Un recente articolo sul
Sole 24 Ore di Cristina Da Rold (link sotto) ci è utile per fare il punto su alcuni numeri
mondiali di penetrazione delle fonti rinnovabili nei vasi usi energetici, cosa
che a Derrick avviene periodicamente. L’ultima volta che ne abbiamo parlato (testo sotto) s’è
visto che da un lato la nuova capacità di generazione di elettricità “verde” è
tanta e più di quella fossile (tra il 2016 e il 2022 la nuova capacità
rinnovabile prevista è più del doppio di quella a carbone), ma anche che in un
contesto di aumento dei consumi energetici mondiali la quota di quelli
rinnovabili ha avuto il suo record non in questi anni, bensì dopo uno degli
shock petroliferi dello scorso secolo. Il che equivale a dire che la migliore
amica dell’ambiente, in campo energetico, è stata per ora l’efficienza nei
consumi.
Un grattacielo immerso nella foschia in un quartiere direzionale di Madrid (Foto Derrick, feb 2018) |
Tra i numeri tratti dalle
serie della International Energy Agency citati da Da Rold c’è un interessante
confronto tra le penetrazioni nei vari Paesi delle sole fonti elettriche solare
e eolica. Che sono perlopiù esito di investimenti recenti, se è vero che la
fonte idroelettrica si era già diffusa, dove il territorio lo permette, ben
prima che le istanze ambientali venissero prese estensivamente in considerazione.
Particolarmente vero in Italia: se guardiamo alla quota di eolico e solare,
l’Italia, che complessivamente già oggi produce oltre un terzo dell’elettricità
da rinnovabili, è – nelle previsioni IEA al 2022 - con il suo 15% circa di gran
lunga dietro a Danimarca, Spagna, Germania, Regno Unito che sono i migliori
performer al mondo, ma prima del primo paese extraeuropeo: l’Australia.
Interessante, e sensato sulla base del principio economico dei rendimenti decrescenti, che i grandi Paesi oggi molto indietro in termini di share delle rinnovabili – tra cui Cina, USA e India - siano anche quelli previsti crescere di più.
Come sappiamo, gli usi oggi non elettrici sono quelli, tra i consumi energetici, in cui la transizione green è più indietro, in particolare trasporti e riscaldamento. Nel primo settore la “killing application” attesa da tutti sono i veicoli elettrici, su cui Derrick si aspetta un passaggio repentino da parte dei produttori di veicoli ma che ciononostante vedranno una certa inerzia di penetrazione legata alla necessità di sostituire un immenso parco circolante.
Anche nel riscaldamento
urbano è difficile vedere una soluzione diversa dalla sua elettrificazione,
visto che il problema degli inquinanti locali rende a mio parere inapplicabile
una transizione all’uso di biomasse per combustione al posto dei bruciatori per
caldaie tradizionali. Se questo è lo scenario, sarà l’elettricità il veicolo
della transizione green dell’energia mondiale. Quindi, per chiudere con una
battuta, se ci teniamo all’ambiente meglio progettare stabili con meno canne
fumarie, impianti elettrici più solidi e colonnine di ricarica in cortili e
garage.
Archivio: puntata 344
Oggi facciamo una piccola carrellata di dati recenti sull’energia soprattutto italiana. A partire da un interessante articolo di Alessandro Lanza su lavoce.info (link sotto) che osserva l’andamento della quota di energia mondiale da fonti fossili, che malgrado i grandi investimenti di molti paesi in fonti rinnovabili resta attorno all’80%, addirittura in aumento negli ultimi anni.
La quota di fossili più bassa è stata negli anni successivi
alla seconda crisi petrolifera del 1979. Il che mostra come l’ammontare complessivo
dei consumi, che a differenza della struttura della produzione può cambiare
anche repentinamente da un anno all’altro, è determinante nell’influenzare la
penetrazione delle fonti rinnovabili, che tipicamente vengono usate in tutta la
loro capacità e lasciano alle fossili la copertura di tutto il resto del
fabbisogno.
Dunque per ridurre in fretta il consumo di fossili bisogna
innanzitutto consumare meno.
Ma se consumare meno energia è auspicabile in un paese ricco e sviluppato,
occorre anche fare i conti con le grandi fasce di mondo che ancora non hanno un
accesso all’energia sufficiente a uno sviluppo moderno e che quindi
auspicabilmente consumeranno di più. E a fronte di consumi mondiali in crescita
il fatto che le rinnovabili tengano il passo della nuova domanda non è di poco
conto. Ma non basta a invertire il trend delle emissioni dannose per il clima,
che negli ultimi anni hanno solo smesso di crescere, il che non è comunque poco
visto che coincide con una ripartenza generale delle economie mondiali. Merito
delle rinnovabili, appunto, e della riduzione del rapporto energia/PIL nei
paesi più avanzati.
E in Italia? Da noi negli ultimissimi anni la quota di fonti rinnovabili
rispetto alla domanda elettrica è scesa malgrado la capacità rinnovabile installata
sia sempre aumentata. Come mai questo ripiegamento? Anche qui a causa
dell’aumento dei consumi dal 2014 e soprattutto, nell’ultimo anno, della crisi
idrica che ha limitato moltissimo l’idroelettrico. Fonte storica tra le
rinnovabili italiane, che già forniva circa il 15% della domanda ben prima che
le politiche di decarbonizzazione fossero concepite, l’idroelettrico è passato
dall’oltre 19% della domanda nazionale nel 2014 a poco più del 14% nel 2017.
Gli effetti della crisi idrica sul mix energetico sono impressionanti, e
sono un caso molto allarmante di retroazione viziosa dei cambiamenti climatici,
che più avvengono, più, in questo caso, rendono difficile contrastarli.
Link utili:
- 2022: Ecco perché il fotovoltaico guiderà il mercato dell’energia, di Cristina Da Rold, da Il Sole 24 ore: http://www.infodata.ilsole24ore.com/2018/03/12/2022-perche-fotovoltaico-guidera-mercato-dellenergia/?refresh_ce=1
- Decarbonizzazione: la strada è lunga, di Alessandro Lanza: http://www.lavoce.info/archives/50711/decarbonizzazione-la-strada-lunga/
- Tavole statistiche su energia mondiale, IEA: http://www.iea.org/statistics/
- Studi e scenari del Gestore dei Servizi Energetici: https://www.gse.it/dati-e-scenari/studi-e-scenari
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