domenica 24 aprile 2022

Possiamo sanzionare la Russia consumando meno energia a casa? (Puntate 517-9 in onda il 28/2 e il 8-15/3/22; 522 e 525 in onda il 5 e 26/4/22)



Di seguito le puntate su questo tema. (La più recente è in fondo)

Puntata 517

Fino a ora ci siamo comprensibilmente preoccupati del prezzo alto dell’energia.

Adesso che la Russia ha invaso l’Ucraina credo che più importante della mia bolletta sia la mia reazione civile.

L'eventuale esclusione della Russia dal sistema Swift di interconnessione bancaria, mentre scrivo questo testo, sembra non arriverà a impedire di pagare le forniture di gas russo e quindi a comprometterne il flusso anche finanziario.

Io però non desidero più contribuire alle casse di Mosca con i miei consumi energetici.

Sarei pronto a fare la doccia fredda, ad abbassare drasticamente la temperatura di casa e i miei consumi elettrici (devo includerli visto che l’Italia produce da gas più della metà dell’elettricità).

Allora vediamo: cosa succederebbe se io mettessi in atto questa autoriduzione?

Il gas viene importato in Italia in buona parte con contratti di lungo termine che impegnano le aziende che li hanno sottoscritti a pagare determinate quantità minime anche se non le consumano. E questo vale al momento per tutto il gas russo. Questi contratti hanno il prezzo d'acquisto indicizzato o al petrolio o al prezzo del gas nelle borse europee, che a loro volta salgono ad ogni minaccia del regime russo: un sistema diabolico per cui maggiori sono le aggressioni più noi trasferiamo denaro a Mosca.  Per un’altra parte, invece, il gas arriva sulla base di transazioni su singole forniture cosiddette “spot”. (Una videointervista che ho avuto l’opportunità di fare anche su questo a Massimo Nicolazzi, professore di economia delle fonti di energia, è linkata sotto).

La conseguenza di questo tipo di approvvigionamenti è che se io chiudo il mio gas a casa non sarà solo per questo il flusso dalla Russia a essere ridotto, perché i contratti attraverso cui arriva appartengono alla categoria dei meno flessibili.

Sono quindi costretto a rinunciare a un’azione da consumatore attivo? No. Però le cose sono più complesse, e da solo non posso ottenere il risultato voluto.

Cosa posso fare dunque?

Posso chiedere al mio fornitore di gas qual è il suo portafoglio di approvvigionamenti internazionali. Non è detto che lui ne abbia contezza a meno che non sia anche un importatore. Chiederlo, in ogni caso, farebbe sapere al fornitore che io sento questa esigenza, e non sarebbe poco.

Soprattutto, posso chiedere alle istituzioni, Governo e Autorità per l’Energia, che colleghino la mia disponibilità a ridurre i consumi a un’azione unilaterale nazionale di riduzione o azzeramento dell’import (e del pagamento) di gas russo. Questo permetterebbe al sistema energetico di non collassare grazie alla disponibilità mia e di altri ad autoridurci. Ci sarebbero complessità tecniche? Sì, ma non insormontabili se ci fosse la seria volontà politica.

Una possibile comunicazione a info@arera.it (l'Autorità per l'energia) è la seguente:

 

Oggetto: Autoriduzione gas russo  

Spett.le Autorità,

mi chiamo [nome, cognome], titolare di fornitura [elettricità/gas] [residenziale/per azienda] presso [indirizzo di fornitura (opzionale)], e sono ricontattabile alla mail [mail].

Con la presente dichiaro la volontà di ridurre i miei consumi di energia per non contribuire al finanziamento dell'attacco bellico all'Ucraina.

Perché questo sia efficace, occorre che la mia riduzione venga usata in modo selettivo per diminuire le quantità di gas acquistate (e pagate) dalla Russia e non da altri esportatori. È quindi necessario un coordinamento da parte di codesta Autorità.

Sicura/o che comprendiate l'importanza e l'urgenza di questa mia richiesta, attendo un riscontro.

Cordialmente,

[firma]

        

Evidentemente non importare le quantità minime contrattuali e non pagarle si configurerebbe come un mancato rispetto del contratto. La stessa cosa che avverrebbe, però, se non si fossero protette le transazioni dell'energia dalla generalizzata esclusione dei sistemi di pagamento SWIFT: mancato pagamento e conseguente verosimile interruzione delle forniture. 

