Consumo evitabile? |
Una cosa che
dovrebbe spaventarci ancora più del caldo in sé sono certe sue conseguenze
secondarie, che mostrano come l’adattamento alle nuove condizioni climatiche abbia
in realtà le gambe cortissime e dipenda da attività, tecnologie, infrastrutture
che in realtà finiscono per andare esse stesse in crisi o per peggiorare la
situazione generale causando effetti indiretti avversi sul clima.
La linea verde
della metropolitana di Milano, che percorre molti chilometri all’aperto, ha
dovuto nei giorni peggiori ridurre la velocità a causa della temperatura troppo
alta dei binari che ne modifica in modo pericoloso le caratteristiche fisiche.
Trenord (già peraltro nota per i suoi frequenti disastri operativi) ha fatto saltare
molti convogli forse per difficoltà della rete aerea di alimentazione dovute
alla temperatura. Per inciso: i cavi elettrici oppongono più resistenza alla
corrente quando sono più caldi: si tratta di un circolo vizioso che viene
attentamente monitorato nelle reti elettriche proprio per evitare che segmenti
di linea vadano in avaria in un effetto-domino di sovraccarichi che se incontrollato
può causare un blackout.
Gli stessi condizionatori
di treni e altri mezzi pubblici diventano insufficienti quando le temperature
sono estreme. In compenso, funzionano al massimo della loro potenza contribuendo
al consumo addizionale di energia elettrica che dev’essere fatta a gas, con
tutte le conseguenze che sappiamo.
Il
funzionamento dei condizionatori in città ha anche conseguenze per certi versi amare
dal punto di vista della distribuzione del benessere. I condizionatori sono infatti
pompe di calore: usano energia per portare il calore da luoghi già più freschi (all’interno)
a luoghi più caldi (all’esterno), mentre se usati d’inverno fanno il contrario.
Di conseguenza, l’energia che usiamo per raffrescare gli edifici ha l’effetto
di riscaldare le strade, oltre che quello di surriscaldare il clima a causa dei
gas-serra dovuti alla quota di energia necessaria ancora fatta con i
combustibili fossili.
Ma capita anche,
camminando in strada, di sentire uscire il fresco da ingressi di edifici che
sono climatizzati ma a causa delle porte aperte lo disperdono. Agnes
Pannier-Runacher, la ministra francese per la Transizione ecologica, ha
annunciato che d‘ora in poi simili pratiche in Francia saranno sanzionate.
Sapete come la penso: le istituzioni in casi come questo
hanno il dovere di guidare i comportamenti dei cittadini.
Chissà cosa penserà il prossimo inverno la ministra francese di quei cosiddetti “funghi” a GPL con le bombole, con cui sempre più spesso bar e ristoranti rendono frequentabili i dehors anche quando fa freddo. Voglio vedere se nella stagione del rischio di razionamento energetico ci toccherà assistere ancora a uno spreco del genere. (Facile controdeduzione è che i funghi usano credo bombole di GPL, che è un derivato del petrolio, e non metano. Resta a mio avviso l'opportunità di moderarne i consumi, anche se il petrolio è cresciuto molto meno del gas naturale).
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