martedì 11 novembre 2025

Il clima di Roma (Puntata 694 in onda l'11/11/25)

Si è aperta il 10 novembre a Belem, città brasiliana alle porte della foresta amazzonica, la trentesima conferenza per il clima nell’ambito della convenzione-quadro sui cambiamenti climatici dell’ONU.

Capita ancora di sentire politici dalla debole logica argomentativa affermare che una comunità piccola rispetto al mondo intero non può assumersi responsabilità rilevanti su una questione globale. Invece l’azione per il clima mostra come tutto conti, dalle scelte di tecniche agricole o forestali in luoghi remoti, alle politiche di investimenti pubblici, alle iniziative dimostrative di singoli soggetti, passando per laboratori e sperimentazioni di comunità anche piccole.

Relativamente piccole sono le singole città, ma rilevanti in termini di effetti climatici subìti, e anche di sviluppo di nuove forme di convivenza ed efficienza soprattutto se nell’ambito di un coordinamento internazionale. Efficienza in cui le città partono avvantaggiate perché rispetto ai villaggi isolati usano meno risorse logistiche ed energetiche in rapporto all’emancipazione professionale e culturale che permettono a chi ci vive, da cui deriva la loro inarrestata capacità di attrazione.

Parliamo di clima e città oggi con Edoardo Zanchini, direttore dell’ufficio Clima del comune di Roma. Gli ho chiesto anzitutto di introdurci il rapporto tra città e clima.

[Zanchini 1]

Nello specifico di Roma ho chiesto poi a Zanchini come il clima colpisce la capitale e in quali settori è necessario lavorare, in particolare in termini di adattamento.

[Zanchini 2]

Sul portale romaperilclima.it ci sono i vari documenti su questo lavoro, tra cui il rapporto del monitoraggio degli effetti climatici, dove leggo per esempio che nel 2024 a Roma la temperatura non è mai stata sotto zero (mentre tra il ’91 e il 2020 ci sono stati in media 6 giorni all’anno con gelate notturne), che la necessità di riscaldamento (misurata in gradi giorno, cioè la somma dello scostamento tra 20 gradi e la media di temperatura del giorno) si è quasi dimezzata, mentre è più che raddoppiata quella di raffrescamento.

Riguardo alle strategie di adattamento, è interessante il lavoro su come aumentare l’ombra urbana, e la capacità delle superfici di non assorbire i raggi solari. Da uno dei tanti grafici del portale, che mostra l’incidenza delle cosiddette onde di calore, si vede come da un lato queste onde siano temibili, dall’altro quanto i romani siano fortunati per la disponibilità di parchi in cui rifugiarsi. Molti dei quali, aggiungo io, hanno ancora aree in abbandono restituibili all’uso, così come in grandi zone verdi di fatto inaccessibili (per esempio il parco agricolo di Casal del Marmo e le zone della riserva dell’Insugherata più vicine a via Trionfale) c’è da lavorare per acquisire servitù pubbliche per il passaggio di bici e pedoni.

Ne parleremo ancora magari sempre con Zanchini, che intanto ringrazio.


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