Ci risiamo. La guerra dei sussidi. Questa è la cronaca dell’ultimo
round. Tra i protagonisti Legambiente, il ministro Zanonato e Assoelettrica.
Secondo l’OCSE, la IEA e il FMI i sussidi alle fonti di energia fossile sono troppi e hanno molte
controindicazioni. Scrive il Fondo
Monetario che, per quanto finalizzati alla protezione dei consumatori, essi aggravano
i bilanci pubblici, spiazzano spesa pubblica prioritaria, deprimono gli
investimenti privati, distorcono i consumi, accelerano l'esaurimento delle
risorse naturali e si oppongono agli investimenti in decarbonizzazione e fonti
rinnovabili.
Legambiente nel suo “Stop sussidi alle fonti fossili” li ha recentemente quantificati per l’Italia in
oltre 12 miliardi all’anno, di cui 4,4 diretti agli autotrasportatori, centrali
elettriche fossili e consumatori energivori, e il resto indiretti la cui
riconducibilità ai consumi fossili è in qualche caso opinabile (per esempio,
Legambiente considera un sussidio indiretto alle fonti fossili i finanziamenti
per nuove strade, cosa che in parte è ragionevole, in parte no: una strada, in
futuro, potrebbe essere percorsa da veicoli elettrici in uno scenario di
generazione elettrica massicciamente da fonti rinnovabili). In altri termini:
non c’è dubbio che i sussidi a nuove autostrade siano nati vecchi e criticabili
in un contesto in cui il traffico autostradale scende, ma dare aiuti a
infrastrutture già mature non comporta necessariamente aiutare le fonti
fossili.
Scrive Legambiente: “Perché
sussidiamo petrolio, carbone e gas d’importazione quando oggi le fonti
rinnovabili sono competitive e l’efficienza energetica è da tutti considerata
un investimento strategico”? Affermazione che di piega a mio avviso ne fa solo
una: se le fonti rinnovabili sono competitive rispetto alle altre, allora non
dovrebbero beneficiare di aiuti, che invece complessivamente ammontano a circa
12 miliardi/anno, proprio la stessa cifra che Legambiente attribuisce alle
fonti fossili.
Sarebbe più
equilibrato affermare che le fonti rinnovabili, che la politica in particolare
europea ha deciso dover essere per buona parte la nostra risorsa energetica del
futuro, stanno diventando sempre più competitive, ma non abbastanza per
competere con quelle fossili già ora e del tutto, a maggior ragione se
sussidiate anche queste ultime.
E che quindi i sussidi
a rinnovabili devono progressivamente scendere fino a scomparire per le
tecnologie più mature. A patto che quelli alle fossili scompaiano anche loro, però.
Ma siamo alle
solite: un tifo da stadio che non riesce a trovare l’ovvia sintesi e che fa twittare
al ministro Zanonato che gli unici sussidi alle fonti fossili sono il
cosiddetto CIP6. Inesatto, a mio parere, perché uno sconto fiscale sul gasolio da
1,6 miliardi all’autotrasporto o uno sconto sulla bolletta di un energivoro sono
soldi.
Chicco Testa di
Assoelettrica non è d’accordo con me: dice che è difficile considerare sussidi gli
sconti alle accise autotrasporto, visto che da noi sono molto elevate. Vero, lo
sono, ribatto io, per chi le paga. Se introduco un vantaggio (enorme, perché
il sistema è tale da sterilizzare tutti gli aumenti di accise da anni) per un
camion rispetto a un’auto privata, non sto forse sussidiando il primo a spese
della seconda che deve pagare anche per lui? Non sto forse sottraendo soldi all’erario?
Questo sistema è
come un controllo antidoping, che beccato uno positivo, dopa anche il
concorrente per mettere le cose a posto. Quanto possiamo andare avanti così? Ci
crediamo o no all’efficienza e alla decarbonizzazione? Se sì, le accise le
devono pagare tutti. E se le pagassero tutti si abbasserebbero. E se le fonti
rinnovabili mettessero in campo la loro maggior competitività, rivendicata da
Legambiente, contribuendo ai costi sul sistema elettrico, di nuovo libereremmo
risorse.
I sussidi sono una
droga, rendono inefficienti gli operatori. E li rendono più lobbisti barricaderi
e meno innovatori, ci avete fatto caso?
Grazie a Marianna Antenucci.
Grazie a Marianna Antenucci.
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