Cuscinetti a rullo |
Comprava cioè gas a qualunque prezzo per metterlo negli stoccaggi e scongiurare un qualche razionamento. Razionamento che appunto stavano già esercitando volontariamente i consumatori per proteggersi dalla bolletta fuori controllo. O, se preferite, era la mano invisibile del mercato che stava occupandosi di ridurre i consumi, il che è la stessa cosa.
In seguito a decisioni d’urgenza del Governo, il gestore dei
Servizi Energetici (GSE), l’agenzia che si occupa di amministrazione di molte
delle attività economiche dell’energia interessate da forme di intervento
pubblico, di concerto con Snam e con la Cassa conguagli del settore energetico ha
comprato gas al prezzo medio di oltre 220 €/MWh (oggi vale sui 40 e prima della
crisi anche la metà). Acquisti finanziati da un prestito dello Stato che visto
il calo del prezzo si è trasformato in gran parte in una perdita che oggi pesa
sulle bollette (o sulla fiscalità generale) future. Il GSE ha già realizzato
circa 900 milioni di perdite rivendendo quel gas, ma se includiamo quelle non
ancora realizzate (perché su gas ancora di proprietà pubblica) si arriva a
circa 4 miliardi di buco ai prezzi attuali.
Difficile non pensare che quegli acquisti a qualunque prezzo
non abbiano contribuito a tenere alti i prezzi in una fase in cui i venditori
avevano in mano il mercato grazie alle paure di razionamento. Se è così, la
tattica dell’accaparramento si è in parte creata il buco da sola.
L’unica prospettiva che ridurrebbe il debito sarebbero
prezzi di nuovo alti per permettere a quel gas di essere rivenduto con meno
perdita. Ma in tal caso pagheremmo di più la bolletta dei prossimi consumi.
Come dire: ci siamo assicurati un costo alto qualunque cosa succederà. Anche
chi coscienziosamente ha ridotto i propri prelievi per proteggersi dai prezzi
della fase acuta della crisi rischia di ritrovarsi presto a pagare il conto di
un gas che non ha mai né acquistato né consumato.
A ben vedere non c’è un unico modo possibile di riversare sui
cittadini il danno. Potrebbero essere i consumatori futuri di gas a pagare in
bolletta i quattro miliardi sul prezzo del gas. Si tratterebbe forse della
soluzione meno irragionevole, che permetterebbe a chi è diventato più
efficiente nei consumi di subire un danno inferiore. Oppure potrebbero essere
anche i consumatori elettrici a pagare, cosa non insensata visto che la metà
circa dell’elettricità prodotta in Italia viene ancora dal gas e che quindi era
anche la sicurezza di fornitura elettrica che il Governo Draghi pensava di
tutelare indebitando la comunità.
La soluzione più iniqua infine potrebbe essere quella di
socializzare le perdite attraverso la fiscalità generale. Come dire: anche se
tu consumatore di energia hai fatto la cosa giusta risparmiando durante la
crisi, e magari hai investito in apparecchi che ti hanno reso strutturalmente
più efficiente, anche se hai installato impianti di produzione da fonti
rinnovabili investendo - tu sì - in resilienza energetica e quindi contribuendo
ad abbassare i prezzi per tutti, non importa: pagherai comunque con le tasse il
conto di una presunta sicurezza che tu in realtà ti sei procurato da solo e in
modo ben più lungimirante rispetto ad accaparrare gas nel momento peggiore
della storia.
Link
- Un articolo sullo stesso tema di Marco Dell'Aguzzo per Start Magazine:
https://www.startmag.it/energia/gas-snam-gse/ - Questa puntata si può ascoltare anche su YouTube: https://youtu.be/WzfR2FEmIMQ
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