domenica 12 giugno 2022

La fine dei pistoni (Puntata 532 in onda il 14/6/22)

Litio e sviluppo. Una foto di Marco Garofalo
(gentilmente concessa dall'autore, tratta da
"Energy Portraits" - Electa
di M. Garofalo e Matteo Leonardi)
Il voto al Parlamento Europeo sulla fine sostanziale della produzione di auto a motore endotermico nel 2035 ha riprodotto la solita dipartizione un po’ da tifo tra i fan della transizione e quelli della conservazione, spesso a base di slogan semplicistici.

Non fingo certo di essere super partes: per me la storia è costellata di esempi che mostrano come la resistenza al cambiamento sia tipicamente causa di successiva irrilevanza. Cito il caso arcinoto di Kodak, che avendo in azienda il brevetto del sensore della fotocamera digitale decise di tenerlo fuori dal mercato per proteggere le proprie quote nel business delle pellicole. (Qual è la quota di mercato di Kodak oggi?).

Ecco alcuni elementi sul tema dell’elettrificazione dei trasporti individuali spero utili a farsi un’idea:

  • L’Europa non è nuova all’uso di standard ambientali nel settore auto. Con la celebre sequenza di norme “Euro1-6” l’UE ha imposto (certo, dopo negoziati) regole che inizialmente sembravano inverosimili e che hanno invece dettato il passo dell’efficientamento dei motori a livello mondiale senza compromettere l’industria europea (in UE oggi si producono più auto che negli USA).
  • L’affermazione che l’auto elettrica non fa bene all’ambiente perché l’elettricità viene da combustibili fossili è sbagliata per due motivi: 1) già oggi in UE circa metà dell’elettricità è rinnovabile e i Paesi G7 (inclusa Italia) si sono appena impegnati a fare elettricità solo rinnovabile nel 2035, appunto. 2) anche se per assurdo facessimo tutta l’elettricità da carbone, delocalizzare le emissioni dannose fuori dai centri urbani sarebbe un enorme vantaggio sanitario. In Italia sono ancora oltre 50 mila all’anno i morti di inquinamento. Inoltre, l’efficienza dei motori auto è molto più bassa di quella degli impianti di generazione termoelettrica.
  • L'ansia sul futuro reimpiego delle risorse oggi dedicate ai motori endotermici dovrebbe essere sostituita dalla preoccupazione su come far decollare in fretta i settori che cresceranno, compresa tutta la filiera e le infrastrutture della ricarica. (Lo stesso segretario della Fiom de Palma dice che il problema del nostro settore auto è essersi mosso tardi, e non auspica affatto come soluzione un rallentamento degli obiettivi UE).
  • Qualsiasi transizione è resa costosa da politiche di mera salvaguardia dell’esistente. Come ha scritto Vanessa Ricciardi sul Domani, è un controsenso che il nostro governo dia ancora sussidi all’acquisto ad auto a motore tradizionale.

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