lunedì 24 luglio 2017

Acqua e tempeste solari (Puntata 321)

Cari amici di Derrick, non so quanto sia stata una buona idea quella dell’amministrazione romana di paventare esplicitamente razionamenti dell’acqua in risposta alla mossa della Regione di sospendere i prelievi dal lago di Bracciano a fine luglio [2017].
Scogli sulla sacca di Scardovari
fotografati da Derrick nel 2011
Se la sindaca di Roma ha a mio parere ragione a lamentarsi dell’unilateralità di Zingaretti (se effettivamente è andata così), credo abbia però sbagliato risposta, perché preannunciare razionamenti rischia di provocare accaparramenti e quindi un incremento dei consumi, con l’acqua accumulata che poi rischia di andare in parte sprecata.
Intanto prevedo che prima dell’acqua finiscano le taniche nei negozi di Roma. Non ci credete? Leggo sull’ultimo Economist che quando in Cile un terremoto del gennaio 2010 mandò in tilt la rete elettrica la gente iniziò ad accaparrare beni in quantità di cui non aveva alcun bisogno, creando già per questo problemi di disponibilità nei negozi.

E a proposito, sapete qual è secondo più di un’agenzia di esperti, tra cui l’americana Storm Analysis Consultants, uno dei rischi più insidiosi per i sistemi di trasmissione elettrica? Le tempeste magnetiche solari che, com’è già successo in Canada il 13 marzo 1989, possono rompere i trasformatori delle stazioni elettriche. Trasformatori da centinaia di tonnellate la cui fornitura può richiedere anche un anno tra l’ordine e la consegna e la cui capacità produttiva, secondo una commissione sulla resilienza alle catastrofi del Congresso americano, non renderebbe possibile una sostituzione a breve di molti trasformatori contemporaneamente per una grande rete.
In Canada nell’89 i danni furono abbastanza isolati e la rete collassò solo per 9 ore, più o meno come nel blackout italiano del 2003.
Ma tempeste più forti sono possibili. Per esempio leggo su Le Scienze che nel 1859 (quando le lampade andavano a olio) ce ne fu una che portò a Roma l’aurora boreale. E un blackout nazionale di settimane comporterebbe eventi a catena con verosimile forzata militarizzazione del paese e problemi di ordine pubblico e sanitari di ogni tipo.

Un vantaggio dell’Italia su questo fronte è la disponibilità di centrali idroelettriche a bacino, che possono fornire elettricità localmente accendendosi anche senza essere a loro volta alimentate, cosa che invece non avviene per gran parte delle altre centrali.

E così da una divagazione all’altra siamo tornati all’acqua. Spero che l’emergenza a Roma venga affrontata con cali di pressione e sospensione di utenze industriali non indispensabili, anziché con interruzioni alle forniture domestiche.
Nel frattempo Acea, controllata dal Comune e quindi “pubblica” come piace all’ampio popolo del sì all’acqua pubblica, fa proprio dall’acqua il 44% degli utili lordi del primo trimestre 2017, con trend crescente. E, va anche detto, investe nel settore più che nello stesso periodo del 2016: oltre 50 milioni. Attenzione, però: li investe in parte per attività di distribuzione d’acqua all’estero tra cui Colombia, come risulta dalle slide del bilancio trimestrale pubblico.

Del resto, se l’acqua è pubblica, lo è senza confini, no?


Link utili



Nessun commento:

Posta un commento