https://youtu.be/x5oQua5Cgp8?si=tcTijCR0R3YD1ueE
Avendo un impegno a Fano, sono partito con bici al seguito in
tre
no da Roma con destinazione Falconara Marittima (del bellissimo percorso
ferroviario di questa tratta parleremo nella prossima puntata). A Falconara,
anziché proseguire per la linea Adriatica verso nord, sono salito in sella alla
bici per percorrere lungo la costa i poco più di 40 chilometri fino a Fano.
Passaggio (chiuso) sopra Falconara |
, non è valicabile se non dalla ferrovia che ne taglia la parte più a monte. Ma nemmeno subito a Nord c’è un lungomare, e la strada più a ridosso della costa, tra la ferrovia e gli edifici in un dimesso quartiere residenzial-balneare chiamato Rocca Mare, termina verso un prato costiero post-industriale il cui accesso è chiuso da una catena a fianco a un cartello con scritto “area ex Montedison”. Potrebbe essere una zona in attesa di bonifica. Siccome non voglio tornare indietro per poi fare un tratto di statale Adriatica, vìolo la catena e percorro una specie di greto sassoso a fianco alla ferrovia, incoraggiato da altre tracce di bici e dalle indicazioni del navigatore per escursionisti. Tra parentesi: quando cammino o vado in bici sono frequentissimi i casi in cui attraversare aree private mi sembra la cosa più razionale.
Giunto a Marina di Montemarciano la situazione migliora
grazie alla presenza di strade lungo il mare fino a Senigallia, dove inizia una
vera e propria pista ciclabile urbana divisa della spiaggia solo dagli
stabilimenti balneari e che finisce prima del fiume Cesano, superabile solo sul
ponte della statale.
A nord del fiume ben presto si arriva a Marotta che è tutta
ciclabile grazie a uno spazio riservato sulla sede stradale del lungomare,
mentre Torrette di Fano, subito più a Nord, ha un fronte di edifici di seconde
case costruiti a ridosso della spiaggia negli anni degli scempi edilizi, e
quindi in bici (o a piedi) o si passa in spiaggia costeggiando accessi ostentatamente
sbarrati, oppure lungo un’unica strada tra edifici e ferrovia.
Tra dune artificiali di sabbia per proteggere dalle mareggiate
e tratti forse di pertinenza dei condomìni fronte mare di Torrette di Fano, l’unica
persona che ho trovato sulla sabbia scura di umidità mentre cercavo zone in cui
le ruote non mi affondassero è stata una ragazza che con aria ispirata raccoglieva
e osservava conchiglie.
Poco a nord di Torrette le cose peggiorano ulteriormente,
perché arrivati a un ultimo edificio sul mare, moderno stavolta, non c’è altra
scelta che sottopassare la ferrovia con un angusto pertugio pedonale e
proseguire per circa tre chilometri sulla statale 16, costeggiando tra le altre
cose un campeggio che forse non permette ciclabili, fino a varcare il ponte sul
Metauro con le sue due torri littorie e finalmente tornare a pedalare vicino al
mare ormai in prossimità del centro di Fano.
Insomma, tra Ancona e Fano, la viabilità per le bici non è all’altezza di altri percorsi adriatici più a sud nelle Marche o in Abruzzo (invito a riascoltare il reportage qui su Derrick dalla ciclabile dei trabocchi). Le cose migliorano da Fano verso Pesaro, a Nord, dove la ciclabile c’è senza interruzioni da un decennio (anche se nel lato fanese addossata alla statale) e conduce nel capoluogo che con il sindaco Ricci ha fatto della rete di ciclabili un vanto della città (battezzandola “bicipolitana” per le sue varie linee colorate e numerate come in una metropolitana).
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