martedì 14 ottobre 2014

Conferenza globale della tassazione ambientale - parte 3 - D215

Questa è la terza puntata sulla quindicesima conferenza globale sulla tassazione ambientale promossa dall’università di Aarhus che si è tenuta a fine settembre 2014 a Copenaghen e che ha anche visto la presentazione di uno studio del sottoscritto insieme a Marianna Antenucci.

Lo studio si occupa di due cose. Nella prima parte riporta una valutazione dei sussidi dannosi all’ambiente, secondo la definizione OCSE, presenti in Italia. Nella seconda osserva come la presenza di una carbon tax o di un disincentivo economico all’emissione di gas-serra interagisce con il mercato elettrico italiano del giorno prima. Quello in cui i principali operatori della produzione e del consumo di energia elettrica, per ogni ora del giorno seguente, presentano le proprie disponibilità economiche di produzione e di acquisto in modo che il gestore del mercato possa stabilire un prezzo di equilibrio per l’energia di ogni ora, insieme all’elenco dei produttori e consumatori, rispettivamente, chiamati a produrre e che si sono aggiudicati l’energia per il consumo.

Riguardo alla valutazione dei sussidi dannosi all’ambiente (oltre che alle tasche di chi paga tasse e bollette), i numeri sono clamorosi e coincidono con quelli già denunciati nella campagna Radicali Italiani–Legambiente #menoinquinomenopago e ripresi tra l’altro da un articolo del sottoscritto e di Edoardo Zanchini su lavoce.info: oltre 5 miliardi di € nel 2014 di sussidi al consumo di combustibili fossili soprattutto ai trasporti stimati dalla Ragioneria Generale dello Stato, e oltre un miliardo a vantaggio dei grandi o intensivi consumatori manifatturieri attraverso le bollette elettriche.

Riguardo all’effetto sul mercato elettrico di un disincentivo alle emissioni-serra dei combustibili, Antenucci e Governatori mostrano che esso non solo, com’è ovvio, rende meno conveniente la produzione elettrica a carbone (quella con più emissioni), ma favorisce quella di alcune fonti rinnovabili, a causa dell’effetto di rialzo del prezzo dell’elettricità di cui esse si avvantaggiano. Questo però non vale per tutte le fonti elettriche rinnovabili, ma solo per quelle i cui meccanismi di incentivo si aggiungono, ma non la sostituiscono, alla vendita dell’energia sul mercato. Per questo tipo di impianti, concludono gli autori, una carbon tax può essere associata a una riduzione degli incentivi a loro dedicati, senza per questo danneggiarne la redditività.
Morale: non è una bestemmia ridurre anche retroattivamente alcuni dei costosi sussidi alle rinnovabili se nello stesso tempo si introduce una carbon tax.

Slide di presentazione del paper Subsidies to fossil energy consumption in Italy: an assessment with policy recommendations di Marianna Antenucci e Michele Governatori:




Questa puntata di Derrick su Radio Radicale si può ascoltare qui.

5 commenti:

  1. Occorre fare attenzione a non scambiare una riparametrazione delle tasse o accise a favore di una categoria con " sussidi al consumo di combustibili fossili ".

    Ciao, Mario M

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  2. Uno sconto fiscale non è un sussidio? L'OCSE, tra gli altri, non la pensa così. I soldi son soldi: meno tasse o trasferimento, l'unica differenza che riesco a vedere è nel caso degli incapienti. Peraltro mi risulta che gli sconti alle accise di cui parlo siano recuperabili anche in caso di incapienza, ma su quest'ultimo punto mi sono limitato alla lettura di una norma. (Magari mi perdo qualcosa, parliamone). Grazie M

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  3. Io vedo il sussidio come una forma di finanziamento verso attività o prodotti che non riescono a competere coi prezzi di mercato (ci sarebbe da discutere se il mercato è giusto, se è da riformare e come, ecc.) , oppure verso chi ha un reddito che non gli permette di vivere secondo uno standard minimo (ci sarebbe anche da discutere su come si definisce questo standard)

    A mio giudizio le tariffe agevolate al fotovoltaico rientrano nella fattispecie del sussidio, mentre le riduzioni delle tasse o delle accise sui carburanti per gli autotrasportatori o per gli agricoltori rientrano nella normale politica fiscale volta a favorire una categoria o l'altra. Ad esempio l'Irpef e l'Iva hanno aliquote che variano su base di scelte politico-governative; ma NON si parla di sovvenzione ai pensionati che hanno la minima, e che hanno l'Irpef bassa o assente, in accordo a un livello che rientra invece in una normale politica di welfare. Del resto quando le società vanno verso i paradisi fiscali per pagare meno tasse noi non diciamo che vengono sovvenzionate da quei paesi, come quando le società che delocalizzano non sono sovvenzionate perché pagano poco o niente la mano d'opera o non pagano tasse ambientali.

