domenica 17 luglio 2016

Picco della domanda energetica? - D285

Ricorderete che in passato, più o meno fino allo scoppio della crisi del 2008, alcuni sostenevano la tesi del “picco del petrolio”, cioè del fatto che ci fosse un limite invalicabile nella capacità produttiva mondiale di petrolio. Una tesi sbagliata anche perché non tiene conto del fatto che la capacità produttiva dipende dagli investimenti. Una cosa è dire che il petrolio come tutte le risorse naturali è disponibile in quantità limitata, un’altra che la capacità produttiva, che dipende dagli impianti in quel momento attivi e non dalla disponibilità geologica del greggio, abbia un limite invalicabile.

Una veduta notturna di Bruxelles
Un articolo sul Financial Times di Nick Butler ritira fuori l’idea del “picco”, ma la applica alla domanda di energia, non alla produzione. Nota Butler che la media globale dei consumi energetici primari sta rallentando la sua crescita in modo più rapido di quanto stia facendo il PIL. Se il mondo nel decennio 2003-2013 cresceva in media il 3,7 % annuo e i consumi d’energia il 2,1%, nel 2015 i valori sono del 2,8 e 0,5% rispettivamente. Medie che vengono da situazioni diversissime nei vari Paesi: in Europa i consumi energetici stanno scendendo notevolmente (-11% nell’ultimo decennio, con -17% e -20% per petrolio e gas) negli USA sono stagnanti e con uno spostamento verso il gas, mentre in Cina i ritmi di crescita si sono fortemente ridotti.
L’India invece fa storia a sé mantenendo proporzionalità tra crescita economica e consumi energetici, e continua a basarsi molto sul carbone. Solo negli ultimi due anni in India sono state costruite centrali elettriche a carbone pari a circa due terzi del fabbisogno elettrico totale italiano.

E tutto questo, nota Butler, è coinciso con il crollo del prezzo di petrolio e gas, dimostrando (ammesso che ce ne fosse bisogno) che la domanda di energia dipende – almeno nel breve periodo - più da fattori tecnologici che dalla reattività dei consumi al prezzo.
Dunque il rallentamento potrebbe preludere a un arresto della crescita dei consumi energetici? Butler intelligentemente risponde che non si può dire. Come abbiamo recentemente visto a Derrick intervistando Fausto Panunzi sull’economia post-crisi, è presto per dire quali fenomeni macroeconomici osservati in questi anni post shock siano strutturali, benché alcune tendenze almeno in molti Paesi OCSE siano evidenti, tra cui senz'altro gli investimenti in efficienza e decarbonizzazione.

Un fattore che potrebbe giocare contro il picco della domanda è il superamento delle disparità nell’accesso all’energia: oltre un miliardo di persone oggi sono tagliate fuori del tutto da questo mercato. Eppure, nota Butler, con i paesi OCSE che iniziano a ridurre i loro consumi, è possibile che anche in uno scenario di graduale accesso all’energia di chi oggi ne è escluso il saldo possa rimanere negativo.

3 commenti:

  1. Michele,
    avevo già iniziato a scrivere un lungo commento per spiegare per l'ennesima volta il picco del petrolio, ma poi ho capito che affermare che era una "tesi sbagliata" è una sorta di provocazione non so a chi rivolta. Non posso credere che tu non abbia mai approfondito.
    http://www.lescienze.it/news/2012/02/07/news/petrolio_il_punto_di_svolta_alle_nostre_spalle-834942/
    Ma questo argomento al di là di rivalse personali, rimane di straordinaria importanza, non per individuare la data del picco che è inconfutabilmente il 2005 quando il costo di estrazione dai 5 dollari al barile è quintuplicato, ma per correggere le analisi che continuano a rifiutarne gli effetti. L'energia deve sussidiare la vita, la speranza e la felicità del genere umano, se invece, come capita ora, sono gli umani a sussidiare l'energia, tale bizzarro esercizio porta alla povertà energetica e alle crisi e recessioni economiche alla perdita di civilizzazione ed alle guerre. L'energia è certamente il primo motore dell'economia reale, imprimendovi un grande effetto leva, allo stesso modo e con la stessa leva, l'economia reale è il motore della finanza mondiale, questo ordine non può essere invertito ovvero la finanza non può supportare continuamente la produzione di energia, sarebbe come aver inventato il moto perpetuo che è definitivamente vietato dalle leggi della termodinamica. Il fracking americano è solo finanza hanno investito $4Trillions per estrarre finora $300-500Billions equivalenti peraltro in profondo e veloce declino quindi questa la rende una fonte energetica postpicco ovvero totalmente inutile, anzi dannosa per l'economia finanza mondiale. Come una fonte chiaramente postpicco è il fotovoltaico sul quale sono stati investiti mondialmente $2Trillions e finora ha prodotto $20billions equivalenti di energia. Ed ora sappiamo tramite Terna che la vita del fotovoltaico installato non supererà altri 7 anni. Il consuntivo è facile da prevedere il Pv è costato al mondo circa 80 volte ciò che restituirà. Mi scuso se non cito nulla poiche chi si occupa di energia queste cifre le sà a memoria esattamente come si dovrebbero sapere i grandi debiti pubblici, ed i vari GDP.

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  2. Ciao Massimo, grazie del commento. Come sai sono d'accordo con molte delle tue affermazioni. Mentre dire che la capacità produttiva oil abbia toccato un massimo, e ritenere che sia invalicabile è sbagliato sia sulla base dei dati esistenti che in teoria, per i motivi che tante volte abbiamo trattato e che tu stesso riporti qui: la capacità produttiva dipende semplicemente dagli investimenti, nel medio periodo.
    Il discorso che fai (eccesso di investimenti) è a mio avviso molto sensato e non vale solo nell'energia, oggi un sacco di settori industriali sembrano in overcapacity, e il tentativo di rianimare la crescita regalando il denaro non fa che peggiorare le cose credo.

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  3. Se il petrolio è richiesto come unguento per la pelle dei cammelli, sono d'accordo, la disponibilità dipende solo dagli investimenti e non importa quanto sproporzionati. Ma se il petrolio lo cerchiamo per i servizi energetici che ci fornisce è necessario mettere in conto il costo energetico del denaro e dell'investimento.
    Da quando c'è stato il picco del petrolio il bilancio puramente energetico non è più tornato in nessuno dei progetti che ho avuto modo di analizzare.
    Se hai un'automobile con il più vicino distributore a 400km di distanza (ovvero petrolio difficile) è inutile investire per andare a fare il pieno. Mezzo serbatoio lo usi per raggiungere la pompa e mezzo per tornare a casa ovvero l'auto diventa inutile!
    Il fracking americano è fatto di trivelle cinesi forgiate con il carbone cinese, dal trasporto di acqua con flotte di autobotti, dal trasporto di sabbia e prodotti solventi, dall'energia per il pompaggio.
    Il bilancio aggregato è facile da ricostruire, a parte qualche pozzo fortunato in bakken o marcellus, l'operazione complessiva è in netta perdita energetica ovvero una capacità produttiva (energetica) nulla, nonostante i flussi materici di gas e petrolio che sono puro illusionismo finanziario.

    Dal picco del petrolio l'energia procapite per gli usi della vita è diminuita drasticamente mentre è aumentato altrettanto drasticamente l'autoconsumo delle filiere energetiche, questo è il significato del picco.

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