Con l'energia dei pannelli, accumulata da un pacco batterie di 60 kWh di capacità e gestita da un inverter entrambi sistemati nel suo box, De Simone alimenta i propri impianti di climatizzazione e di riscaldamento dell'acqua sanitaria a pompe di calore, oltre a tutti gli altri consumi domestici. In più, ricarica l'auto elettrica. Senza più contatori e bollette né del gas né dell'elettricità.
E quanto ha speso De Simone?
Tra i 30 e i 40 mila Euro per pannelli, batterie, inverter e impianti relativi.
Ora, immaginando una bolletta elettrica annua di 1500 euro per un appartamento così ampio,
i tempi di rientro dell’investimento di una situazione come quella descritta supererebbero di gran lunga i vent’anni, tenendo conto dei tassi d’interesse ma non tenendo conto di sconti fiscali sull'intervento.
Difficile quindi vederne la convenienza (lasciando stare la
soddisfazione dell’autonomia e soprattutto quella di non contribuire a
emissioni dannose per la produzione elettrica da fossili o per uso di caldaia a
gas).
Quale soluzione permetterebbe a parità di tecnologie e costi
delle apparecchiature di rendere molto più favorevole il bilancio?
La risposta è: essere parte di una comunità energetica.
La stessa rete elettrica è a ben vedere una comunità
energetica, che si avvale del vantaggio che non tutti consumiamo nello stesso
momento, e quindi la potenza che il sistema dev’essere in grado di fornire
complessivamente è inferiore a quella massima teorica che i singoli contatori
possono assorbire.
Se ci isoliamo, questo vantaggio viene meno, e dobbiamo
essere in grado di soddisfare con i nostri mezzi i picchi di consumo di cui
potremmo aver bisogno. Per fare questo, una casa autonoma deve mettersi in
condizioni di ridondanza di capacità di produzione e di accumulo. Con la
conseguenza che se da un lato la casa riesce a riscaldarsi per un giorno intero
d’inverno anche se non c’è il sole, in primavera sarà costretta a buttare (o
meglio: non utilizzare) l’energia dei suoi pannelli, che non serve in quella
stagione alla climatizzazione.
Potrebbe De Simone cedere i suoi avanzi di energia a un
vicino? La risposta oggi, stante l’attuale regolamentazione, è: direttamente no.
Tuttavia il condominio potrebbe creare una comunità energetica in cui l’energia
autoprodotta può essere scambiata, senza necessità di staccarsi dalla rete. Ne
parleremo forse in altre puntate.
Quel che mi premeva mostrare con questo reportage è che
usare per tutti i nostri consumi solo fonti rinnovabili d’energia è possibile.
E se lo è per un singolo appartamento, con tutte le necessità di ridondanza che
abbiamo visto, a maggior ragione lo è per l’intera rete elettrica.
C'è infine una ragione che dà ulteriore valore direi di avanguardia civica alla scelta dell'autonomia: il desiderio - legittimo - di non pagare l'energia in base al prezzo del gas, cosa che oggi è impossibile con i comuni fornitori, che devono ricorrere ai mercati spot e di aggiustamento per bilanciare il profilo di consumo con quello di produzione e quindi dipendono dal gas anche se coprono l'intera fornitura con certificati di origine rinnovabile.
La schermata del software di controllo del sistema |
Sento parlare di autoconsumo collettivo condominiale, come funziona ? Non beneficia di sostegni analoghi a quelli previsti per le comunità energetiche e permette ai condominiali che aderiscono di utilizzare le eccedenze di energia eventualmente prodotte dal condominio nelle parti comuni o dai singoli condomini ? Grazie
RispondiEliminaHello mate nnice post
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