Vi ricordate? Nel 2009 il presidente francese Sarcozy tentò
di introdurre una carbon tax in Francia. Che però fu rigettata dalla corte
costituzionale. Perché? Perché aveva troppe esenzioni.
Troppe esenzioni.
Ora Hollande ci riprova ma ha imparato solo in parte la lezione.
Prima di entrare nei dettagli però vorrei evitare un fraintendimento:
le proteste dei TIR che stanno bloccando le strade francesi ancora mentre scrivo questo post non sono proteste contro la carbon tax. Bensì
contro un’ecotassa in forma di pedaggio di cui parlerò nella prossima puntata e
di cui hanno parlato i giornali italiani per un coinvolgimento di Società
Autostrade nella cordata che ha messo in piedi l’apparato di esazione.
Riguardo invece alla carbon tax francese (contribution climat énergie): è già
approvata da un ramo del parlamento. Si tratta di una modifica delle accise
sull’energia che introduce in anticipo parte delle previsioni dell'evoluzione della direttiva europea sulla tassazione dei prodotti energetici, il cui aggiornamento, non
ancora legge, prevede che le accise su questi prodotti debbano legarsi alle
emissioni di CO2 e al contenuto energetico.
Su questa base, il legislatore
francese stabilisce un costo della CO2 per i prossimi anni, e in questo modo
aggiunge una componente di accisa ai combustibili. Il ricavato andrà perlopiù ad
alimentare il credito d’imposta per la competitività e l’occupazione.
L’applicazione della carbon tax sarà graduale perché prevede
prezzi della CO2 crescenti. Uno potrebbe chiedersi perché si utilizzano prezzi
convenzionali anziché prezzi del mercato delle emmissioni – il cosiddetto ETS.
La risposta più verosimile è che questo mercato, per diversi motivi, sta
esprimendo prezzi bassi e dalle prospettive inaffidabili e che per questo i
legislatori, in modo un po’ illiberale, stanno cercando di eluderlo anziché
farlo funzionare, o semplicemente prenderne atto. In ogni caso, il gettito
previsto dalla contribution climat énergie
è di soli 340 milioni di euro nel 2014, per poi salire a 2,5 miliardi nel 2015
e poco più di 4 miliardi nel 2016. Si tratterà circa di 2 € in più a regime per
un pieno di gasolio da 50 litri.
Non per tutti, però. Perché come accennavo all’inizio ci
sono esenzioni. In particolare per il trasporto pesante sopra le 7,5 tonnellate,
già in parte esentato dalle attuali accise. Derrick si è recentemente occupato dei
clamorosi sconti alle accise sul gasolio di cui il trasporto pesante gode anche
in Italia (1,6 miliardi nel 2012), e nella prossima puntata faremo un confronto
comparato sulle dimensioni di quest’esenzione rispetto alla Francia.
Quel che si può di sicuro dire, riprendendo anche la corte
costituzionale francese, è che se uno mette una tassa sulle emissioni CO2 è per
scoraggiarle. Cioè per farne pagare un costo economico a chi le causa. Ma se
questo costo non viene fatto pagare all’autotrasporto commerciale si fallisce nell’introdurre un vantaggio ai
prodotti che hanno minor necessità di emettere CO2 da trasporto. Si impedisce
quindi al sistema introdotto di funzionare anche per i prodotti che hanno un
consumo energetico – e quindi emissioni – indirette dovute al trasporto. Si
rende quindi il sistema di molto monco.
Per questa puntata ringrazio Marianna Antenucci.
Per questa puntata ringrazio Marianna Antenucci.
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