Tratto di strata franato poco sopra Ascrea |
Il treno era
uno di quelli non di ultima generazione, che hanno in coda un amplissimo vano con
tre ganci per appendere verticalmente le bici. I passeggeri erano perlopiù
turisti e sono scesi quasi tutti a Tivoli.
Io ho proseguito invece fino a Carsoli, già in Abruzzo, ho attraversato la Tiburtina e incrociato l’autostrada per salire al borgo di Poggio Cinolfo per poi rientrare nel Lazio dopo pochi chilometri e proseguire a nord per Collegiove con una decina di chilometri di salita continua.
Collegiove si trova proprio al confine
della riserva naturale dei monti Cervia e Navegna, e nella tarda mattinata del giorno
feriale sembrava deserto. Un comune di soli 130 abitanti, leggo, peraltro
recentemente un po’, ma non abbastanza, rimpinguati dall’arrivo di immigrati come
è frequentissimo vedere nei nostri borghi.
Riempita la
borraccia proseguo verso nord, sempre salendo, mentre la strada provinciale per
Marcetelli ormai ha ai lati i pali misuraneve e raggiunge un massimo di
altitudine poco oltre 1100 metri. La abbandono al bivio per Ascrea, ormai
immerso in bellissimi boschi, dove inizia il tratto di strada non asfaltato
tutto in ombra che scende appunto ad Ascrea, un borgo che domina la
costa est del lago artificiale del Turano, sotto al monte Navegna.
In prossimità del
paese la strada percorre a mezza costa una stretta valle e sovrasta quella che
credo si chiami gola dell’Ovito. Ci sono antichi segnali stradali a cui a un
certo punto ne è stato aggiunto uno di divieto al transito a bici e pedoni, e
infatti il percorso è in abbandono da anni, e proprio a un chilometro circa da Ascrea
la strada è invasa da massi di roccia impressionanti crollati dalla parete
sulla destra, che lasciano a malapena lo spazio per passare in bici, e poi chiusa
da un masso eloquente messo apposta per fermare chi viene dal paese.
Si tratta di
una strada comunale che insiste, come mi ha spiegato Pierina Federici che
ringrazio, sui comuni di Varco Sabino ed Ascrea, ed è evidente che la sua messa
in sicurezza richiede fondi che trascendono quelli disponibili da due piccoli comuni.
Ad Ascrea alle
2 del pomeriggio in giro non si vede anima viva. Domani arriveranno da Roma le
scampagnate del 2 giugno forse, ma oggi nemmeno il baracchino dei giardini
panoramici in cui tre anni fa comprai una bibita sembra aperto. Giù in valle, invase
dal sole, si vedono le anse e l’isola del lago in corrispondenza di Castel di
Tora.
È giusto che
una strada che attraversa tra due cime una riserva naturale non sia tenuta in
condizioni adatte al transito in sicurezza di veicoli a motore? Forse sì.
Ma che si neghi
a ciclisti e camminatori questo passaggio, che lega la valle del Turano al
cuore della riserva e permette di raggiungere in breve l’altro grande lago
della zona, quello del Salto, mi sembra un peccato.
Questa puntata
di Derrick è dedicata un’altra infrastruttura che ha bisogno di essere sottratta
all’abbandono e riutilizzata in modo nuovo. Non possiamo pensare solo alla rete
delle grandi comunicazioni tra capoluoghi e non salvare il tessuto connettivo
dei tanti tesori sparsi tra borghi, riserve, comunità montane.
Se le prime
strade nel West americano o la ferrovia in Siberia crearono insediamenti, da
noi salvaguardare queste connessioni significa rendere di nuovo frequentabili parti
vaste delle nostre bellezze. Non basta ristrutturare le seconde case nei borghi
perché qualcuno vada a visitarli.
Se davvero si
rimetterà mano al PNRR, spero lo si farà anche in quest’ottica.
Ringrazio per
questa puntata la consulenza di Pierina Federici della Locanda Belvedere di Ascrea
(link sotto).
Link
- La traccia GPS esatta del giro descritto (e altre foto), su Komoot: https://www.ko
moot.it/tour/790602400?ref=wta - Il sito della Locanda Belvedere di Ascrea di Pierina Federici che mi ha aiutato con le informazioni per questa puntata: https://www.locandabelvederewineshop.it/
- Tutte le "Camminate impossibili" di Derrick: http://derrickenergia.blogspot.com/p/le-camminate-impossibili.html
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