lunedì 23 maggio 2022

Pubblicità e imprese pubbliche: il caso Ferrovie (Puntata 529 in onda il 24/5/22)

Il manifesto pubblicitario di FS il 23/5/22 in piazza Navona a Roma.
Non sarebbe più utile spiegare, per esempio,
come si compra online un biglietto per le bici in treno?
Cos’è Ferrovie dello Stato Italiane?

È una holding da oltre cinquanta miliardi di capitale investito, di intera proprietà del ministero dell’Economia. Ne fanno parte le società che gestiscono la rete ferroviaria e quella delle strade statali, ma anche Trenitalia che gestisce in sostanziale monopolio di fatto il traffico ferroviario, tranne il duopolio nei servizi di trasporto ad alta velocità.

Ferrovie dello Stato Italiane nel 2021 ha conseguito un utile di circa 200 milioni a fronte di un giro d’affari di oltre 12 miliardi che per la parte infrastrutture dipende sostanzialmente da trasferimenti del Governo e da tariffe di pedaggio stabilite dalla politica e dall’autorità di settore, e per la parte dei servizi di trasporto ferroviario sia da tariffe e trasferimenti regolati (per esempio la remunerazione per i servizi in concessione come il trasporto regionale o parte degli intercity) sia dalla performance commerciale dei servizi in concorrenza come i treni ad alta velocità. Che però a loro volta hanno risultati che dipendono dalle tariffe di pedaggio che Trenitalia paga sulla rete di RFI, sempre di Ferrovie dello Stato, e che sono di nuovo una decisione politica riguardo a quanta dell’infrastruttura (originariamente finanziata in Italia solo con soldi pubblici, a differenza di quanto è avvenuto per esempio in Cina) sia da far pagare a chi la usa, appunto attraverso i pedaggi.

I più affezionati ascoltatori di Derrick ricorderanno poi che i clienti dell’energia pagano trasferimenti alla rete ferroviaria che derivano dal fatto che nel processo di nazionalizzazione del settore elettrico parte del sistema elettrico ferroviario fu fatto confluire in quello dell’Enel di allora, e con la transizione al mercato la rifusione per questa cessione si è trasformata in un trasferimento annuale pagato nella tariffa elettrica dai consumatori, che per il 2022 è stimato in circa 1 miliardo dall'ARERA. Questa componente, peraltro, è al momento in cui scrivo temporaneamente fiscalizzata nell'ambito delle azioni del Governo per calmierare le bollette.

Ora, Ferrovie dello Stato Italiane ha appena lanciato una campagna pubblicitaria descritta nello stesso sito web del gruppo (link sotto) e che – almeno stando allo spot che ho visto online e al manifesto nella foto – mira a comunicare positivamente il lavoro e il ruolo dell’azienda in termini generali. Avete presente quelle pubblicità tranquillizzanti e incoraggianti sull’importanza di investire sul futuro eccetera?

Il mio quesito dunque è: con che criterio un’azienda pubblica che ha compiti strettamente tecnici e perlopiù infrastrutturali mette soldi su una campagna di sviluppo del suo marchio?

Capirei se si comunicassero informazioni di servizio o consigli comportamentali per i viaggiatori, ma visto che si tratta di un intervento motivazionale a livello direi di comunità-paese, cosa c’entra Ferrovie? Non dovrebbe essere il Governo se mai a dirmi se e perché serve mettere più soldi in determinate infrastrutture o a parlarmi della sua strategia in materia?

Come ci proteggiamo poi dal conflitto di interessi di vertici di aziende pubbliche che hanno la possibilità di contribuire alla propria personale popolarità di manager facendo campagne con risorse pubbliche?

Questi miei dubbi non valgono solo per Ferrovie dello Stato e non solo per aziende strettamente di proprietà dello Stato, ma anche potenzialmente per concessionari di servizi regolati. Un conto è se fanno comunicazione di servizio, un altro è se fanno autopromozione.

C’è poi un ulteriore problema di antitrust nel caso specifico. Visto che la separazione di Trenitalia (un’azienda in parte di mercato) rispetto alla holding Ferrovie dello Stato non si è mai compiuta in termini sostanziali, e anzi per quanto riguarda la distinzione dei marchi ha fatto passi indietro, come evitiamo che una campagna di comunicazione di Ferrovie dello Stato sia anche un vantaggio per l’operatore principale del traffico ferroviario (cioè Trenitalia) ottenuto potenzialmente con fondi che riguardano invece l’esercizio dell’infrastruttura che è a servizio anche di operatori concorrenti?


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