Si parla di “nucleare sostenibile” non solo in termini di
generazione di energia, ma anche di produzione di idrogeno, smantellamento
delle vecchie centrali – da tempo presidiato da Sogin – gestione delle scorie,
ricerca. Per capire cosa voglia dire “nucleare sostenibile” torna utile l’articolo
3 1 b), che parla di perseguimento di sostenibilità ambientale, sociale ed
economica. Quest’ultima resta al momento velleitaria, visto che sia sulla base delle
stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia sia soprattutto dell’esperienza
con gli impianti recentemente costruiti il nucleare è lontano dall’economicità
di solare ed eolico, a meno che non si consideri il prolungamento della vita di
impianti con costi già perlopiù ammortizzati. Il ministro Pichetto Fratin
alcuni mesi fa (sul blog derrick energia c’è il link alla puntata in cui ne
parlammo) in Parlamento fece una stima di costi molto promettenti ma senza
alcuna spiegazione di come fossero calcolati, e il Governo non ha più fornito che
io sappia dati sulle ipotesi e sulle fonti.
Anche il processo autorizzativo degli impianti naturalmente
dovrà essere regolato dai decreti che il Parlamento delegherà il Governo a
predisporre sulla base di questa proposta di legge delega. L’articolo 3 1 alle lettere
f) e g) prevede un titolo abilitativo unico che sostituisce qualunque altro
permesso tranne la valutazione di impatto ambientale. Sembrerebbe un approccio
molto centralizzato, ma la successiva lettera u) concede che i decreti dovranno
individuare i casi in cui le Regioni abbiano il diritto di dire la loro attraverso
la Conferenza Unificata, nel rispetto, dice il testo, del “principio di leale
collaborazione”. Detto in un Paese in cui è capitato più di una volta che
Regioni si ammutinassero con blocchi totali dei processi autorizzativi per ben
più innocui impianti da fonti rinnovabili, qui si nota molto ottimismo o, a
seconda dell’interpretazione, velleitario dirigismo. Viene in soccorso però un
altro passaggio che prevede campagne di informazione sull’energia nucleare e,
alla lettera z), procedure di consultazione dei territori interessati. Peccato
che le stesse campagne non si vedano mi pare dai tempi dello shock del 2022 su
cose molto più a portata di mano, come il fotovoltaico plug-in, le comunità energetiche,
l’efficienza. Ma non ho la tivù e potrei sbagliarmi, grazie in anticipo di
correzioni su questo e altro.
Pochi giorni fa il Corriere della Sera ha divertito molti
con l’intervista a Salvatore Majorana, direttore del “Kilometro rosso”, un centro
di innovazione vicino a Bergamo, che prevede microreattori dolci (parole sue, almeno
secondo Federico Fubini che firma il pezzo) privi di qualunque scoria, da
mettere anche in auto o in casa. Chissà se con simili reattori sarà ancora
necessaria qualunque autorizzazione. A pensarci bene non so se mi preoccupa di
più un impianto industriale presidiato, o la prospettiva che il mio vicino di
pianerottolo s’imbottisca di reattori portatili dentro casa.
Ma torniamo alla bozza di legge delega. Un punto che ho
trovato inquietante è quello dell’art, 2 comma 1 lettera o) quando ci si
riferisce all’eventualità - non all’obbligo
- di istituire un’Autorità per la sicurezza nucleare. In Francia, Paese di
solito chiamato a modello nel settore e che ha una flotta di centrali perlopiù
anziane di cui è difficile dire come verrà finanziato il rinnovamento o la
dismissione, garantisce la sicurezza appunto grazie a un’Autorità indipendente
che ha il potere di fermare una centrale al minimo dubbio sulla sicurezza, a
costo di causare ingenti danni economici all’azienda energetica partecipata
dallo stesso Governo che quegli impianti li costruisce e gestisce.
Speriamo che nel nostro Parlamento la maggioranza se lo
ricordi quando metterà mano a questo testo.
Link
- Pagina di introduzione all'energia nucleare con i principali numeri e tendenze: https://derrickenergia.blogspot.com/p/nucleare-si-o-no-la-dicotomia-che-non-ce.html
- Le puntate di derrick sul nucleare: https://derrickenergia.blogspot.com/search?q=nucleare
Nessun commento:
Posta un commento