Derrick mantiene le promesse, e nella puntata del 7 gennaio
aveva previsto di riprendere il tema di come la pensa l’Unione Europea in
termini di sussidi o sconti fiscali o parafiscali ai consumi energetici. In
particolare, chiediamoci se è sempre valido il principio del "Chi inquina paga" [polluters
pay principle – PPP] nella produzione normativa di Bruxelles.
Principio secondo cui chi induce depauperamento ambientale deve
contribuire proporzionalmente ai suoi costi, introdotto per la prima volta con
il Primo Programma europeo di Azione Ambientale operativo dal 1973, sulla scia
del dibattito aperto allora in sede OCSE[1],
assurto a rango pseudocostituzionale nel trattato costitutivo dell’Unione e poi
riaffermato in quello di Lisbona, che tra l’altro istituisce la finalità di
lotta al cambiamento climatico.
La stessa Commissione però sta facendo patire al principio importanti
eccezioni. Vediamole.
Nel processo di revisione della tassazione sui prodotti energetici, iniziato nel 2011 con la
proposta della Commissione[2]
e ancora sotto esame in sede di Consiglio, è prevista una carbon tax, ma anche la possibilità di agevolazioni per evitare il
rischio del cosiddetto carbon leakage.
E cos’è il carbon
leakage? Letteralmente: fuga di carbonio: è lo spostamento delle emissioni
verso quei Paesi che non le disincentivano (per esempio: se io tasso chi emette
CO2 in Europa per fare piastrelle, può darsi che la produzione di piastrelle si
sposti fuori confine). Le emissioni complessive restano le stesse, con però un
danno immediato per l’economia di chi le ha disincentivate.
Del resto la riforma della tassazione dell’energia è un completamento
del sistema di scambio dei permessi ad emettere gas-serra, che si applica solo
ad alcuni settori, e che anch’esso garantisce esenzioni alle attività a rischio
di rilocalizzazione.
Quel che mi sembra un po’ penoso in questa politica del
ripensamento è che l’effetto a cui si cerca ora di rimediare era perfettamente
prevedibile e forse in effetti previsto dall’inizio. Ma scegliendo in Europa di
accollarci prima degli altri il costo di incentivare tecnologie a basso tenore
di carbonio si pensava di fare una scelta che nel medio periodo avrebbe pagato
anche economicamente, quando anche il resto del mondo avrebbe deciso di
allinearsi, cosa quest’ultima che in effetti ha iniziato ad avvenire almeno nel
caso di Australia e Stati Uniti.
Non è solo nella disciplina delle emissioni che Bruxelles
rinnega il Chi inquina paga. È in consultazione da dicembre la bozza delle Linee Guida sugli aiuti di stato ambientali
ed energetici, che rappresenterà il riferimento per stabilire la conformità
alla normativa europea di aiuti nazionali in campo energetico e per la
protezione ambientale.
Ebbene: nella bozza sono ammesse riduzioni di tasse ambientali o
di oneri generali di sistema finalizzati al finanziamento delle rinnovabili per
le imprese a forte dipendenza dai consumi energetici. Già nella precedente
versione del 2008 (ancora vigente) c’era la possibilità per gli Stati Membri di
introdurre sgravi sulle tasse ambientali, ma è totalmente nuova l’opzione far
pagare solo ai consumatori non energivori i costi dei sussidi all’energia da
fonti rinnovabili.
Ricordate?
L’illiceità di questa pratica, prima che le nuove lineeguida diventino operative,
è il motivo per cui la Germania sta subendo un’investigazione da Bruxelles. E
quello per cui la stessa Germania ha probabilmente premuto per le modifiche.
Direi che senza errori logici si può affermare che l’UE
ritenga da un lato che i costi esterni dell’energia fossile debbano essere
sostenuti in base a quanta se ne consuma (applicazione energetica del Chi
consuma paga). E dall’altro che questo vale però solo per chi ne consuma poca.
Lineare, no?
Ma niente paura, le lineeguida UE chiariscono che in
qualsiasi caso le misure non devono pregiudicare il raggiungimento dell’obiettivo
di protezione ambientale. Che fa il paio con quando il nostro legislatore
scrive che la mancata rata IMU si finanzia sì con le bollette ma, per carità,
senza aumentarle.
Ipocrisia al potere?
Sta per uscire il White
Paper clima-energia al 2030, espressione degli orientamenti della
Commissione in merito ai nuovi obiettivi di sostenibilità energetica. Saranno ancora
obiettivi vincolanti? E se lo saranno, quante chance avranno di essere
raggiunti se i meccanismi di incentivo saranno pieni di esenzioni? Ma poi che
senso ha stabilire una strategia e sconfessarla? Un effetto certo c’è: contribuire
alla perdita di credibilità dell’Unione.
Grazie a Marianna Antenucci
[Aggiornamento: gli obiettivi di sostenibilità energia-ambiente al 2030 diffusi da UE il 22/1/14]
Grazie a Marianna Antenucci
[Aggiornamento: gli obiettivi di sostenibilità energia-ambiente al 2030 diffusi da UE il 22/1/14]
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