martedì 17 luglio 2018

Energia e ambiente del Governo del Cambiamento: aggiornamento (Puntata 364 in onda il 17/7/18)

Il santuario di Lourdes
fotografato da Derrick nel 2017

Qui a Derrick abbiamo già analizzato le proposte su energia e ambiente del programma del “governo del cambiamento” (link sotto), e qui invece facciamo un’analisi delle dichiarazioni degli uomini di Governo collegate a questi temi, in attesa che arrivino atti formali in materia.
La seconda settimana di luglio 2018 è stata ricca di occasioni in questo senso, soprattutto per un’audizione del ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro alle commissioni riunite Industria e Lavoro in Senato. Vediamo quali riferimenti ha fatto Di Maio in quest’occasione ai temi energia e ambiente:
“Sì alla neutralità tecnologica nelle politiche energetiche”
Punto rilevante anche in vista dell’attesissimo nuovo decreto sulle fonti rinnovabili, i cui investimenti privati sono crollati dal 2014 e cioè da quando gli incentivi nel sistema delle bollette per i nuovi investimenti si sono ridotti (del resto difficilmente potevano rimanere ai valori stellari della precedente fase “d’oro”).

“Prima le politiche a costo zero”
Affermazione da un lato condivisibile, dall’altro preoccupante: qualsiasi politica che introduce nuove regole o distorsioni ha effetti distributivi, e se impone restrizioni o obblighi costa in ogni caso al cliente finale anche se non introduce sussidi espliciti pagati con tasse e bollette.

“Usiamo anzitutto le partecipate dell'energia per realizzare le politiche energetiche e ambientali”.
Qui Di Maio sembra pensare a una gestione esplicitamente politica delle aziende partecipate dell’energia, che si poteva fare quando si trattava di enti pubblici monopolisti, mentre oggi in mercati liberalizzati le politiche pubbliche dovrebbero arrivare attraverso regole che valgono per tutti i competitori. Altrimenti si generano opacità e incertezza sia per le altre aziende del settore sia per gli stessi azionisti privati e conferitori di capitale delle partecipate, che non sanno più se la governance è industriale o politica.

Di Maio come in altri casi ha lodato la tecnologia “vehicle to grid”, che sta sviluppando Enel e che prevede l’uso degli accumulatori di auto elettriche come supporto alla rete quando le auto vi sono collegate. (Qui il ministro sembra dimenticare la sua stessa affermazione sulla neutralità tecnologica, e contraddice anche una sua stessa frase in cui ha citato l’auto elettrica come esempio di applicazione di cui non ci si dovrebbe innamorare).

Forse invece dell'auto elettrica faremmo bene a innamorarcene un po’: se andiamo a vedere i dati di penetrazione e politiche in Italia rispetto al resto del mondo sviluppato, per esempio nell’ottima rivista “Onda verde” dell’ACI (link sotto), scopriamo quanto da noi la mobilità elettrica sia enormemente indietro in termini di diffusione di auto e di colonnine di ricarica. Siamo, per esempio, più di un ordine di grandezza indietro rispetto alla Francia e con una dinamica che tarda ad avviarsi.

Rispetto alla Strategia Energetica Nazionale si può fare di più, ha dichiarato Di Maio. Ma purtroppo non si è più riferito alla strategia energetica del M5S, per molti versi ambiziosa e analizzata in passato qui su Derrick (link sotto).
Infine, trovo positivo l’accenno di Di Maio alla necessità di disincentivi alle aziende che inquinano. Proprio il superamento degli incentivi dannosi all’ambiente faceva parte del programma elettorale pentastellato ma, aimé, non di quello del Governo.


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