L’altra
volta Derrick si è
occupato della carbon tax francese, prima tentata da Sarkozy e ora forse in via
di approvazione con il governo socialista.
Sarkozy in realtà ci aveva provato
anche in un altro modo a introdurre tasse di natura ecologica per ridurre
quelle sul reddito: con la TPL, taxe poid
lourds, detta anche ecotassa, imposta sul trasporto pesante che, arrivata a
ridosso dall’applicazione dopo anni di preparazione, ha scatenato blocchi
stradali da parte dei camionisti (soprattutto i cosiddetti padroncini, secondo
Assotir) e
anche da parte dei “cappucci rossi” (bonnets
rouges), esponenti dell’industria agroalimentare bretone già in crisi che
temono un peggioramento con l’aumentare dei costi di trasporto. Evidentemente
non tranquillizzati dall’esenzione che la norma prevede per i trasporti di
alcuni prodotti alimentari, stando al sito
ufficiale dell’amministrazione francese.
Ma cos’è quest’ecotassa? È un pedaggio per i mezzi pesanti
(non pesantissimi, in realtà, perché parte da masse di 3,5 T) calcolato per
chilometro percorso su circa 10.500 km di rete stradale nazionale più circa la metà di strade dipartimentali e comunali.
L’importo al chilometro dipende dalla classe ecologica del veicolo sulla base
della classificazione europea (veicoli più inquinanti pagano di più), dal
numero di assi e dal peso autorizzato, per un costo per il 2014 da 8,8 a 15,4
centesimi al chilometro).
Funziona con portali in luoghi strategici della rete.
Curioso però che siano escluse le autostrade dove gli apparecchi per il
pedaggio elettronico già ci sono. In effetti l’infrastruttura è simile a quella per il
telepass, e ci vuole un trasmettitore che dev’essere obbligatoriamente pagato e
installato da tutti i mezzi commerciali per cui è dovuta l’ecotassa.
Mettere
tutto in piedi non dev’essere stato una cosa da poco, tantoche la società Ecomouv, una cordata
controllata da Società Autostrade, è stata costituita già nel 2011. E ha
firmato con l’amministrazione francese un contratto che pare preveda, per remunerare
l’investimento, il 20% di aggio sulle somme raccolte oppure – cosa che ora a Società Autostrade tornerà
utile - una penale di 800 milioni nel caso in cui l’ecotassa non entri
effettivamente in vigore.
E in effetti in un’intervista a Les Echos, il primo ministro
Jean-Marc Ayrault ha anticipato il 18 novembre che il governo era favorevole a
sospendere l’ecotassa, già rimandata di un anno. E la sospensione è poi
avvenuta. Ayrault ha detto che prima di partire serve il tempo per una
revisione generale del sistema fiscale.
E società Autostrade probabilmente
dovrà sudarsi gli 800 milioni, visto che il ministro dell’economia francese ha
rilasciato dichiarazioni critiche rispetto a Ecomouv, riferendosi a ritardi
nell’approntamento del sistema.
La morale? Un po’ come con i taxi, o gli autobus urbani, sembra
che chi tocca i TIR muoia, almeno in termini di singole iniziative di
amministrazione. E dire che la norma francese prevede espressamente che i
trasportatori possano passare a valle il maggior costo.
Ho sempre più
l’impressione che le riforme fiscali si riescano a fare non tanto se hanno un
senso complessivo in termini di equità e sviluppo, quanto se il ramo negativo
del loro impatto – per quanto grosso – non è percepito da categorie in grado di
far casino.
Per questa puntata ringrazio Marianna Antenucci.
Un aggiornamento su MF del 24/6/14, di Luisa Leone:
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