosse destinata a un’urbanizzazione prossima (speriamo di no).

Proseguendo verso sud incrocio due anziani con gli stivali. Uno spinge pazientemente una carriola con un fusto che potrebbe essere una bombola di gas, mentre a destra e sinistra si vedono orti recintati e baracche, alcune raggiunte da sentieri che si staccano dalla strada tra acquitrini.

“Giù in fondo è chiuso” mi avvisa l’uomo con la bombola.

Ha ragione, troverò forse un chilometro più a sud un cancello chiuso con la scritta “proprietà privata” che impedisce di proseguire per avvicinarsi alla zona residenziale e commerciale di via Torresina. Anche se da qui, tra verde, fango e baracche sparse sembra inimmaginabile che ci sia una metropoli intorno.

Una deviazione verso est tra sentieri sempre più stretti dagli orti mi offre una via d’uscita. Popolata da una colonia di gatti, si arrampica molto nascosta verso la spianata sovrastante, che si rivela una zona di recente insediamento residenziale per ora incompiuto chiamata Casale del Fico.

Da qui arriverò comunque dove mi ero prefisso camminando lungo un incongruo marciapiede in mezzo a un prato d’erba e di materiali di risulta, recente credo e con tanto di strisce per ciechi ma già invaso di erbacce e credo diretto verso un nuovo edificio di appartamenti che, immagino, si farà.


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