Aggiornamento (Puntata 518)

Tra le novità mentre preparo questa nuova luttuosa puntata di Derrick ci sono azioni del Governo per aumentare fonti alternative di gas, con una missione di Di Maio e De Scalzi di ENI in Algeria. Dal tubo algerino in effetti, così come da quello libico, non sta arrivando tutto il gas che potrebbe. Come abbiamo detto più volte, è il gas che manca da mesi, non la capacità dei tubi. Anche la linea sotto il monte Rosa non sta importando ma anzi sempre più spesso esportando verso nord, visto che noi siamo un passaggio verso l’Europa del gas nordafricano e azero.

Il Governo si sta anche preparando a richiamare in funzione centrali a carbone di cui si era iniziata la dismissione. Una scelta molto dolorosa in un paese che vede oltre 70 mila morti all’anno di inquinamento secondo l’agenzia europea per l’ambiente, ma che diventa anche incomprensibile se non corrisponde a una riduzione unilaterale dell’import di gas dalla Russia.

Bloomberg stimava a prezzi pre-crisi in 700 milioni di dollari al giorno gl’introiti russi da vendita di idrocarburi. Per come funzionano molti dei contratti del gas, gli attuali prezzi hanno fatto moltiplicare questa cifra. In pratica, più Putin ci minaccia più aumentano i suoi guadagni, perché il prezzo di acquisto per i Paesi importatori di gas come noi è legato a quelli spot (cioè di breve termine) di gas o petrolio, entrambi in continua crescita in seguito all’incertezza e alla paura.

Mi sembra quindi evidente che le sanzioni alla Russia siano contraddette e in parte cospicua vanificate dal fatto che il nostro e altri Governi restino apoditticamente legati al tabù che i flussi di gas non possano essere ridotti da parte nostra, cosa che avrebbe probabilmente molta più efficacia (e sarebbe meno pericolosa) dell’invio di armi in un Paese invaso.

Derrick continua a ricevere messaggi di ascoltatori che si dicono pronti a stare al freddo pur di accelerare un cambio di regime in Russia e la fine dell’aggressione in Ucraina, e più in alto in questa pagina ci sono consigli su come attivarsi compresa una mail già pronta da spedire all’Autorità per l’energia, perché è anche indispensabile un’azione istituzionale per tradurre questa disponibilità dei consumatori in effettiva chiusura dei rubinetti russi.

I consigli dell’Agenzia Internazionale dell’Energia su come affrancarci dal gas russo (link sotto) rasentano l’ovvio buon senso quando auspicano una riduzione dell’uso del riscaldamento. Il Think Tank ECCO è ancora più netto in materia (link sotto), ma non mi dilungo perché ci collaboro e sono quindi in conflitto di interessi.

Che in Italia il Governo, a inverno ormai agli sgoccioli, non abbia valutato di imporre lo stop al riscaldamento in almeno tutto il centro-sud non montano del Paese lo ritenevo strano quando la guerra era solo una minaccia. Ora lo ritengo imperdonabile e segno di una sottovalutazione offensiva del potenziale civico dei nostri concittadini.

Mi ha colpito un tweet di Massimo Maraziti qualche giorno fa: “Meglio tremare di freddo che di paura”.

Aggiornamento (puntata 519)

Mi solleva che almeno due autorevoli pareri diffusi negli scorsi giorni abbiano confermato che chiudere i rubinetti russi subito e del tutto non significherebbe alcun collasso per il sistema energetico, né comporterebbe un blackout, purché il razionamento si gestisca in modo selettivo e con misure eccezionali, proprio come proposto da Derrick. Uno di questi studi è della Fondazione Eni Enrico Mattei. L’altro è un articolo su Formiche di Diego Gavagnin (già ospite qui a Derrick) e Vittorio D’Ermo che arriva anche a prevedere che l’Italia potrebbe sostituire il gas russo già per il prossimo inverno, tra le altre cose usando al massimo le infrastrutture di interconnessione (compreso il tubo dalla Libia che evidentemente richiederebbe di risolvere altri problemi) e affittando un rigassificatore galleggiante aggiuntivo.

