Illustrazione di Paolo Ghelfi |
Calenda però la chiude buttando sul personale una cosa che invece (come lui
stesso anticipa) ha una valenza pubblica.
Vediamo di cosa si tratta per chi non ha seguito il
battibecco: Calenda nota come Enel Distribuzione, gruppo Enel, faccia utili
notevolissimi, e menziona un 40% che potrebbe essere compatibile con dati
recenti del rapporto tra risultato operativo o netto dell’azienda e il
fatturato. In effetti nel 2024 Enel Distribuzione aveva un risultato operativo
netto di oltre 3 miliardi e mezzo per un fatturato di poco più di 9.
Si tratta in effetti di una redditività notevolissima, ed è comune
in Italia nelle aziende che gestiscono reti dell’energia. Aziende che come dice
Calenda hanno un rischio limitato, visto che la struttura delle tariffe che le
remunera, stabilita dall’ARERA, è disegnata per garantire un ragionevole ritorno
sugli investimenti e rifusione dei costi operativi. In più, i clienti sono captive,
cioè non possono scappare a meno che non smettano di consumare energia, visto
che i gestori delle reti sono monopolisti nella loro area di competenza.
Non ha senso però prendersela con Cattaneo che amministra una delle aziende
beneficiarie, e men che meno Cattaneo dovrebbe "stare zitto" (come
gli suggerisce Calenda nel suo attacco) sui suoi risultati economici. Anche perché
una società quotata cosa dovrebbe fare? Nascondere gli utili? Introdurre
sussidi interni da business regolati ad altri in concorrenza?
Piuttosto, se il punto sollevato è fondato (e io credo di sì) c'è un problema
delle istituzioni dello Stato che evidentemente non riescono a regolare come
dovrebbero questi settori. Leggo che Calenda correttamente ha sollevato la
questione anche in Parlamento e che il ministro Pichetto ha girato la responsabilità
su ARERA, reazione comprensibile visto che l’Autorità è tenuta a essere indipendente
dal Governo e che il disegno di dettaglio delle tariffe di rete le compete.
La questione politica in ogni caso c’è, ed è particolarmente
importante, visto che non c'è membro del Governo o del Parlamento che non
invochi bollette più basse, e visto che dopo alcuni mesi dalla scadenza Governo
e Parlamento non sono ancora riusciti a esprimere i nuovi vertici di ARERA.
Ma attenzione, sulla remunerazione delle reti energetiche non c'è solo la
questione del quanto, ma anche del cosa. Quali parti dell’infrastruttura hanno
effettivamente bisogno di investimenti urgenti che magari giustificano
(piccoli) premi economici? Quali invece al contrario devono smettere di
spendere soldi collettivi in nuovi asset perché incoerenti con la strategia
energetica e climatica? (Spoiler: la risposta a quest'ultima domanda è: le reti
gas).
Di sicuro sovraremunerare indiscriminatamente o quasi ogni euro investito nei
settori regolati non è una buona idea né per la competitività né per la
transizione energetica.
Link
- Puntata di Derrick sul rinnovo del collegio di ARERA:
https://derrickenergia.blogspot.com/2025/07/nomine-collegio-arera-2025-puntata-679.html
Nessun commento:
Posta un commento