Nella retorica tecno-ottimista, che si contrappone a quella della
diffidenza bloccante rispetto alla tecnologia,
la sindrome NIMBY (cioè il non
volere insediamenti tecnologici vicini)
è associata a ignoranza, luddismo, paura
ingiustificata.
Racconto qui un episodio che mi riguarda e che a mio avviso mostra come il
NIMBY non sia così irrazionale se i controlli pubblici sono difficili da ottenere.
Nel tetto di un palazzo in uso a religiosi (più precisamente
sulla cuspide della copertura su colonne di un meraviglioso terrazzo panoramico)
a una cinquantina di metri da casa mia, a Roma, c’è una grande stazione di
antenne per cellulari, con apparecchi di vari operatori.
Io, che ho investito in un rilevatore dell’intensità delle
microonde non professionale ma testato e ben funzionante, naturalmente ho verificato la potenza del campo
elettromagnetico che arriva da me, osservando valori alti e in certi momenti
superiori al limite di legge (cosa che non mi è mai capitata nelle vicinanze di
molte altre antenne dove ho fatto la stessa prova).
Il dubbio che ci fosse una potenza eccessiva mi era già venuto osservando interferenze insolite su
amplificatori e altri apparecchi elettrici, simili a quelle di
quando si tiene un telefonino troppo vicino. Strana anche la presenza in casa
mia di correnti indotte anche in sezioni aperte dell’impianto elettrico.
Cosa faccio? All’inizio del 2018 provo a usare i contatti
pubblici dell’Arpa Lazio (l’agenzia di controllo che fa capo al Ministero dell’ambiente) che
trovo sul web, ma non riesco a ottenere nulla, magari per insufficiente mia determinazione
(ma non dovrebbe essere facile?).
Poi, molto tristemente, mi muovo all’italiana
e tramite un contatto di lavoro arrivo a un dirigente di una delle compagnie
che utilizzano le antenne, il quale in modo del tutto irrituale fa venire da me
una squadra di monitoraggio privata. Che riscontra valori eccessivi (impossibile
non notare la malcelata reazione di sorpresa dei tecnici) e, pur minimizzando in mille modi la questione, immediatamente abbassa la potenza delle proprie antenne, cosa
confermata anche dal mio rilevatore.
Per un po’ va tutto bene. O meglio: la potenza è sempre insolitamente
alta (parere datomi da vari esperti), ma sotto i limiti di legge.
Poi qualche mese più tardi torno da una vacanza e trovo la
sorpresa: nuove antenne aggiunte al sito. Estraggo il mio misuratore e,
indovinate un po’, la potenza è tornata a livelli preoccupanti, peggiori di quelli
iniziali. Allora chiamo sempre lo stesso contatto, che mi assicura che la sua
azienda non ha rialzato la propria potenza e mi suggerisce un nominativo di Arpa
Lazio, cui scrivo una mail.
Qualche tempo dopo ricevo la telefonata di un tecnico di
Arpa Lazio che mi dice che sarebbe venuto a fare i rilievi. Una telefonata
talmente attesa che ricordo benissimo dove mi trovavo e come mi sentii sollevato. Di lì ad alcune settimane avvengono i primi rilievi di Arpa sia sul mio terrazzo sia su un
altro dello stesso stabile.
Non molto dopo, la persona di Arpa che è venuta a farli ci
dice che i livelli riscontrati sono al limite di legge e richiedono analisi più
approfondite.
Da allora (è passato quasi un anno e mezzo), malgrado le
cortesi risposte alle mie mail non è successo più nulla. Il mio contatto in
Arpa mi spiega che il Covid ha bloccato o quasi le uscite delle squadre, ma a
dire il vero non era più successo nulla nemmeno per i 6-7 mesi precedenti alla
pandemia né durante l'estate di tregua.
La paura degli insediamenti tecnologici sarebbe irrazionale se un cittadino si potesse sentire sicuro dei controlli, senza i quali le leggi
servono a poco.
Puntata 461
Ringrazio gli ascoltatori che hanno interagito dopo la scorsa
puntata.
L’accesso efficace per il cittadino alle informazioni disponibili
sui dati di salubrità ambientale potrebbe essere un ottimo metodo per sentirsi
sicuri e per fare scelte consapevoli.
Per quanto riguarda la qualità dell’aria,
questi dati ci sono grazie a stazioni fisse di monitoraggio in punti critici, normalmente
disponibili sui siti delle Arpa regionali (le agenzie di controllo ambientale
del Ministero dell’Ambiente), mentre riguardo all’inquinamento elettromagnetico
le rilevazioni di norma vengono fatte con apparecchi mobili al momento del
collaudo di nuovi impianti o quando sorgano dubbi o su richiesta dei cittadini.
Anche se, come abbiamo visto, almeno nella mia esperienza e in quella degli
ascoltatori con cui ho interagito fino a ora, non è facile ottenere controlli
almeno nel Lazio.
Ci sono alcuni casi in cui i siti web della Arpa pubblicano
dati utili e significativi, per esempio quello di Arpa Friuli Venezia Giulia, dove
si trova una mappa interattiva (link sotto)
che mostra gli esiti di tutte le rilevazioni fatte sul territorio regionale
negli ultimi 10 anni in prossimità di siti rilevanti, e in cui si vede che le
uniche misurazioni di valori di intensità prossima o superiore ai limiti che la
legge prevede per aree abitualmente abitate sono in zone montane a bassa o
nulla intensità abitativa.
Perché una mappa del genere non è disponibile per tutta Italia?
Qual è il senso di una devoluzione regionale che finisce per assicurare diversi
livelli di informazione (se non di sicurezza) sulla base dell’efficacia delle
singole agenzie?
Più in generale, e questo è forse il punto di caduta rilevante
di questo miniciclo di Derrick che magari val la pena riassumere, la
trasparenza e l’efficacia dei controlli sono strumenti di quel patto Stato-cittadini
che può rendere questi ultimi fiduciosi riguardo a insediamenti tecnologici.
Ci diciamo di continuo quant’è importante la rivoluzione
digitale. Spesso sentiamo i tecno-ottimisti (al cui novero mi ascrivo)
ridicolizzare le paure del 5G. E infatti queste paure sarebbero ridicole se i
controlli fossero facili da ottenere e verificare.
Se io lavorassi per un’azienda
telefonica forse promuoverei un programma con tutti i concorrenti e con lo Stato
per facilitare controlli e trasparenza, e quindi l’accettazione degli impianti
da parte del pubblico. Da cittadino, preferirei ancora di più uno Stato che di
questa collaborazione non ha nemmeno bisogno. Nessun settore economico o
mercato in un’economia moderna può funzionare in modo efficiente senza
controlli affidabili. Il ruolo delle agenzie pubbliche di settore non appartiene, secondo me, a una visione dirigista dello Stato nell’economia, ma a una semplice divisione
dei ruoli tra chi fa il business e chi assicura la sufficiente informazione e
il rispetto delle norme.
Link
Aiuta Derrick!
Per favore compila questo questionario se sei a conoscenza di casi simili: https://forms.gle/zD9H7yXFiXvHNdq68