L’Europa, che in media è più dipendente dalla Russia rispetto all’Italia, in una comunicazione della Commissione poi sostanzialmente confermata dalle dichiarazioni del Consiglio tenutosi a Versailles, ha anch’essa annunciato un piano per emanciparsi dalle importazioni di gas russo, ribadendo che il principale degli strumenti è l’attuazione del pacchetto “fit for 55”, cioè delle misure già messe in campo per centrare nel 2030 l’obiettivo di riduzione delle emissioni dannose per il clima del 55%.

La cosa comune e impressionante è che la prospettiva di una fine del nostro rapporto commerciale energetico con la Russia sia ormai generalmente considerata desiderabile e ineluttabile.

Ringrazio i tanti che hanno raccolto l’invito di Derrick di scrivere all’Autorità per l’Energia perché attivi un sistema per tradurre le disponibilità all’autoriduzione in effettiva limitazione dell’import di gas russo.

Alcuni mi tengono aggiornato e mi raccontano che, così com’è avvenuto con la mail che ho mandato io, l’Autorità, tristemente, non sta rispondendo. Tra loro c’è Marco da Udine, che non rassegnandosi al silenzio dell’Autorità ha scritto anche al presidente della Repubblica una lettera di cui mi ha mandato copia e di cui leggo qui alcuni passaggi:

Per me e la mia famiglia è ormai diventata insopportabile l'idea che i nostri consumi di gas, complice anche l'aumento vertiginoso dei prezzi, stiano contribuendo in modo consistente ad alimentare l'aggressione militare all'Ucraina. Per questo, da ieri abbiamo deciso di spegnere definitivamente il riscaldamento, anche se l'inverno non è ancora concluso e ora in casa ci sono 13-14 gradi. Si tratta per noi di un minuscolo sacrificio di fronte all'enorme pericolo che corre la libertà del popolo ucraino, la vita della sua gente, e la libertà di noi tutti. […]

Si dice che le sanzioni siano spesso inefficaci perché danneggiano il popolo del paese colpito e non i suoi governi: ecco, invece la chiusura dell'afflusso di gas avrebbe un valore moralmente molto più elevato delle normali sanzioni, perché dimostreremmo che siamo pronti ad affrontare un sacrificio anche noi, accanto e assieme al popolo russo.

Grazie a Marco e a tutti coloro che, facendomelo o meno sapere, hanno raccolto e raccoglieranno l’appello di Derrick. Basta tornare all'inizio di questa pagina per trovare ciò che serve per farlo.

Aggiornamento (dalla puntata 520)

Sono felice di segnalare che i deputati PD Andrea Casu e Chiara Braga hanno fatto propria la proposta di Derrick in un loro emendamento al DL energia. Una bellissima notizia per chi crede nell’iniziativa, e di cui io sono molto riconoscente ai due parlamentari e di cui faccio mio l'hashtag proposto da Casu: #nogasrusso.

Un’intervista proprio ad Andrea Casu di Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale, è sul sito della Radio e linkata qui sotto.

Puntata 522

Un articolo uscito sull’ultimo numero di marzo 2022 dell’Economist (link sotto) si chiede dove sia finito lo spirito europeo di inizio anni ’70, quando diversi paesi risposero allo shock petrolifero con azioni di responsabilizzazione come riduzione della velocità massima delle auto per risparmiare, o restrizioni alla loro circolazione in città, o valori massimi alla temperatura degli edifici. Si chiede l’Economist se siano 50 anni di pace e benessere ad averci come effetto collaterale resi dei rammolliti incapaci di ridurre i consumi di energia in risposta alla crisi in atto. Ma un’ipotesi alternativa che l’articolo si dà, su cui io concordo forse perché influenzato dalle mail e dalle testimonianze che questa rubrica riceve, è che siano i decisori, cioè i Governi, a dare oggi erroneamente per scontato che i cittadini siano incapaci anche di minimi sacrifici, e che per questo si sono tenuti ben lontani dal chiederne alcuno.

