È sempre più frequente, soprattutto nella pianura padana,
imbattersi in zone agricole occupate da larghe calotte circolari. Si tratta di
contenitori destinati alla digestione anaerobica di biomasse. Scarti agricoli,
oppure prodotti agricoli coltivati apposta, letame, scarti della lavorazione
alimentare o altro, che attraverso la trasformazione chimica di batteri
producono gas combustibili e un residuo utilizzabile come fertilizzante.
I gas combustibili alimentano motori a combustione interna,
derivati da motori diesel o a ciclo Otto, accoppiati a generatori elettrici. Il
risultato è la produzione di elettricità e il recupero del calore residuo (cogenerazione
in gergo), quest’ultimo in parte riutilizzato attraverso reti apposite nel
processo stesso di trasformazione della biomassa o per altre necessità, civili,
agricole o nei casi di integrazione più fortunata industriali, purché evidentemente
in aree limitrofe.
L’uso energetico di biomasse, incluso il biogas ottenuto nel
modo che ho detto, è a tutti gli effetti produzione di energia da fonte rinnovabile,
perché il combustibile si rigenera attraverso il ciclo vegetale o animale, e
per questo ha diritto agli incentivi destinati alle rinnovabili. Naturalmente,
e gli ascoltatori fedeli di Derrick lo sanno bene, fonte rinnovabile non vuol
dire né fonte senza impatto ambientale né, nel caso delle biomasse, fonte senza
emissioni di fumi di combustione dannosi.
Vediamo prima quali ragioni ecologiche possono rendere utili
impianti come quelli che ho schematizzato sopra, prima di passare alle ragioni
di preoccupazione.
Primo vantaggio ecologico: captazione di gas con un effetto
serra molto intenso, come il metano, che nella normale attività agricola
verrebbero emessi tal quali in atmosfera e che invece, una volta bruciati,
hanno un impatto-serra minore.
Secondo vantaggio ecologico: produzione di energia elettrica
e termica spiazzando produzioni convenzionali, per esempio a carbone, a
maggiore impatto negativo su ambiente e salute.
Terzo vantaggio ecologico: la trasformazione batterica
segregata di liquami biologici riduce l’inquinamento delle acque, tant’è che in
effetti è un processo in parte comune ai depuratori.
Molte aziende agricole stanno dotandosi di impianti del
genere e questo modifica in modo anche rilevante la morfologia delle campagne
coinvolte, il che, comprensibilmente, solleva preoccupazioni. Proverò la
prossima volta a fare un elenco delle ragioni invocate di solito dai contrari
all’uso energetico del biogas da fonte agricola. Anticipo subito che alcune le
trovo pretestuose, altre molto concrete.
Nessun commento:
Posta un commento