Questa volta racconterò un fatto che è accaduto proprio a me e
da cui ho tratto alcune riflessioni e una segnalazione recapitata il 28/12/2013
all’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, rubricata con numero
W00039686.
Ecco la storia. Una sera di metà dicembre scorso in un
teatro milanese era in cartellone la prima della nuova tournée di Sergio
Caputo, il cantautore e chitarrista jazz che quest’anno festeggia 30 anni del
suo fortunato “Un sabato italiano” per la gioia di molti fan.
La gran parte dei quali si era approvvigionata del biglietto
in precedenza su un noto sito di prevendite, pagando 6 € di diritti di
“prevendita”. Altri invece, tra cui me, si sono presentati alla biglietteria
del teatro poco prima dello show. E si sono visti pretendere anche lì i diritti
di prevendita. A fronte di un servizio di cui, evidentemente, non usufruivano.
“Perché”? Chiede il nostro eroe, ottenendo solo un mugugno tautologico dalla
signora allo sportello. E non ottenendo nessuna risposta alla successiva mail
al teatro né dopo averlo sollecitato su twitter. Il teatro, che non nomino qui perché
non ho alcuna finalità di rivalsa, ma che ho nominato all’antitrust, dopo oltre
due mesi non ha ancora risposto ai miei quesiti.
Non è la prima volta che i diritti di “prevendita” di un
concerto fanno arrabbiare un consumatore. Già nel 2008 il Movimento Consumatori
ha presentato un esposto all’antitrust lamentando il prezzo ingiustificatamente
alto per la messa a disposizione anticipata dei biglietti.
Ma la mia questione è diversa. A me è stato fatto pagare un
servizio che non mi è stato fornito. Lo trovo scorretto, e suona un po’ anche
da presa per i fondelli. Un teatro per me può chiedere il prezzo che vuole, ma
non pubblicizzarne uno e poi gonfiarlo con queste trovate su servizi
inesistenti e obbligatori.
Secondo voi perché è successo? Io faccio due ipotesi.
La prima, più banale, è semplice scorrettezza del teatro per
giustificare (si fa per dire) una cresta sul prezzo.
La seconda, più interessante e che potrebbe avere una
rilevanza antitrust, è che ci sia un accordo tra teatri e società di prevendita,
per impedire ai primi di essere più economici nei biglietti emessi direttamente
e quindi di fare concorrenza alle prevendite. Accordo che potrebbe essere stato
ottenuto da queste ultime grazie alla loro posizione di dominanza nel mercato.
Ricordo che anni fa Alitalia introdusse delle commissioni di
vendita e ricordo di aver letto che erano state le agenzie ad esigerlo. Oggi
credo non sia più così, e non so se sia l’effetto di un’azione delle Autorità.
Ora sono in attesa dell’esito della mia segnalazione, ma nel
frattempo mi piacerebbe sapere se ad alcuni ascoltatori (o lettori) sia capitato
un caso simile. Questo mi aiuterebbe a capire quale delle due ipotesi sopra è
più verosimile.
In caso di mancato avvio dell’istruttoria entro giugno 2014
- mi ha comunicato con una risposta automatica l’Antitrust - vorrà dire che la mia segnalazione avrà
subito un’archiviazione o un non luogo a provvedere. Il che non impedisce,
spiega sempre l’Autorità, che gli uffici decidano un approfondimento
istruttorio.
Allora intanto io apetto un riscontro dagli ascoltatori,
alla mail derrickenergia@gmail.com. Grazie.
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