Giacomo Balla Le quattro stagioni in rosso - Estate |
Il “quarto pacchetto” si
inserisce in un altro processo europeo fondamentale: gli obiettivi ambientali
al 2030 e oltre, già condivisi nei mesi scorsi, che hanno evidentemente enormi
rapporti con la regolazione del settore energia e non solo.
Questo processo prevede,
tra le altre cose, che gli Stati Membri inviino piani energia-ambiente (cosa
già avvenuta) che poi l’Unione valuterà in termini di coerenza rispetto agli
obiettivi comunitari al 2030, obiettivi che ricordo qui:
- riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990)
- una quota almeno del 27% di energia rinnovabile
- miglioramento almeno del 27% dell'efficienza energetica (rispetto allo scenario senza interventi).
Sorprendentemente, almeno rispetto alle attese riguardo al programma ambientale dei Cinque Stelle, il piano presentato dal Governo italiano è per molti versi più cauto degli stessi obiettivi europei. Uno studio della European Climate Foundation che mette a confronto i vari piani-bozza presentati (scaricabile sotto) dà un giudizio piuttosto negativo al piano italiano in termini di obiettivi e efficacia e chiarezza delle politiche proposte, con l’eccezione (ma sto inevitabilmente semplificando) delle politiche sull’efficienza energetica.
Efficienza energetica e minibot
Piccola digressione su
questo: l’Italia, che già strutturalmente è un Paese con buona efficienza
energetica (cioè un rapporto tra PIL e energia consumata relativamente alto) ha
anche politiche rilevanti per l’efficienza, a partire dalle generose detrazioni
fiscali per ristrutturazioni e investimenti sugli apparati energetici degli
edifici, detrazioni che tra l’altro si stanno evolvendo per rendere più
semplice cedere il credito fiscale a intermediari, in modo da poter fare gli
interventi senza dover anticipare le somme necessarie. Sono quindi molto
rilevanti in materia (a mio avviso potenzialmente esiziali) le idee sempre più
insistenti sui “minibot”, cioè i titoli di Stato di piccola taglia cari al
presidente della commissione economia leghista alla camera Claudio Borghi.
Questi titoli, infatti, sia secondo un documento curato dallo stesso Borghi e
diffuso nei mesi scorsi sia secondo una mozione passata in parlamento il
28/5/2019 anche con i voti dell’opposizione (alcuni dei cui esponenti hanno
però dichiarato essersi trattato di errore) potrebbero essere usati per pagare
crediti verso lo Stato. Ora, se lo Stato mi dicesse che le rate di detrazione
della mia pompa di calore con cui ho reso elettrico ed efficiente il mio
riscaldamento a fronte di un discreto sacrificio economico iniziale me le
pagherà con un altro credito anziché con soldi, io avrei molto da ridire. E
questo non aumenterebbe la mia fiducia verso lo Stato rispetto a possibili
ulteriori investimenti. Se teniamo conto dell’importanza del settore edilizia
per la crescita economica, credo si possa dire che renderne incerti gli
investimenti sia molto pericoloso.
Verso l'autarchia energetica locale?
Torniamo alle comunità energetiche: esse dovrebbero permettere anche di instaurare
veri e propri mercati di vicinato dell’energia. Un’idea che istintivamente
piace quasi a tutti, perché suggerisce mutualismo e autosufficienza di zona, ma
che tradurre in azioni pratiche è piuttosto difficile. Infatti, se le reti
elettriche locali sono oggi gestite come monopoli non è per amore del monopolio
in sé da parte del legislatore, ma perché, come spesso avviene nelle reti, una
loro gestione unitaria, che preveda da un lato il divieto di duplicazione e
dall’altro regole prestabilite sul livello di servizio e garanzia di tutti all’accesso
a condizioni eque, è più efficiente per la comunità nel suo complesso. Quindi,
se è vero che è carina l’idea di vendere il surplus di produzione del mio tetto
fotovoltaico al vicino, non è chiaro per ora come dovrebbe essere disciplinato
l’accesso alla capacità di trasporto – seppur per piccole distanze – di quell’energia.
Passo un cavo dal balcone? Uso la rete condominiale come fosse una rete di
distribuzione? Sarò io a far fattura al vicino? A che prezzo?
Il nodo stoccaggio
Quel che è certo è che l’enorme
quantità di rinnovabili che dovremo installare per raggiungere gli obiettivi
ambientali renderà il sistema elettrico più distribuito e meno programmabile.
Occorreranno quindi anche sistemi di stoccaggio dell’energia per spostarla dai
momenti in cui gli impianti rinnovabili producono a quelli in cui in effetti l’energia
serve. In assenza di stoccaggi sufficienti, secondo il Governo e secondo il
gestore della rete ad alta tensione Terna, potrebbero servire più centrali
programmabili a gas per fare da backup.
Proprio in questi giorni il Governo sta
infatti lanciando un sistema di remunerazione della capacità della generazione
elettrica pensato soprattutto per le centrali programmabili (e i progetti per
nuovi impianti di questo tipo sono tutti a gas) che vede l’opposizione di alcuni operatori in
particolare delle fonti rinnovabili (tema che non approfondisco perché sarei in
conflitto d’interessi con la mia professione).
E come si fa lo
stoccaggio elettrico? Oltre che con le centrali idro a bacino, con le batterie
di taglia industriale, per ora piuttosto costose e relativamente inefficienti.
Esistono altre alternative, come lo stoccaggio elettro-termico appena presentato da Siemens-Gamesa
insieme all’università di Amburgo: un sistema che riscalda con una resistenza
elettrica rocce vulcaniche che poi restituiscono il calore a un ciclo a vapore
che produce elettricità quando serve. Efficiente sul piano energetico? Poco,
così come è inefficiente una vecchia stufetta a resistenza. A meno che non si abbiano
surplus di produzione inevitabili e si voglia ricorrere a sistemi di recupero che richiedano investimenti limitati.
Link utili:
- La pagina della Commissione Europea sugli obiettivi clima-energia al 2030: https://ec.europa.eu/clima/policies/strategies/2030_it
- Il report della European
Climate Foundation sui piani energia ambiente presentati dagli Stati Membri: https://europeanclimate.org/national-climate-plans-2030/