Ogni tanto qui proviamo a fare il punto sullo stato dell’infrastruttura energetica
in Italia e Europa, e direi che è tempo oggi di un piccolo sommario aggiornamento
(ai link sotto si trovano altre puntate e approfondimenti sullo
stesso tema).
Link:
L’occasione è
l’inaugurazione da parte di Terna, il gestore della rete elettrica italiana ad
alta tensione, della prima sezione del cavo sottomarino che collega Pescara con
il Montenegro con una capacità di 600 MW, quanto una centrale elettrica di
dimensioni medio-grandi, e che interconnetterà un po’ l’Italia coi Balcani,
un’area a sua volta in corso di integrazione e ammodernamento in termini di
infrastrutture e mercati elettrici.
La capacità di questo elettrodotto sarà in parte a disposizione di qualunque operatore abbia interesse a usarla pagandone gli oneri di passaggio, come avviene di norma per la rete Terna, in parte di un consorzio di aziende che si erano in precedenza impegnate a finanziare l’infrastruttura in cambio di vantaggi immediati sul prezzo di approvvigionamento dell’energia, un meccanismo su cui non ho tempo di entrare in dettaglio e che fa parte di un set di misure di politica industriale attuate attraverso le risorse economiche del sistema delle bollette.
La capacità di questo elettrodotto sarà in parte a disposizione di qualunque operatore abbia interesse a usarla pagandone gli oneri di passaggio, come avviene di norma per la rete Terna, in parte di un consorzio di aziende che si erano in precedenza impegnate a finanziare l’infrastruttura in cambio di vantaggi immediati sul prezzo di approvvigionamento dell’energia, un meccanismo su cui non ho tempo di entrare in dettaglio e che fa parte di un set di misure di politica industriale attuate attraverso le risorse economiche del sistema delle bollette.
E il parco centrali
elettriche italiane in che condizioni è? Complessivamente buone, soprattutto
rispetto ai nostri vicini europei. Abbiamo una buona ridondanza di capacità
(cui si aggiunge anche quella notevole e costantemente aumentata di
interconnessione con l’estero, soprattutto Francia e Svizzera), un discreto mix
di tecnologie in termini ecologici (il 40% dei consumi sono alimentati da
rinnovabili e il gas è la principale fonte fossile, anche se Enel continua ad
avere il carbone soprattutto di Civitavecchia come sua fonte più importante).
D’altra parte Terna ha
lanciato allarmi su possibili carenze future di capacità di generazione
elettrica flessibile (cioè quella pronta a ovviare alle interruzioni degli
impianti rinnovabili non programmabili) e ottenuto un approvvigionamento a
lungo termine di capacità, attualmente in corso.
Sono però i gestori di rete
francese e tedesco ad essere ben più sotto pressione. La Francia sta
dismettendo il carbone e ha un parco nucleare in parte vetusto e teme per
l’approvvigionamento nel prossimo inverno quando si accenderanno i
riscaldamenti elettrici, mentre il nuovo impianto nucleare di Flamanville, in
Normandia, ha subito un nuovo ritardo di tre anni. (Si direbbe che la maggior
garanzia di sicurezza della tecnologia EPR risieda nell’impossibilità di
metterla in funzione, almeno in Europa). La Germania, anch’essa, ha carbone e
lignite da dismettere. Ed è interessante notare come sono i costi, non solo le
decisioni politiche, che stanno mettendo il carbone fuori mercato, se è vera
l’affermazione di Carbon Tracker sul fatto che il 79% delle centrali a carbone
in UE stia perdendo soldi.
O meglio, i segnali di costo in realtà la politica
climatica già li internalizzano, conseguenti anche al funzionamento del disincentivo
alle emissioni dannose per il clima (ETS).
Link:
- Altre puntate di Derrick sull'energia da fonte nucleare:
http://derrickenergia.blogspot.com/search/label/Nucleare - Ciclo di puntate sull'interdipendenza di Italia e paesi vicini in termini di approvvigionamento elettrico: http://derrickenergia.blogspot.com/2016/10/esportiamo-elettricita-d291.html
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