In Italia in effetti è stato così: in quasi tutte le frequenti apparizioni di Cingolani o Draghi in Parlamento per parlare di energia li sentiamo assicurare che per ora non c’è nessun problema di approvvigionamento e che se ci sarà un’emergenza la gestiremo. Draghi ha recentemente sì ammesso che col gas paghiamo l’aggressione in Ucraina, ma ha auspicato misure di autoriduzione del prezzo, non della quantità. Autoriduzione che peraltro non risulta abbia imposto all’Eni, bensì che auspica vengano in qualche modo coordinate in Europa.

Ma proprio il giorno in cui preparo questo testo il commissario europeo per l’Economia Gentiloni a Cernobbio ha escluso un’estensione all’energia delle sanzioni alla Russia, pur ammettendo implicitamente ciò che molti osservatori hanno notato, e cioè che le esenzioni ai blocchi dei flussi finanziari con la Russia finalizzate a permettere i pagamenti dell’energia consentono anche l’elusione di sanzioni negli altri settori.

E chi pensa che la fine dell’inverno (che speriamo arrivi davvero dopo la coda anomala di freddo di inizio aprile) ridurrà l’assurda bolletta energetica probellica si sbaglia, perché sono in arrivo meccanismi per socializzare il costo del riempimento degli stoccaggi di gas italiani a qualunque prezzo. È una questione leggermente tecnica ma vale la pena descriverla. Oggi in Europa e in Italia la capacità negli stoccaggi di gas è venduta all’asta. I trader che la comprano acquisiscono da un lato la possibilità di arbitrare sulla differenza di prezzo del gas tra quando lo estrarranno dallo stoccaggio e quando ce lo mettono, dall’altro hanno l’obbligo di usare in buona parte la capacità acquisita entro una certa data.

Il problema è che pochi comprerebbero gas da stoccare ora, visto che rispetto a questi picchi di prezzo una discesa è verosimile (o per una conclusione della guerra o semplicemente per la recessione in cui stiamo entrando). Infatti le prime aste della capacità di stoccaggio sono andate quasi deserte.

Per incentivare la partecipazione, il Governo si appresta a garantire che le eventuali perdite di chi immette gas oggi per estrarlo il prossimo inverno quand’anche a prezzo inferiore siano pagate da tutti noi. Chissà se in base ai consumi o addirittura con le tasse. In quest’ultimo caso, chi come me sta reagendo all’emergenza risparmiando energia ne uscirebbe cornuto e mazziato, e quel finanziamento della guerra di Putin che voleva evitare in bolletta se lo ritroverebbe nel conguaglio delle tasse.

Puntata 525

Derrick è stato un paio di settimane di vacanza sentendosi in colpa per essersi estraniato da tutto. Poi è tornato e si è reso conto che nel settore energia non è successo granché: ancora si sta discutendo di come fare a meno del gas russo senza che, come già prevedevamo, né Putin né l’Europa abbiano chiuso i rubinetti. In altre parole, continuiamo a far salire la tensione sostanzialmente per nulla, con il risultato di sostenere i prezzi e farci del male (e del bene all’invasore dell’Ucraina). Prezzi del gas che in Europa sono rimasti molto alti rispetto a prima della crisi, anche se per fortuna recentemente a livelli inferiori a 100 €/MWh e quindi ampiamente sotto ai picchi di dicembre e quelli poi successivi all’inizio della guerra.

Prezzo di mercato del future maggio 2022 del gas nella borsa olandese TTF


Ora, fatti i commenti tranchant, vediamo qualche dettaglio recente:

Uno studio di Bruegel (link sotto) ha calcolato che rinunciare del tutto al gas russo si può, ma serve ridurre del 10-15% i consumi, cosa possibile secondo lo studio purché ci sia una gestione selettiva e intelligente delle azioni. (Avrebbe senso a mio parere iniziare con chi è pronto da tempo a ridurre i consumi per sanzionare il regime russo).

Un emendamento del nostro Parlamento ha introdotto nella conversione in legge di uno dei mille decreti energia una norma che limiterà negli edifici pubblici il riscaldamento (massimo 21 gradi) e il raffrescamento (minimo 25) – sforzi non sovrumani, diciamo così - per un anno da maggio 2022. Una buona notizia. Ha fatto bene il capogruppo M5S alla Camera Davide Crippa con il suo emendamento a ricondurre il Governo a quanto lo stesso Draghi aveva ipotizzato parlando di alternativa tra guerra e aria condizionata.

