domenica 3 gennaio 2021

La demeritocrazia (anche finanziaria) (Puntata 467 in onda il 5/1/21)

Distributore automatico di oro
fotografato a Linate nel 2011
Buon anno da Derrick!

Ricorderete le polemiche anni fa quando alcuni fallimenti di banche comportarono perdite anche di risparmiatori che avevano acquistato obbligazioni di rischio. I commentatori si divisero sull’accettabilità di usare soldi pubblici per ristorare tali perdite, visto che erano legate a un investimento intrinsecamente rischioso. Anche Derrick commentò la cosa, facendo notare che se si protegge l’investitore dall’eventualità che perda soldi in un investimento in cui il rischio è parte integrante del contratto (e che per questo in media e nel lungo periodo ha rendimenti più alti) si finiscono per scardinare i legami virtuosi tra rendimento e rischio, avvantaggiando i prodotti finanziari peggiori e quindi i debitori peggiori.

I tempi da allora sono cambiati: ora sono molto peggio. Quei dubbi oggi non sembrano nemmeno porsi mentre la legge di Stabilità 2021 al comma 219 dell’articolo 1 stabilisce che sull’investimento in capitale di rischio di aziende tramite i fondi PIR, quelli già avvantaggiati da varie forme di esenzione fiscale, si sarà protetti dallo Stato rispetto a perdite fino al 20% del capitale investito. In altri termini: la legge stabilisce che chi paga le tasse debba ristorare le perdite di chi investe in aziende scarse a piacere, purché le azioni di queste aziende siano impacchettate nei PIR. Un invito di fatto a mettere il peggio dell’imprenditorialità e delle capacità degli intermediari dentro ai PIR per fare perdite poi ripagate con le tasse.

A pensarci bene, la porcata è doppia, perché il legislatore introduce questa salvaguardia con tempi di realizzazione che trascendono quelli del documento di economia e finanza, visto che i PIR prima di poter realizzare le perdite devono essere tenuti in portafoglio 5 anni. Quindi, se i danni alla decenza dei mercati finanziari son fatti subito, quelli al fisco sono buttati sotto al tappeto dei tempi futuri.

Ne ha scritto in modo illuminante Mario Seminerio nel suo blog Phastidio in un articolo (link sotto) in cui si nota la contraddizione di mettere norme come questa, di scudo fiscale al peggio della finanza e all’irresponsabilità, mentre ogni due per tre la stessa classe politica invoca imposte patrimoniali. Come dire che i patrimoni vanno bene solo se malgestiti o comunque se incanalati nelle modalità di investimento previste dallo stesso legislatore, in nome di volta in volta dell’italianità o delle piccole imprese, mentre servirebbero imprese e investitori semplicemente capaci.

Uno dei fari nel mondo di Sussidistan, come lo chiama Seminerio, sembra essere la demeritocrazia, come la chiamo io.


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