domenica 15 ottobre 2023

La sbornia degli aeroporti di vicinato: il caso Parma (Puntata 593 in onda il 17/10/23)

Piano di sviluppo dell'aeroporto di Parma
Dalla relazione tecnico-descrittiva
del piano di sviluppo dell'aeroporto di Parma
Un marziano che si facesse un’idea dell’Italia solo osservando la numerosità e vicinanza tra loro dei nostri aeroporti probabilmente immaginerebbe un territorio tormentato da foreste inestricabili o assenza di infrastrutture stradali e ferroviarie alternative ai viaggi in aereo.

La storia dei bilanci regionali è piena di sussidi ad aeroporti di vicinato in perdita cronica, sussidi dati implicitamente o esplicitamente anche alle compagnie aeree che li frequentano, come la Ryanair tanto invisa al Governo in carica. Ma anziché gettare la spugna, finché si tratta di soldi pubblici tipicamente le amministrazioni rilanciano, come nel caso dell’aeroporto di Parma per cui il comune ha recentemente deliberato, e la conferenza dei servizi ne ha iniziato l’analisi, una proposta di sviluppo del valore di oltre 20 milioni (12 sarebbero a carico della regione) per l’allungamento di mezzo chilometro della pista e l’estensione delle aree logistiche.

Diamo un’occhiata al contesto del settore. Come sta evolvendo la domanda di viaggi aerei?

È molto forte dalla fine del covid soprattutto per i viaggi turistici. La domanda di aeromobili oggi è talmente elevata da aver permesso a Boeing di superare relativamente indenne uno degli errori di progettazione più scandalosi della storia aeronautica costato due incidenti catastrofici e all’europea Airbus di avere il problema di soddisfare gli ordini. Il mercato sta anche cambiando qualitativamente, con maggior domanda di collegamenti punto a punto anziché tra grandi hub alimentati da voli regionali, da cui la perdita di interesse delle compagnie verso gli aerei giganteschi come l’Airbus A380.

Giusto quindi investire in aeroporti di vicinato rendendoli adatti ad aerei a fusoliera larga di medie dimensioni come punta a fare Parma? Beh, dipende.

Oggi si producono anche aerei a fusoliera stretta (quelli con un solo corridoio, per intenderci) in grado di attraversare l’Atlantico grazie all'aumentata efficienza, cosa fino a poco fa inimmaginabile. Si può andare in Australia da Roma volando con compagnie low cost su questi aerei con solo due scali. A maggior ragione non è più vero che i voli intercontinentali da aeroporti a ridotto bacino d’utenza richiedano necessariamente infrastrutture per aerei a fusoliera larga.

Ma soprattutto non si capisce come lo stesso Paese possa investire contemporaneamente nell’alta velocità ferroviaria, nelle autostrade (dove gli investimenti recenti e previsti gridano vendetta per l’incoerenza rispetto ai trend e alle tecnologie di trasporto attese, punto che riprenderemo in una prossima puntata spero) e negli aeroporti di vicinato.

Lo stesso marziano di prima, messo al corrente di questo, potrebbe pensare che l’Italia nuoti nell’abbondanza di soldi pubblici e territorio da cementificare.

È la solita sbornia di infrastrutture a spese di contribuente e ambiente. Nella relazione tecnico-descrittiva del nuovo aeroporto di Parma si legge che ha senso introdurvi il traffico cargo anche grazie alle sinergie con la progettata autostrada Cispadana, che aspira a collegare il modenese con Ferrara. Come dire: un progetto infrastrutturale ridondante ne giustifica un altro.

Ringrazio Marco Maria Freddi, già consigliere comunale a Parma, per avermi informato sulla questione, e come sempre sono felice di ricevere altre informazioni o controdeduzioni o critiche da soggetti interessati ed esperti.


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