Il prossimo passo sarà, speriamo, intervenire almeno con campagne sui risparmi anche nel settore privato, includendo uno strumento che in questa rubrica abbiamo lanciato tempo fa e che è stato ripreso da altri organi di informazione che ringrazio, cioè un sistema per legare un’estensione delle sanzioni alla Russia sul gas alla disponibilità dei consumatori ad autoridurne i consumi (vd. puntata 517 del 28 febbraio in cima a questa pagina).

Proprio su questo, se l’emendamento degli onorevoli Braga e Casu già citato nelle puntate precedenti non è passato in parlamento, gli stessi deputati PD hanno però depositato un ordine del giorno analogo, visibile in allegato all'articolo di Staffetta Quotidiana in materia (link sotto).

Se la Germania in Europa continua a essere contraria a un’estensione al gas delle sanzioni, il vicecapo del governo tedesco Habeck ha evidenziato in sue dichiarazioni come i comportamenti di risparmio (compreso il telelavoro per i suoi effetti sui consumi di carburanti) possono portare a riduzioni di consumo rilevanti, che lui stima in linea con le quantità che secondo Bruegel ci permetterebbero, insieme alle altre misure già avviate, di chiudere i rubinetti del gas russo senza interrompere nessuna attività indispensabile né i cicli manifatturieri.

 

Link



13 commenti:

  1. Trovo questa iniziativa lodevole. Condivido l'idea di un impegno collettivo coinvolgendo le istituzioni. Non sono disposto a morire per Danzica (né per Kiev), ma posso aiutare l'Europa con un austerity autoimposta. Possiamo ridurre anche se di poco la domanda di gas con qualche sacrificio. Sarebbe un segnale misurabile. Costa certo più di una firma su una petizione online. Fa risparmiare. Fa bene all'ambiente. Educa i nostri figli. Dimostra il nostro valore di cittadini e la nostra affezione all'Europa e al pianeta. M

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  2. Grazie per l'iniziativa. Ho già contattato il mio fornitore di energia elettrica. MM

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  3. Sono convintamente d'accordo con l'iniziativa. La solidarietà richiede fatti concreti e un minimo di sacrificio è il meno che possiamo fare. Continuo a seguirti e ti ringrazio.

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  4. Già da tempo abbiamo il gestore elettrico solo da fonti rinnovabili, oggi ho richiesto al nostro gestore gas (francese) delucidazioni sull'origine delle loro fonti di gas. Spero di avere risposta a breve. Grazie Sig. Governatori, per l'informazione e l'ispirazione al miglioramento.

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    1. Grazie a lei Fabio, ci faccia sapere cosa le rispondono per favore. MG

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  5. Io vedo due possibili problemi. Il primo è l'efficacia dell'autoriduzione domestica di singoli cittadini, rispetto ad una collettiva riduzione imposta dal governo, non ai singoli ma all'intera economia, a partire dalle attività enormemente energivore (trasporti inutili, pubblici e privati, ad esempio). Il secondo possibile problema è il rischio di iniquità, laddove una comunità non esattamente consapevole si culli o addirittura conti su riduzione altrui. Auspicherei una mobilitazione collettiva nel chiedere al nostro governo (e parimenti ai governi europei) una riduzione strategica, che avrebbe non pochi benefici, non solo legati alla situazione contingente di dipendenza da Russia

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    1. Qualunque modalità ha senso. In ogni caso serve un coordinamento istituzionale, perché i titolari di contratti di import dalla Russia (su cui il governo ha possibilità di agire non solo come azionista) non hanno interesse a fare spontaneamente la riduzione.

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  6. Condivido la scelta fatta da Marco da Udine. Io e mio marito non siamo stati così bravi da chiudere completamente il riscaldamento perchè non siamo più tanto giovani, ma abbiamo portato, già da dieci giorni fa, la temperatura del riscaldamento in casa da 20 a 17/18 gradi e stiamo usando metodi di cottura tendenti al risparmio di gas. È solo un piccolo segno. Elena da Bologna

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    1. E' importante anche che spediate la mail all'Autorità per l'Energia, già fatto? Grazie!

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