In D146 citavo uno studio sul Journal of Industrial Ecology che mette a confronto
l'impatto ambientale dell'intero ciclo di vita di auto elettriche e auto
tradizionali e che conclude che
complessivamente il vantaggio dell'auto elettrica c'è, malgrado le
emissioni-serra e gli inquinanti per l'auto elettrica siano maggiori nelle fasi
di costruzione e smaltimento.
E mi chiedevo se
l'auto elettrica non sia una specie di passaggio obbligato per ottenere il
risultato di usare in modo massiccio fonti di energia rinnovabile per
autotrazione. Più precisamente: per rendere rinnovabile l'energia che spinge
gli autoveicoli conviene rendere rinnovabili i combustibili e bruciarli nei
motori, oppure puntare su auto elettriche a batterie e produrre elettricità da
fonte rinnovabile?
La prima scelta equivale a sviluppare e usare
biocombustibili per autotrazione, una strada che fa parte del pacchetto di
obiettivi europei al 2020. La seconda equivale ad abbandonare progressivamente
i motori a combustione per autotrazione e ad usare le fonti rinnovabili nelle
centrali di generazione elettrica.
Questa seconda opzione
emerge come vincente in un altro studio, stavolta californiano, di Roland Geyer,
apparso su Environmental Science & Technology del 26 dicembre e di cui ho saputo
grazie ad Alessandro Codegoni sulla rivista QualeEnergia.
Lo studio di Geyer afferma
l'inefficienza della produzione su larga scala di biocombustibili per auto rispetto
all'uso del solare fotovoltaico per ricaricare le batterie, in termini di risorse
– incluso terreno – impiegate.
Il motivo principale del
risultato è l'inefficienza della fotosintesi associata alla combustione con
motori endotermici, rispetto alla migliore efficienza della conversione
fotovoltaica associata a motori elettrici, tenendo conto di tutte le perdite e
dei costi energetici dei rispettivi processi.
Le perdite di processo
per produrre i biocombustibili secondo lo studio possono arrivare a valori
altissimi per l'etanolo da mais americano e migliori per quello da canna da zucchero
brasiliana (ecco perché, aggiungo io, in Brasile le auto a etanolo ci sono da
trent'anni). I biodiesel usati in Europa si assesterebbero a perdite di
processo del 30%.
E poi c'è il rendimento
dei motori. Quelli elettrici rendono moltissimo, mentre i motori tradizionali sono
davvero troppo inefficienti: buttano in calore e residui di combustione tre
quarti dell'energia che assumono.
Tenendo conto di tutti i
passaggi che abbiamo citato, Roland Geyer sostiene che è meglio il fotovoltaico
rispetto alle coltivazioni per biocombustibili.
C'è naturalmente però un
altro aspetto rilevante: la maggiore invasività e antropizzazione di una
superficie fotovoltaica rispetto a una agricola. Probabilmente un compromesso
ragionevole tra le esigenze energetiche e quelle di tutela del territorio vede
il fotovoltaico soluzione da sviluppare in aree già impermeabilizzate, comprese
naturalmente le coperture degli edifici. Ma per quest'analisi serve anche una
valutazione del potenziale disponibile, e la rimando.
Le fonti rinnovabili sono sfruttabili per alimentare le auto elettriche, in questo modo i veicoli elettrici diventerebbero davvero green.
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