sabato 4 agosto 2018

Un corridoio verde tra UE e Cina (Puntata 367 in onda il 7/8/18)


Con Elisa Mastidoro

La diga di Serre-Ponçon
che forma il lago artificiale più voluminoso d'Europa
(Foto Derrick)
La guerra dei dazi tra USA e Cina sembra aver partorito prospettive interessanti sul fronte dei meccanismi globali di disincentivo alle emissioni di gas serra, in particolare riguardo al mercato dei permessi a emettere CO2 (Emission Trading System – ETS) che è quel sistema che produce vantaggi economici alle aziende che svolgono la loro attività con minori emissioni rispetto ai loro concorrenti.
In occasione del 20° vertice Cina-UE del 16 luglio 2018 sulla strategia per il clima la Commissione Europea e il Ministro dell’ecologia e ambiente cinese hanno sottoscritto un accordo per avviare una cooperazione strategica tra i rispettivi sistemi di scambio dei permessi di emissioni, sulla base del comune obiettivo di promuoverne uno più ampio.

La Cina, che è il più grande emettitore al mondo di gas-serra, aveva annunciato a dicembre 2017 il lancio di un ETS nazionale che si univa ai 7 mercati pilota regionali già presenti dal 2013. Al momento, l’ETS cinese interessa solo il settore elettrico (gli altri verranno inclusi successivamente) e coinvolge 1.700 compagnie energetiche per un totale di circa 3 miliardi di tonnellate di CO2 annue, il doppio rispetto all’intero ETS europeo.

Gli scettici riguardo agli investimenti europei per la riduzione delle emissioni-serra e quindi per la limitazione dei suoi effetti sul clima tipicamente dicono che si tratta di uno sforzo velleitario rispetto ai trend mondiali. (I negazionisti climatici poi sono un’altra cosa ancora di cui ora non parliamo, e che riguarda piuttosto l’incapacità di distinguere tra scienza e posizioni apodittiche).
Ebbene, una risposta convincente agli scettici è che muoversi in anticipo sul clima da parte dell’Europa ha avuto e ha il senso di iniziare un processo affinché esso si espandesse nelle altre aree economiche del globo, e la prospettiva di integrazione tra i sistemi ETS di Europa e Cina è un clamoroso successo di questa linea.

I no-global che motivano l’isolazionismo con i rischi di dumping ambientale dovrebbero riflettere sul fatto che sono proprio le politiche globali – esito a loro volta di corridoi commerciali aperti - che possono far superare le forme di concorrenza al ribasso sull’ambiente. Un’integrazione tra i sistemi ETS di Cina e Europa è indispensabile proprio a rendere gli scambi commerciali tra i due blocchi neutri in termini di impatto sul riscaldamento globale ed escludere il cosiddetto “carbon leakage”, cioè la ricollocazione di produzioni ad alto impatto ambientale nei Paesi con minori disincentivi in materia.

Così come un cervello danneggiato crea nuove sinapsi per eludere l’area in sofferenza, una più forte integrazione di scambi e di regole tra Europa e Cina potrebbe essere la reazione per isolare il disimpegno di Trump sull’ambiente, in attesa che i danni da isolazionismo USA facciano di nuovo cambiare le politiche nordamericane.

Intanto, i prezzi dei permessi a emettere CO2 in Europa e Cina stanno andando nella stessa direzione: verso l’alto, indicando la prospettiva di politiche più restrittive sulle emissioni in entrambe le aree.


Link utili:


Nessun commento:

Posta un commento