martedì 5 marzo 2013

D152 – Mobilità ferroviaria ad alta velocità - parte 4

Quarta puntata sul senso economico ed ecologico degli investimenti in ferrovie ad alta velocità. Siamo finiti l'ultima volta, ed era inevitabile anche sulla base delle utili sollecitazioni qui sul blog, a parlare della nuova tratta Torino-Lione, approvata in una versione ridotta che è prevista costare oltre 8 miliardi di cui oltre 3 a carico dei cittadini italani.

Autorevoli fonti viste nelle puntate precedenti ritengono l'opera ingiustificata in termini di domanda di trasporto sia merci sia passeggeri. A ciò il Governo risponde in un documento, online mentre scrivo queste righe.
Non è una vera e propria analisi costi-benefici, e contiene tra gli altri un argomento piuttosto importante, ma che sulla base delle fonti che cito in questa e precedenti puntate sembra sbagliato: cioè l'impossibilità della vecchia linea ferroviaria di portare container di standard diffuso, e TIR.

La vecchia linea, invece, in particolare per quanto riguarda il traforo del Frejus, risulta essere già stata aggiornata proprio per permettere il passaggio di molti tipi di container e di tir su carro ferroviario. Di questi lavori parla lo stesso Governo in una scheda che mi è stata segnalata in un commento su questo blog da Emanix che ringrazio, il quale mi ha mandato anche il link a un post del blog Fardiconto dove si fa il punto sui passaggi di container sulla vecchia linea.

Se mi sbaglio su questo o altri passaggi, sarò felice di ospitare elementi che smentiscano quelli che sto usando ora.


Volto adesso in parte pagina. Una caratteristica ricorrente degli investimenti in infrastrutture di trasporto sembra essere quella di sforare spessissimo e largamente il budget iniziale. E non si tratta di un'esperienza solo italiana (anche se in Italia la TAV costa tre volte in più che, per esempio, in Francia e Spagna). 

Luca Pardi nel blog di Aspo Italia ha analizzato tempo fa un lavoro pubblicato dall'Oxford Review of Economic Policy che mostra non solo la frequenza e intensità di sforamento del budget delle grandi infrastrutture, ma anche il fenomeno perverso che porta a una competizione al ribasso dei progetti riguardo ai costi previsti e al rialzo sul traffico previsto, per accaparrarsi i finanziamenti.

Se guardiamo all'alta velocità ferroviaria Torino-Salerno, da cui siamo partiti 4 settimane fa, essa è costata il doppio del previsto, circa 32 milioni di € al chilometro, e a dispetto delle intenzioni iniziali è stata pagata tutta con soldi pubblici.
Sapete invece dove si è fatta la TAV passeggeri con fondi anche privati? In Cina, tra Pechino e Shanghai. Ma il fondo privato cinese ci ha ripensato, e adesso vuol rivendere le quote. Leggete qui.



2 commenti:

  1. Mario Marchitti (marchitti@hotmail.com) 10:55 PM
    To: Satyagraha Googlegroup, radicali piemonte

    Michele Governatori ha dedicato quattro puntate della sua trasmissione su RR alla questione dell'alta velocità ferroviaria, a conferma della sua centralità riguardo alle politiche energetiche, ambientali e del territorio.

    Sono convinto che occorre proseguire ad approfondire l'argomento perché potrebbe fare luce sui rapporti fra la politica, il mondo imprenditoriale e la finanza. Inoltre potrebbe portare la politica e il governo a confrontarsi veramente con il cittadino, direttamente sul territorio; si potrebbero sperimentare veramente quelle forme di partecipazione da tanti invocate ma scarsamente messe in pratica.

    Riguardo al TAV si sono creati dei miti, e allo stesso tempo la maggior parte della popolazione manca delle più elementari conoscenze sulla situazione trasportistica, specialmente per quanto riguarda la Val Susa:

    - Ad esempio, nonostante il clamore mediatico, molte persone in provincia di Torino non sanno che in Val Susa c'è già una linea ferroviaria ampiamente sottoutilizzata. Ma ci sono tanti altri dati macroscopici che non vengono forniti al pubblico.

    - Forse il mito che più cattura è quello del TAV come trasporto ecologico (oggi l'ambiente è di moda, e forse per questo che viene così maltrattato). Siccome dalla motrice ferroviaria non escono gas di scarico allora si ritiene che il treno non produca inquinamento. Su questo tema ci sono studi di ingegneri ed esperti che dovrebbero essere letti e meditati, e che in certi casi ribaltano la situazione, ponendo il TAV come una soluzione pessima dal punto di vista strettamente ambientale ed energetico.

    - Il mito della velocità è il più antico. Qui occorre fare notare che le vere rivoluzioni nella velocità avvengono in seguito a un salto tecnologico: dalla barca a vela a quella col motore a vapore, dalle carrozze a cavalli all'auto e appunto al treno, dall'auto all'aereo, dall'aereo a internet. In genere queste tecnologie raggiungono presto la loro maturità, e gli incrementi lineari di prestazioni si ottengono a costi sempre maggiori, con crescita esponenziale dei costi (si pensi al Concorde). Ora il raddoppio della velocità dei treni presenta dei costi economici, ambientali ed energetici straordinari, niente affatto ripagati dall'aumento della velocità.

    - Le infrastrutture e le grandi opere sono termini e locuzioni spesso invocati come una sorta di esorcismo per combattere le attuali difficoltà economiche, e non ci si accorge che si cerca di curare il male con la stessa causa.

    Mi piace fantasticare di radicali che organizzano un convegno chiamando a discutere i responsabili dell'Osservatorio governativo e i rappresentanti della comunità montana e i professori del politecnico che hanno criticato l'Osservatorio. Insomma un approccio da radicali.

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    PS In Italia ill TAV costa di più anche perché il territorio è più accidentato, è più densamente popolato.Inoltre si è scelto di costruire un TAV più "massiccio" per trasportare anche le merci

    PS2 Il recupero energetico di cui parlavo riguarda il bilancio (in genere le pendenze sono abbastanza dolci e non credo si usi molto il freno). Cioè se in salita spendo x+dx in discesa sarà x-dx.

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  2. Grazie Mario, concordo moltissimo sull'abuso della retorica, che tu chiami esorcismo (bello), delle grandi opere e in generale delle infrastrutture per se stesse.

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