    Tu dirai che è solo una questione terminologica (ammettiamolo pure) però è una questione che porta a confondere le situazioni; infatti a tale riguardo ho avuto una discussione dentro Aspo, dove c'era chi pensava che il fotovoltaico non si sviluppa perché lo Stato sovvenziona i combustibili fossili, mentre in realtà sono le tasse e le accise sui fossili (sebbene variabili) che finanziano la nostra economia, e quindi anche il fotovoltaico. C'è da capire quindi se questo spostamento di risorse economiche dai fossili al fotovoltaico può effettivamente sviluppare un certo comparto, e allora ben vengano queste tasse e aumentiamole pure, oppure se sono a fondo perduto. C'è da capire cioè se il fotovoltaico, e anche le altre rinnovabili, a prescindere dai prezzi dell'energia, si possono autosostenere, nel senso che, nel loro ciclo vita, possono ritornare una quota importante in più dell'energia spesa per costruirli, altrimenti tutto è inutile. Ho notato che fra gli "esperti" non c'è accordo sull'EROEI del fotovoltaico: c'è chi come Ippolito sostiene che l'EROEI viaggia attorno all'unità (vabbè tira l'acqua-aria al suo mulino-kite) e altri invece che loo valutano a un fattore 40 - va a sapere...

    Ciao, Mario M

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  4. Non ti seguo. L'esempio IRPEF che c'entra? Le categorie di cui parlo ricevono la restituzione della differenza (soldi) tra accise attuali e a tasso 2005. E da quando le imposte sulle aziende hanno un criterio costituzionale di progressività? (Men che meno quelle indirette poi).

    Regalare soldi ai grandi consumatori di fossili a spese del sistema fiscale viola palesemente tutti i principi di imposizione ambientale OCSE e UE e ritarda l'innovazione visto che questi sono gli unici che avrebbero dimensione critica per farla.

    Non capisco il nesso con il fotovoltaico (che è finanziato non dal sistema fiscale ma dalle bollette). Se ti sta antipatico il fotovoltaico (io propongo nel paper di ridurre i sussidi spiegando perché si può) allora vuoi dare dei soldi a camion aerei e navi? Mah... Ciao M

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  5. Oggi il barile di petrolio (159 litri) viene acquistato a circa 82 dollari. La benzina, alla pompa, costa circa 1.7 euro al litro; quindi il prezzo che in Italia mediamente si paga per l'idrocarburo maggiormente utilizzato è circa quattro volte il costo dello stesso (ho tralasciato, visto i volumi, i costi di raffinazione, di trasporto e gli utili). Quindi circa i tre quarti di ciò che oggi noi paghiamo per il combustibile vanno in tasse e accise, che a loro volta vanno a sostenere l'economia. Il fatto che alcune categorie pagano il carburante la metà privano sì le casse dell'erario di diversi miliardi di entrate, ma questi miliardi a mio giudizio non sono sovvenzioni ma mancati introiti.

    Se l'EROEI del petrolio fosse 80 e quello del fotovoltaico 20, io non avrei nessuna difficoltà ad accettare una tassazione ancora maggiore (attraverso le bollette, d'accordo) per gli idrocarburi in modo da superare il gap del fattore 4 (come avviene per le sigarette e i super alcolici per scoraggiarne l'uso). Ma se l'EROEI del petrolio fosse invece 5 e l'EROEI del fotovoltaico fosse 1.25, quel rapporto, sempre uguale a 4, forse non avrebbe senso colmarlo con la tassazione, perché con un EROEI uguale a 1.25 il pannello potrebbe appena costruire se stesso dal punto di vista energetico. E oggi non si sa con certezza un valore plausibile per l'EROEI del fotovoltaico.

    L'EROEI può essere considerato come la resa di un seme per la produzione agricola: mi domando se si prenderebbe in considerazione un nuovo seme se questo, dopo la semina, ti ritornasse lo stesso chicco o uno o due in più? Io non sono a favore del petrolio e contro il fotovoltaico, ci mancherebbe;
    cerco di svolgere un ragionamento realista.

    Ciao Mario

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